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«Temo di essere stato un po’ brusco l’altro giorno, con la tua signora Upchurch» si scusò Doug Case al telefono satellitare.
«Eri sotto pressione e lei l’ha capito» rispose Janson.
Dalle finestre della stanza principale della suite dove era ricoverato Ferdinand Poe si vedeva il palazzo presidenziale al capo opposto della baia di Porto Clarence e un ampio scorcio grigioazzurro dell’Oceano Atlantico a est e a nord. La bandiera della Foree, un tricolore orizzontale giallo oro, verde e nero attraversato da una banda diagonale rossa, issata al posto del vessillo giallo di Iboga, sventolava alla brezza.
Il vento aveva spazzato via dal mare la consueta foschia equatoriale. La visuale era ottima e all’orizzonte si vedeva una gigantesca nave in avvicinamento. Janson la stava osservando da un’ora, mentre attendeva di essere richiamato da Doug Case. Era troppo lenta per essere una nave da crociera o una petroliera.
Doug Case disse: «Ho avuto il tempo di calmarmi. Non è colpa tua se il medico è scomparso. L’assegno è già stato pagato, avrai il denaro nelle prossime ventiquattro ore».
«Non lo voglio.»
«Cosa?»
«Tienilo tu.»
«Cosa vuoi dire?»
«Mi farai avere l’assegno quando vedrai il medico.»
«Stiamo parlando di cinque milioni di bigliettoni, Paul.»
«Ma non mi spettano ancora. Non preoccuparti, lo troveremo.»
Aveva già iniziato le ricerche, appena sbarcato all’aeroporto. L’uomo di fiducia di Poe, Patrice da Costa, definendosi scherzosamente «capo provvisorio della sicurezza della guardia presidenziale provvisoria del presidente provvisorio Poe», accompagnò Janson a parlare con la maîtresse del bordello dove era stato Flannigan la sera prima. La donna, terrorizzata, ammise che il medico era stato lì, ma riferì di non sapere quando fosse uscito, né dove fosse andato. Ripensandoci, Janson riconobbe molti segnali di diffidenza e di inquietudine in Flannigan.
«E quando l’avrò trovato, te lo porterò dritto in ufficio» promise Janson a Doug Case. Questi replicò: «Non preoccuparti. La ASC ha fatto tutto il possibile per aiutarlo e tu l’hai riportato nel mondo civile sano e salvo. Se lui ha tagliato la corda, è un suo problema. Adesso deve cavarsela da solo. Voglio dire, noi abbiamo fatto tutto ciò che dovevamo».
«Perché è sparito in quel modo?»
Doug Case rispose ridacchiando: «Pare che il nostro dottore sia un inguaribile casanova. Probabilmente stava scappando da un marito geloso».
«A Porto Clarence o a Houston?»
«Potrebbe essere ovunque, da quanto ho sentito. Guarda, un tipo così non è poi una gran perdita. Quelli come lui passano da un lavoro all’altro.»
«Da quanto ho potuto vedere io, è stato molto professionale e si è dedicato al suo paziente in modo ammirevole.»
«Non lo sto accusando di essere un tossicodipendente o un alcolista. Sto solo dicendo che andremo avanti anche senza di lui. Non pensarci più, Paul. Ti manderemo il tuo assegno.»
«Mi consegnerai l’assegno appena ti avrò portato il dottor Flannigan» ribadì Janson. Erano in ballo la sua parola, la sua credibilità e la sua professionalità. Ma aveva anche un’altra ragione per tenere la porta aperta alla American Synergy.
«Se proprio insisti» annuì Case, dubbioso. «Ma siamo disposti anche a rinunciare.»
«Insisto. Però avrei bisogno di un piccolo aiuto da parte tua.»
«Spara.»
«Devi riferirmi tutto quello che sai su eventuali servizi clandestini che stanno collaborando con il movimento Free Foree.»