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La zona a luci rosse di Porto Clarence era alle spalle del molo delle navi da crociera, una strada pedonale illuminata a giorno e sorvegliata da poliziotti bonari.

Terry Flannigan notò l’unica nave ormeggiata, una bagnarola bulgara, con una grande insegna al neon con la scritta VARNA FANTASY: Varna era la città sul Mar Nero dalla quale era salpata e Fantasy la società organizzatrice di crociere. I turisti arrivati alcuni giorni prima si erano trovati nel bel mezzo di una guerra africana e probabilmente ora affollavano i locali specializzati in massaggi. Aveva domandato al nuovo capo della sicurezza del ministro Poe dove sarebbe potuto andare un gentiluomo per «divertirsi un po’» e Patrice da Costa, il quale aveva trascorso il periodo della guerra in città come informatore, aveva telefonato a un bordello per avvertire del suo arrivo e raccomandare un trattamento di riguardo.

Flannigan fu accolto come un re, gli fu detto che la serata era pagata dal «capo da Costa» e gli fu offerto un bicchiere di vino mentre guardava un video con una dimostrazione delle competenze delle collaboratrici. L’anteprima in HD gli era sembrata un po’ bizzarra, ma era una valida alternativa al problema della scelta in pubblico, che comportava un rifiuto palese delle altre ragazze. Scelse un’ucraina bionda e formosa, con una lieve somiglianza con Janet Hatfield.

Vista da vicino dovette ammettere che la somiglianza era davvero minima, ma del resto non aveva intenzione di guardarla in faccia per tutto il tempo. Anzi, avrebbe tenuto gli occhi chiusi o avrebbe spento la luce. Inaspettatamente, accadde una cosa terribile. La cosa più imbarazzante. Non riusciva ad avere un’erezione.

«Non mi era mai successo prima, neppure una volta» disse alla ragazza, la quale non sembrava capire l’inglese, ma era così gentile da farlo sentire a suo agio quanto era possibile viste le circostanze. In realtà era meglio, se non comprendeva l’inglese. Al buio si sentì libero di parlare. «Una mia amica è stata uccisa. Era una brava persona, di gran lunga migliore di me. Ma era anche divertente, sicura di sé e molto, molto equilibrata. Una ragazza affidabile. Dalle mie parti si dice che potresti andarci sulle rapide, con una così. Buffo, perché lei di lavoro era capitano di una nave.» Lo diceva piangendo.

Qualcuno bussò alla porta.

«Ho pagato per tutta la notte. Andate via!» disse, con voce stridula.

La ragazza accese la luce e appoggiò l’orecchio alla porta, poi gli fece segno con insistenza di avvicinarsi. L’anziana maîtresse, che poco prima si era seduta accanto a lui mentre guardava il video, bisbigliava in tono concitato.

Flannigan aprì la porta.

«Lei è in pericolo! Un tipo poco raccomandabile la sta cercando. L’ho mandato via e gli ho detto che lei non era qui, ma non mi ha creduto. Deve andarsene subito!»

Flannigan non si diede la pena di indagare su chi fosse quell’uomo. Questo confermava le sue peggiori paure. Il guardaspalle di Iboga sul molo era davvero Van Pelt, il sudafricano fanatico che aveva guidato il massacro sulla Amber Dawn.

Flannigan si rivestì, mise del denaro nella mano della ragazza e seguì la maîtresse fino a un’uscita laterale, sbucando in un vicolo puzzolente. «Dove andrà adesso?» chiese la donna, a voce bassa.

«In un posto dove mi accoglieranno a braccia aperte.»

Controllò la strada, vide che non c’era nessuno e corse a perdifiato fino alla banchina, girò un angolo e raggiunse il molo. La Varna Fantasy si stava preparando a salpare, ritirando le gomene. Un rimorchiatore la spingeva contro il molo, allentando le cime, e l’equipaggio attendeva l’ordine di mollare gli ormeggi.

Un ufficiale di bordo fermò Flannigan in cima alla passerella. Il medico disse: «Chiami il commissario di bordo».

«Sta dormendo.»

«Sarà felice di essere stato svegliato, glielo garantisco. Anzi, la ringrazierà. Se non lo fa, si prenderà una bella lavata di capo.»

Il commissario di bordo comparve tutto assonnato, con una giacca bianca sopra il pigiama.

Flannigan lo salutò: «Buonasera, signore. Se il vostro medico di bordo non è sceso qui dalla nave, probabilmente lo farà al prossimo scalo, o a quello successivo. Dico bene?».

«Questo non è affar suo» ribatté diffidente il commissario.

«Io sono medico traumatologo. Ho esperienza con i passeggeri delle navi da crociera, posso curare i membri dell’equipaggio dalle malattie veneree e controllare l’igiene nelle cucine e nei ristoranti, per evitare una bella epidemia di dissenteria. Ho lavorato per molti anni su navi come questa.»

Aprì il portadocumenti impermeabile dal quale non si separava mai, soprattutto non in un mondo in cui i documenti erano indispensabili, e scelse con cura tra le carte. «Questo è il mio passaporto e la copia dell’abilitazione a esercitare la professione medica. Mi accompagni alla mia cabina.»

Non era nemmeno necessario chiedere al commissario di bordo di tenere segreta la sua presenza sulla nave finché non fossero usciti dalle acque territoriali della Isle de Foree, Flannigan lo sapeva bene. L’ufficiale, tra le cui responsabilità c’era la salute di duemila passeggeri ammassati in uno spazio limitato, non voleva certo dare un calcio a quella fortuna inattesa, informando le autorità locali della presenza di una persona che all’ultimo minuto si era presentata a bordo con l’intenzione di lasciare clandestinamente la città. Qualunque cosa avesse fatto a terra quel tizio, un medico qualificato a bordo rappresentava una merce rara.

L'occhio della fenice
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