Capitolo 15
«Ma tu e Johnny non potete lasciare la città!». Eris era passata a prendermi per andare a fare una passeggiata. Indossava un maglione pesante, pantaloni da trekking e stivali.
Anche quando stava per fare attività all’aperto, era perfetta, come la modella di un catalogo.
«Perché pensi che Todd abbia detto una cosa del genere?». Mi sentivo anonima nel mio maglione rosso, jeans e scarpe da corsa.
«Sa che i piromani ci riprovano sempre. È già successo una volta mentre era in servizio. Un fidanzato geloso ha cercato di incendiare la casa della sua ragazza e non essendoci riuscito la prima volta, ci ha provato una seconda. E ce l’ha fatta, prima che riuscissero a fermarlo. Todd è stato richiamato per quell’incidente».
«Questo può spiegare il suo comportamento. Ma chi sa qual è il movente dell’incendio a Sitka Lane?»
«Sta cercando di proteggerti. È un tenerone. Il giorno dopo l’incendio non è venuto al lavoro a sistemare la veranda di legno. Ha detto che non si sentiva bene».
«Pover’uomo. Non dovrebbe sentirsi responsabile».
«Non dovrebbe, ma... si logora».
«Ho lasciato un messaggio per il capo dei pompieri. Pensavo che dovesse essere a conoscenza della mia conversazione con Todd».
Eris annuì premurosamente mentre mi conduceva dall’altra parte della strada, la giornata fresca e frizzante. I contorni delle nuvole brillavano, ma non c’erano ancora segni di pioggia. Superammo la casa dei Minkowski, il giardino disseminato di giocattoli, una piccola bicicletta in un angolo. Le macchine non c’erano. Poi Eris virò a destra, dove il bosco era più fitto.
«Il sentiero si allarga più in là», disse, «ma per ora, dobbiamo camminare in fila indiana».
La seguii, osservando le sue falcate irregolari e atletiche, la sua determinazione, come se fosse in ritardo per un appuntamento.
Mentre la strada scompariva alle nostre spalle, mi parve di entrare in una landa selvaggia, a miglia e miglia dalla civiltà, immersa nel canto degli uccelli, negli schiocchi e nei cinguettii sotto i cespugli di mirtillo. Gli odori della foresta mi riportarono alla mia infanzia, quando passavo gran parte del tempo nei boschi, alla scoperta della natura selvaggia, di topi campagnoli e di bruchi, prendendo appunti sul mio diario.
Nel mio nuovo diario, quello che avevo inaugurato dopo l’incendio, avevo cominciato ad annotare pensieri, emozioni, impressioni.
Il rumore della corrente del fiume si fece più vicino, più forte oltre la selva di abeti e cedri.
«L’intera area è protetta», mi urlò Eris da sopra la spalla. «La riserva di Shadow Cove è proprio lungo il fiume».
«Bellissimo!», le gridai di rimando. Ora il sentiero era abbastanza ampio perché potessi raggiungerla e camminare al suo fianco. L’aria profumava di foglie e muschio, dolce e fresco.
«Cos’è successo alla moglie di Todd?», chiesi.
«Se n’è andata dalla mattina alla sera. Mi ha confidato che per lui era stato un colpo di fulmine appena l’aveva vista, ma poi lei è cambiata. Non cambiamo forse tutti dopo il matrimonio?»
«Johnny e io siamo ancora più o meno gli stessi, penso». Ma era davvero così?
«Come vi siete conosciuti?». Eris si fermò sull’alta sponda del fiume. L’acqua scura scorreva più in basso in correnti vorticose.
«Al Polar Bear Plunge, l’annuale tuffo invernale nelle acque gelide dell’oceano. Ha la maglietta che ricorda l’occasione».
Eris mi sorrise, il suo viso si illuminò. «Adoro il Polar Bear Plunge. L’ho fatto due volte e ho la maglietta pure io».
«Sei coraggiosa. Non ho mai avuto il fegato di buttarmi. L’acqua è troppo fredda. Ma ero lì a guardare altri coraggiosi tuffarsi». Rabbrividii al ricordo. «Ho dato a Johnny un asciugamano. Lui si era dimenticato il suo. Ci credi? È stato così che abbiamo iniziato a chiacchierare».
«Galeotta fu l’acqua gelida. Romantico. Ho incontrato il mio ex marito al luna park, sulle montagne russe. Ci siamo seduti nella stessa carrozza. Le altre erano tutte occupate. Mi sono aggrappata a lui per tutto il tempo mentre quella roba infernale ci sballottava da tutte le parti».
«Che storia, batte la mia».
«Sono specializzata nel battere la gente». Seguimmo il sentiero tortuoso lungo la riva alta, ogni tanto spuntava un sentiero che conduceva in basso verso il fiume. «Alla fine, queste storie interessanti non ci hanno aiutato», continuò dopo un po’. «Siamo comunque invischiati nel nostro odioso divorzio».
«Mi dispiace».
«Meglio così. Non eravamo destinati a stare insieme».
Io e Johnny eravamo destinati a stare insieme? Avevo accettato di sposarlo dopo averci pensato molto, dopo che ci eravamo innamorati profondamente, irrevocabilmente, intensamente. Ma ora mi chiedevo se avessi aspettato abbastanza. Non serviva più a nulla farsi mille domande, comunque. Non quando avevamo appena perso tutto e dovevamo stare uniti.
Eris mi condusse a una cascata spettacolare. Uno spruzzo di acqua bianca creava una nebbiolina nell’aria, un piccolo arcobaleno si librava nel cielo. Il fiume scorreva precipitosamente, vorticando ai piedi della cascata rocciosa, poi si placava nella valle in lontananza.
Indicò un sentiero stretto che saliva ripido sulla destra. «Da quella parte si va a casa dei Minkowski. Devi ricordarti tutte le svolte. Per sbaglio, una volta ho imboccato quel sentiero e mi sono ritrovata nel loro giardino. Ormai sono esperta nel ritrovare la retta via. È facile perdersi».
L’entrata del sentiero era contrassegnata da un rigoglioso rododendro selvatico.
«Johnny adorerebbe questo sentiero», dissi.
«Oh, lo conosce già. È qui che l’ho visto il giorno in cui stava correndo».
«Stai scherzando».
«Ero un bel po’ più indietro rispetto a lui. Non sono riuscita a raggiungerlo. Ma quando sono arrivata alla fine del sentiero, lui era lì, nel giardino dei Minkowski, a chiacchierare con Theresa».
«Forse si era perso. Sai, gli uomini odiano chiedere indicazioni a meno fino a che non possono proprio evitarlo».
Ridemmo entrambe, ma la mia risata uscì forzata. L’aria divenne più fredda, la brezza leggera si trasformò in vento vero e proprio. Sì, Johnny aveva fatto esattamente lo stesso errore di Eris. Si era perso, aveva imboccato il sentiero sbagliato, quello che indirettamente conduceva al giardino dei Minkowski. Era stato solo uno sbaglio.