È troppo tardi
La contessa aveva deciso che avrebbe lasciato andar via il visitatore senza dirgli una parola. Qualunque potesse essere il risultato dell’incontro, era consapevole di non poterlo migliorare facendo domande al giovane lord, o ascoltando da lui un resoconto. Il ghiaccio era stato rotto e ora il suo obbiettivo sarebbe stato far invitare la figlia a Yoxham quanto prima. Se fosse stato possibile indurre gli amici del conte a desiderare l’unione nell’interesse di lui, come lei la desiderava nell’interesse della figlia, allora probabilmente la cosa sarebbe andata in porto. Quanto a lei, non si aspettava nessun invito, nessun conforto immediato, nessun trattamento affettuoso, nessun confidenziale rapporto tra cugini. Aveva sofferto fino ad allora ed era disposta a sopportare, perché alla fine giungesse il trionfo. Per quanto fosse ansiosa di sapere la verità, non interrogò nemmeno la figlia in modo troppo pressante.
Se avesse potuto sentire ogni parola che era stata detta, sarebbe stata certa del successo. Se Daniel Thwaite avesse sentito ogni parola, sarebbe stato certo che la ragazza era sul punto di venir meno alla parola data. La ragazza però riteneva di essere stata leale. Il giovane era stato così dolce con lei, così tenero, così piacevole – così amabile con le sue soavi offerte d’affetto da bravo cugino, che non era riuscita a essere ostile verso di lui. Ai suoi occhi si era rivelato bello, nobile… quasi divino. Sapeva di non poter diventare sua moglie – non era all’altezza di diventare sua moglie – perché si era impegnata con il figlio del sarto. Quando il cugino le sfiorò la guancia con le labbra, lei ricordò di essersi lasciata baciare da un uomo con cui il suo nobile parente non poteva intrattenere nessun legame d’amicizia. Fu investita da una sensazione di svilimento, come se attraverso il contatto con quel giovane si fosse improvvisamente destata alla consapevolezza di quel che il suo rango richiedeva da lei. Quando la madre le aveva parlato di quel che doveva alla propria famiglia, aveva pensato solo a tutta l’amicizia che lei e la madre avevano ricevuto dal suo innamorato e dal padre di lui. Ma quando Lord Lovel le aveva detto quel che lei era, – come l’avrebbe sempre considerata una cara cugina, come sua madre sarebbe stata riconosciuta contessa e avrebbe ricevuto da lui il rispetto dovuto al rango – allora riuscì a capire quanto fosse impropria un’unione tra Lady Anna Lovel e Daniel Thwaite, il sarto alle altrui dipendenze. Fino ad allora ai suoi occhi il viso di Daniel era stato nobile – il viso di un uomo che era virile, generoso e forte. Ma dopo aver guardato gli occhi del giovane lord, aver visto come era soffice la peluria sulle sue labbra, come era vermiglio il colorito delle sue guance, come era bella la bocca con i denti bianco perla, come era nobile la curva delle narici, dopo aver provato la morbidezza della sua mano e aver colto la dolcezza del suo respiro, giunse a capire come sarebbe stato venir corteggiata da un uomo simile.
Ma non per questo meditava di tradire la parola data. Era tutto deciso con la fermezza del fato. Il dominio esercitato dal sarto sul suo spirito durava in verità da anni. Le dolci, profumate grazie del giovane aristocratico le avevano toccato i sensi solo per un momento. Se anche avesse avuto l’intenzione di venir meno alla parola data, non avrebbe avuto il coraggio di farlo. Quel raggio di sole che la lambiva era per lei come quando un giovane oberato di duro lavoro, mentre vaga stanco tra le case dei ricchi, sente, nell’indugiare sul marciapiede in una notte d’estate, le melodie che fluttuano nell’aria dai balconi sopra di lui. Un vago senso di sconosciuta dolcezza lo invade, misto a un irritante sentimento d’invidia perché un qualche figlio prediletto della fortuna può stare in piedi alle spalle della sirena che canta, mentre a lui è concesso solo ascoltare con orecchio indiscreto giù in strada. E così egli si attarda ed è invidioso e per un momento maledice il suo destino – senza sapere quanto possa essere annoiato il giovanotto in piedi, quanto falsa la ragazza che canta. Ma non si sogna nemmeno che la sua vita cambi, perché gli è capitato di sentire da una finestra gorgheggiare la figlia di una duchessa. E la stessa cosa succedeva a quella ragazza. Ai suoi occhi il giovanotto era molto dolce, intensamente dolce quando le diceva che sarebbe stato un fratello, pericolosamente dolce quando la invitava a non negargli un bacio. Ma lei sapeva di non essere come lui. Di aver perso il diritto, se mai avesse avuto tale diritto, di vivere la vita che lui conduceva, di bere dalla stessa coppa, di abbandonarsi sul suo petto. Così passò oltre, come il giovane per strada, e si consolò con la consapevolezza che la forza dopo tutto poteva essere preferibile alla dolcezza.
