Capitolo 15
Jordan
Le cene in famiglia sono quanto di più detestabile io debba sopportare ogni fine settimana. Dopo la mattinata trascorsa a darmi dello stupido per quello che è successo con Mackenzie, mi tocca subire anche le paturnie di mia madre: «Hai delle responsabilità, Jordan. L’azienda viene prima di ogni altra cosa. Un matrimonio con Priscilla Templeton ci assicurerà l’appoggio senza condizioni di John Templeton e della sua banca».
Insiste così tanto che, credo, Priscilla abbia cominciato ad assumere una valenza significativa ai miei occhi, proprio grazie agli input di mia madre. Almeno fino a quando quella pazza scatenata non è entrata nella mia vita. Ora sono solo confuso.
Affacciato al balcone della villa dei miei, guardo giù, verso il sentiero che porta a Pretty Creek. Saranno circa tre metri e mezzo di altezza, forse qualcosina in più. Mi chiedo che effetto farebbe saltare giù da qui e scappare.
Una pacca su una spalla mi distrae dai miei pensieri. «Mark». Mio cugino trascorre tutte le domeniche con noi. Siamo la sua famiglia dato che i suoi vivono a New York.
«Sei stato particolarmente silenzioso, stasera. Che ti prende, Jordan?».
Sospiro rassegnato all’idea che, fra meno di un secondo, gli racconterò tutto quanto è successo stamattina. A Mark non riesco a tacere niente. Non è solo un consanguineo, è il mio migliore amico.
Qualche minuto dopo mio cugino sbotta: «Quando vuoi sei il campione dei cazzoni!».
Mi appoggio con i gomiti alla balaustra e abbasso la testa fra le mani. «Lo so, lo so», dico con voce ovattata.
«È già tanto che non ti abbia preso a schiaffi. Io lo avrei fatto».
«Lo so», ripeto. «Non ho idea di cosa mi sia preso».
«Io sì, invece». Lo guardo sperando che mi chiarisca le idee. «Mackenzie ti piace. Ti piace parecchio, per questo ti comporti da imbecille».
Nascondo di nuovo la faccia tra le mani e scuoto la testa. «Non posso negare che mi attragga come una calamita, nonostante tutto».
«Ma?»
«Tira fuori il peggio di me».
Sulle labbra di Mark compare un sorriso. Fissa davanti a sé e mi dà una leggera spallata. «Io credo che tiri fuori il meglio di te. Vederti così è una novità. Forse ti è successo solo con Katherine».
«Ti immagini mia madre se sapesse che mi interessa la cioccolataia?»
«Come minimo le verrebbe l’orticaria. Lei sogna un matrimonio con la bella e algida Templeton».
«Forse lo farò», annuncio senza esserne convinto neanch’io.
«Che cosa, Jordan? Convolare a giuste nozze con Priscilla?».
Annuisco. «È il miglior partito sulla piazza. La donna adatta a me».
«Non stai scegliendo la migliore razza di bestiame, Jordan. Non stai decidendo quale sia la mucca migliore da montare». Mark ha qualcosa nel tono che sa di rimprovero.
«Mi sono espresso male. Ancora una volta. Non si è mai trattato di razza migliore, ma solo di quello che è meglio per me».
«Sei sicuro di saperlo davvero, caro cugino?».
Quello che so davvero, in questo momento, è che non so davvero un bel niente. «Posso mandare tutto all’aria per un po’ di sano divertimento con la strega?»
«Se fosse solo questo, Jordan, se si trattasse solo di divertimento, non staremmo qui a parlarne, non credi?»
«Dannatamente saggio, per essere così stronzo con le donne».
«Che vuoi fare? Ho trovato la mia musa ispiratrice».
«Helena?».
Mark annuisce con un sorriso a trentadue denti. È cotto, poveraccio. «Ghigni, amico? Ne riparliamo quando ti deciderai a riconoscerlo anche tu qual è la tua».
La presa in giro si ferma sulla punta della lingua. Mi passo una mano sulla barba e mi schiarisco la voce. La confusione è ancora lì.
«Scusati con lei, Jordan. Di nuovo. E fallo nella maniera giusta, per favore. Oltretutto, Mackenzie ci serve, ricordi?»
«Come dimenticarlo?»
«Buona fortuna. Ti servirà».
A vagonate.