28

«Stia tranquillo, presidente Poe» disse Kingsman Helms. «Esattamente come lei, la Divisione Idrocarburi della American Synergy Corporation non desidera affatto una nuova British Petroleum nelle acque della Isle de Foree.»

«Presidente provvisorio» lo corresse Ferdinand Poe.

Quell’uomo era un’autentica roccia, pensò Helms. Considerato il fatto che solo un mese prima era stato in punto di morte per le torture, si era aspettato di incontrare un vecchio dalla voce tremula, ancora ricoverato in clinica. Poe invece l’aveva ricevuto nell’ufficio ricavato accanto alla «sala del trono» cerimoniale, nel palazzo presidenziale della Isle de Foree, proprio dove il presidente a vita Iboga riceveva le mazzette della ASC.

«Ho chiesto più volte i piani per l’emergenza in caso di perdite, rotture degli oleodotti, collisione tra petroliere e altre imbarcazioni e incagliamento. Dalla ASC ho ricevuto solo risposte preconfezionate, piene zeppe di pompose citazioni pseudoscientifiche imbarazzanti persino per la British Petroleum. Un mio giovane e brillante collaboratore mi informa che in buona sostanza si tratta di copie di vecchi rapporti sulla sicurezza della BP stessa.»

Helms si passò una mano asciutta e forte tra i biondi capelli ondulati. Chiunque a Houston gli avesse preparato l’ultimo rapporto sulle condizioni di Poe poteva considerarsi licenziato. Una semplice visita di cortesia del presidente della Divisione Idrocarburi al capo di quella microscopica isola si stava trasformando in un dannato interrogatorio da Inquisizione.

«Signor presidente…»

«Presidente provvisorio

«Signore, entro domattina il suo ministro del petrolio riceverà via e-mail i nostri piani più aggiornati e completi per la gestione delle emergenze. Ha la mia parola.»

«La ringrazio. E ora parliamo di affari.»

«Mi scusi, signore. Come, di affari?»

«Al momento, abbiamo un accordo di concessione petrolifera tra la Isle de Foree e la American Synergy Corporation.»

«Al momento?» ripeté Helms.

«I termini attuali dell’accordo sono eccessivamente generosi nei confronti della American Synergy.»

«Il nostro accordo concede alla ASC i diritti esclusivi di esplorazione per cinque anni» puntualizzò Kingsman Helms in tono algido. Era ora di giocare ad armi pari. Se Poe voleva l’Inquisizione, la sua avrebbe fatto impallidire l’originale.

«Abbiamo un ulteriore accordo. La ASC detiene i diritti di sviluppo di tutte le riserve scoperte da noi in questi cinque anni. Tenga a mente che nelle acque profonde della Isle de Foree non stiamo certo trivellando “petrolio facile”. L’investimento da noi anticipato è enorme. Dobbiamo accollarci i rischi geologici, ingegneristici e finanziari. Se saremo così fortunati da raggiungere un giacimento redditizio, ci saremo guadagnati l’ulteriore accordo che concede alla ASC il diritto esclusivo di realizzare un’infrastruttura per l’accesso e la lavorazione del petrolio alla Foree e nelle sue acque. In altri termini, signor presidente provvisorio, se lo troviamo diventa nostro, e voi godrete dei diritti di concessione.»

«Il problema sono proprio i diritti di concessione» replicò Poe, secco. «La nostra percentuale è troppo bassa e il sistema di verifica dei pagamenti non è trasparente. In altri termini, signor presidente della Divisione Idrocarburi della ASC, l’accordo non è equo.»

«Preferireste forse entrare in affari con estrattori senza scrupoli come la Cina o la Russia?»

Poe non abboccò. «Il movimento di liberazione Free Foree ha accettato le vostre condizioni in un momento di estrema debolezza. Apprezziamo molto l’aiuto ricevuto da voi in quella fase. Ma ora la situazione è cambiata. Non siamo più costretti a nasconderci nella giungla.»

«Sta minacciando di ritrattare?»

«Le nazioni non ritrattano. Rinegoziano.»

Helms sorrise. «Mi fa piacere sentirla parlare di nazioni, poiché nell’affare non ne è implicata una sola.»

«Quali sarebbero gli altri Paesi in gioco?»

«Mi viene in mente la Nigeria, tra i più potenti. Quando la Isle de Foree si è staccata dalla Guinea Equatoriale ed è diventata indipendente, non era appoggiata dalla Nigeria?»

«Questo è stato molti anni fa. In cambio del suo sostegno, la Nigeria ci ha imposto accordi molto onerosi per la condivisione del petrolio, e in seguito ha sostenuto Iboga per proteggere i propri vantaggi.» Poe lo fissò con espressione dura.

