Capitolo 34

Shadow Cove Register

Sospettato di incendio doloso muore per overdose

Il quarantenne Todd Severson è stato trovato morto oggi nella sua casa di Olalla. Stando al rapporto della polizia la causa della morte sarebbe un’overdose di metanfetamina, anche se non verranno rivelati ulteriori dettagli prima dell’autopsia. Il signor Severson era un sospettato nell’indagine sull’incendio doloso che il mese scorso ha provocato la morte di due abitanti di Shadow Cove e ha distrutto due abitazioni di Sitka Lane, sommandosi ad altri casi di incendio doloso ancora irrisolti nella contea.

«Non possiamo trarre nessuna conclusione al momento», ha dichiarato Ryan Greene, il comandante dei vigili del fuoco di Shadow Cove. Stando ai vicini, Severson era un uomo tranquillo e riservato, gestiva una propria ditta di riparazioni e ristrutturazioni domestiche e aiutava i residenti facendo lavoretti in varie zone della città. Era anche un pompiere volontario.

«Non avrei mai immaginato che si drogasse», ha commentato la vicina Kathy McClinnon, quarantanove anni. «Certo, dopo che la moglie se ne è andata, si è chiuso ancora di più in sé stesso. E ha iniziato a lavorare sempre di più».

La moglie di Severson, con cui la vittima non aveva più rapporti, non ha voluto rilasciare dichiarazioni...

Eris mise giù il giornale e scosse il capo. «Non riesco a credere che sia stato lui. L’ho fatto venire a casa tua... l’ho mandato anche a casa di altri».

«Non potevi saperlo», replicai, seduta al tavolo della sua cucina.

Dal forno arrivava il profumo di muffin ai mirtilli. Todd mi aveva messa in guardia, mi aveva detto che c’erano degli squilibrati a Shadow Cove. Si riferiva a sé stesso. Non doveva morire nessuno.

«E se avesse acceso un fiammifero mentre non eravamo in casa?», continuò Eris. «Quell’uomo era un piromane. E io che pensavo di conoscerlo».

«Sembrava dispiaciuto», dissi. «Magari pensava che le case fossero vuote».

«Perché mai avrebbe dovuto pensarlo?»

«Forse aveva tenuto d’occhio la casa dei Kimball mentre erano via, e non si aspettava che rientrassero prima».

«Non possiamo sapere cosa gli passasse per la testa», commentò Eris.

«Hanno trovato delle metanfetamine a casa sua. Ma non sembrava un tossico».

«Nessuno lo sembra». Eris pulì il bancone e rimise una confezione di latte in frigo.

Fissai il cottage attraverso gli alberi, si vedeva bene da lì.

«Era un pompiere. Non capisco proprio come possa aver fatto una cosa del genere».

«Non hai mai visto il film Fuoco assassino? Anche lì il colpevole dell’incendio era un pompiere. Quelli sono attirati dal fuoco. Lo appiccano e poi tornano sulla scena del crimine per fare la parte degli eroi che spengono le fiamme. Ti fregano due volte».

«Non tutti i pompieri sono così», obiettai.

«No, ma c’è sempre una mela marcia...».

«Sembrava davvero dispiaciuto».

Eric scrollò le spalle. «A proposito di rimorsi, che mi dici di tuo marito?»

«Sono stata troppo dura con lui».

«Ne troverai uno migliore».

«Ha dei difetti. Ma non li abbiamo tutti?»

«Alcuni ne hanno più di altri». Eris tirò fuori dal frigo un piattino di burro, poi cominciò a prendere i piatti dal lavandino e a caricare la lavastoviglie.

«Non era tutta una bugia. Cioè, mi ha ferita, ma credo che mi ami. Si è pentito di non avermi detto di Monique».

«Lo credo bene». Eris spense il forno, tirò fuori una teglia di muffin e la mise a raffreddare sul piano della cucina.

Le lacrime mi riempirono prepotentemente gli occhi.

Eris venne a sedersi accanto a me e appoggiò una mano sulla mia. «Anch’io ero triste per quello che mi aveva fatto il mio ex. Ma sono sopravvissuta. E lo farai anche tu. Hai i tuoi amici, il tuo lavoro. Sei forte».

Annuii, ancora smarrita. «Mi ha fatto restaurare un dipinto. È un brav’uomo».

«Ma certo». Eris annuì con aria comprensiva. Si alzò e prese un vasetto di yogurt dal frigo. «Uno smoothie per tirarti su?»

«Grazie». Avevo bisogno di parlare con Natalie, ma avrei dovuto aspettare. Era in viaggio verso casa.

Eris versò lo yogurt nel mixer. Poi tagliò delle banane e lo azionò. Quello stridio mi spaccò i timpani, ma lo smoothie aveva un sapore divino. «Sei un’esperta», commentai. «Mi sento già meglio».

Si risedette accanto a me e sorrise. «I miei smoothie sono come i raggi x per il dolore. La tua vita migliorerà».

«Lo spero». Guardai nel bicchiere mezzo vuoto – o mezzo pieno – ma la bevanda non mi rivelò alcun segreto. «Voglio fidarmi. Voglio fare un altro tentativo con Johnny».

Eris mi scrutò, incuriosita e preoccupata. «Pensi che possa cambiare?».

Bevvi gli ultimi sorsi di smoothie, lasciando che il denso liquido fresco mi scivolasse nella gola. «Non può cambiare quello che ha fatto prima di conoscermi».

Eris annuì pensierosa. «Come ho detto, da giovane ero un po’ scapestrata. Ma poi mi sono calmata. Sono diventata più matura. Neanch’io vorrei che gli altri mi giudicassero per il mio passato».

«È proprio quello che dico io». Finii lo smoothie.

Rigirai il bicchiere vuoto nella mano. Il sole pomeridiano proiettò un raggio di luce quasi bianca sul pavimento piastrellato. Un gioco di luce e foglie danzò sulla parete sopra il lavello.

«Lo capisco», disse Eris, e si alzò. «Ma in futuro potresti pentirtene».