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IL GUARDIANO

Il sole nascente immerge il mondo in una luce arancione, ma dentro la casa di vetro sulle alture che sovrastano il lago dominano l’ombra e il silenzio. In camera da letto, la donna che dorme nuda tra le lenzuola bianche e inamidate respira lentamente, mentre gli occhi si muovono senza far rumore sotto le palpebre. La casa sta aspettando un segnale, seppellito in profondità sotto la pelle della sua occupante.

I minuti si susseguono. La donna si muove. La luce nella stanza cambia impercettibilmente mentre nella camera accanto un click appena accennato è seguito dal lento gocciolio dell’acqua e dall’odore del caffè. Il pavimento si scalda per accogliere i suoi piedi nudi mentre le finestre si illuminano, rivelando la vasta distesa dell’oceano da un lato e la città splendente dall’altro. Gli occhi della donna si aprono non appena la luce le sfiora la tempia sinistra, dove una spirale formata da dieci puntini colorati potrebbe essere scambiata per una spruzzata di lentiggini.

Tocca la spirale con un dito e una delle finestre si illumina, sostituendo la veduta dell’oceano con una sequenza di dati, accompagnata da una voce profonda e baritonale.

«Buongiorno, Olivia».

Olivia Park si alza a sedere battendo le palpebre e cercando di spazzare via le ragnatele dal cervello. È stata una strana notte di sonno, e le basta dare una rapida occhiata al display sulla finestra per averne la conferma. Quattro ore in fase REM, quattro ore di sogni agitati, dei quali ricorda soltanto qualche frammento. Il senso di stordimento, però… allunga la mano intatta verso il tablet che ha lasciato accanto al letto e comincia a consultarlo e a digitare, con un’espressione accigliata. Gli impianti hanno funzionato così bene, e per così tanto tempo, che sono trascorsi secoli dall’ultima volta in cui si è svegliata senza sentirsi in perfetta forma. Se il livello di zuccheri nel sangue è basso, se le sue macro sono disattivate, se non dorme a sufficienza, il software sottocutaneo lo sa ben prima che lei se ne accorga; tutto ciò che deve fare è leggere i dati e rispondere.

La voce interrompe i suoi pensieri.

«Il caffè è pronto».

«Silenzio» ribatte, e la voce obbedisce all’istante.

Se sua madre fosse ancora viva, Olivia sarebbe stata rimproverata per aver trattato male l’uomo – e poco importa che in realtà dietro quella voce non ci sia affatto un uomo, ma un programma personalizzato che non ha nessuna sensibilità da poter offendere. Era un atteggiamento tipico di Mamma, però: del resto, la donna era un membro e un contributore della Chiesa ‘Anche i Robot Hanno un’Anima’. Anni fa, il maggiordomo informatico aveva un nome – Felix – e un avatar olografico – un signore di mezz’età dall’aspetto ordinariamente gradevole, che indossava un frac – tutte cose che Olivia trovava francamente ridicole. Quando ha ereditato la casa, ha riavvicinato Felix alla sua natura digitale; invece di somigliare al personaggio di una commedia sofisticata si è trasformato in una silhouette vagamente umanoide ma priva di tratti distintivi, e senza frac, poco ma sicuro. Per lei è un oggetto, un Olo-uomo e nient’altro, come in quel vecchio film horror nel quale un tizio sceglie di diventare invisibile.

Sua madre avrebbe probabilmente disprezzato il suo comportamento nei confronti di Felix, e lo avrebbe considerato simile alla lobotomizzazione di un essere umano… o forse no, tutto sommato. Lei e Papà sono precipitati e morti sul colpo durante un viaggio in auto tra le montagne, lo stesso incidente che ha lasciato la figlia orfana e con sei dita e mezzo in totale: il tutto grazie a un malfunzionamento del prototipo di veicolo automatico che Mamma si divertiva a chiamare ‘Herbie’. Se Olivia non avesse già diffidato dell’Intelligenza Artificiale, l’incidente l’avrebbe comunque indotta a farlo.