Helms lo interruppe prima che potesse accusare la ASC di aver messo i due Paesi l’uno contro l’altro a proprio vantaggio, sostenendo Iboga fino a quando non erano stati sicuri che il dittatore avesse ormai perso la guerra. «Comunque, voi avete sviluppato i vostri attuali campi petroliferi in società con la Nigeria.»

«Sulla terraferma!» protestò Poe. «Non in mare. Certamente non nella zona dei giacimenti in acque profonde che la ASC sta esplorando per noi.»

«La Nigeria non avrebbe difficoltà a dichiarare che i giacimenti sui quali la ASC sta facendo forti investimenti si trovano nella zona geologica dei campi di Porto Clarence. I nigeriani sono alquanto avidi. Non mi sorprenderei se sostenessero che i giacimenti di Porto Clarence sono geologicamente connessi al delta del Niger stesso.»

«Sciocchezze. I nostri nuovi campi sarebbero a centinaia di chilometri dal delta del Niger.»

«Le controversie sui fondali hanno a che fare sia con la geologia sia con la distanza. La questione verrebbe discussa nell’ambito dei negoziati sul trattato. Se non si giungesse a un accordo, il tema passerebbe alla Camera per le controversie sulla delimitazione delle zone marittime, al Tribunale internazionale del Diritto del Mare, e quindi alla Camera per le controversie sui fondali… oppure è l’inverso? No, prima la Camera per le controversie sui fondali. Non riesco mai a ricordarlo. Comunque sia, ci penseranno gli avvocati.»

«La Isle de Foree non ha il tempo di condurre un’estenuante battaglia legale con la Nigeria. Chiunque abbia la nostra autorizzazione per le esplorazioni continuerà ad averla.»

«Se vengono violate le direttive del Tribunale internazionale che impongono di cessare le trivellazioni e le esplorazioni finché la controversia non viene risolta, sicuramente la Nigeria prima vi invaderà, poi risponderà alle domande del mondo.»

Ferdinand Poe si massaggiò le labbra, come a impedirsi di dare voce a un dubbio.

«E non mi stupirei se anche il Gabon decidesse di autoinvitarsi alla festa, con la prospettiva di ricevere almeno una fetta di torta» continuò Kingsman Helms, alzandosi in piedi. «Signor presidente provvisorio, noi abbiamo un accordo. La ASC intende onorarlo. Confidiamo che lo facciate anche voi, perché in caso contrario la Isle de Foree rischia di restare sola.»

Ferdinand Poe si alzò a fatica dalla sedia. «La nostra isola ha una piccolissima finestra aperta per un tempo minimo. In questo momento abbiamo finalmente l’opportunità di portare avanti le lancette dell’orologio rispetto al passato. Possiamo cancellare le ultime tracce del colonialismo. Dobbiamo liberare la popolazione dal terrore instillato da Iboga. Possiamo usare questo tesoro trovato sotto il mare per costruire una patria dove alberghino la prosperità, il senso morale e la pace. In altre parole, signor Helms, io mi opporrò ai suoi piani con tutte le mie forze. Questo contratto rovinoso e truffaldino dovrà passare sul mio cadavere. L’accordo deve essere rinegoziato. Oppure non si fa.»

Kingsman Helms girò sui tacchi e uscì dallo studio di Poe. Margarido, il capo dello staff di Poe, era nell’atrio e lo guardò con espressione interrogativa. «È andato bene l’incontro, signor Helms?»

«È stato un incontro molto positivo. È sempre un piacere parlare di affari alla Isle de Foree… mi scusi, ho una chiamata» rispose prendendo il suo telefono satellitare.

Mario Margarido entrò nell’ufficio di Poe. «Ebbene?»

Poe era accasciato alla sua scrivania e mormorava tra sé. Alzò uno sguardo stanco. «Quando ho firmato l’accordo con la American Synergy per la concessione petrolifera in cambio del loro sostegno nella guerra contro Iboga, ero davvero convinto che il nostro Paese, una volta liberato da quel mostro, sarebbe diventato un posto migliore per la nostra gente. Sognavo di essere un nuovo Nelson Mandela: liberare la nazione e quindi fare un passo indietro e lasciare il posto ai giovani, perché iniziassero da capo. In effetti lei all’epoca mi aveva già avvertito che stavo facendo un patto con il diavolo.»

Il capo dello staff sorrise, provando a sdrammatizzare, e replicò: «Faceva parte del mio lavoro essere il suo avvocato del diavolo».

«Le avevo spiegato quanto avessimo bisogno, un disperato bisogno, di quell’aiuto, e lei mi aveva dato ragione. Ma fino a ora non mi ero reso conto di quanto il diavolo sia determinato a rimanere tale.»

