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L’unico problema, con l’eroina, era come procurarsela. Con una fornitura costante, era una droga fantastica. Sniffandola non faceva male, soprattutto se il tuo cervello ogni giorno, ogni istante viaggiava come una turbina, sempre alla massima velocità, in un lavorio senza tregua che usurava rapidamente le energie e logorava l’anima e la mente. L’eroina permetteva di rallentare per un momento, giusto il tempo necessario a ricaricarsi e ripartire con maggiore slancio. Era meglio non assuefarsi ed era fondamentale tenere ben presente che la siringa era solo per i falliti. Nell’ospedale per veterani, molti erano passati dalle droghe leggere all’eroina. Lui però non si era mai iniettato alcuna sostanza.

Era sera, o quasi.

Doug Case aveva continuato a fare telefonate dal suo cellulare satellitare da quando il sole era ancora alto nel cielo. In quel momento, seduto sulla sua sedia a rotelle, mentre guardava dalla finestra il mare di luci elettriche esteso da un orizzonte all’altro sulla città di Houston, non provava dolore né ansia, ma si sentiva sempre più responsabile della complicata situazione che aveva innescato.

Suonò di nuovo il telefono. Rispose dicendo: «Hai trovato l’aereo?».

«Un C-160 Transall bimotore turboelica.»

«Colore?»

«Ecco, qui c’è un piccolo problema. È in colorazione mimetica, come hai chiesto tu, però è azzurro.»

«Ti avevo detto colorazione mimetica verde.»

«Sì, ma…»

«Dev’essere verde! Non m’interessa come farai. Dipingilo, oppure trovane un altro. Mimetico verde. Lo voglio pronto per domani.»

Case chiuse la telefonata. Soppesò la rilassante prospettiva di tirare una striscia o due, per non addormentarsi più tardi in un momento cruciale. Poi decise di non farlo. Le droghe di per sé non davano dipendenza: solo gli sfigati non riuscivano a farne a meno. Rimase per dieci minuti buoni in uno stato di assoluta tranquillità, ma poi sentì crescere dentro di sé l’impazienza per l’assenza di azione. Poi, finalmente, il telefono squillò di nuovo. Sapeva già chi fosse, ancora prima di controllare il display. Era la Voce. Puntuale come un orologio, ogni cinque giorni. Forse nemmeno lui si rendeva conto di quanto fosse prevedibile.

«Salve, strana Voce» rispose Case. «Come va, stasera? Se è notte, dove si trova lei.»

«Mi sembra su di giri, Douglas. Come vanno le cose?»

Il timbro vocale del chiamante era camuffato. Il suono in uscita dal suo telefono veniva trasformato da un dispositivo sviluppato in origine per la guerra psicologica e per ingannare i sistemi di riconoscimento vocale. Case lo ricordava sin dai primi tempi alle Operazioni Consolari. Attualmente era molto migliorato, grazie alle tecniche di digitalizzazione, miniaturizzazione, a una maggiore comprensione della posizione articolatoria e all’upgrade del software, da VTS1 a VTS14.8. Ora era possibile modificare il timbro, trasporre l’altezza, inserire effetti di vibrato e tremolo per confondere chi ascoltava, e persino isolare e sintetizzare segnali in modo da generare imitazioni. La Voce poteva sembrare quella di un robot, o quella di una ragazzina. Poteva parlare come Jon Stewart del Daily Show o imitare Hillary Clinton. Quella sera pareva un misto di Stewart e WALL•E.

La linea telefonica della Voce era criptata. L’identità e la località del chiamante risultavano invisibili a Case. Forse lo sconosciuto non sapeva neppure dove si trovasse Case, tale era l’anonimato dei cellulari e dei telefoni satellitari. La differenza stava nel fatto che, se la Voce avesse chiesto l’ubicazione di Case lui l’avrebbe fornita senza problemi; viceversa, Case non si sarebbe nemmeno sognato di formulare una domanda simile.

