27

Jessica scattò dietro di lui. In un istante Janson era addosso alla coppia e stava colpendo la ragazza. Le spezzò il polso per impedirle di pugnalare di nuovo Flannigan usando la lama sottile che aveva estratto dalla manopola del manubrio.

Kincaid le assestò una gomitata allo zigomo sotto il casco, mentre oltrepassava Janson, alla frenetica ricerca del complice della biondina. C’era sicuramente un cecchino, appostato su un albero del parco, sull’altra riva del lago, a circa settecento metri di distanza. Oppure accanto al museo, su una lingua di terra sporgente e parallela a quella dove si trovavano loro. Anche Paul lo sapeva e stava trascinando Terry al riparo di un cespuglio, facendolo camminare curvo e gridando a tutti i frequentatori del parco, a piedi e in bicicletta: «A terra! State giù!».

Kincaid scorse un bagliore sul tetto del museo, a novecento metri di distanza. Il riflesso del sole sul mirino di un fucile.

«Sul tetto!» Si tuffò nell’erba indicando la posizione del tiratore scelto e rotolò vicino a Janson. Trascinarono Flannigan dietro un lieve dosso. Il fucile sparò senza rumore. Un proiettile si conficcò nella collinetta, schizzando loro terriccio in faccia.

«Quanti sono?»

«Uno, per ora.»

Erano passati meno di cinque secondi da quando Janson aveva individuato il pugnale. La ragazza stava cercando di risalire in bicicletta, ma barcollava per la gomitata in faccia e il dolore al polso fratturato. Lasciò cadere la bici e provò a scappare correndo. A un tratto dal casco schizzò del sangue, mentre una pallottola di fucile le trapassava il cranio.

Janson e Kincaid si scambiarono un’occhiata. Pugnalare Flannigan era stato il piano B dei killer, perché loro erano intervenuti a ostacolare il piano A che prevedeva evidentemente che la ragazza attirasse Flannigan nella visuale del tiratore scelto. E ora, prima di abbandonare le armi e confondersi tra i visitatori del museo, il cecchino aveva eliminato la sua complice ferita, cosicché non potesse parlare.

Janson digitò il numero delle emergenze. «Un’ambulanza al lago Burley Griffin, in Garryowen Drive. Di fronte al National Museum, sull’altra riva del lago. Ferita da punta e da taglio.»

«Dica loro di non disturbarsi a venire» sussurrò Flannigan. Era pallido, con le labbra bluastre.

«Andrà tutto bene.»

«Non si azzardi a prendere in giro un chirurgo… mi ha reciso l’arteria celiaca. Mi restano circa due minuti. Ascolti, deve sapere una cosa. La Amber Dawn non era una nave di servizio offshore. Era una nave per esplorazioni segrete camuffata. E gli uomini uccisi dai ribelli non erano dei facchini, ma esploratori petroliferi.»

«Cosa avevano scoperto?»

«Hanno lanciato a mare tutti i computer e i trasmettitori, come se avessero già inviato tutti i dati e volessero assolutamente mantenere segrete le loro scoperte. Cristo, non posso credere che stia succedendo proprio a me.» Scosse la testa.

«Ma i ribelli non possono aver fatto un favore per caso alla compagnia petrolifera, mantenendo segreta la scoperta e uccidendo tutti. Erano stati mandati allo scopo di uccidere.»

Quindi la storia edificante di Doug Case sulle esplorazioni per conto di nazioni povere mirate a dare lustro all’immagine della ASC era falsa. La ASC faceva esplorazioni esclusivamente a proprio vantaggio, dietro una copertura di operatori indipendenti.

«Per questo ho pensato che vi avessero mandati a farmi fuori. Temevano sapessi qualcosa della scoperta… ehi, Annie?»

«Io? Cosa, Terry?»

«Annie… come fai di nome? Ah, giusto, Jesse. Tesoro, per me è finita. Posso tenerti la mano? Senza offesa, Paul, ma preferisco uscire di scena accudito da una ragazza.»

Jessica Kincaid prese la mano di Terry Flannigan nella sua e gli appoggiò l’altra sulla fronte. «Sta’ tranquillo, Terry. Andrà tutto bene. La senti l’ambulanza? Sta arrivando.»

«Addio, Annie…» Chiuse gli occhi. L’ululato delle sirene era sempre più vicino.

«Terry» disse Janson. «Terry! Il tizio che ha soccorso Iboga è salito sul jet a decollo verticale? Pensavi di averlo riconosciuto.»

«Lui era il capo del gruppo di ribelli su quella nave.»

Da quante parti stavano quelli della SR?

«Abbi cura di te, Jesse.»

Kincaid posò la mano di Flannigan sul suo petto, gli prese l’altra, ricaduta di fianco, e gliele incrociò. «Cristo santo, Paul, abbiamo combinato un casino.»

«Se quello non era un attacco casuale, come hanno fatto i ribelli su un gommone, di notte e con la nebbia, a localizzare una piccola nave OSV a cinquanta miglia dalla Isle de Foree?»

«Questo poveraccio stava seguendo una pista. E noi non abbiamo capito niente. Io non ho capito niente. Non ho visto neanche quel dannatissimo coltello.»

«Una semplice coincidenza? Il primo segnale sul loro radar li ha condotti a un obiettivo che per puro caso era la Amber Dawn, dove stavano lanciando in mare i computer?»

«All’ospedale Terry mi ha detto di aver rinunciato a operare perché le amputazioni lo sconvolgevano. Dopo, rimaneva sveglio a chiedersi se avrebbe potuto fare le cose in modo diverso.»

Janson quasi non la sentì. «Il radar, da solo, non poteva guidarli esattamente sulla posizione di quella nave. Ma qualcuno avrebbe potuto installare un dispositivo di localizzazione sulla nave prima della partenza dalla Nigeria. Potrebbero aver segnalato le coordinate della Amber Dawn lasciate al momento degli invii criptati degli scienziati via satellite.»

Kincaid si sfregò gli occhi. «Dimmelo tu, signor Macchina.»

«Chiunque abbia ricevuto i dati avrebbe potuto tradire gli scienziati, un modo molto cinico per assicurarsi di mantenere il segreto sulla scoperta del giacimento.»

«Doug Case ti ha mentito. Terry Flannigan non lavorava per la ASC.»

«Così pare.»

«Allora come puoi credere a Case quando ti racconta che i trafficanti d’armi gli hanno detto del rapimento di Terry?»

L'occhio della fenice
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