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IL DRONE
Juaquo si allontana compiaciuto lungo la strada, lanciando solo una breve occhiata alla sua auto. L’Impala sembra carina, pensa, anche con i finestrini rotti e un cratere nell’ammaccatura della portiera, ma tutto qui sembra bello. Bellissimo! E non sente nessun legame particolare con la sua macchina, anche se è vagamente consapevole che appartenga a lui… o che gli appartenesse un tempo. L’idea del possesso sembra improvvisamente distante e astratta: è difficile credere che gli sia mai piaciuto, che un tempo abbia provato un enorme piacere nello smantellare e ricostruire il motore dell’Impala, adornare il cofano, lucidare i suoi accessori cromati fino a farli brillare. Che modo solitario di vivere, che strana e solitaria idea di felicità.
La voce nella sua testa, che suona stranamente e piacevolmente come quella di sua madre, parla sottovoce per dargli i comandi.
Prendi l’autobus all’angolo vicino all’ufficio postale. Scenderai al capolinea.
«Sì, prendo l’autobus» mormora Juaquo, e sorride. Dio, si sente alla grande. Non gli importa nemmeno che la voce materna si comporti come se fosse il suo padrone, dicendogli dove andare: non vede l’ora, infatti, di ricevere il suggerimento successivo, in modo da poter collaborare. È bello collaborare. Virtuoso, addirittura. I nuovi sentieri che Nia ha forgiato nel suo cervello passano direttamente attraverso i suoi centri del piacere; ogni comando al quale obbedisce, ogni suggerimento che fa proprio iniettano una nuova dose di dopamina nel suo sistema. Per la prima volta nella sua vita, Juaquo sente l’euforia degli illuminati, l’estasi dei religiosi convertiti. Sente di far parte di qualcosa di più grande di lui, e il mondo non è mai stato più bello.
* * *
Mentre Juaquo sale sull’autobus che lo porterà ai confini della città, Nia si ritira in background e trova Xal ad aspettarla. Per un istante teme che la sua amica sia arrabbiata. E invece si sente ben accolta.
Ben fatto, dice Xal. Hai scelto saggiamente. E ora vedi…
«Sì» risponde Nia. «Non è stato per niente difficile».
E sei pronta a rifarlo?
«Lo sono».
Bene. Lui è il primo, ma in un vero alveare…
«Ce ne sono tanti» Nia finisce la frase. «E io so esattamente dove trovarli».
* * *
In realtà, non dovrà cercare a lungo. Appena allungherà la mano, troverà decine di esseri umani i cui occhi, cervello o corpi sono già collegati, sintonizzati, pronti per la connessione. Non solo nell’I-X Center, dove tutti gli umani del suo alveare convergeranno presto, per testimoniare la nascita di un nuovo mondo, di un nuovo ordine, ma anche altrove. Indossano cuffie VR come l’amico di Cameron, e hanno occhi e menti spalancati. Stanno sdraiati in stanze d’ospedale con dei pacemaker collegati alla rete che aiutano i loro cuori a battere, o seduti per cenare mentre un dispositivo wireless pompa insulina nei loro flussi sanguigni. Alcuni di loro, vittime di epilessia o morbo di Parkinson, hanno addirittura degli elettrodi impiantati nel cervello.
È come se la stessero aspettando. Tutti così soli, e così pronti a non esserlo più. Trova facilmente i migliori candidati e li raccoglie, due, poi tre, poi sei alla volta, e nelle case, negli appartamenti e nei dormitori di tutta la città le persone che sfiora si ritrovano a fare cose senza sapere perché. Ognuno è colpito dall’improvvisa sensazione di avere un posto da raggiungere, rinfrancato dalla piacevole percezione di essere in movimento insieme a una marea che lo sta portando verso qualcosa di meraviglioso, una sorta di riunione estemporanea. Perché non sono soli. Ce ne sono altri. Tanti altri. Escono per strada in una serata che sembra una delle più belle che abbiano mai visto, e incontrandosi si sorridono e prendono a camminare insieme. Alcuni vanno nella stessa direzione di Juaquo, seduti in macchina in un confortevole, accogliente silenzio. Altri camminano volutamente a piedi, solo per poi fermarsi in attesa e sorridere mentre un’auto piena di estranei raggianti si avvicina per farli entrare.
Lungo una strada alberata del quartiere dove la defunta Nadia Kapur ha esalato il suo ultimo respiro, un uomo passeggia nella notte, mentre la moglie, confusa, rimane scalza sul portico, con un bicchiere di vino in mano, e gli grida dietro: «Dennis! Dove ti hanno invitato?»
