Capitolo 14
Mackenzie
«Dovrebbe consolarti il fatto che, comunque, non ha approfittato della situazione», sta dicendo Helena mentre esamina degli incartamenti che si è portata a casa dal lavoro. «No, forse no, non è affatto consolante che un uomo così non abbia voluto approfittarne». Allargo le braccia sconfitta. «Però è certo che gli fai un bel po’ effetto».
«Lo sai quel che è peggio?», le dico, mentre affondo il cucchiaio in un barattolo di gelato alla vaniglia.
«Che non ti ha portata a letto? Non riesco a pensare a niente di peggio».
«No, che se avesse insistito ci sarei cascata come una scema. Che non mi sono infuriata perché me lo ha chiesto. Mi sono infuriata quando ha cominciato a insultarmi».
«E quando ha detto che tu o un’altra non avrebbe fatto differenza. Uscita infelice, lo riconosco. Da passargli sopra con un Caterpillar».
Annuisco con la bocca piena di gelato. «Il peggio è che mi piace questo idiota, anche se lo dovrei detestare. Mi ha tolto la cioccolateria».
«Ma ti sta dando una grande opportunità».
«Ma si crede di essere chissà chi».
«Hai lo stesso difetto».
«Da che parte stai, si può sapere?»
«Dalla tua, quando hai ragione».
«E non ho ragione?»
«In parte», dice Helena mentre la fulmino con lo sguardo. Questa cosa della sincerità assoluta fra amiche non è che mi piaccia poi tanto. «Sei così bella Mackenzie, con quell’aria da fatina dolce e incompresa. Sei portatrice sana di sesso e lui lo ha capito standoti sempre così vicino. È un uomo, capiscono molto poco e quel poco che capiscono, di solito, riguarda solo il sesso. Ha reagito male perché non se lo aspettava e si è difeso nel modo peggiore, sempre per il fatto che è solo un uomo. Limitato per definizione. Sono certa che gli piaci, ma tu sei… troppo vulcanica per quelli come lui. Vorrei dirti buttati, nel suo letto se vuoi, ma non lo farò, perché se ci provi, da questa storia ne esci rotta solo tu. Lo so… lo so… la storia dell’anima gemella, lo so, le mie teorie. Ma stavolta meglio che rimangano solo teorie».
Arringa. Sentenza. Reclusione.