Capitolo 38

Jordan

 

 

 

 

 

 

«E ora che sai la verità, cosa farai?», mi chiede Mark. Mentre mi parla manda messaggi alla sua bella a New York, sorride al telefono come un cretino, mi mostra un selfie di Helena a Central Park. Come farmi sentire uno schifo immenso.

«Non lo so ancora. Priscilla ha detto che Mac piangeva come un vitellino e, lo ammetto, la cosa mi ha dato un po’ di soddisfazione, considerato quello che ho passato in queste settimane».

«È trascorsa una settimana da quando Priscilla te ne ha parlato. Perché non vai da lei e risparmi a tutti quei terribili musi lunghi?».

Sospiro e appoggio le spalle contro lo schienale della poltrona, dietro la scrivania. «Sono arrabbiato, molto arrabbiato».

«Quindi la stai punendo».

Annuisco. Non posso fargliela passare liscia. È stata un’idiota e non ci ha permesso di vivere in tranquillità un sentimento che, finalmente, poteva dirsi libero di essere vissuto, visto che mi ero appena accorto di quanto lei fosse importante per me. «Quella ragazza ha bisogno di una lezione. Mi ha fatto patire le pene dell’inferno».

«Mhm».

«Che c’è?»

«L’orgoglio è un cattivo consigliere. Va’ da lei, urlale contro se ti va, ma parlatevi e sistemate le cose. La rabbia passerà e tornerete gli idioti di prima. Entrambi. E io ed Helena non dovremmo più preoccuparci per voi due scemi».

«Mhm». Stavolta sono io a mugugnare.

«Che c’è?»

«Hai ragione».

«Io ho sempre ragione».

«Non sempre, ma stavolta sì. Devo aggiustare le cose con Mackenzie, devo sistemare la mia vita sotto molti aspetti. In queste settimane ci ho pensato tanto e ho preso una decisione molto importante che riguarda anche te, Mark».

«Temo quello che stai per dirmi».

«Ascolta, caro cugino, ascolta attentamente».