15

Linz, Austria

Il dossier sul bersaglio lo stava aspettando, quando Victor usò un internet café per accedere alla sua casella di posta elettronica. Oltre a fornire i terminali, il negozio consentiva il noleggio di musica e film. C’erano pile di vecchi dvd e videocassette nei pressi della finestra, dalle custodie sbiadite per la troppa esposizione al sole. La clientela era giovane, molti adolescenti e ventenni. Nessuno più vecchio di lui. Dalle varie cuffie provenivano diverse melodie, che mischiate tra loro fornivano una colonna sonora sconnessa sovrastante il ticchettio delle tastiere.

Seduto in un angolino appartato, Victor non fu osservato da nessuno mentre apriva il dossier e lo leggeva. Come il documento su Farkas, era un lungo romanzo. Gabir Yamout era un trafficante di armi libanese di quarantaquattro anni e un ex funzionario della polizia di Beirut. Era un cristiano che aveva combattuto per le milizie durante la guerra civile degli anni Ottanta, e poi era andato a lavorare per un egiziano di nome Baraa Ariff. Yamout viveva a Beirut con la sua numerosa famiglia. Era il socio in affari di Ariff, nonché sua guardia del corpo e amico.

Victor esaminò la prima fotografia che accompagnava il dossier. Un primo piano furtivo di Yamout. Sembrava poco più che trentenne, di almeno dieci anni più giovane rispetto all’età dichiarata nel dossier, il che rivelò a Victor che il bersaglio era stato abbastanza bravo da essersi tenuto lontano dai radar per lungo tempo. Yamout indossava una camicia sportiva e un paio di occhiali da sole. Aveva baffi e barba curati. I capelli corti. Sembrava un uomo intelligente, amichevole. Nel suo aspetto, niente rivelava il modo oscuro mediante il quale si guadagnava i soldi. In base all’esperienza di Victor, succedeva di rado. Certamente non nel suo caso.

Tornato nella sua camera d’albergo, Victor si connetté al programma di VOIP. Il suo datore di lavoro disse: «Ho un altro lavoro per lei.»

«Gabir Yamout.»

«Ma c’è una complicazione.»

«Non è sempre così?»

«Yamout può essere colpito in una sola notte, tra due giorni. So che è la seconda volta che le chiedo di compiere un lavoro urgente, ma non posso fare altrimenti. Il tempo è fondamentale.»

«Certo» fece Victor. «Mi sta chiedendo di uccidere un grosso trafficante di armi con meno di sessanta ore di anticipo.»

«Come le ho detto, non posso fare altrimenti. La prossima volta sarà diverso.»

«Come nel caso di Farkas?»

«Sì» concordò la voce.

«Come nel caso di Farkas, per il quale ho dovuto fare in fretta perché il lavoro urgente di Bucarest ha interrotto i miei preparativi?»

La voce non rispose.

«Questa sarà la terza volta su tre che dovrò operare in un arco di tempo limitato» disse Victor. «Tre su tre non è una media rassicurante.»

«Io non ho mai detto che il lavoro di cui avevo bisogno sarebbe stato facile. Se lo fosse stato, non mi sarei rivolto a lei, no?»

Stavolta fu Victor a rimanere in silenzio.

«Come avrà visto dal dossier, Yamout è un pesce piuttosto grosso» disse la voce proseguendo. «È il socio in affari di Baraa Ariff e insieme gestiscono una imponente organizzazione che traghetta principalmente armi leggere dalla fonte ad acquirenti più piccoli e circoscritti. Questi, a loro volta, le rivendono agli utilizzatori finali. La lista dei loro clienti è enorme e perlopiù si tratta di mediorientali e africani, e in più di tre decenni di commerci crediamo che abbiano trasportato quasi un miliardo di dollari di armi ai signori della guerra, alle milizie e ai terroristi.»

«Sembrano una coppia incantevole.»

«Proprio così. Perciò, fare fuori Yamout renderà il mondo un posto assai migliore. E lei dovrebbe esserne felice.»

«Sono pazzo di gioia.»

«Lo sento.» Il datore di lavoro fece una pausa. «Yamout andrà a Minsk per incontrare un malvivente bielorusso di nome Danil Petrenko. Petrenko è il tipico capo malavitoso dell’Europa dell’Est, ma si è imbattuto in qualche cassa di AK che vuole scaricare. Si incontreranno all’albergo Europe, dove Petrenko ha una suite prenotata per l’occasione. Non sappiamo come Yamout arriverà a Minsk, o quando ripartirà, ma secondo i miei agenti segreti Yamout non resterà a lungo, né in albergo né a Minsk, perciò lei dovrà colpirlo non appena le si presenterà l’occasione.»

«Questo significa che l’albergo sarà l’unico punto di attacco possibile.»

«Immagino di sì. Ma lei se ne intende molto più di me, dunque mi rimetto al suo giudizio.»

Victor disse: «Spero che capisca come questo complicherà le cose.»

«Perché?»

«Yamout è un trafficante di armi, un uomo che è sopravvissuto e ha prosperato in una professione spietata e pericolosa; un uomo abbastanza sveglio da tenersi lontano dalle macchine fotografiche per un decennio. Non incontrerà un malvivente straniero sul suo terreno senza una scorta notevole. E Petrenko non incontrerà un trafficante di armi straniero nella propria città senza una dimostrazione di forza. Il che significa che potenzialmente avrò un sacco di armi puntate contro.»

«Mi sta dicendo che ha paura?»

«Le sto dicendo che senza tempi appropriati per la pianificazione e la sorveglianza, sarò costretto a un’azione forte. Non riuscirò a essere discreto.»

