Capitolo trenta

Quando Nikki e Dave rientrarono alla stazione di polizia di Greenborough, l’atmosfera era un misto d’incredulità e rabbia perché uno di loro era stato ferito, e giubilo per aver intercettato un enorme quantitativo di droga e preso tre – ora quattro – dei cinque criminali. Gli agenti appena tornati dal blitz erano naturalmente euforici, l’adrenalina ancora alle stelle, i soliti scambi di pacche sulle spalle e i batti cinque, sebbene perfino loro sembrassero leggermente sottotono, considerando l’alto profilo dell’operazione.

«Non ti si è visto giù al porto, eh, Dave?», urlò uno dei giovani agenti. «Il solito scansafatiche? Eviti l’azione?».

Nikki si girò di scatto, ma Dave si portò un dito alle labbra e disse: «Gli lasci avere questo momento, signora. Non hanno cattive intenzioni. Ho visto un bel po’ di azione nei miei anni in polizia, fatto cose che lui può soltanto sognarsi. Si dimentichi di loro, deve parlare al commissario della squadra di ricerca per Kerry».

«Scusa, ma alcuni di quei novellini fanatici mi fanno venire voglia di vomitare. Devono imparare a tenere il becco chiuso quando non conoscono tutta la storia». Nikki gli strizzò con delicatezza un braccio. «Oggi sei stato una perla, e mi assicurerò che il commissario lo sappia». Fece un respiro profondo. «Vatti a prendere un caffè, Dave, e grazie di tutto».

Mentre si affrettava verso l’ufficio del commissario, si chiese vagamente se Cat fosse ancora lì. Ne dubitava, il suo stile era più discreto, preferiva le operazioni clandestine e sotto copertura, non quelle in tenuta antisommossa e “manganelli in posizione”. Così, mentre passava davanti all’ufficio del Dipartimento di Investigazione Criminale, fu sorpresa di vedere la sua figura curva accasciata sulla scrivania.

Spinse la porta e gridò: «Ehi, non starai dormendo mentre tutti gli altri fanno festa, vero?»

«Signora?». Cat sollevò uno sguardo stanco e annebbiato. «Mi scusi, ma non potevo andare a casa finché non avevo notizie di Joseph direttamente da lei. Come sta?»

«L’operazione è andata bene, ma vogliono tenerlo d’occhio per un po’. Il coltello gli ha perforato lo stomaco e hanno dovuto resecargli un pezzo dell’intestino. Temono una setticemia, quindi lo imbottiranno di antibiotici per neutralizzare qualunque infezione».

«Non è giusto, vero? Un brav’uomo come il sergente, va in un altro commissariato per cambiare ambiente e una pazza lo infilza con un coltello».

«No, hai ragione, non è giusto. Ma ci sono buone notizie: ho preso Doyle e potrebbe sapere dov’è Kerry, quindi devo vedere subito il commissario».

Cat si rallegrò all’istante. «Vada, signora! È fantastico!».

Si aspettava di trovare l’ufficio del commissario traboccante di galloni e mostrine, ma stranamente l’uomo sedeva da solo alla scrivania, con un’espressione che Nikki fece fatica a interpretare.

«Ah, Nikki. Entra e accomodati. Grazie per avermi tenuto aggiornato sulle condizioni di Joseph». Mise la mano nel cassetto, estrasse la familiare bottiglia di scotch e due bicchieri. «È un tale sollievo che ce l’abbia fatta».

«Per quello forse vorrà aspettare, signore». Nikki avrebbe potuto strappargli il bicchiere di mano, ma la notte non era ancora finita. «Doyle deve essere interrogata e secondo il regolamento, a causa dei miei problemi personali con la prigioniera, non posso farlo io».

Il commissario guardò lo scotch, poi lo ripose con riluttanza del cassetto. «Quindi l’hai portata davvero di sotto? Come hai fatto?». Inarcò un sopracciglio. «Quando il resto della polizia ha fallito?»

«Non siamo i soli a volerla togliere di mezzo, signore. Perfino i criminali odiano una scheggia impazzita come lei. Intorbidisce le acque per i loro crimini più leciti».

«Ah, il buon vecchio Archie».

«Meglio averlo come amico che come nemico, signore».

«Probabilmente. Ora, riguardo a Doyle. Sospetti che sappia dove si trova Kerry Anderson?»

