Capitolo 24
Non riuscii a reprimere l’impeto irrazionale di preveggenza che si impossessò di me mentre correvo giù per le scale e guardavo attraverso lo spioncino, giusto per esser sicura. L’occhio distorto di Johnny mi restituì lo sguardo e quando aprii la porta, me lo ritrovai davanti sul portico come un enorme vagabondo inzaccherato, un vagabondo terribilmente seducente. Il suo fiato formava delle nuvolette nell’aria fredda. Volevo abbracciarlo e prenderlo a pugni allo stesso tempo. Amarlo e ucciderlo.
«Che cosa ci fai qui?», chiesi. «Siamo nel cuore della notte».
«Ho fatto prima che ho potuto. Ci sono i lavori sulla I-5».
«Ti avevo detto di non venire».
«Volevi che venissi, o non mi avresti detto dov’eri». Allungò una mano per accarezzarmi la guancia, gentilmente, come se fossi un oggetto fragile. E lo lasciai fare. «Posso entrare?».
Non potevo sbattergli la porta in faccia. Arretrai e incrociai le braccia sul petto. Mi oltrepassò, e io chiusi la porta a chiave. Tolse il cappotto e lo appese nell’armadio. Sapeva come muoversi in quella casa. Era stato lì a Natale, ai vari compleanni, al Ringraziamento, riti di passaggio che si ripetevano ogni anno.
Andò in soggiorno e si sedette sul divano. Ombre scure gli segnavano gli occhi. «Perché sei scappata da me?»
«Non sono scappata». Mi sedetti sulla poltrona di fronte a lui. «Sto cercando di capire come questo sia potuto succedere».
«Come hai scoperto di Monique? Cosa pensi di sapere?».
Gli raccontai della mia visita a casa di Jessie e del diario. Gli dissi di come ero andata via sotto shock. «Non le ho detto perché fossi così scossa. Nessun altro era a conoscenza della storia di Jules e Jim. Ma la polizia saprà che Monique aveva un amante».
«Jessie ha rubato il diario di Monique?»
«Figurarsi se non ti concentravi su quello».
Johnny sembrava uno che avesse appena incassato un pugno nello stomaco. «Stiamo stati insieme solo per poco».
Si stava già lanciando nelle spiegazioni. Non avevo ancora nemmeno fatto una domanda. «Credevi che sarebbe rimasto un segreto per sempre? Oh, penso che sarebbe stato così, non fosse stato per l’incendio. Se i Kimball non fossero tornati a casa qualche giorno prima e poi morti con un tempismo perfetto».
«Mi dispiace. Non so che altro dire».
«Eri innamorato di lei? Lo sei ancora?»
«No. Non lo ero. E non lo sono di certo ora».
«Ma sei andato a letto con lei».
«Sì».
«Quante volte?»
«Non lo so…».
«Due? Tre?». Queste cose le avevo viste solo nei film, nei quali la moglie tradita seguiva il marito per casa, bombardandolo con una serie di domande disperate. «Dieci?»
«È durata poco ed è stata molto intensa...».
«È chiaro dalla sua lettera che era profondamente innamorata di te».
«No, non era innamorata», disse Johnny, alzandosi e misurando a grandi passi la stanza. «Ossessionata».
«Stai dando la colpa della tua relazione clandestina a lei, facendola sembrare instabile».
«No, non è così», disse, voltandosi a fronteggiarmi. «Stavo uscendo da una brutta storia, ho avuto un momento di debolezza, lei era lì, pronta e disponibile».
«Dove hai fatto sesso con lei? In casa nostra? Nel nostro letto?».
Si sedette e si aggrappò a un bracciolo del divano. «Sapevo che mi avresti fatto queste domande. Risponderò a ognuna di esse. Ti ho detto che l’avrei fatto. Ma non importa dove l’abbiamo fatto».
«Sì che importa. Importa a me».
«Sì».
Fui presa da un’ondata di nausea. «La foto che ho trovato a casa, la donna sul pontile. Era Monique, non è vero?»
«Sì».
«Quando è stata scattata?»
«Prima che ti conoscessi».
Potevo credergli? «Perché non me l’hai detto?»
«Per me, era solo una storiella. Non mi ero reso conto che per lei fosse qualcosa di più».
«Una storiella». Potevo avvertire il suo rimorso, la sua tristezza. Ma non me ne preoccupavo.
«Le hai detto che l’amavi?»
«Non l’ho mai detto. Mai. Io amo te, Sarah».
«Come posso esserne certa?»
«Ti ho sempre detto la verità. Non ho mai detto a Monique che l’amavo. Lei sapeva esattamente come stavano le cose. L’avevo messo in chiaro».
«Le avevi detto che era un flirt a breve termine».
«Sì», disse con semplicità. «Ma non le avevo detto “flirt”».
«Era già sposata?». Cercai di mantenere un tono di voce piatto e calmo, ma le mie parole tradivano tutta la mia rabbia repressa.
«Lei e Chad uscivano già. Era una cosa seria, sì. Forse per lui era una cosa seria e per lei no. Non lo so».
«Anche la loro casa era di proprietà di Chad all’inizio».
