«Io non vi credo assolutamente»
Il sabato Daniel si trovò allo studio dell’avvocato di primo mattino – molto prima dell’ora a cui lo stesso avvocato era solito arrivare. Non era stato fissato un orario e il sarto si era sentito in diritto di credere che così come era stato invitato a recarsi presto in Bedford Square, allo stesso modo era inteso che dovesse giungere di buon mattino al Temple. Per due ore camminò per i passaggi e i cortili, pensando male dell’avvocato che arrivava tanto tardi al lavoro e cercando di decidere cosa fare di sé. Non aveva un solo amico al mondo – a meno che Lady Anna non fosse un’amica –, sì e no un conoscente. E tuttavia, ricordando quel che il padre aveva fatto, quel che lui stesso aveva aiutato a fare, pensò che avrebbe dovuto avere molti amici. Le medesime persone che erano ora i suoi più acerrimi nemici, la contessa e tutti coloro che la sostenevano, avrebbero dovuto esser legati a lui da stretti vincoli. Eppure sapeva che per loro era impossibile non odiarlo. Riusciva a capire i loro sentimenti riguardo al rango, sebbene per lui tale rango fosse disprezzabile. Era naturale che si trovasse solo. Era naturale che fallisse. Era quasi pronto a riconoscerlo con l’avvocato. Aveva saputo di una certa nave che sarebbe partita di lì a tre giorni per la colonia in via di sviluppo chiamata Nuovo Galles del Sud e quasi rimpianse di non aver pagato per la traversata.
Alle dieci gli era stato chiesto di tornare per le undici e quando l’orologio batté le undici, egli bussò alla porta dell’avvocato. «L’avvocato Bluestone non è ancora arrivato», disse l’impiegato, propenso a irritarsi per la pertinacia di quell’individuo.
«Mi ha detto di venir di mattino presto, e non è presto».
«Non è ancora qui, signore».
«Mi avete detto di venire alle undici, e sono le undici passate».
«Passate da un minuto... Potete sedervi e aspettarlo se volete». Daniel rifiutò di aspettare e stava di nuovo per andarsene in collera, quando l’avvocato apparve sulle scale. Si presentò e si scusò per essere stato preceduto dal visitatore. Daniel, borbottando qualcosa, seguì l’avvocato nella sua stanza e poi la porta si chiuse. Rimase in piedi finché non fu invitato a sedersi, deciso a rendersi sgradevole. Quell’uomo era uno dei suoi nemici, era una persona che senza dubbio aveva di lui una bassa opinione perché era un sarto, che sospettava dei suoi motivi ed era pronto a derubarlo della sposa. L’avvocato si ritirò per un attimo in una stanza interna, mentre il sarto si rimboccava le maniche preparandosi alla battaglia.
«Signor Thwaite», disse l’avvocato nel rientrare nella stanza, «probabilmente sapete che sono stato il patrocinante della contessa e di sua figlia nel recente processo». Daniel assentì con un cenno del capo. «Nel corso naturale degli eventi i miei rapporti con la contessa si sarebbero conclusi. Una volta vinta la causa tutto sarebbe finito. Ma per la piega presa dagli avvenimenti, le cose sono andate diversamente. Lady Anna Lovel si trova con la signora Bluestone».
«In Bedford Square?».
«Sì, a casa mia».
«Non lo sapevo. La contessa mi aveva detto che non si trovava in Keppel Street, ma si era rifiutata di dirmi dove fosse. Non avrei interferito con i piani di sua signoria, anche se fosse stata meno misteriosa con me».
«Di sicuro non era necessario che vi informasse».
«Proprio superfluo, ma certo non innaturale dopo tutto quel che è accaduto. Poiché la contessa è per voi un’amica recente, probabilmente non siete al corrente della precedente amicizia che esisteva tra noi. C’è stato un tempo in cui non avrei mai pensato che Lady Lovel si sarebbe rifiutata di parlarmi di sua figlia. Ma tutto questo non ha nessuna importanza per voi, avvocato Bluestone».
«Ha importanza per me, signor Thwaite, in qualità di amico. Non c’è nessuna ragione perché vi abbia trattato così? Interrogate la vostra coscienza».
«La mia coscienza è tranquilla a riguardo».
«Vi ho fatto venire qui, signor Thwaite, per chiedervi se non riuscite a rendervi conto da solo che il vostro progetto vi rende un nemico per la contessa, e annulla e cancella tutta la gentilezza che le avete mostrato. Mi appello alla vostra ragione. Credete possibile che la contessa riesca a non sentirsi oltraggiata dalla proposta che le avete fatto?».