«Cos’è successo?»

«Ho preteso termini più equi.»

«E allora?»

«Mi ha risposto di andare all’inferno.»

«Ma lei non deve farlo per forza.»

«Ha detto molto chiaramente che coinvolgerà la Nigeria.»

«Come temevo. Quindi cosa facciamo?»

«Ci comportiamo esattamente come abbiamo fatto con Iboga. Resistiamo.»

«Ha davvero intenzione di dichiarare guerra di nuovo? Così presto?»

Ferdinand Poe si alzò e si diresse zoppicando a una finestra affacciata sulla diga marittima. Rifletté. Poi ripeté al suo vecchio compagno di tante battaglie la sintesi di quanto aveva detto al petroliere del Texas.

«Sì, sono pronto a resistere di nuovo, se sarò costretto a farlo.» Poe si voltò a guardare Margarido. «E lei, amico mio?»

Mario Margarido chinò il capo. «Mentirei, se dicessi che sono ansioso di combattere. Comunque sì, senza dubbio. Non c’è bisogno di chiederlo.»

Kingsman Helms uscì dal palazzo. Il suo Sikorsky VIP S-76C++ era in attesa sulla terrazza spazzata dal vento, la piattaforma per elicotteri del palazzo. Agitò una mano in aria con gesto impaziente, segnalando ai piloti di prepararsi a partire, e salì sulla scaletta.

«Ce ne andiamo da qui. Subito.»

«Dove siamo diretti, signor Helms?»

«Alla Vulcan Queen.»

L’elicottero di ultralusso si alzò immediatamente in volo. Grazie alla cosiddetta cabina Silencer e al dispositivo Quiet Zone era possibile parlare al telefono, ma quando Helms vide che a chiamarlo era Doug Case da un aereo, decise di non rispondere. ’Fanculo, pensò.

Il velivolo descrisse un’ampia curva verso il mare, volando radente alla prigione di Black Sand. Nel corso dell’ultima sua visita a Porto Clarence, la prigione era piena di sostenitori e alleati di Ferdinand Poe. Ora i ribelli ballavano per le vie e gli scagnozzi dell’ex presidente a vita Iboga stavano marcendo là dentro. Quello era il tallone di Achille di Poe, pensò Helms. Se Poe avesse avuto un briciolo di buon senso li avrebbe fatti fucilare tutti. Come la maggior parte degli illusi, Poe combatteva le battaglie sbagliate. Anziché eliminare i rappresentanti dell’esercito, i suoi veri nemici, perdeva tempo a litigare con la American Synergy su questioni di principio sulle quali era stato mal consigliato.

Dopo venti minuti, a cinquanta miglia in direzione sud, quando già si vedeva l’immensa doppia torre di trivellazione della Vulcan Queen, il suo telefono squillò di nuovo. Era il Buddha. Il direttore generale e presidente del consiglio di amministrazione della American Synergy chiamava da Houston.

Helms rispose frettolosamente. «Sì, signore. Come sta oggi?»

«Come vanno le cose alla Foree?»

«Poe vuole rinegoziare. Gli ho preannunciato che ne subirà le conseguenze.»

«E lui reagirà in qualche modo?»

«Non ne sono sicuro, signore. Ma potrebbe farlo, temo.»

Il Buddha ringhiò: «Per il bene della sua divisione farà meglio a sperare di no», e chiuse la comunicazione.

«Cazzo!» Helms sbatté il cellulare sul sedile a fianco. Si alzò di scatto e si mise alle spalle dei piloti, a guardare la Vulcan Queen sempre più grande sotto di loro. Normalmente, la vista della nave trivella di classe Vulcan, lunga trecento metri, irta di torri di trivellazione e di gru, gli faceva gonfiare il cuore d’orgoglio. La Vulcan Queen era una nave per esplorazioni del tutto indipendente, in grado di spingersi fino ai giacimenti petroliferi più profondi a una velocità di quindici nodi e di trivellare due pozzi di esplorazione contemporaneamente anche con il mare in burrasca. Grazie alle eliche intubate da cento tonnellate a comando satellitare e a otto sistemi di propulsione a capsule orientabili poteva rimanere in posizione fissa, come fosse saldata al fondale. Governata da un equipaggio di duecento persone, dotata di sommergibili per l’esplorazione dei fondali, nella sua complessità e per la sua missione quella nave era un monumento di potente bellezza, e Kingsman Helms si sentiva orgoglioso come se ne fosse stato il capitano. Ancora di più, pensò. Si sentiva come un re nel suo castello, o l’ammiraglio di una flotta di navi da guerra. Del resto, il capitano della Vulcan Queen lavorava per lui. Poteva licenziarlo in qualsiasi momento. Il Buddha lo aveva appena minacciato della stessa cosa, in quanto era solo il presidente di una singola divisione della American Synergy Corporation.

