EPILOGO
L’edificio della OPTIC si trova ancora in fondo al parcheggio fatiscente, separato dal centro cittadino, che stasera si illumina dietro una nebbia bassa e densa. Cameron pensa sempre che sembra accovacciato, come un animale che aspetta di spiccare un salto, ma forse è solo perché sa cosa c’è dentro.
Attraversa velocemente il parcheggio, sollevando il colletto per
ripararsi dal vento, mentre le foglie morte si agitano sull’asfalto
crepato. Alza il mento una volta raggiunta la porta, giusto il
tempo di farsi vedere dalla video-
camera per il riconoscimento facciale. Avrebbe potuto hackerarla
tranquillamente, se avesse voluto… ma questo è territorio di Olivia
Park. Meglio lasciarle pensare di condurre il gioco.
L’ascensore l’accoglie con una voce senza tono: «Ackerson, Cameron. Accesso a tutti i livelli». Poi arriva la familiare sensazione di assenza di gravità, mentre scende in profondità nella terra. Quando le porte si riaprono, Olivia è davanti a lui, con le braccia conserte. In attesa.
«Sei in ritardo» dice, voltandosi e camminando velocemente lungo il corridoio. Cameron la segue senza scusarsi e senza fare domande. Altra cortesia, altro teatro. Solo pochi mesi prima, aveva percorso quel corridoio al contrario, fuggendo dalla OPTIC nel cuore della notte, una notte che aveva finito per cambiare tutti i loro destini. La notte in cui aveva liberato Nia. Sembra trascorsa una vita.
* * *
Davanti a lui, Olivia alza la mano per la scansione, e una porta si apre. La donna si gira, con un gesto invita Cameron a entrare.
«Devo ammettere» dice, «che Nia ha fatto un lavoro più veloce di quello che immaginavamo. Il gioco si è diffuso ovunque e più rapidamente di quanto i nostri modelli avessero previsto. Hai raggiunto un livello di coinvolgimento notevole in pochissimo tempo. Ma ti suggerisco di riconsiderare la nostra collaborazione nella valutazione dei candidati…»
«Ne abbiamo già parlato» dice Cameron, tagliando corto. Anche se la OPTIC potrebbe rivelarsi utile nella selezione dei candidati, non si fiderebbe mai di loro. Il gioco appartiene a lui e a Nia, e la squadra che stanno radunando per combattere il Ministero, che comprende menti abbastanza flessibili da accogliere il potenziamento offerto da Nia, sarà scelta solo da loro. «La risposta è ancora no. La risposta sarà sempre no».
Olivia annuisce. «Be’, è il tuo funerale. Solo che, naturalmente, non è solo il tuo. È anche il mio. È quello di tutti. E ci resta poco tempo».
È il genere di minaccia che Olivia adora fare, e che Cameron è abituato a ignorare. Solo che questa volta non può fare a meno di notare che le parole di Olivia sono accompagnate da una serie di allarmi silenziosi generati dal software che si porta dentro. La sua frequenza cardiaca è superiore alla norma. I livelli di cortisolo, alti. E c’è anche qualcos’altro: il nervoso clic clic delle dita bioniche che urtano una contro l’altra, ancora e ancora.
«Hai l’aria stressata» dice Cameron.
Olivia fa un sorriso appena accennato. «Ah, sì?»
Lo scorta all’interno, portandosi un dito sulla tempia, com’è solita fare. Le luci nella stanza si affievoliscono, e il muro più lontano scompare, sostituito da un vuoto profondo e nero, punteggiato da piccole scintille di luce. Cameron sta guardando un sistema stellare, e gli è familiare. Ha già visto questa immagine, in quella stessa stanza, mesi prima. Solo che ora c’è qualcosa di diverso. L’ultima volta che è stato lì, una singola stella luminosa si librava vicino al centro del sistema.
E adesso non c’è.
A Cameron viene la pelle d’oca.
Le dita bioniche di Olivia scattano di nuovo e l’immagine cambia.
Cameron avverte un vuoto allo stomaco.
«Oh, merda».
Olivia lo ignora.
«Come ben sai, è stato difficile per noi monitorare i dettagli del sistema di transito utilizzato dall’Inventore e da Xal per raggiungere la Terra. Non sappiamo tuttora come funzioni. Ma Xal e la sua navicella contenevano le coordinate galattiche di alcuni portali del sistema, una sorta di rampe di intersezione, o uscite, luoghi da cui potremmo aspettarci di veder sbucare una navicella in avvicinamento lungo la stessa rotta. La prima immagine catturata riguarda il più lontano di quei portali».
Cameron fissa lo schermo.
«E questa?»
Olivia gli si avvicina, fissando l’immagine di quella che una volta avevano catalogato come una grande stella, che brilla silenziosamente ai confini dello spazio esterno. Ma non è una stella, e non ce n’è una sola. In questa immagine ci sono dozzine di punti luce, tutti in movimento, che sfrecciano nel buio come meteore.
Solo che non sono neanche meteore.
Sebbene si trovino a un’enorme distanza, le sagome curve delle navicelle del Ministero sono inconfondibili. Si stanno avvicinando, e con loro si avvicina la guerra.
«Spero che tu sia pronto, Ackerson» dice. «Sono quasi arrivati».