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Domenica, ore 23.59
Rachel si immerge nel traffico.
L’autostrada mormora. Canta. Irradia luce.
Un serpente diretto a sud.
Diesel e benzina.
Acqua e fari.
Lampade al sodio e neon.
L’Interstate 95 a mezzanotte. La spina dorsale degli Stati Uniti, che collega destini, vie di salvezza e storie che si ignorano.
L’autostrada scorre. Sogna. Riflette.
Quanti fili e sorti si intrecciano in questa notte fredda.
Città e uscite che scivolano a sud, chiudendo altre strade, altre possibilità. Peabody. Newton. Norwood.
La mappa di Google traccia il proprio zodiaco.
Pawtucket.
Providence.
L’uscita della Brown University. La città di Lovecraft. Una vecchia strada per East Providence. Grandi case. E poi case ancora più grandi.
Maple Avenue. Bluff Street. Narrangasett Avenue.
«Qui», la ferma Mike.
«Questa?»
«Sì.»
La casa è un mostruoso villone in stile Tudor dei primi anni 2000, simile a tante altre di fronte a cui sono passati.
Rachel parcheggia poco più avanti.
«Da che parte entriamo?» chiede a Pete.
«Bella domanda. Non sappiamo niente di cani, allarmi e simili.»
«Allora dal retro», decide Rachel.
I tre scendono dalla BMW, girano attorno all’isolato e scavalcano il cancello sul retro della casa degli Hogg. Non vengono accolti da cani feroci. Non si accendono riflettori. La notte non viene squarciata da uno sparo.
La porta sul retro sembra facilmente scassinabile, ma c’è un’altra porta sul lato della casa che dà su una specie di vestibolo. Ha solo un chiavistello dietro un vetro. Pete accende il suo jammer e rompe il vetro.
Rimangono in attesa di un urlo. Di una luce che si accende.
Non succede nulla.
Pete infila la mano nel buco nel vetro e apre il chiavistello.
Entrano in un piccolo locale dalle pareti ricoperte di legno, pieno di giacconi e stivali.
Accendono le torce.
Entrano in cucina e poi in una sala da pranzo con foto appese alle pareti.
La torcia di Rachel illumina un ritratto di famiglia. Due ragazzi, un uomo, sua moglie. Lui alto, con i capelli nerissimi. Lei piccola, morbida, carina, dall’aria gentile. Tra i due figli adolescenti ci sono pochi anni di distanza. Uno è su una sedia a rotelle. Perché i Dunleavy hanno rapito lui? Perché rendere tutto più difficile?
Che razza di gente bisogna essere per rapire un disabile?
O, se per questo, per rapire una bambina allergica che potrebbe morire di shock anafilattico?
Che razza di gente bisogna essere per rapire un bambino?
Entrano in una sala giochi con biliardo, freccette e una console Nintendo Wii. Se non altro gli Hogg sembrano pieni di soldi.
«Meglio se prendi questa», dice Pete distrattamente, dando a Mike la sua Glock.
Rachel lo guarda esterrefatta.
Mike si gira e punta la pistola alla testa di Rachel.
«Adesso me la paghi, troia. O liberi Amelia stanotte o io...»
«O io cosa?» scatta Rachel. «Pensi che siamo così stupidi da darti una pistola carica?»
Mike osserva l’arma. «Io...»
Rachel gli strappa la pistola di mano e la restituisce a Pete, che finalmente sembra rendersi conto dell’errore.
«Non hai ancora capito come funziona?» dice a Mike premendogli contro la guancia la canna del suo revolver. «Anche se vi ridessimo Amelia, non sarebbe finita. La Catena deve continuare. Funziona così. Uccideranno te, Amelia, tua moglie e Toby. Vi uccideranno tutti e ripartiranno da capo. E uccideranno anche me e la mia famiglia.»
Mike scuote la testa. «Ma io...» inizia a dire.
Rachel lo colpisce in faccia con il revolver. Mike sussulta e barcolla all’indietro. Finirebbe contro un acquario se Rachel non lo afferrasse per il bavero del giaccone.
«Adesso hai capito?» gli dice tirandolo verso di sé.
«Penso di sì», geme Mike.
«Ti è chiaro?» insiste lei puntandogli la canna del revolver sotto il mento.
«Mi è chiaro», dice lui con un filo di voce, prima di iniziare a piangere.
Rachel gli toglie la maschera e abbassa il revolver. Lo guarda e lascia passare qualche secondo.
«Chiudi gli occhi», gli dice alla fine.
Quando lui lo fa, si toglie la maschera, gli piega la testa in basso e appoggia la propria fronte contro la sua.
«Non capisci? Ti sto salvando, Michael», gli sussurra. «Sto salvando te e la tua famiglia.»
Mike annuisce.
Adesso ha capito. Fronte contro fronte. Vittima e complice. Complice e vittima.
«Andrà tutto bene», gli dice.
«Ne sei sicura?»
«Te lo prometto.»
Rachel si rimette la maschera e porge a Mike la sua.
«E tu cos’hai?» sibila a Pete, lanciandogli un’occhiataccia. «Ripigliati.»
Da una porta laterale esce un pastore tedesco, che si blocca quando li vede. «Ehi, bello», dice Pete. Il cane si avvicina, gli annusa la mano e sembra soddisfatto.
Pete lo accarezza sulla testa. Il cane annusa Rachel e Mike e se ne va tranquillo in cucina.
Una televisione è accesa ad alto volume dall’altra parte della casa.
I tre vi si avvicinano lungo un corridoio dove sono appesi altri ritratti di famiglia.
In soggiorno trovano un uomo addormentato su una poltrona davanti a Fox News. Un tipo grande e grosso, con il doppio mento, sopraffatto dagli eventi come Gulliver.
Stava leggendo la Bibbia, che è caduta sul pavimento. In grembo ha una pistola. Pete la solleva con cautela e se la mette nella tasca del giubbotto.
«È Seamus Hogg?» chiede Rachel a bassa voce.
Mike annuisce.
Rachel raccoglie la Bibbia.
Stava leggendo il Deuteronomio.
È ora di insegnargli una nuova religione, pensa.