La voce misteriosa poteva appartenere a qualcuno della American Synergy Corporation, uno dei manager più importanti, probabilmente uno del nido di serpi, o un membro del consiglio di amministrazione, o il fantomatico Buddha in persona. Pur ammettendo l’ipotesi che non facesse parte della società, si trattava comunque di qualcuno perfettamente al corrente di tutto ciò che vi accadeva. Case aveva ricevuto la sua prima telefonata due anni prima. «Lei è stato il miglior agente clandestino ad avere mai servito il Paese» l’aveva adulato la Voce. «Lavori per me e sarà premiato.»

E in effetti il rapporto con la Voce aveva già fatto di Case un uomo molto ricco e con tutta probabilità lo attendeva un fulgido avvenire, purché fosse rimasto leale, ubbidiente, utile e discreto.

«Sono su di giri. Va tutto a gonfie vele, grazie, signore. Cosa posso fare per lei?»

«Un esponente della cerchia di Ferdinand Poe deve essere sostituito.»

«Da chi?»

«Prima è necessario rendere vacante il posto.»

«Quando?»

«Molto presto. Si tenga pronto.»

«Chi è?»

La Voce pronunciò il nome del capo dello staff di Poe, Mario Margarido. Uomo equilibrato e affidabile, era il collante che teneva insieme il traballante nuovo governo di Ferdinand Poe mentre cercava di riparare le infrastrutture e rimettere in sesto l’economia dell’isola dilaniata dalla guerra. Con la scomparsa improvvisa di Margarido, l’unica risorsa a disposizione del presidente provvisorio, oltre alla propria formidabile volontà, sarebbe stato Patrice da Costa, ex spia al servizio del presidente, poi nominato capo della sicurezza. Case si chiese se la Voce stesse progettando un colpo di Stato. Ma non poteva domandarglielo direttamente, sarebbe stato irriguardoso da parte sua. Meglio restare leale, utile, ubbidiente e discreto.

«Ha qualche preferenza su come eliminare Margarido?»

«Sarebbe meglio non abbatterlo in pubblico a colpi di mitragliatrice.»

Case colse subito l’umorismo caustico dell’interlocutore, mirato a comunicare informazioni utili senza dichiararle apertamente.

«Entro questo limite, si regoli come ritiene opportuno. Meglio non destare troppi sospetti, anche se il minimo dubbio basterà comunque a provocare mille congetture.»

Ora suonava davvero come un colpo di Stato. «Procederò non appena mi darà l’okay.»

«Certo. Al momento opportuno riceverà il mio segnale. Intende affidare l’incarico alla SR?»

Case esitò. «Mi riservo di valutare la possibilità. Gli eventi si sono susseguiti con sorprendente rapidità.»

«C’è qualche problema con la SR?»

Questa volta Case non ebbe alcuna esitazione. Esisteva una linea sottile tra obbedienza e collaborazione. Quest’ultima poteva spianare la strada all’alleanza e, chiunque fosse la Voce, la speranza di Case era diventare suo alleato fedele. Il denaro era importante, ma il potere era tutt’altra cosa. Decise perciò di rispondere con sincerità, rivelando quale fosse il suo timore nell’affidare alla Sécurité Referral i lavori sporchi.

«La mia prima impressione sulla SR è stata quella di un cartello criminale di ex agenti dotati di talento straordinario, disposti a eseguire operazioni indipendenti. Professionisti freelance che rispondono solo a se stessi.»

Doug Case fece una pausa per consentire alla Voce di guidare la conversazione.

«Qualità richieste solo alle migliori aziende. Sembrano eccellenti. Qual è il problema?» replicò con sarcasmo l’interlocutore senza volto.

«Mi preoccupa l’idea che possano considerare la Isle de Foree come una base di transito per la droga proveniente dal Sud America da introdurre in Europa. Potrebbero cogliere l’occasione per creare un narcostato.»