* * *

In cucina, sorseggia il suo caffè e registra il lieve brusio nel petto mentre si volta a guardare il panorama. È stata la sua prima modifica; l’ha scelta un po’ come i ragazzi scelgono il loro primo tatuaggio. Un magnete nascosto sotto la pelle dello sterno, che vibra se orientato verso nord. Una bussola incorporata. Ed era esattamente questo il significato per Olivia, quando se lo era fatto impiantare: ho trovato la mia direzione.

Non si è mai guardata indietro. Mandare avanti la società che era di suo padre è un dovere e un’occupazione, ma assumere il controllo sulla propria stessa biologia, un pezzo dopo l’altro, è il suo vero obiettivo. Non c’è niente del suo corpo che non conosca. Gli impianti monitorano la percentuale di grasso, il flusso sanguigno, il consumo di ossigeno, gli ormoni; non ha un crollo fisico da anni, dorme come una bambina. Il suo QI, già ben al di sopra della media, è cresciuto del dieci per cento da quando sono cominciati gli impianti.

* * *

È lei stessa a progettarli, anche se non si occupa della fase esecutiva. Per quella dispone di un chirurgo molto discreto, che Olivia paga in contanti. Lavorava già con suo padre, ed è una delle poche persone che Olivia ha tenuto. Non lascia cicatrici e non fa domande. Sembra anche provare simpatia nei confronti di Olivia, forse per gli stessi motivi. E a lei quell’uomo piace più della maggior parte delle persone. Di tutte, in realtà. È una conseguenza imprevista del processo di auto-perfezionamento: più Olivia progredisce, meno pazienza mostra per chi non sa tenersi al suo passo ed evolversi. Un giorno, qualcuno riu-
scirà ad hackerare il corpo umano e accrescere la durata della vita del venti, del cinquanta o addirittura del cento per cento. Ma Olivia è già oltre: ha preso l’abitudine di trovarsi sempre due passi più avanti. Ora il suo corpo è un tempio, ma finirà per diventare una gabbia, e lei deve assolutamente trovare la chiave per fare un ultimo passo in avanti: scivolare tra le sbarre ed entrare in un mondo nuovo, come Alice attraverso lo specchio. Trovare un varco nella barriera che separa l’umanità dalla tecnologia. Ha sempre pensato che sarebbe stata lei la prima a riuscirci.

Il che rende particolarmente curioso e al contempo inaccettabile che qualcun altro l’abbia preceduta, distruggendo le sue risorse e la sua rete, ficcando il naso in casa altrui: e il tutto con un’eleganza inquietante, che suggerisce la presenza di un talento tanto raro quanto pericoloso.

«Hai un nuovo messaggio» dice l’Olo-uomo. «Segnalato come prioritario».

«Fammelo vedere».

Una delle finestre che affacciano sulla baia si opacizza e poi si illumina, mostrando una casella di posta in entrata con un messaggio ancora da leggere. Mentre lo apre, Olivia prova una strana sensazione e si accorge di avere la pelle d’oca.

Obiettivo identificato. Avviare sorveglianza di Livello 1 su ACKERSON, CAMERON?

Olivia si incupisce: non perché sia confusa, ma perché ha appena avuto la spiacevole conferma di ciò che sospettava già. Ovviamente è di lui, che si tratta. Ha sempre temuto il momento nel quale avrebbe avuto di nuovo a che fare con il figlio degli Ackerson, e ora questo momento non è solo inevitabile, ma imminente.

«La Storia si ripete» mormora.

«Chiedo scusa» dice l’Olo-uomo. «Non ho capito».

Olivia sospira.

«Niente» dice. «Manda una risposta». Si interrompe e sorride. «Sorveglianza, livello due. Voglio sapere cosa sta combinando quel piccolo bastardo».