Squillò il telefono. Di nuovo Doug Case. Helms era troppo furioso per fingere di non volersi mangiare vivo quell’idiota.

«Sarebbe stato dannatamente utile se fossi stato informato che il vecchio e decrepito presidente Poe è in grado di tenere testa a un intero reggimento!»

«Il presidente provvisorio Poe» lo corresse Case.

«Non farmi incazzare, Case.»

«Se tu mi avessi informato della tua visita al presidente provvisorio Poe, ti avrei fatto avere subito un dossier aggiornato.»

«Avresti dovuto essere al corrente della mia visita.»

«Io non vado a spiare i presidenti delle filiali» replicò Case in tono conciliante. La sua definizione di «presidenti delle filiali» abbassava un po’ il ruolo di Poe a quello di direttore di uno sportello bancario in un centro commerciale. «Quando mi comunicano i loro programmi di viaggio, io li informo esattamente su cosa li aspetta. In tutti i minimi particolari.»

«Perché mi stai chiamando?»

«Paul Janson vuole incontrarti a Singapore.»

«Non ho alcuna intenzione di andare a Singapore. Parlaci tu.»

«Ci ho già provato. Janson ha risposto, testuali parole: “Fa’ venire qui Helms. Digli che faccio scoppiare il finimondo se non porta il culo a Singapore entro ventiquattr’ore”. Quell’uomo ha in mano qualche elemento contro di te, Kingsman?»

«Non ne ho idea.»

«Janson sembra convinto di tenerti per le palle. C’entra qualcosa con il fatto che il dottor Terrence Flannigan è stato pugnalato a morte, la settimana scorsa?»

«L’hai già pagato?»

«Non accetta ancora il pagamento» rispose Case. «Sarò all’American Club di Singapore. Ti prenoto una stanza?»

L'occhio della fenice
9788858638606_epub_cvi_r1.htm
9788858638606_epub_abs_r1.htm
9788858638606_epub_ata_r1.htm
9788858638606_epub_st_r1.htm
9788858638606_epub_tp_r1.htm
9788858638606_epub_cop_r1.htm
9788858638606_epub_htp_r1.htm
9788858638606_epub_fm1_r1.htm
9788858638606_epub_pro_r1.htm
9788858638606_epub_p01_r1.htm
9788858638606_epub_c01_r1.htm
9788858638606_epub_c02_r1.htm
9788858638606_epub_c03_r1.htm
9788858638606_epub_c04_r1.htm
9788858638606_epub_c05_r1.htm
9788858638606_epub_c06_r1.htm
9788858638606_epub_c07_r1.htm
9788858638606_epub_c08_r1.htm
9788858638606_epub_c09_r1.htm
9788858638606_epub_c10_r1.htm
9788858638606_epub_c11_r1.htm
9788858638606_epub_p02_r1.htm
9788858638606_epub_c12_r1.htm
9788858638606_epub_c13_r1.htm
9788858638606_epub_c14_r1.htm
9788858638606_epub_c15_r1.htm
9788858638606_epub_c16_r1.htm
9788858638606_epub_c17_r1.htm
9788858638606_epub_c18_r1.htm
9788858638606_epub_c19_r1.htm
9788858638606_epub_c20_r1.htm
9788858638606_epub_p03_r1.htm
9788858638606_epub_c21_r1.htm
9788858638606_epub_c22_r1.htm
9788858638606_epub_c23_r1.htm
9788858638606_epub_c24_r1.htm
9788858638606_epub_c25_r1.htm
9788858638606_epub_c26_r1.htm
9788858638606_epub_c27_r1.htm
9788858638606_epub_c28_r1.htm
9788858638606_epub_c29_r1.htm
9788858638606_epub_c30_r1.htm
9788858638606_epub_c31_r1.htm
9788858638606_epub_c32_r1.htm
9788858638606_epub_c33_r1.htm
9788858638606_epub_c34_r1.htm
9788858638606_epub_c35_r1.htm
9788858638606_epub_p04_r1.htm
9788858638606_epub_c36_r1.htm
9788858638606_epub_c37_r1.htm
9788858638606_epub_c38_r1.htm
9788858638606_epub_c39_r1.htm
9788858638606_epub_c40_r1.htm
9788858638606_epub_c41_r1.htm
9788858638606_epub_c42_r1.htm
9788858638606_epub_c43_r1.htm
9788858638606_epub_c44_r1.htm
9788858638606_epub_bm_r1.htm
9788858638606_epub_bm1_r1.htm
9788858638606_epub_toc_r1.htm