«Per quel che mi importa, può anche ucciderlo in un ascensore con un’ascia.»

«Le probabilità che la cosa sia appariscente sono molto alte.»

«Sopravviverò.»

«E un albergo è un luogo molto pubblico.»

«Sono certo che lei farà tutto ciò che è in suo potere per tenere lontani i civili da un eventuale fuoco incrociato.»

«Bene» disse Victor. «Avrò bisogno di alcune armi, e dovranno essere disponibili a Minsk non più tardi di domani pomeriggio.»

«D’accordo» disse la voce. «Di che genere di armi stiamo parlando?»

«Di molte armi.»

Dopo aver concluso la telefonata, Victor dormì, ordinandosi di svegliarsi alle venti. Fece esercizi e si lavò, pensando per tutto il tempo all’imminente uccisione di Yamout, domandandosi cosa non gli avessero detto, e se la mancanza di informazioni gli avrebbe fatto rischiare la vita. Accettare la posizione di risorsa sacrificabile faceva parte del mestiere di assassino, ma questo non significava che a Victor la cosa dovesse piacere. Un altro trafficante di armi. Un fatto rivelatore, che il datore di lavoro non aveva approfondito. Come l’attuale bersaglio, il precedente aveva fatto parte di quell’industria e, sebbene la prima vittima fosse stata un sicario, era morta per salvare la vita di un altro trafficante, Vladimir Kasakov. Tre membri del commercio di armi in tutti e tre i lavori. Due da uccidere; uno da salvare. A quale scopo?

Victor scacciò dalla mente quelle riflessioni. Lui non aveva diritto di saperlo. Era solo un sicario. Per anni aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per non capire la ragione per cui gli uomini che uccideva dovessero morire. Stavolta, però, era diverso. Stavolta voleva sapere. Voleva capire. Si disse che lo faceva per proteggersi, perché l’ignoranza gli era quasi costata la vita l’anno precedente.

Quella giustificazione non quadrava, tuttavia. C’era dell’altro. La diffidenza che aveva nei confronti del suo datore di lavoro era palpabile. Sapeva che qualsiasi lavoro poteva rappresentare una trappola, oppure che questa serie di lavori urgenti avrebbe potuto cacciarlo in una situazione dalla quale sarebbe stato impossibile cavare le gambe. Se avesse lavorato per un cliente privato, non avrebbe eseguito il lavoro. Avrebbe interrotto le comunicazioni e non lo avrebbe più contattato. Rifiutare, però, non era possibile. I clienti privati non avevano il potere di consegnarlo alle forze di polizia o ai servizi segreti di tutto il mondo, o di avere accesso a software per il riconoscimento facciale tramite immagini satellitari, o la capacità di richiamare all’azione migliaia di spie e agenti segreti.

E quando tutto fosse finalmente finito, il datore avrebbe davvero onorato gli accordi? Avrebbe consentito a Victor di lasciare l’incarico con la CIA, dopo il completamento dell’ultima uccisione? Forse l’ultimo lavoro avrebbe comportato come buonuscita due pallottole in testa. Tuttavia, Victor non poteva che andare fino in fondo. Se fosse fuggito, gli avrebbero dato la caccia, e sapevano abbastanza su di lui da riuscire dove altri avevano in precedenza fallito.

Victor sospirò. Non era nelle condizioni di mollare il suo datore di lavoro della CIA, ma era tempo di iniziare a pensare ai passi da attuare, se si fosse deciso a farlo e a restare in vita. Una nuova identità era la prima cosa da ottenere e la più importante. Un’identità pulita, che non fosse mai stata usata. Non sapeva quanti dei suoi vecchi alias fossero compromessi. Non poteva procurarsene adesso, però. Ma lo avrebbe fatto alla prima occasione disponibile.

Si sedette in avanti e digitò un altro indirizzo nella finestra del browser, facendo apparire una casella di posta elettronica diversa che teneva attiva per esercitare il suo mestiere. Tra le centinaia di email che gli offrivano medicine a buon mercato per la disfunzione erettile, la possibilità di fare fortuna semplicemente rivelando tutti i propri dati personali a un simpatico signore della Nigeria e pillole per aumentare le dimensioni del pene, ce n’era una interessante. Victor la aprì. Era un breve messaggio indirizzato al ‘mio amico’ da un uomo di nome Alonso, che raccontava di come fosse stato bene a Hong Kong ma vi avesse speso molti soldi. Stava tornando in Europa, ma non sarebbe rimasto a lungo. L’email terminava con un ‘tu come stai?.

Victor rifletté. Il lavoro a Hong Kong con un’alta retribuzione e quello europeo che andava eseguito in fretta erano con diritto d’opzione, ma sarebbero andati a qualcun altro se non avesse risposto. C’erano decine, se non centinaia, di uomini come lui in giro per il mondo. Victor ne aveva incontrati a sufficienza per sapere di non essere unico, ma il fatto che fosse sopravvissuto a quegli incontri gli permetteva di ritenersi in cima alla curva a campana della sua esclusiva professione.

Un mese prima, avrebbe cancellato il messaggio senza rispondere, visti i termini del suo contratto d’impiego. Alla luce dell’ultima conversazione avuta con l’agente, le cose erano cambiate. Doveva tenere aperte le opzioni. Compose una risposta ad Alonso, scrivendo che era felice di avere sue notizie e che avrebbe voluto sapere di più sui suoi viaggi. Inviò il messaggio.

Si disconnetté dal terminale e rimase seduto per un istante, sentendosi calmo ma non del tutto rilassato. Se i suoi datori di lavoro volevano giocare, che lo facessero. Lui poteva fare altrettanto.

Solo che Victor non avrebbe giocato lealmente.