«Non ho fatto nessuna proposta a sua signoria».
«Non ne avete fatta nessuna a sua figlia?».
«Certo che sì. Le ho chiesto di sposarmi».
«Andiamo, signor Thwaite, non tergiversate con me».
«Tergiversare con voi! Chi osa dire che tergiverso? Non ho mai tergiversato. Tergiversare è… mentire, come la vedo io. Che la contessa sia pure mia nemica. Non ho detto che non dovrebbe esserlo. Penso che avrebbe potuto rispondere alla mia lettera quando morì il vecchio. Nel nostro ambiente noi l’avremmo fatto. Forse è diverso tra i nobiluomini e le nobildonne. Non importa, comunque. Non intendevo lamentarmi. Sono venuto qui perché mi avete mandato a chiamare».
«Sì, vi ho mandato a chiamare», disse l’avvocato, desiderando con tutto il cuore di non essersi mai lasciato persuadere a intraprendere un passo che gli imponeva una così grande difficoltà. «Vi ho mandato a chiamare. Lady Anna Lovel ha espresso il desiderio di vedervi prima di lasciare Londra».
«Andrò da Lady Anna Lovel».
«Non c’è nemmeno bisogno che vi dica che i suoi amici si sono opposti a questo desiderio».
«Senza dubbio».
«Ma lei dice con tale convinzione di non potersi considerare libera dalla promessa che vi fece quando era una bambina…».
«Non era una bambina quando la fece».
«Non ha importanza. Non può sentirsi libera dalla promessa che suppongo lei fece…».
«Promise senz’altro, avvocato Bluestone».
«Mi permettete di terminare quel che ho da dire? Non ci vorrà molto. Lei assicura la madre di non potersi considerare libera dalla promessa senza il vostro benestare. Da qualche settimana vive a casa mia e io non ho nessun dubbio che se fosse libera si giungerebbe ben presto a un’unione tra lei e il cugino».
«Ho sentito parlare di questa… unione».
«Sarebbe sotto tutti i punti di vista un matrimonio davvero adeguato e opportuno. Il giovane conte si è comportato con grande considerazione e indulgenza astenendosi dall’insistere sulle sue rivendicazioni».
«Astenendosi dal chiedere ciò che non credeva fosse suo».
«Farete meglio ad ascoltarmi fino alla fine, signor Thwaite. Tutti gli amici dei due giovani desiderano la loro unione. Il conte prova un intenso affetto per la cugina».
«Anch’io e da molti anni».
«Noi tutti crediamo che lei lo ami».
«Che me lo dica, avvocato Bluestone, e tutto finirà. Mi pare che Lord Lovel e io abbiamo idee diverse sulle donne. Io non accetterei la mano di una ragazza che mi dicesse di amare un altro, anche se mi fosse cara come, … come Lady Anna mi è cara ora. E quanto a quel che potrebbe avere in quella mano, non sarebbe di nessuna importanza per me, anche se senza di lei dovessi affrontare l’indigenza. Ho l’impressione che Lord Lovel sia meno esigente a riguardo».
«Non vedo cosa voi e io abbiamo a che fare con ciò», replicò l’avvocato, senza saper bene quel che diceva.
«Io non ho nulla a che fare con Lord Lovel certo – né lui con me. Quanto a sua cugina – spetta a lei scegliere».
«Noi pensiamo – vi sto solo dicendo quel che noi pensiamo – ma noi pensiamo, signor Thwaite, che l’affetto della signorina vada a suo cugino. È naturale che sia così; e osservandola con tutta l’attenzione possibile, noi riteniamo che le cose stiano in tal modo. Sarò onesto con voi, signor Thwaite».
«Con me e con chiunque altro, spero, avvocato Bluestone».
«Spero di sì», disse l’avvocato, ridendo; «ma a ogni modo lo sarò con voi ora. Non siamo riusciti a ottenere da Lady Anna nessuna risposta certa, non ha rivelato i suoi desideri. Ha detto alla madre di non poter accettare la proposta di Lord Lovel finché non vi avrà visto». In questo l’avvocato non era propriamente onesto, visto che Lady Anna non aveva mai detto così. «Crediamo che consideri necessario, per la sua coscienza, ottenere la libertà con il vostro permesso, prima di seguire le sue inclinazioni e acconsentire a quelle di tutti i suoi amici».
«Avrà il mio permesso in un attimo se lo chiederà».
«Non potreste essere ancora più generoso?».
«Come più generoso, avvocato Bluestone?».