E si trattava di una ragazza di tutta onestà e incline alla sincerità, con una forte componente di buon senso nel suo carattere, di cui la madre fino ad allora era rimasta del tutto ignara. Che diritto aveva la madre di pensare che lei potesse essere all’altezza di diventare la moglie di quel giovane lord, dopo averla cresciuta in compagnia di piccoli commercianti del Cumberland? Non biasimava mai la madre. Sapeva bene che aveva fatto tutto quel che era possibile per lei. Ma se non fosse stato per quel piccolo commerciante, non avrebbero avuto nemmeno un tetto sotto cui ripararsi. Comunque la realtà restava quella e lei se ne rendeva conto. Lei era il prodotto della sua educazione e ormai era troppo tardi per cambiare. Ah, sì, era davvero troppo tardi. Era facile per gli avvocati considerarla come uno strumento, come un pezzo di mercanzia che ora, per il caso fortuito della sua nascita accertata, poteva risultare di grande utilità per la famiglia Lovel. Che diventasse la moglie del lord e ogni cosa si sarebbe risolta bene per tutti. Era stato molto facile dire così! Ma lei aveva un cuore – un cuore da turbare e conquistare e donare – che ormai non le apparteneva più. L’uomo che era stato così buono con loro aveva cercato la sua ricompensa, e l’aveva ottenuta, e ora non poteva venirne defraudato. Anche se fosse stata disonesta non avrebbe osato defraudarlo; se avesse osato, non sarebbe stata così disonesta.
«Lui ti è piaciuto?» chiese la madre, non subito dopo l’incontro, ma quando venne la sera.
«Oh, sì… come potrebbe non piacere».
«Impossibile davvero! È il giovane più bello, più nobile su cui abbia mai posato gli occhi, e ha proprio l’aspetto di un Lovel».
«Mio padre gli assomigliava?».
«Oh sì, nella forma del viso e nel tono di voce, e nel modo di muovere gli occhi; anche se la dolcezza dell’espressione era andata tutta persa alla scuola del Diavolo a cui si era sottomesso. E anche tu gli assomigli, anche se sei più bruna e con un qualcosa dei Murray, nella maggior ampiezza del viso. Ma ricordo i ritratti a Lovel Grange – ognuno di loro – ed erano tutti simili. Non c’è mai stato un Lovel che non avesse nell’aspetto fisico una naturale grazia. Guarderai quei ritratti, cara, anche più spesso di quanto abbia fatto io e tu sarai felice dove io sono stata – oh – così sventurata!».
«Non li vedrò mai, mamma».
«Perché no?».
«Non voglio vederli».
«Dici che lui ti piace?».
«Sì, mi piace».
«E perché non dovresti amarlo abbastanza da sposarlo?».
«Non sono adatta a diventare sua moglie».
«Sei adatta, nessuna potrebbe essere più adatta; nessun’altra così adatta. Sei di buona famiglia come lo è lui e hai la ricchezza che gli manca. Dovrai ottenerla, se, come mi riferisci, lui sostiene che smetterà di reclamarla come sua. Non può esserci nessun problema di adeguatezza».
«Non è il denaro a rendere una ragazza all’altezza, mamma».
«Sei stata allevata come una signora – e sei una signora. Giuro di non capire quel che tu voglia dire. Se lui ti ritiene adatta e a te lui piace – come dici che accade – che altro può essere necessario? Lui non lo desidera?».
«Non lo so. Ha detto di no, e poi… credo che abbia detto di sì».
«È per questo?».
«No, mamma. Non è per questo; non solo per questo. È troppo tardi!».
