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ARIA SLOANE VIENE CANCELLATA
Ha albeggiato da poco sul campus della Ohio State, e la luce soffusa comincia a filtrare lungo i sentieri silenziosi che gli ultimi festaioli stanno percorrendo a passi incerti, diretti a casa, quando il cellulare di Aria Sloane comincia a vibrare. Aria si sveglia con un sobbalzo, prima confusa, poi infastidita quando vede il nome di Sarah Wright sullo schermo. Farle squillare il telefono alle sei del mattino? Quella ragazza sta sopravvalutando il livello di fesserie che sono disposta a tollerare dai miei alleati, pensa Aria, gettando il telefono di lato e rotolandosi sul letto con uno sbuffo. Solo perché ti fai vedere a qualche protesta e doni tre o quattro centinaia di dollari al mio Ko-Fi per compensarmi dello sforzo emotivo che occorre per essere tua amica, questo non ti dà il diritto di chiamare a qualunque stramaledetta ora.
E poi, riflette, a pensarci bene, svegliare qualcuno prima che faccia giorno potrebbe essere considerato una forma di violenza, giusto? È evidente che Sarah si sente una privilegiata. Quando Aria si alzerà dal letto, la primissima cosa che farà sarà connettersi e chiamare quell’emerita…
«OH, MIO DIO» esclama quando il telefono riprende a vibrare. Lo afferra, notando subito di avere un numero notevole di avvisi. Non solo da parte di Sarah – Gesù, quante volte ha provato prima che la vibrazione del telefono la svegliasse? – ma anche messaggi di testo e notifiche, che stanno per far esplodere tutte le sue app. Per la prima volta si domanda se ci sia qualcosa che non va e se Sarah la stia cercando perché è appena scoppiata una guerra nucleare, oppure, peggio ancora, perché la sua coppia di celebrità preferita si è appena separata. Aria si affretta ad accettare la chiamata.
«Sarah, che cavolo c’è? Sono le sei del matti…»
Sarah la interrompe, ignorando la sua domanda. «Hai visto cosa sta succedendo su Clapback?»
«Come?» ribatte Aria, scuotendo il capo incredula. Dev’essere ancora mezza addormentata; Clapback è l’app della scuola per i messaggi anonimi, e spesso è occasione di liti e offese, ma non è il genere di cosa della quale discutere all’alba, svegliando la gente che dorme.
«Devo dedurne che non sai niente» dice Sarah. «Che non ne hai la minima idea».
Aria soffoca uno sbadiglio. «Forse mi sto perdendo qualcosa» dice, in tono seccato. «Mi hai chiamato per dirmi che qualcuno ha postato una foto del suo culo su Clapback?»
Subito prima che Sarah risponda, Aria si rende conto che c’è qualcosa di strano nel tono dell’altra ragazza. Invece di essere deferente e dispiaciuta come al solito, pronta a fare l’impossibile per non suonare offensiva, la voce di Sarah è dura.
«Proprio così» dice Sarah. «E quel qualcuno sei tu».
Aria si alza a sedere, di scatto. «Come hai detto, scusa?»
«In realtà, non sei solo tu. Un virus, un hacker o che so io ha appena reso pubblica una quantità di merda che non immagini neppure. Perciò non sei l’unica persona costretta ad assaggiare la stessa medicina che propinava agli altri. Per esempio, c’è un tizio che gestiva un sito di revenge porn, e non si sa come i contenuti sono stati tutti rimossi e sostituiti da un video esilarante nel quale piagnucola e litiga con la madre perché gli ha buttato una cartellina piena di cartoline erotiche di Sailor Moon…»
«E cosa c’entra tutto questo con me?» ribatte Aria, sentendo un risolino all’altro capo della linea.
«Sei stata hackerata, Aria. Hai presente tutte le carognate che hai postato senza metterci la faccia, convinta che nessuno avrebbe mai scoperto che dietro c’eri tu? Be’, adesso sono a nome tuo. E non solo su Clapback. Il gruppo segreto che avevi creato su Facebook è diventato pubblico, e tu e i tuoi amici, che criticavate tanto gli hater e gli insulti online, risultate responsabili del novanta per cento degli atti di bullismo consumati a scuola. Ma non finisce mica qui. Sei stata tu. Non riesco a crederci. La storia di Josh, te la sei inventata di sana pianta».
«Non so di cosa stai parlando» dice Aria, ma la voce le trema e le muore in gola. Ha le guance e le orecchie che le vanno a fuoco e l’impressione che il mondo le si stia chiudendo addosso e le tolga il respiro, perché in realtà sa perfettamente di cosa sta parlando la ragazza. All’altro capo della linea, Sarah fa un respiro profondo, e quando riprende a parlare la sua voce è un sibilo.
«Ha cercato di farsi del male, dopo essere stato espulso. Lo sapevi? Ed è finito in un reparto psichiatrico».
Aria chiude gli occhi e pensa: Oh, merda.
