13

Giovedì, ore 12.15

Davanti a casa sua è fermo un uomo di bassa statura. Sul sedile del passeggero c’è ancora il fucile a pompa. Mentre parcheggia, Rachel lo afferra e se lo mette sulle gambe. Abbassa il finestrino e chiede seccamente: «Cerca qualcuno?»

L’uomo si gira. È l’anziano dottor Havercamp, che abita a due case di distanza.

«Salve, Rachel», la saluta gioviale. Ha l’accento di chi è cresciuto nelle campagne del Maine.

Rachel rimette il fucile sul sedile e scende dalla macchina. Il dottor Havercamp tiene in mano qualcosa.

«Penso sia di Kylie», le dice. «C’è il suo nome sulla custodia.»

Rachel ha un tuffo al cuore. Sì, è l’iPhone di Kylie; forse le sarà utile per capire dove si trova. Lo strappa dalle mani del vicino e lo rigira, ma lo schermo è bloccato con il solito salvaschermo: una foto di Ed Sheeran che suona la chitarra e la finestra per inserire il pin di quattro cifre. Rachel non lo conosce e sa che non riuscirà a indovinarlo. Dopo tre tentativi sbagliati il telefono si blocca per ventiquattr’ore.

«È il suo. Dove l’ha trovato?» chiede Rachel, simulando disinvoltura.

«Alla fermata. Stavo portando a passeggio Chester, l’ho visto, l’ho raccolto e ho letto il nome di Kylie sulla custodia. Le deve essere caduto mentre aspettava lo scuolabus.»

«Meno male che l’ha trovato lei. Grazie mille.»

Rachel non lo invita a entrare né gli offre un caffè. In questa parte del Massachusetts non farlo è un’offesa gravissima, ma non ha tempo.

«Ehm, è meglio che vada. Ho delle infiltrazioni in cantina. Mi stia bene», dice. E lo guarda dirigersi nel canneto, verso la sua barca.

Quando lui non la può più vedere, porta in casa il fucile e le altre cose che ha comprato, beve un po’ d’acqua e accende il Mac. Mentre il computer si avvia, lo osserva con occhio critico. Può essere che la stiano controllando attraverso la videocamera del Mac e quella dell’iPhone? Ha letto da qualche parte che Mark Zuckerberg per precauzione ha messo un pezzo di nastro nero sulle videocamere di tutti i suoi dispositivi elettronici. Prende un rotolo da un cassetto e fa lo stesso, coprendo le videocamere integrate di cellulare, Mac e iPad.

È seduta al tavolo del soggiorno.

E adesso i miei compiti. Cosa devo fare, rapire un bambino?

Rachel ride amaramente. Com’è possibile fare una cosa del genere? È follia. Una pura e semplice follia. Di cui lei non sarà mai capace.

Torna a riflettere sul motivo per cui hanno scelto lei. Che cosa hanno visto in lei per arrivare a pensare che fosse in grado di fare qualcosa di tanto malvagio? Lei è sempre stata una brava ragazza. Al liceo sempre i voti più alti. Dopo aver passato brillantemente il test per l’ammissione all’università, è riuscita a farsi prendere a Harvard. Rispetta i limiti di velocità, paga le tasse, è sempre puntuale e si avvilisce se le fanno la multa per sosta vietata. E adesso dovrebbe commettere uno dei peggiori crimini di cui può essere vittima una famiglia?

Guarda fuori dalla finestra. Una bella giornata d’autunno. Il bacino è pieno di uccelli e qualche pescatore sta scavando nel fango alla ricerca di esche. Questa parte di Plum Island è un microcosmo all’interno del Massachusetts. Sul lato del bacino, per non dire della palude, ci sono le case meno prestigiose; sul lato est ci sono le grandi case vacanza attualmente disabitate, con vista sui cavalloni dell’Atlantico. A ovest abitano stabilmente vigili del fuoco, insegnanti, pescatori di granchi. A est i ricchi proprietari cominciano a farsi vedere a maggio o a giugno. Lei e Marty avevano pensato che fosse un posto sicuro. Più sicuro di Boston. Che errore clamoroso. Nessuno può mai dirsi al sicuro. Che ingenuità credere che negli Stati Uniti ci potesse essere un posto privo di pericoli.

A proposito di Marty... Perché non la richiama? Cosa diavolo sta facendo ad Augusta?

Rachel prende la lista di nomi trovati su Facebook e li passa in rassegna un’altra volta.

Tante facce felici e sorridenti.

Un ignaro ragazzino o una ragazzina contro cui punterà un fucile per trascinarlo in macchina. Per tenerlo prigioniero... dove, tra l’altro? Casa sua è improponibile. Pareti di legno, nessun isolamento acustico. Se qualcuno si mette a gridare, lo sentono una decina di vicini. Non ha nemmeno una vera e propria cantina, né una soffitta. Come ha detto Colin Temple, casa sua non è molto di più di una graziosa baracca sulla spiaggia. E se prendesse una stanza in un motel? Che idiozia. Troppe domande.

Dalla finestra vede le grandi case in fondo al bacino e le viene un’idea migliore.

The chain - Edizione italiana
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