«Troppo tardi! Come troppo tardi? Anna, devi dirmi quel che intendi. Insisto perché tu mi dica quel che intendi. Perché è troppo tardi?». Ma Lady Anna non era pronta a svelare quel che intendeva dire. Di certo non aveva avuto nessuna intenzione di rivelare alla madre qualcosa della solenne promessa fatta a Daniel Thwaite. Era stato deciso tra di loro che non se ne dicesse nulla finché l’affare giudiziario non fosse del tutto concluso. Le aveva giurato che per lui non faceva alcuna differenza che lei venisse dichiarata Lady Anna, indubbia proprietaria di migliaia di sterline l’anno, o Anna Murray, figlia illegittima dell’amante del defunto conte, una ragazza senza un soldo e una nullità agli occhi del mondo. Senza dubbio avrebbero dovuto modellare la loro vita in modo molto diverso in un caso o nell’altro. Egli sapeva benissimo come si sarebbe comportato se il patrimonio fosse stato assegnato al conte, come riteneva sarebbe successo quando per la prima volta aveva fatto promettere alla ragazza di diventare sua moglie. Avrebbe agito come suo padre aveva fatto prima di lui e, non dubitava, con risultati migliori. Quale sarebbe stato il suo destino se la ricchezza dei Lovel fosse diventata la ricchezza della sua promessa sposa, ancora non era riuscito a prefigurarselo. Non sapeva come avrebbe dovuto affrontare e combattere il mondo quando sarebbe stato accusato di aver tramato per accaparrarsi tutta quella ricchezza. Sognava di distribuirne la maggior parte tra i Lovel e la contessa, e con un terzo di andarsene insieme alla moglie in qualche nuovo paese, dove non avrebbero chiamato con scherno la moglie Lady Anna e dove lui non sarebbe stato da meno di un conte. Ma comunque andassero le cose, la ragazza doveva mantenere il segreto finché tutto non fosse deciso. Ora, in quegli ultimi giorni, era giunto a credere, come quasi chiunque altro, che tutto fosse pressoché deciso. Il vice-procuratore generale aveva gettato la spugna. Così dicevano coloro che stavano a guardare. E ormai cominciava a circolare la voce che si sarebbe accomodato tutto con un matrimonio in famiglia. Il vice-procuratore generale non avrebbe gettato la spugna – così dicevano coloro che lo conoscevano meglio – senza avere in vista una ragione per farlo. L’avvocato di prima classe Bluestone era ancora indignato e il signor Hardy era silenzioso e immusonito. Ma il mondo in generale cominciava a notare che in quel caso, come in tutti i casi difficili, il vice-procuratore generale univa l’innocenza della colomba alla prudenza del serpente. Nel frattempo Lady Anna non aveva nessuna intenzione di far sfuggire il segreto dalle sue labbra. Dubitava di riuscire mai a dirlo alla madre e di certo non l’avrebbe fatto un’ora prima del necessario. «Perché è troppo tardi?» domandò la contessa, ripetendo la domanda con voce rigidamente severa.
«Voglio dire che non ho vissuto tutta la vita come avrebbe dovuto viverla sua moglie».
«Sciocchezze! È una sciocchezza. Che cosa c’è stato nella tua vita di disonorevole? Siamo state povere e abbiamo vissuto come vivono i poveri. Non siamo state disonorate».
«No, mamma».
«Non voglio sentire stupidaggini del genere. Sono un rimprovero nei miei confronti».
«Oh, mamma, non dite così. So quanto siete stata buona – come abbiate pensato a me in ogni cosa. Vi prego non dite che vi rimprovero!». E si avvicinò per accoccolarsi davanti alla madre.
«Non lo farò, tesoro; ma non farmi arrabbiare dicendo che non sei all’altezza. Non c’è niente altro, carissima?».
«No, mamma», disse a voce bassa, esitando prima di pronunciare la bugia.
«Credo che si farà in modo che tu vada a Yoxham. Persino là le persone cominciano a riconoscere che noi abbiamo ragione e sono disposte ad accettarci. Il conte, a cui non posso far a meno di voler già bene per la sua cortese disponibilità, ha personalmente dichiarato che non porterà avanti l’azione legale. Il signor Goffe mi ha detto che sono ansiosi di vederti là. Naturalmente devi andare – e andrai come Lady Anna Lovel. Il signor Goffe dice che ormai verrà concesso del denaro dai beni patrimoniali e tu andrai come si conviene alla figlia del Conte Lovel quando è in visita dai cugini. Là vedrai il giovanotto. Se ha intenzione di volerti bene e di essere leale con te, passerà molto tempo là. Non dubito che continuerà a piacerti. E ricordati, Anna, – anche se il tuo nome sarà riconosciuto – anche se tutti i beni verranno assegnati a te – anche se un giudice dallo scanno dirà che io sono la vedova del Conte Lovel, tutto può venir vanificato un giorno – a meno che tu non diventi la moglie di questo giovane. Quella donna in Italia potrebbe trovare degli appoggi alla fine, se tu lo rifiuterai. Ma una volta diventata la moglie del giovane Lord Lovel, nessuno potrà più farci del male». Ciò la contessa lo disse con lo scopo di promuovere il matrimonio, piuttosto che per il timore delle conseguenze che descriveva. Daniel Thwaite era il nemico che ormai temeva, e non l’italiana o la famiglia Lovel.
Lady Anna poté solo dire che sarebbe andata a Yoxham se vi fosse stata invitata dalla signora Lovel.