Lo scandalo che ha colpito Josh Woodward è stato l’evento più
chiacchierato dell’inverno: dopo che l’autore di un post anonimo su
Clapback sosteneva di averlo visto mentre faceva il saluto nazista
dal balcone della Confraternita Chi Phi, nel giro di poche ore si
erano moltiplicati i post secondo i quali Josh Woodward era un noto
suprematista bianco e la scuola era stata costretta ad avviare
un’indagine. E a quel punto un gruppo di coraggiose attiviste
guidato dalla studentessa del secondo anno Aria Sloane si era fatto
avanti per affermare che Josh era anche incline alle offese
verbali, misogino e paternalista. Nel frattempo il post era
diventato virale, in un crescendo di commenti e telefonate
culminato nelle voci secondo le quali, all’atto di fare il suo
saluto dal balcone, Josh aveva con sé una copia della Rivolta
di Atlante e indossava una maglietta con un cuore e la parola
‘FASCISMO’. L’attenzione dei media e
le telefonate scandalizzate dei genitori – insieme all’ovvia
impossibilità per Josh Wood-
ward di dimostrare che non aveva fatto ciò di cui veniva
accusato – avevano indotto il Consiglio di disciplina a condannarlo
come hater ed espellerlo, a soli due mesi dal diploma. Dalle ultime
notizie pervenute ad Aria, era tornato ad abitare con i genitori ed
era stato licenziato da cameriere in un fast food. Grazie a un
anonimo cliente che aveva postato su Twitter una sua foto con la
divisa, assicurandosi di taggare il suo datore di lavoro: ‘E così,
a quanto pare, a @McDonald’s sta bene tenersi in cucina un
suprematista bianco e misogino: LOL’.
Con il senno di poi, Aria è convinta che quest’ultima uscita avrebbe potuto anche risparmiarsela. Non aveva alcun bisogno di farlo licenziare dal fast food. Far girare la voce e poi invadere Clapback con un numero sufficiente di testimonianze anonime da scatenare il pandemonio – e i commenti non erano neppure tutti suoi: il cinquanta per cento, forse, o il settantacinque al massimo – sarebbe dovuto bastare. E comunque, lo aveva fatto solo per dargli una lezione dopo che Josh l’aveva attaccata in classe chiamandola ‘bacchettona’ perché Aria voleva far segnalare come ‘scabroso’ Delitto e castigo. Ma Josh Woodward era l’incarnazione vivente dei privilegi del maschio bianco. Quindi, cosa c’era di tanto grave nel restare senza un diploma o un posto di lavoro? Era una condizione in cui si trovavano in tanti, senza andare fuori di testa com’è capitato a lui.
Aria fa un respiro profondo e dice: «Non so che cosa credi di sapere, ma se Josh Woodward è impazzito dopo essere stato espulso, non è certo colpa mia».
«Stai scherzando o cosa?» La voce di Sarah è quasi un urlo. «Ti sei inventata la storia di sana pianta e, come se non bastasse, l’hai fatta bere a tutti noi. Hai detto che era nostro dovere sostenere chiunque avesse il coraggio di denunciare Josh. Quinn ha rotto ogni rapporto con lui perché tu avevi detto che il suo maschilismo era contagioso. Ti ho accompagnata a pranzo fuori per una settimana intera, perché dicevi di essere troppo traumatizzata per poter mangiare nella stessa mensa di un nazista».
«Io…» cerca di dire Aria, ma Sarah non la lascia parlare.
«Ho deciso di chiamare la preside, Aria, e di raccontarle tutto. Le dirò come ci hai messi sotto pressione e ci hai costretti a confermare le tue menzogne. Le dirò come hai minacciato di rovinarmi la reputazione se non avessi postato, twittato e commentato ogni volta che decidevi di prendere di mira qualcuno. A proposito, rivoglio i miei cinquecento dollari. Ho parlato con mio padre e lui mi ha detto che si tratta di una truffa in piena regola, e che ho tutto il diritto di…»
Aria interrompe la conversazione, ma il telefono si illumina e le notifiche scorrono così in fretta che non riesce neppure a leggerle. Tre club di cui faceva parte hanno già postato delle dichiarazioni ufficiali con le quali prendono le distanze da lei. I suoi follower abbandonano la nave più in fretta possibile; il suo account Twitter è stato sospeso e la sua lista di amici su Facebook è già diminuita di duecento unità. Comincia a rendersi conto che Sarah aveva ragione e che non è l’unica ad aver subito quel trattamento – il suo nome appare accanto a quello di diverse altre ‘vittime’, incluso il tizio del sito porno, che è già stato soprannominato #WailerMoon – ma ciò rende le cose se possibile ancor peggiori. Sulla sua email l’ultimo dei novantasette messaggi ancora da leggere ha come soggetto: ‘Vergognati!’
Il telefono riprende a vibrare, e quando Aria guarda lo schermo diventa bianca come un lenzuolo. Non è Sarah che la sta richiamando. Molto peggio: sullo schermo è apparso il nome PAPÀ.
Aria Sloane getta il telefono sul pavimento e lo vede sparire sotto la scrivania. La vibrazione cessa.
Aria rimane in attesa, pregando e provando a sperare.
Fa’ che sia solo un sogno, pensa.
Sotto la scrivania, il telefono riprende a vibrare.
Fuori, qualcuno bussa alla sua porta.
E Aria Sloane affonda il viso nel cuscino, e comincia a gridare.
MESSAGGIO CRIPTATO
Da: Olivia Park
A: Team Alpha
Oggetto: Incarico prioritario
Gli algoritmi della
OPTIC hanno identificato una serie di perturbazioni, con
probabilità stimata al 94 per cento che gli eventi siano collegati.
Siete pregati di controllare i file allegati sugli hackeraggi
subiti da Daggett Smith, Ford Freeman e Aria Sloane,
e procedere a tutte le analisi rilevanti. Cameron Ackerson sta
pisciando fuori dal vaso, e voglio sapere con chi
lavora.