NOTA DELL’AUTORE
La formula segreta di Newton è, ovviamente, un’opera di finzione. Ciò detto, ho cercato di restare il più fedele possibile al contesto storico, per quanto la natura di questo racconto lo permettesse. Sir Isaac Newton fece davvero delle previsioni sulla data della Seconda Venuta. Era affascinato dal Tempio di Salomone e lavorò per molti anni alla Royal Mint. Arrivò davvero a un crollo emotivo nel 1693, in parte a causa dei suoi esperimenti alchemici, e in Praxis dichiarò di aver raggiunto la moltiplicazione. Era inoltre un buon amico di Christopher Wren, che a sua volta era vicino a Elias Ashmole e a John Evelyn. E Conrad Josten scoprì davvero un’anomalia sotto il seminterrato del vecchio Ashmolean con un metal detector, ma gli mancarono i fondi e l’occasione per indagare ulteriormente.
Ho deliberatamente evitato di dire in quale anno si svolge l’azione, nella speranza che i lettori potessero immedesimarsi meglio. Detto questo, la storia è legata ad alcuni eventi precisi (il climax ha luogo esattamente quarantanove anni dopo la guerra dei sei giorni del 1967, per esempio), quindi non è molto difficile fare il conto per i lettori che lo desiderassero. Per inciso, il giorno in questione gode davvero di una rara concomitanza con Rosh Chosesh Sivan.
Come sempre, vorrei ringraziare il mio agente Luigi Bonomi per i suoi inestimabili consigli e incoraggiamenti durante la stesura di questo libro. Sono molto grato a Thomas Stofer per la sua perspicace lettura della mia prima bozza, e a Kati Nicholl per il suo eccellente lavoro di verifica e revisione. Vorrei anche ringraziare tutta la squadra di HarperCollins per avermi aiutato a rendere il libro così bello da vedere e facile da leggere; e più di tutti vorrei ringraziare il mio curatore editoriale Jamie Cowen per il suo incoraggiamento, il duro lavoro e la volontà di combattere per delle modifiche di cui al tempo non ero certo, ma che si sono dimostrate opportune. Mi sono divertito in modo sorprendente durante le ricerche per questo libro, non per ultimo grazie alle tante persone gentili e preparate che ho incontrato lungo la strada. Vorrei ringraziare tutte le persone che lavorano al Museo della storia della scienza, alla Biblioteca nazionale di Israele, alla cattedrale di Saint Paul, al Monumento di Londra e ovunque altro sia stato, per avermi regalato così tanto del loro tempo e delle loro conoscenze. Ma in particolare vorrei ringraziare Stephen Snobelen dell’History of Science and Technology Programme all’Università King’s College di Halifax, in Nuova Scozia, che non solo mi ha consigliato durante la stesura di questo libro, ma è stato così gentile da leggere una prima bozza del manoscritto per indicarmi dove ero uscito dai binari della mia conoscenza di Newton. Ho seguito i suoi suggerimenti la maggior parte delle volte, ma non sempre, perciò ogni errore rimane decisamente una mia, e solo mia, responsabilità.