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«Perché non lo facciamo più spesso?» mormorò Jessica Kincaid. Il sesso tra loro incominciava sempre in modo molto graduale, come nuotatori che si avventurino nell’acqua alla luce delle stelle. Avevano dei rituali: ispezione delle contusioni, massaggio terapeutico, un bacio per guarire. In quel momento era distesa sopra Paul Janson, con i seni premuti contro il suo petto muscoloso, le labbra che si sfioravano, le gambe intrecciate, il respiro corto e il battito accelerato.
L’Embraer rombava nel cielo notturno. Forse Janson non l’aveva sentita, con il rumore dei motori. «Perché…»
«Perché la mia vecchia carcassa imploderebbe per il troppo piacere.»
«Niente bugie.»
«Qual è la punizione per le bugie?»
«Non divagare. Rispondi alla domanda, Paul. Perché non lo facciamo più spesso?»
«Abbiamo paura» sussurrò Janson sulla sua bocca. Le appoggiò una mano sulla nuca, accarezzandola lungo la spina dorsale con l’altra.
«Di cosa?» chiese lei, staccandosi dalle sue labbra, per passare a baciarlo lungo il collo.
«Abbiamo paura che un giorno uno dei due ritorni da solo da una missione.» La mano di lui si spostò dalla nuca per insinuarsi tra le sue cosce.
«Io non ho paura» bisbigliò la ragazza.
«Ottimo. Mi piacerebbe poter dire lo stesso.»
Si mise a cavalcioni su di lui. Lui appoggiò la schiena alla parete per assecondarla.
«Dammi le mani» disse lei.
Lui le tese. Con i palmi sui suoi, Jessica posò i piedi sul letto e cominciò a muoversi. «Io non posso credere di restare sola.»
«In questo momento» ansimò Janson «tenderei a darti ragione.»
«Boss?» Era la voce di Mike, il pilota, nell’interfono. «Mi dispiace molto disturbare.»
«Cosa c’è?» I microfoni della cabina erano ad attivazione vocale.
«Quintisha al telefono satellitare. Dice che è importante.»
Quintisha Upchurch era la direttrice generale delle operazioni sia per la CatsPaw Associates, sia per la fondazione Phoenix. Era l’unica persona al mondo in grado di contattare Paul Janson ovunque, giorno e notte.
«Passamela, Mike, e chiudi la comunicazione dalla tua parte.»
Ansimante, con lo sguardo languido, Jessica fissò Janson sotto di lei. «Che cavolo di ore sono? Ma quella donna non dorme mai?»
Janson disse: «Salve, Quintisha».
«Non ha risposto al telefono satellitare, signor Janson.» Non per la prima volta, Janson notò come nella sua voce si fondessero la riservatezza della figlia di un pastore protestante e il rigore di un magistrato.
«Sì.»
«Non ha risposto neppure Jessica.»
«La signorina Kincaid si è presa la serata libera. Cosa succede?»
«Douglas Case della American Synergy è molto agitato. Ha detto di riferirle queste testuali parole: “Il medico è fuggito dalla gabbia”.»
«Cosa?»
«Il signor Case ha insistito molto per avere i suoi numeri privati. Ovviamente non glieli ho forniti, ma poiché dobbiamo ricevere dalla ASC cinque milioni di dollari, ho pensato fosse meglio avvertirla subito.»
Janson rifletté con attenzione.
Quintisha Upchurch continuò: «Per noi quei cinque milioni sono essenziali, signor Janson. L’aereo su cui sta volando non ha, come dire, costi contenuti».
«Dica al signor Case che ci penso io.» Pronunciò il nome del pilota. Il sistema di riconoscimento vocale lo mise in comunicazione di nuovo con la cabina di pilotaggio. «Mike, hai già superato il punto di non ritorno?»
Il punto di non ritorno non era esattamente nel mezzo dell’oceano. Se l’Embraer poteva ritornare in Africa, o doveva continuare sulla sua rotta fino al Sudamerica, dipendeva sia dalla forza del vento, sia dalla distanza già coperta. L’aereo era meno pesante, avendo già consumato parte del carburante, quindi era necessaria minore potenza per mantenere la velocità. Tornando indietro, inoltre, l’aereo non avrebbe più avuto il vento contrario, ma in poppa, consentendo a Mike di volare col gas al minimo. I calcoli matematici erano complessi. Di solito i piloti esperti come Mike calcolavano mentalmente il PNR, il punto di non ritorno, minuto per minuto, in modo automatico.
«Ventinove minuti al punto di non ritorno.»
«Vira di centottanta gradi. Torniamo a Porto Clarence.»
«Indietro di centottanta gradi a Porto Clarence… bene, non appena ricevo l’autorizzazione.»
Intervenne Jessica. «Mike? Quando ricevi l’autorizzazione, fai piano.»
«Ripeti?»
«Niente scossoni durante la virata» specificò Janson. «Non vorremmo che qui si rovesciasse qualcosa. Passo e chiudo.»
Quando l’Embraer s’inclinò erano ancora palmo a palmo, per tenersi in equilibrio.
«Non vuoi chiamare il tuo amico Doug?»
«Prima dobbiamo scoprire cosa è successo.»
«E non avremo modo di farlo finché non arriviamo a Porto Clarence.»
«Dove saremo solo fra tre ore.»
«Abbiamo il tempo di raggiungere il punto di non ritorno?»
«Possiamo raggiungere più punti di non ritorno, prima di allora.»