OTTO

I

Prima di dar fuoco alla casa di Penelope Martyn, Max Walters aveva rivoltato la rubrica per trovare l’indirizzo di Rachel Parkes. Ora si trovava dall’altra parte della strada davanti alla sua porta. Non c’erano segni di vita all’interno, e quando provò a telefonarle la chiamata venne deviata alla segreteria telefonica. Si guardò intorno e poi guardò Kieran, che stava monitorando l’account email della vecchia sul suo portatile. «Ancora nessuna risposta?»

«Niente».

«Ok», disse Walters. «Facciamolo».

Aspettarono che passasse un ciclista, quindi attraversarono. Il pomeriggio era diventato appiccicoso, minacciava un temporale. Un vialetto comune conduceva a un ingresso con dei citofoni per gli appartamenti ai piani inferiori e superiori. Suonò il campanello del piano terra. Nessuna risposta. Una coppia di anziani che camminava lentamente lungo il marciapiede lanciò loro qualche occhiata sospettosa. Walters sorrise cordiale e augurò loro un buon pomeriggio, ma non migliorò le cose. Continuavano a guardarsi intorno mentre attraversavano la strada ed entravano nella casa di fronte. Poi le loro tendine cominciarono a muoversi. «Cazzo», mormorò Walters.

«Forse c’è un ingresso sul retro», suggerì Kieran.

Camminarono fino alla fine della strada, girarono a sinistra. «Che mi dici di quelle serrature?», chiese Walters. «Sono un problema?»

«Le Yale sono una stronzata», Pete lo rassicurò. «Le Chubb sono un po’ più toste. Diciamo un minuto per tutte e due. Abbastanza perché quei due vecchi coglioni ci vedano e chiamino gli sbirri».

Girarono nella strada successiva. Una terrazza continua distruggeva ogni speranza di introdursi nell’appartamento della Parkes da una finestra sul retro. «Forse faremmo meglio ad aspettare che faccia buio», disse Kieran.

Walters sbuffò. «Oggi è tipo il giorno più lungo dell’anno. E se apre le email mentre aspettiamo?». Fece un respiro profondo. Non aveva ancora fatto rapporto di tutto questo casino a Croke, sperando di sistemare prima le cose. Ma non poteva tirarla più lunga di così. Non voleva che Pete e Kieran sentissero, in ogni caso, così si allontanò ancora prima di chiamare il numero di Croke.

«Hai le mie carte?», domandò Croke.

«Sì», disse Walters. «Ma c’è stato un intoppo».

«Un intoppo?», chiese Croke.

Walters voleva giocarsela con calma, ma la storia in qualche modo uscì tutta d’un fiato. Croke aveva quell’effetto su di lui. «Siamo fuori dalla casa della ragazza adesso», concluse. «Ma ci sono tendine che si muovono da ogni parte».

«Non ci credo», disse Croke acido. «Ti chiedo di comprarmi delle carte, e mi ritrovo con un incendio e una donna morta. E adesso ti preoccupi delle tendine

«Noi lavoriamo per una delle sue società, signore. Se veniamo arrestati, la polizia risale direttamente a lei. Volevo essere assolutamente sicuro che lei fosse d’accordo a rischiare».

Silenzio. «Va bene», disse Croke finalmente. «Restate dove siete. Vedrò cosa posso fare».

II

Pelham fece scorrere la rubrica alla ricerca di un numero e poi si ficcò il telefono fra la spalla e l’orecchio. «Ciao meraviglia», disse. «Sono io. Sì. Ascolta. Quella tua amica al Caius. Sonia, giusto? Non potresti chiamarla per me? Fantastico. Devo rintracciare una ragazza laggiù. Rachel qualcosa…». Diede un’occhiata a Luke per un suggerimento.

«Rachel Parkes», disse Luke.

«Rachel Parkes», ripetè Pelham. Ascoltò per un momento, ridendo forte. «No. Niente del genere, giuro. Un favore a un amico». Rise ancora. «Che vuoi dire? Sono pieno di amici. Non te li presento altrimenti scapperesti con uno di loro». Annuì vigorosamente. «Sì, qualunque cosa riesci a trovare. Cellulare, telefono di casa, indirizzo, qualunque cosa. Grazie, tesoro. Ti amo». Chiuse la telefonata, si rivolse a Luke. «Miriam», disse. «Credo che potrebbe essere quella giusta».

«Tu credi sempre che sia quella giusta».

«Mantiene il cuore giovane, innamorarsi. Prova anche tu ogni tanto».

«Magari settimana prossima. Questa settimana sono concentrato a restare in vita».

«Avrai bisogno di qualcosa su cui scrivere quando ci richiamerà». Gli indicò il vano portaoggetti. «Cerca un po’ là in mezzo».

«Cristo, amico», disse Luke, mentre provocava una piccola valanga di barrette al cioccolato e caramelle.

