TRENTOTTO

I

Luke e Rachel osservavano ansiosi mentre l’Arca veniva posta nella grande cassa di quercia e veniva poi sollevata dalla gru fino alla cripta. Qualunque fosse il destino che Croke aveva scelto per loro, stavano sicuramente per scoprirlo. Così fu un grande sollievo capire che avrebbero seguito l’Arca. Walters puntò il taser contro Luke mentre Kieran tagliava una grossa striscia da un rotolo di nastro chirurgico per tappargli la bocca. «Non ce n’è bisogno», Luke provò a convincerlo. «Vi ho dato la mia parola».

«Sì, certo», sbuffò Walters. «Se pensi che ci crediamo…».

Kieran gli appiccicò il nastro sulla bocca, poi fece lo stesso con Rachel. Lui e Walters poi li spinsero a salire la scaletta, li ammanettarono una volta in cima, poi li portarono fuori dalla cattedrale. Un grande tendone era stato eretto sulla piazza antistante, abbastanza grande per parcheggiare due veicoli pesati al suo interno: una motrice con attaccato un container su cui spiccavano gli avvertimenti del trasporto di materiale pericoloso e radioattivo, e un furgone blindato bianco senza finestrini, verso il quale venivano ora indirizzati. Le tre casse di quercia erano già state caricate lungo l’asse verticale, riducendo lo spazio per le gambe per i sedili che correvano lungo i due lati. Walters li spinse a entrare fino al fondo, facendoli sedere di fianco, davanti alla cassa più grande. Liberò per un attimo un polso di Luke per far passare la catena delle manette attraverso una delle maniglie d’ottone, poi lo ammanettò ancora. Fece la stessa cosa con Rachel, poi controllò che la sua squadra fosse entrata nel furgone. Soddisfatto, chiuse lo sportello posteriore e batté due colpi forti sul fianco del furgone.

Era il momento di andare.

II

Croke indossò una pettorina gialla della polizia prima di salire davanti sul furgone bianco. «Un’altra serata tranquilla, eh, capo?», disse Manfredo, già al volante.

«Un’altra serata tranquilla».

Morgenstern era sui gradini della cattedrale. Sarebbe rimasto indietro a supervisionare la posa della lastra asportata dal pavimento della cripta, prima di prendere un elicottero che lo avrebbe portato alla base aeronautica statunitense di Lakenheath per ricongiungersi al convoglio. Croke gli fece un gesto per fargli sapere che erano pronti, e per ringraziarlo dell’aiuto. Morgenstern replicò il gesto all’autista del container nucleare. Accese le luci. Il motore iniziò a rombare. Cominciò a muoversi piano, tirando fuori il muso come un cane curioso contro i teli del tendone e poi scivolando via fra loro.

Il furgone blindato lo seguì immediatamente. Il sole era tramontato, e furono salutati da un incendio abbagliante di flash, che fecero strizzare gli occhi a Croke nonostante il parabrezza oscurato. La prima esplosione scemò, allargandosi. I fari degli elicotteri della televisione li seguivano mentre la scorta della polizia li circondava. Le luci blu lampeggiarono all’unisono mentre si facevano largo attraverso la folla verso Ludgate Hill, e le sirene cominciarono subito a strillare il loro orribile concerto. Presero velocità, anche se non molta. Dovevano, dopotutto, trasportare una bomba sporca.

Tutte le strade secondarie erano state chiuse dalla polizia, perciò non c’era traffico contro cui combattere. Raggiunsero il Limehouse Link ed entrarono nel tunnel. Le pareti di piastrelle bianche e lo spazio ristretto facevano riflettere le luci e le sirene, come in una specie di discoteca infernale. Il tunnel era lungo più di un chilometro e mezzo, con piazzole d’emergenza ogni cento metri circa. Due furgoni anonimi aspettavano al primo spiazzo. Manfredo frenò bruscamente per abbandonare la coda della carovana e accostarsi a loro. Un altro furgone blindato, indistinguibile dal loro, era parcheggiato nella piazzola dopo. Iniziò a immettersi nel momento in cui l’ultimo veicolo della polizia passò, poi accelerò per raggiungere la carovana prima che lasciasse il tunnel. Nell’oscurità della notte, circondati da tutto quel rumore e quelle luci, ci sarebbe voluto un osservatore davvero eccezionale per accorgersi dello scambio.

Croke aprì lo sportello del passeggero, saltò giù, andò sul retro. Lavorando insieme, sollevarono le due casse piccole e le misero nel primo furgone, mentre la più grande, insieme a Luke e Rachel, nel secondo. Chiusero il blindato, lo coprirono con la cerata blu, poi si divisero nei due furgoni, Manfredo e Kieran ai rispettivi volanti. Guidarono a distanza ravvicinata e si fermarono ancora in un’altra piazzola a metà del tunnel. Poi aspettarono.

Passarono altri cinque minuti prima che la polizia riaprisse i blocchi e le prime luci riapparissero nei loro specchietti retrovisori. Manfredo e Kieran partirono anticipandole, spuntando fuori, inattesi e inosservati, dall’uscita orientale del tunnel qualche minuto più tardi, prima di proseguire in una carovana decisamente più discreta verso il City Airport.