«Lui aveva comprato la casa più o meno nello stesso periodo in cui l’avevo comprata io».
«Due uomini single».
«Lui era divorziato, io ero stato scaricato dalla mia ex», disse Johnny con una voce distante.
«Quindi essenzialmente Monique l’ha tradito. Non volevi stare con lei? Con la stupenda bellezza francese che tutti gli uomini desideravano. E vuoi farmi credere che tu non la volessi? Che la usassi solo per il sesso?».
Gli si irrigidì la mascella. «Non l’ho usata. Io non uso le persone».
«Hai usato me per tutto questo tempo. Dando per scontato che non dovessi dirmi la verità».
«Ma le cose non stanno così. Io e lei, era reciproco. Facevamo sesso. Non significava nulla. Era una cosa occasionale».
«Per te era occasionale. Tu riesci a fare sesso e basta. Occasionalmente». Il frigo partì, diffondendo un basso ronzio, e una trave di legno scricchiolò nell’attico mentre la casa si assestava.
Johnny fece scorrere le dita tra i capelli. Ma certo che lui riusciva a fare del sesso occasionale. Quale uomo non ci riusciva in fin dei conti? Che cosa lo tratteneva dal farlo?
Supposizioni fragili come le pareti di casa mia arse dalle fiamme? Il tocco della sua mano al matrimonio, il momento in cui abbiamo recitato le promesse, il modo tenero con cui mi aveva infilato l’anello all’anulare sinistro, la stretta salda con cui mi aveva tenuto la mano. Era stato tutto una bugia?
«Voglio te e solo te», disse. «Non è una menzogna».
Le sue parole mi scivolarono addosso. «Non ho più idea di cosa sia vero e cosa non lo sia».
«Sarah, non farmi questo».
«Non sto facendo proprio nulla. L’hai fatto tu. Esattamente quando è finita? Ci andavi ancora a letto dopo avermi conosciuta?».
Si guardò i palmi delle mani. «C’è stata una breve... sovrapposizione».
La stanza si oscurò, le ombre si allungarono, e all’improvviso c’erano troppi mobili, troppo ingombro. «Quanto è stata lunga questa sovrapposizione?»
«Non ero sicuro di te. Ci andavi così cauta».
«Per quanto è durata?»
«Non per molto. Non è successo più nulla tra me e Monique, non dopo che avevo capito che volevo stare con te. Te l’ho detto».
«Abitava nella casa accanto. Pensi che io sia un’idiota?». Certo che lo sono. Una completa idiota. Mi è sfuggita la cotta di Jessie per Chad, mi sono persa i tormenti interiori di Chad, il fuoco tra Johnny e Monique. Johnny fece per toccarmi, ma io mantenni le distanze. Le mani gli ricaddero lungo i fianchi. «Amavi quella casa, ti avevo detto che volevo trasferirmi. Non ricordi?»
«Sì, ricordo. È vero».
Aveva detto: Iniziamo una nuova vita in una nuova casa.
E io avevo risposto: Perché dobbiamo trasferirci? Adoro questa casa. Ci aggiungerò un tocco femminile.
«È successo tutto proprio sotto il mio naso. Perché non me ne sono accorta?»
«Te l’ho già spiegato. Io e lei non eravamo fatti per stare insieme. Quando ti ho vista al Polar Bear Plunge, e mi hai prestato il tuo asciugamano, e abbiamo iniziato a parlare, mi sono sentito subito attratto da te. Potevamo parlare di tutto, letteratura, film. Eravamo a nostro agio insieme. Avevi quel genere di bellezza da cui non riuscivo a staccare gli occhi. Eri bella dentro e fuori».
Tentennai, stava cominciando a far una piccola breccia nella mia corazza. «Se te ne eri accorto subito, perché hai continuato ad andare a letto con Monique?»
«Non lo so, non è stato per molto. C’era qualcosa di speciale in te. Sempre qualcosa da scoprire. Non mi ero mai sentito così con Monique. Mai. È stata solo un’avventura».
«E che mi dici di Mia? È…?»
«Dopo che ho rotto con Monique, ho scoperto che era incinta. Le ho chiesto se il bambino fosse mio. Suppongo che, se fossi stato il padre di Mia, avrei fatto qualsiasi cosa Monique avesse voluto. L’avrei persino sposata. O almeno, l’avrei aiutata con il bambino».
«E lei che ha detto?»
«Che il bambino era di Chad. I tempi non combaciavano. Non potevo essere il padre».
«Le hai chiesto di fare un test del dna?»
«Perché avrei dovuto? Immaginavo che conoscesse il suo corpo. Sapeva la verità, perché avrei dovuto fare indagini ulteriori? In ogni caso, Monique mi ha fatto promettere di lasciar perdere Mia, di andare avanti. Voleva che mi trasferissi. Poi la crisi ha travolto il mercato immobiliare. E tu volevi rimanere in quella casa».
La pioggia ricominciò a cadere, battendo sul tetto e sui lucernari. «Forse tutto questo per te è acqua passata, ma non per me. Per me è tutto nuovo. Monique ha scritto riguardo tutta questa faccenda solo di recente».
