Capitolo 26

«Che diavolo succede qui?», disse Eris quando mi raggiunse. «Sto per chiamare la polizia».

«No, non lo faccia!», disse Jessie, ma si era allontanata da Adrian.

Lui non tentò di agguantarla di nuovo. Fissava guardingo Eris.

«Che stai facendo a questa signorina?», chiese Eris ad Adrian.

Lui non rispose.

«Non chiami nessuno», la implorò Jessie, tirandomi per la manica. «Non chiamare la polizia. Non ce n’è alcun bisogno. Non sono più minorenne».

«Ma sei in pericolo», ribattei io, guardando storto Adrian.

«No, non lo sono. Io e Adrian… abbiamo solo bisogno di parlare».

«Parlare di cosa?». Eris aggrottò le sopracciglia. «A me sembrava che fosse in procinto di farti uscire il braccio dall’articolazione».

«Non stavo facendo uscire proprio niente», disse Adrian. «Hai visto male. Abbiamo dieci minuti per arrivare in tempo al mio colloquio».

«Allora vai», dissi. «Lei rimane qui».

«Sto per andare a vivere con lui», disse Jessie con voce tremante.

«Davvero». Lo sguardo di Eris andò da Adrian a me e poi si posò su Jessie.

«Tesoro, lui non va bene per te».

Adrian scoppiò in una risata stridula.

«Voi non ci arrivate», disse Jessie. «Non capite. Nessuno capisce».

«Lei vuole venire con me», disse Adrian. Aveva le guance in fiamme. Teneva le mani leggermente lontano dal corpo, le dita strette a pugno.

«Può parlare da sola», replicò Eris in modo affabile. «Ti ha già picchiata prima, non è così?».

Jessie impallidì. «Non mi ha mai picchiata».

«La prossima volta ti colpirà più forte. Sei sicura di voler andare con quest’uomo? Pensa al tuo futuro».

«Ci sto pensando», disse Jessie.

«Voglio il tuo ragazzo fuori dalla mia proprietà», affermò Eris. «Ora».

La guardai, sorpresa dall’espressione di pietra nei suoi occhi.

Adrian le tenne testa.

«Ora», ripeté Eris. «Fuori».

Adrian tornò verso il marciapiede, verso la sua macchina.

«Andiamo». Eris afferrò il braccio di Jessie e la spinse verso il sentiero immerso nei boschi. Io le seguii.

«E se non volessi venire con voi?», disse Jessie, ma non corse indietro da Adrian.

«Credimi, tesoro, tu vuoi stare con la tua famiglia», rispose Eris, trascinandosi dietro Jessie. «Sei fortunata ad avere dei genitori a cui frega qualcosa di te».

«Fanno schifo», ribatté Jessie, tirando su con il naso, ma rimase con noi. Adrian salì in macchina e avviò il motore.

«Si odiano sempre i genitori da adolescenti», disse Eris. «Ti renderai conto di quanto sei fortunata più avanti». Una punta di amarezza fece capolino nella sua voce.

«No, non lo farò», si ostinò Jessie, e scoppiò a piangere.

Adrian partì sgommando dal marciapiede, bruciando le gomme, e sfrecciò a tutta velocità giù per la strada.