«Meglio che me ne dai una», disse Pelham. «Non vorrei svenire per carenza di zuccheri, non con tutti questi pali del telefono in giro».

«È stato allora che ha attaccato l’ultimo?», chiese Luke, trovandosi una matita tozza e un block notes. «Mentre ti nutrivi?»

«Chi sei? Il perito dell’assicurazione?». Scartò una barretta coi denti, si ficcò in bocca la massa sciolta. Stava ancora masticando quando squillò il telefono, dovette darsi un paio di secondi per ingoiare tutto. «Ciao tesoro», disse. «Siamo fortunati?». Ascoltò per un po’, rise. «Sei la migliore». Ripeté piano un numero di telefono e un indirizzo perché Luke potesse appuntarlo. «Grazie, meraviglia», disse. «E siamo ancora d’accordo per domani, vero? Grande. Ti saluto adesso». Terminò la telefonata e passò il telefono a Luke perché provasse i vari numeri. Ma senza successo. «Vuoi andare a sederti davanti a casa sua?», chiese Pelham. «Non puoi considerarti un vero stalker finché non lo fai».

«Quanto è lontano?».

Pelham accese il navigatore, digitò l’indirizzo. «Dall’altra parte della città», disse. «Venti minuti più o meno». Guardò Luke negli occhi. «Proprio il tempo necessario per raccontarmi che cazzo sta succedendo».

«Mi sembra giusto», disse Luke. Si prese un istante per fare ordine fra i suoi pensieri. «Ti ricordi quella storia con l’università?».

Pelham fece un piccolo cenno. «Certo».

«Ho cercato di trovarmi un altro lavoro, ma ero ancora un paria. Ci sarebbe chiaramente voluto un anno o due prima che la cosa scemasse, così decisi di fare di necessità virtù, scrivere il mio libro. Ne avevo parlato abbastanza».

«Dillo a me».

«Avevo qualche risparmio, ma ci sarei stato comunque stretto, sai; così ho fatto sapere in giro che se ci fosse stato un lavoro qualsiasi…».

«Ho chiesto in giro», disse Pelham. «Giuro che l’ho fatto. Ma sai come vanno le cose».

«Non mi stavo lamentando. Sto solo spiegando le circostanze. Perché intorno a Natale questo tizio mi chiama dal nulla. Mi dice di chiamarsi Steven, anche se ora dubito che quello fosse il suo nome. Mi dice che è un avvocato e che forse ha un lavoro per me. Uno dei suoi clienti sembra essere un maniaco di Newton».

«Devi essere famoso fra quelli».

«Questo cliente lo aveva incaricato di trovare tutte le carte di Newton che mancavano all’asta di Sotheby’s. Sai la storia, no?»

«La so?», chiese Pelham. Arrivò fino a un semaforo, mise la freccia a sinistra. «Sai cosa? Perché non mi fai fare un ripasso?».

III

Richard Morgenstern sembrava giovane, entusiasta e decisamente texano. «Felice di sentirla, signore», tuonò, quando Croke lo chiamò. «Sono sulla strada per il City Airport adesso. Non è già lì, vero?»

«No. Ma ho bisogno di una cosa e speravo lei mi potesse aiutare».

«Se posso, lo farò. Tutto per un uomo come lei».

«Un uomo come me?»

«Un amico di lei. Mi ha chiamato lei stessa, sa? Voglio dire, cavoli, l’ho vista qualche volta durante la campagna, e una volta all’Accademia. Ma non le avevo mai parlato prima. E non era il mio comandante in capo allora. Non è la stessa cosa, no?»

«No. Immagino di no».

«Sa cosa mi ha detto? Mi ha detto che questa è la sua priorità numero uno adesso. Ha detto che questo ribalta tutto il tavolo». Rise un po’ scioccamente, come se non potesse davvero crederci. «Perciò mi dica di cosa ha bisogno. Se posso…».

«C’è un’email che potrebbe causare problemi», disse Croke. «Ho bisogno che venga cancellata».

«Civile o governativa?»

«Civile».

«Cavoli», disse Morgenstern. «Funziona così. Leggere un’email è facile. Ci arrivano copie di tutto da tutte le parti. Ma cancellarne una è dura. I provider posso essere dei veri stronzi. Gli piacciono le prove di minaccia o di reato. Gli piacciono i mandati. Possiamo portare questa cosa in tribunale?»

«No», disse Croke.

«Allora non so proprio cosa proporre».

«Che mi dice della polizia?», domandò Croke. «Farebbero quello che chiede loro senza passare da un giudice?». Tratteggiò la sua idea.

Morgenstern rise. «Questo non dovrebbe essere un problema», disse. «Mi ci metto subito. La richiamo se c’è qualche intoppo, altrimenti può darlo per sistemato, e la vedrò a terra fra mezz’ora».

«Grazie», disse Croke. «Farò sapere ai miei di aspettarsi compagnia».