«Offriteglielo senza che lo chieda. Avete già detto che non accettereste la sua mano se non foste convinto di avere anche il suo cuore – e tal sentimento vi fa onore. Pensate alla sua situazione e siate generoso con lei».
«Generoso con lei! Intendete generoso con Lady Lovel, generoso con Lord Lovel, generoso con tutti i Lovel tranne che con lei. Pare che tutta la generosità debba trovarsi da una parte sola».
«Assolutamente no. Anche noi sapremo essere generosi».
«Se questa è generosità, sarò generoso, le offrirò quel permesso. Non aspetterò che lo chieda. La pregherò di dirmi se è vero che ama il cugino, e se dirà che è vero, non le servirà il mio permesso per essere libera. Sarà libera».
«Non si tratta, vedete, di scegliere fra voi e Lord Lovel. È del tutto fuori questione che lei in ogni caso diventi vostra moglie. Anche se avesse il potere di farlo…».
«Ne ha il potere».
«In pratica non ha tale potere, signor Thwaite. Una giovane come Lady Anna Lovel è e deve essere soggetta al controllo del tutore naturale. Lei lo è del tutto. Sua madre non potrebbe – e non vorrebbe – costringerla a sposarsi; ma esercita sufficiente potere su di lei per impedire qualsiasi matrimonio. Lady Anna non ha mai creduto per un momento di poter diventare vostra moglie da quando ha saputo quali erano i sentimenti di sua madre e della sua famiglia». L’avvocato certo non manteneva la promessa di «essere onesto». «Ma la vostra generosità è necessaria per permettere a Lady Lovel di portare a felice conclusione tutte le sofferenze che hanno afflitto la sua vita».
«Non devo granché alla contessa; ma se è generoso fare quel che ho detto, sarò generoso. Dirò alla figlia, senza che lei mi chieda nulla, che è libera di sposare il cugino se lo desidera».
Fino a quel momento l’avvocato, sebbene non fosse stato del tutto sincero come aveva promesso, era stato prudente. Non aveva detto nulla per aizzare violentemente il sarto contro gli interessi dei Lovel ed era riuscito a ottenere un’utile promessa. Ma, nel tentativo successivo, fu meno saggio. «Penso, sapete, signor Thwaite, che anche la contessa sia stata generosa».
«Come?».
«Avete già ricevuto 9.000 sterline, credo».
«Ho ricevuto quel che ritengo sia mio. Se ho avuto di più, verrà restituito».
«No, no; assolutamente. Considerando la situazione con liberalità, come la contessa era tenuta a fare in nome dell’onore, ha fatto bene, ritengo, a pagare la cifra che vi ha pagato».
«Non voglio nulla da lei in nome di quel che chiamate onore. Non voglio nessuna generosità. Se il denaro non mi appartiene in tutta onestà, lo riavrà indietro. Non voglio nulla che non sia mio».
«Ho l’impressione che siate un po’ retorico, signor Thwaite».
«Forse posso esserlo – per un avvocato».
«La contessa, che in realtà vi è amica – e vi sarà sempre amica se solo sarete ragionevole – è molto felice sapendo che ora siete in possesso di una somma che vi libererà dalle difficoltà economiche».
«La contessa è molto gentile».
«E posso dire di più. Lei e tutti i suoi amici sono consapevoli di quanto è dovuto al figlio di vostro padre. Se solo ci aiuterete nell’attuale progetto, se permetterete a Lady Anna di diventare la moglie di suo cugino il conte, sarà fatto molto di più del mero pagamento del debito che vi era dovuto. È stato proposto di assegnarvi una rendita vitalizia di quattrocento sterline l’anno. La Contessa Lovel, il Conte Lovel e Lady Anna accetteranno tutti».
«È stato chiesto il consenso di Lady Anna?» chiese il sarto, con voce bassa, ma che l’avvocato si accorse subito esser pericolosa.
«Potete credermi sulla parola che sarà imminente», disse l’avvocato.