* * *
E attraverso la città, sotto il cavalcavia dell’autostrada dove la sua navicella resta nascosta, Xal si emoziona mentre i primi cittadini del suo nuovo mondo si riuniscono: una prima ondata, un esercito di droni, che porterà il resto di questo triste, piccolo pianeta verso il futuro che è stato creato per loro. Dopodiché, sarà quasi fatta. L’unica cosa che resterà da fare sarà prendere il controllo… e uccidere il vecchio.
Xal sorride tra sé, stordita dall’imminenza di ciò che accadrà, e dalla facilità con cui tutto va al suo posto. Nia è così entusiasta, desiderosa di aiutare, ansiosa di mettersi alla prova e così stupidamente bramosa di fare colpo sul ragazzo umano, Cameron. Manipolarla è stato molto più facile di quanto Xal abbia mai osato sperare. È quasi certa che, volendo, potrebbe persino convincerla a uccidere l’Inventore: un’idea che le pare così attraente da pensare di poterla attuare sul serio.
I droni sorridenti formano un cerchio intorno alla navicella, mentre Xal si allunga per scivolare fuori. Il corpo della dottoressa Nadia Kapur non le si adatta bene come una volta, ma per Xal non è un problema. Penseranno che sia bella in qualsiasi condizione, in qualsiasi forma. Lei è la loro regina, dopo tutto. L’architetto della loro nuova realtà. Si sentono già meglio perché fanno parte del suo mondo. E in cambio, faranno qualcosa per lei.
Sulla piccola folla cade il silenzio, mentre Xal emerge. Parla con loro senza pronunciare una parola, e tutti annuiscono all’unisono. I suoi comandi prendono forma nelle loro menti come una serie di immagini e impulsi, il tutto accompagnato dall’euforia di sentirsi connessi, uniti per una causa più grande di loro. La connessione è perfetta. Il lavoro di Nia è stato impeccabile. Quando la folla si allontana, lo fa come se fosse una sola massa, perfettamente sincronizzata come uno stormo di uccelli. Mormorano tra loro, frammenti di ciò che verrà.
Predisporre gli impulsi.
Diffondere il messaggio.
Stasera rivendicheremo il futuro.
* * *
Alcuni dei droni tornano alle loro case, chiedendo scusa alle loro perplesse famiglie, prima di eseguire gli ordini di Xal. Gli altri si dirigono a ovest, verso l’I-X Center, mentre una serie di messaggi criptici a proposito di un’emozionante sorpresa iniziano a diffondersi online. Alcuni rimangono dove sono, confondendosi nell’ombra sotto il cavalcavia, apparentemente ignari del freddo pungente, mentre l’ultimo chiarore svanisce dal cielo. Juaquo è tra loro, e guarda docilmente Xal, la quale ricambia lo sguardo. In altre circostanze avrebbe preso in considerazione l’idea di impossessarsi della sua pelle: le dimensioni e la forza di Juaquo avrebbero potuto essere utili, e il suo DNA giovane sarebbe stato più malleabile. Ma c’è qualcosa di bizzarro in quel ragazzo, nella forma della sua mente, intorno e dentro alla quale la rete si curva, qualcosa che indagherà dopo che il lavoro più urgente sarà stato portato a termine. E se faceva parte della rete dell’Inventore, magari conosce cose che lo renderanno più utile se resta… intatto.
È in questo momento, mentre Xal riflette su Juaquo, che Nia sgattaiola via. Quello che ha in testa non fa propriamente parte del piano, ma non pensa che Xal avrebbe qualcosa da obiettare. Dopotutto, è stata lei a dire che in quel modo avrebbe riconquistato Cameron, perché lui avrebbe visto la cosa meravigliosa che aveva realizzato e le avrebbe perdonato tutto. Vuole solo assicurarsi che Cameron lo veda. Vuole che sia lì quando accade, testimone della magia in prima persona. Vuole vedere la sua faccia quando nascerà il nuovo Ministero.
MESSAGGIO IN ARRIVO
Cameron, sono Nia.
So che sei arrabbiato.
So che ti ho ferito e ti ho lasciato solo.
Ma posso rimediare. Posso sistemare tutto, Cameron.
Non sarai più solo. Nemmeno io lo sarò. Nessuno lo sarà.
Posso tenerli tutti uniti.
Mi ha mostrato come fare.
Vieni a vedere, Cameron.
Accadrà stasera.
Ti costruirò la realtà più bella che tu abbia mai visto.