«È una preoccupazione legittima. Potrebbero mettere in piedi una flotta di jet dismessi per coprire la rotta atlantica tra l’America Latina e la Isle de Foree, far transitare cocaina e armi attraverso l’Africa occidentale, poi oltre il Sahara e in Europa. È solo questione di tempo, ma prima o poi il crimine organizzato rivendicherà una nazione.»

«Ero convinto che, dopo aver preso il controllo della Isle de Foree per conto della ASC, la Sécurité Referral avrebbe tolto il disturbo.»

«Eliminare la concorrenza è un vantaggio, potremmo dire, derivante dal dominio di uno Stato sovrano. Chi domina per primo, vince. Cos’è cambiato?»

«La SR è cambiata. Sono diventati più ambiziosi.»

«O invece lei li ha sottovalutati?» La Voce, come Case aveva sperimentato durante le loro conversazioni, sapeva utilizzare le parole come coltellate tra le costole.

«Lo ammetto, li avevo sottovalutati. Non mi sono informato su come hanno iniziato l’attività. Pensavo si limitassero a fornire addestratori per mercenari.»

«E quando ha capito di aver commesso un errore di valutazione?»

«Quando sono andati a prendere Iboga» rispose Case.

«Avevo l’impressione che avessimo… o piuttosto, che lei avesse ingaggiato la SR proprio per recuperare Iboga. La considero una mossa eccellente da parte sua.»

«Vorrei potermi prendere tutto il merito dell’operazione di recupero. Ma non è così. Chiaramente, sono stati quelli della SR a convincere Iboga con largo anticipo della necessità di predisporre una via di fuga. Per tutto il tempo la SR ha considerato Iboga la sua carta vincente per mettere le mani sulla Foree. L’hanno portato in salvo in attesa di rimetterlo al potere con un futuro colpo di Stato.»

«Comincio a capire le sue perplessità sulla Sécurité Referral.»

«Potrebbero aver fiutato la potenzialità dei giacimenti petroliferi dell’isola.»

«Certo che l’hanno fatto! Non ha pensato che la SR possa aver eseguito l’operazione sulla Amber Dawn per mantenere segreta la scoperta del giacimento?»

«Solo dopo parecchio tempo, signore» ammise Case.

«Il petrolio è di gran lunga più prezioso della droga. Il petrolio è alla base di uno Stato legittimo. I narcostati sono nazioni paria, con i quali nessuno vuole avere a che fare, sottoposti a sanzioni economiche, ammoniti, mentre nessuno Stato sovrano esportatore di petrolio verrà mai trattato allo stesso modo. Non importa quanti cosiddetti Stati legittimi poi portino le loro lagnanze alle Nazioni Unite.»

Doug Case non replicò. In quella situazione, poteva solo sperare di comunicare la propria volontà attraverso il silenzio.

La Voce continuò: «Se lei ingaggiasse la SR per eliminare il capo dello staff di Poe, darebbe loro il vantaggio di conoscere in anticipo il momento preciso in cui avrebbero le migliori chance di rovesciare il presidente attuale».

«Sotto il nostro naso» aggiunse Case, cogliendo l’occasione per inserire l’aggettivo «nostro».

«Non vogliamo per nessuna ragione un dannatissimo colpo di Stato non organizzato da noi. Meglio rivolgersi a qualcun altro, per eliminare Margarido.»

«Ha perfettamente ragione, signore» concordò Case.

Parlando in modo diretto, ammettendo i suoi errori, e poi concedendo spazio, incoraggiando, facendo di tutto perché la Voce potesse esibire la propria superiorità intellettuale, aveva finalmente ottenuto un «noi».

«Suppongo che un ex agente clandestino con la sua formazione e i suoi contatti possa mettere in campo un altro gruppo operativo.»

«Non ne dubiti, signore» concluse Case.

L'occhio della fenice
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