«Io non vi credo assolutamente, avvocato Bluestone. Non penso che tutti voi messi insieme osereste fare una proposta simile a Lady Anna Lovel, e mi stupisce che osiate farla a me. Che cosa avete visto in me da farvi credere che mi sarei venduto per denaro? E come avete potuto essere così imprudente da offrirmelo quando vi ho detto che lei sarà libera – se sceglierà la libertà? Ma fa lo stesso. Trafficate in sotterfugi, finché ritenete impossibile che un uomo sia onesto. Lavorate sottoterra, finché i vostri occhi non vedono più nulla alla luce del giorno. Camminate di traverso, finché una strada dritta per voi non diventa un orrore. Quattrocento sterline l’anno non sono nulla per me per una ragione simile – non sarebbero state nulla anche se non mi fosse stato pagato un solo penny del denaro che mi spettava. Non faccio fatica a capire cosa rende il conte un innamorato tanto devoto. La sua devozione ebbe inizio quando seppe che il denaro apparteneva a lei, e non a lui, e che non c’era altro modo di ottenerlo. La mia è cominciata quando nessuno credeva che lei avrebbe mai avuto uno scellino della sua fortuna – quando tutti coloro che portavano il suo nome e quello della madre ridevano delle loro rivendicazioni. La mia devozione stava crescendo quando mio padre mi chiese se rimpiangevo che spendesse tutto quel che aveva per loro. La mia nasceva dal dare. La sua viene dal desiderio di prendere. Trasformate le quattrocento sterline in quattromila – fatele diventare ottomila, avvocato Bluestone, e offritele a lui. Sarò d’accordo anch’io. Con lui forse avrete successo. Buon giorno, avvocato Bluestone. Lunedì non farò meno di quel che ho promesso – anche se voi avete cercato di comprarmi».
L’avvocato lasciò andar via il sarto senza una parola – senza, in realtà, aver una sola parola da dire. Era stato insultato proprio nel suo studio, gli era stato detto che la sua parola era priva di valore e la sua onestà dubbia. Ma gli era stato detto in modo tale che sul momento non gli era riuscito di fermare chi lo aveva insultato. Era rimasto seduto a sorridere, a strofinarsi il mento e a guardare il sarto come se cercasse di consolarsi con l’idea che chi gli parlava era soltanto un sarto ignorante, mezzo matto e fanatico, da cui non ci si poteva aspettare una condotta decente. Stava ancora sorridendo quando Daniel Thwaite chiuse la porta, e quasi si mise a ridere nel chiedere all’impiegato se quell’energico signore era andato via. «Oh, sì, signore; mi ha lanciato uno sguardo furioso quando ho aperto la porta ed è corso giù a quattro scalini alla volta». Ma, nel complesso, l’avvocato era soddisfatto dell’incontro. Senza dubbio sarebbe stato meglio non dire nulla delle quattrocento sterline l’anno. Ma quando si cerca di comprare qualcuno il rischio è sempre presente. Non si può mai sapere con sicurezza chi ingoierà la bustarella in un solo boccone, senza tradire il minimo sforzo, e chi rifiuterà persino di aprire le labbra. E poi nel secondo caso l’uomo è in tale vantaggio sul corruttore. Quando il succulento boccone è stato rifiutato è così facile indignarsi, così piacevole essere entusiasticamente virtuosi! L’offerta era stata rifiutata e fin là l’avvocato aveva fallito – ma la promessa desiderata era stata fatta e l’avvocato si sentiva sicuro che sarebbe stata mantenuta. Non aveva dubbi che Daniel Thwaite avrebbe offerto la libertà alla ragazza. Ma c’era qualcosa in quell’uomo, sebbene fosse un sarto, qualcosa nei suoi occhi e nella sua voce. Era possibile che la libertà offerta, come lui l’avrebbe offerta, non venisse accettata.
Daniel, mentre scendeva in cortile dopo aver lasciato l’avvocato, era meno soddisfatto del legale. Aveva detto all’avvocato che la sua parola non valeva nulla, ma tuttavia aveva creduto a molto di quel che l’avvocato gli aveva detto. Il legale gli aveva detto che la ragazza amava il cugino e voleva solo il suo permesso per poter dare mano e cuore insieme al giovane lord. Non era naturale che desiderasse farlo? Da un’ora all’altra, quasi da un minuto all’altro, considerava la questione da punti di vista del tutto opposti. Era naturale che lei desiderasse diventare una contessa e amasse un giovane lord che era bello e gentile – e lui le avrebbe concesso la libertà senza riserve. Ma poi, di nuovo, era del tutto innaturale, orrendo e quasi mostruoso che una ragazza dovesse trasferire il suo amore, spostandolo da uno all’altro, semplicemente perché il secondo uomo aveva la patina dell’oro, era coperto di gioie ed era fragrante del profumo dell’acconciatore. Il poeta doveva essersi sbagliato a proposito. Se l’amore è qualcosa di più di un sogno, di certo deve rimanere fedele a una persona e non cambiare a ogni vantaggio offerto dal nome o dalla nascita, dal rango o dalla ricchezza.
Ma lei avrebbe ricevuto l’offerta. Senz’altro avrebbe ricevuto l’offerta.