«Dev’essere accaduto qualcosa».
«Lei e Chad avevano finalmente deciso di cambiar casa. Nel suo diario stava riflettendo sulla sua relazione con te». Andai alla finestra e appoggiai la mano sul davanzale, il legno dipinto freddo al contatto con le mie dita.
«Qualsiasi cosa sia successa tra me e Monique appartiene al passato. Non ti ho mentito. E non ti ho tradito».
«Non pensi che l’omissione sia una forma di tradimento?». Conosciamo davvero le persone che amiamo? Le persone a cui vogliamo credere a tutti i costi? Ma se la sua relazione con Monique fosse stata davvero acqua passata, forse, allora... «Ho fatto da babysitter a Mia. Uscivamo con Monique e Chad. Stavamo nel giardino sul retro, a chiacchierare di sciocchezze. Perché non me l’ha detto lei? Le hai fatto promettere di non farlo?»
«Effettivamente lei mi ha chiesto di te. Abbiamo discusso di come affrontare la situazione. Voleva dirtelo. Ma non voleva fare a pezzi il nostro matrimonio, o il suo».
«Gentile da parte sua. Mi meritavo di sapere». Ero una situazione da affrontare.
«Hai ragione. È così, ma pensavo che presente e passato non sarebbero mai entrati in collisione. Ora so che non è possibile».
«Avresti dovuto saperlo fin dall’inizio».
«Mi dispiace. Che altro posso dire?»
«Niente». Come avevo potuto trascorrere così tante notti beate nel nostro letto enorme in Sitka Lane, con il cuore in pace? Certa che la nostra felicità sarebbe durata per sempre? «Hai ricevuto un sacco di chiamate, persone che chiamavano e riattaccavano. Mi tradisci, ora?».
Johnny parve decisamente offeso. «Cosa? Certo che no».
«La notte dell’incendio, non eri in camera tua. Non sono riuscita a rintracciarti».
«Ti ho detto perché».
«Alla luce di quanto sono venuta a sapere, come posso credere che tu stessi davvero consolando una collega?»
«Aveva appena perso un paziente». Aprì la bocca per dire di più, ma poi la richiuse.
«Se dovessi parlarle, mi direbbe che tutto quello che avete fatto è stato bere un drink al bar?»
«Sì, fondamentalmente...».
«Fondamentalmente?»
«Non c’è altro, Sarah. Solo che ci conoscevamo... prima».
«Come conoscevi Theresa?»
«Non conoscevo Theresa prima che ci trasferissimo al cottage».
«Non hai una relazione clandestina nemmeno con lei?»
«No», disse. «Nemmeno suo figlio è mio».
«Ma conoscevi questa... collega, da prima della conferenza».
«L’ho conosciuta alla facoltà di medicina. È sposata ora. Ha dei figli».
«A quanto pare il matrimonio non è un deterrente sufficiente per certe persone. Continuano a fare quel che gli va».
«Non sono andato a letto con lei a San Francisco».
«E allora dove?».
Lui non disse nulla, strinse forte le mani e le fissò.
«Alla facoltà di medicina?».
Non rispose.
«Non posso crederci».
«Non è come pensi. Aveva perso un paziente, abbiamo bevuto qualcosa, ha pianto come una fontana sopra un whisky. E poi ognuno è andato per la sua strada».
Ero stremata, troppo esausta per fargli altre domande. Era ancora il Johnny che conoscevo? Il Johnny che mi amava?
«Che altro vuoi da me?». Me lo chiese con disperazione, ma lo sapeva già. Si alzò lentamente e si diresse alla porta. Io lo seguii.
«Senti, non puoi rimanere qui», disse. «Non hai un firmacopie a breve? Ho visto i libri al cottage».
«Mi organizzerò».
«Tua madre tornerà presto. Hai intenzione di stare qui con lei?»
«Non ho fatto piani così a lungo termine. Ho alcune cose da capire prima».
La sua espressione si ammorbidì, aveva uno sguardo implorante. «Non voglio starti lontano. Ti sono stato fedele. E per tutta questa storia ci sto male quanto te. Non ti ho detto niente riguardo Monique perché non volevo perderti. Questa è la verità. Non c’è nessun’altra. Torna al cottage. Per favore». Mi accarezzò la guancia, gli occhi pieni di dolore.
«Ho bisogno di stare da sola per un po’, per capire cosa provo. Tutto qui».
«Sarah...».
«Ho bisogno di un po’ di tempo».
Annuì, le spalle gli si incurvarono. «Andrò io in hotel. Tu vai al cottage e stai là. Ti darò tutto lo spazio di cui hai bisogno. Ma voglio che tu sappia questo. Ti amo. Non ho intenzione di rinunciare a te. Se questo matrimonio naufragherà, sarà perché tu hai deciso di lasciarmi».
«Non scaricarmi addosso questa responsabilità».
«Mi sono espresso male. Intendevo solo dire che sarebbe una decisione tua. Il cottage è a tua disposizione finché ne hai bisogno». Si voltò e si allontanò, ma il suo profumo aleggiò nell’aria per molto tempo dopo che se ne fu andato.