Capitolo 26

Jordan

 

 

 

 

 

 

Che diavolo sto facendo? Devo essere impazzito, eppure mai pazzia mi è sembrata più sensata. Sono posseduto, posseduto da una strega dai capelli rossi, ribelli, ingarbugliati, liberi. Mac è come una folata di vento che, un giorno, ha attraversato la mia strada e mi ha scompigliato il cuore. Inseguirlo non è semplice. Balla al ritmo di ogni sua parola. È imprendibile.

Che cosa significa? Forse lo so e forse ho una dannata paura di ammetterlo perché, in questo modo, tutte le mie convinzioni crollerebbero come un inutile e fragile castello di carte.

Baciarla, però, ha il sapore dell’inferno e del paradiso insieme. È una sofferenza sapere di dovermene privare, è una delizia essere consapevole che posso rimandare il distacco.

Mi pare di sentirla parlare sulla mia bocca mentre la bacio, o forse ho solo immaginato la sua voce.

«Non ti stai prendendo gioco di me, vero, Jordan?», mi sussurra invece.

Non potrei, no. Non vorrei neanche. «No, non è nelle mie intenzioni».

Mackenzie si allontana di qualche centimetro, quel tanto che basta a guardarmi negli occhi, a sollevare la testa e a offrirmi l’incavo del suo collo, mentre dice: «Perché ricordo un tizio tutto preso a difendere il suo stato di uomo pieno di doveri, che non potrebbe mai stare con una come me, una che vive la vita così come viene».

«Ti pare il momento», le mie labbra sfiorano la sua gola, la mia lingua la accarezza, «di parlare di questo?», le chiedo.

«Non c’è». Si schiarisce la voce rotta da un singhiozzo. «Non c’è momento migliore di questo, mi pare».

«Io non sono in grado di pensare, adesso. Voglio solo…».

«Non dirlo, per l’amor del cielo!».

«Non lo dirò se non vuoi, ma è quello che voglio».

«Avrei preferito che non lo avessi fatto».

«Perché?», le chiedo quando mi afferra il volto con le mani e mi stringe le guance.

«Perché ora sono io che non sono più in grado di pensare». La sua bocca aggredisce la mia, spiazzandomi, travolgendomi, lasciandomi senza fiato. Mi tiene completamente in pugno e non credo se ne renda conto.

«Mackenzie», e su quel Mackenzie squilla il telefono in salotto. Lo ignoro fino a che non parte la segreteria.

«Dove cazzo sei, Jordan? Sono ore che ti chiamo a quel dannato cellulare. Rispondi, maledizione, è importante. I creativi che si occuperanno dello spot saranno qui, domani in mattinata. Vogliono vederci. Tutti. Anche Mackenzie e cazzo, anche lei è irraggiungibile. Vogliono il cioccolatino. Lo vogliono vedere, assaggiare, maledizione». La voce di Mark tuona nella stanza gelando entrambi. Mi sollevo di scatto e afferro il telefono. «Eccomi, sono qui… calmati, okay, avevo la suoneria disattivata… Fanculo tu, Mark, sono con…». Sollevo lo sguardo verso Mackenzie per chiederle il permesso di dire a mio cugino che si trova qui, a un’ora piuttosto ambigua. Lei mi guarda, allarga le braccia e annuisce. «Non credo resterà un segreto a lungo», aggiunge.

«Sono con Mackenzie», dico quindi. Dopo alcuni secondi continuo: «Non ti racconterò un bel niente, scordatelo. Va bene… adesso glielo riferisco. Sono certo che saprà come risolverla… va bene, basta. Addio Mark, a domani!». Interrompo la comunicazione e tiro un sospiro. «Mi dispiace, mio cugino a volte è un idiota».

«Credo sia una tara di famiglia». Ghigna ancora tutta scompigliata, con la maglietta leggermente sollevata sul ventre, i ricci ribelli che formano una sorta di aureola sulla testa. Dio, perché mi tenti in questo modo? Metto a tacere i bollori, non è più il momento. Ci sono altre priorità. Spiego a Mac la situazione e lei, pronta come sempre, si rimette in piedi, si dirige in cucina, indossa il grembiule e organizza l’occorrente. Infine mi si avvicina, alza il volto verso il mio, mi dà il bacio più dolce e leggero che ricordi di aver ricevuto in tutta la vita e dice: «Ora va’ a fare una doccia fredda e lasciami lavorare in pace. Se stai qui, mi distrai».

Sospiro come uno scolaretto e ubbidisco. La lascio lavorare. Non mi avvicino alla cucina. Sento solo la musica di sottofondo che la accompagna mentre prepara i cioccolatini. Questa volta non è Miley Cyrus ma Selena Gomez. Qualcuno le dovrebbe dire che in fatto di musica ha dei gusti da schifo. Soprassiedo perché per tutto il resto è perfetta.

Stringo gli occhi come se avessi all’improvviso un gran mal di pancia.

Merda! Sono proprio fottuto. Fottuto al quadrato!