«Dice di saperlo e, anche se è schifosamente inaffidabile, le credo».

«Allora speriamo che l’agente di custodia permetta questo interrogatorio il prima possibile».

Nikki annuì. «So che tutti i prigionieri hanno dei diritti, signore, molti più di quelli che concedono alle loro vittime, ma abbiamo fondati motivi per credere la vita di una ragazza sarebbe messa a repentaglio, se ritardassimo».

«Sto facendo affidamento su questo, Nikki». Il commissario si alzò. «Andiamo. So che non puoi interrogarla, ma puoi guardare attraverso il vetro riflettente». Raggiunse la porta e la tenne aperta. «A proposito, dovresti sapere che ai piani alti sono molto soddisfatti di te e della tua squadra».

Nikki rispose compiaciuta: «Un bel cambiamento rispetto ai loro soliti commenti al vetriolo, signore». E pensò: Sarebbero altrettanto soddisfatti se sapessero del mio dilemma di poco fa?

«Be’, diciamocelo, sei stata l’unica a trovare un senso in tutta questa maledetta guerra assurda!». Scosse la testa come se non riuscisse ancora a credere a ciò che era appena successo. «E, di conseguenza, siamo riusciti a intercettare cocaina dal valore di mercato di oltre tre milioni di sterline! Meriti più di una semplice pacca sulla spalla!».

«E non c’è stato nessun ferito durante il blitz, signore?»

«No. Sono tornati tutti sani e salvi, anche se non è stata proprio una situazione da manuale. Queste operazioni rattoppate in fretta possono essere complicate».

«Come hanno fatto Doyle e Cox a sfuggire?»

«Pensiamo che qualcosa abbia insospettito Cox, ma avvisare gli altri avrebbe destato attenzione, quindi lui e Doyle hanno finto di andare in bagno, poi sono sgusciati via e scomparsi nel nulla, lasciando i due Fluke rimasti a prendersi tutte le colpe».

«Pezzo di merda una volta, pezzo di merda per sempre».

Davanti all’ascensore, il commissario premette il pulsante. «Rinfrescami la memoria: è lui l’uomo che credi sia stato determinante nella morte di Emily Drennan, vero? Il calciatore?»

«Ex calciatore, ora spacciatore».

«Non penso che andrà lontano, Nikki, non con una faccia così caratteristica. Abbiamo fatto circolare la sua descrizione in tutti i commissariati, gli aeroporti e i porti. Sarei sorpreso se la sua fuga durasse più di un giorno».

«Io non ne sarei troppo sicura, signore», disse Nikki. «Ci sono più criminali coinvolti in questa storia di quanti ne abbiamo in custodia. Qualcuno lo nasconderà».

«Abbiamo già i nomi dei fabbricatori delle maschere. Due dei Fluke si sono cuciti la bocca, ma quello che hai tramortito si è svegliato cantando come Aled Jones, pur di migliorare la sua situazione. Purtroppo, non ha idea di dove Cox abbia portato Kerry».

«Allora l’unica soluzione è far parlare Frankie». Nikki entrò nell’ascensore. «Quindi, dove avevano nascosto il resto della cocaina?»

«In due auto classiche restaurate. Delle vere bellezze». Il commissario sorrise mentre le porte si chiudevano. «Apparentemente importate per un collezionista privato su a Nord. Tutto completamente ortodosso: l’acquirente, il venditore, i documenti, genuini al cento percento, ma c’era una grossa anomalia. La società di trasporti che le stava ritirando dal porto in realtà non esisteva. Gli autisti di Cox avevano delle belle uniformi e due camion con le scritte sulle fiancate per trasportare le auto, ma erano fasulli come un disegno di Rembrandt dato da colorare ai bambini».

«E la droga?».

L’ascensore si fermò con un gemito, e le porte si aprirono.

«Nei rivestimenti di pelle cuciti a mano. Tutti i sedili appena restaurati erano pieni di coca. Era avvolta in qualche tipo di materiale profumato per depistare i cani, ma la squadra antidroga l’ha trovata». Rick Bainbridge sbadigliò e uscì. «Ancora non abbiamo avuto tempo di approfondire i dettagli, ma sembra una truffa molto ben congegnata».

«E per cui valeva la pena di uccidere».

«Se non hai un briciolo di moralità o coscienza, non è neanche un problema, no?», disse il commissario. «Non rie-
sco però a credere che abbiano fatto tutta quella fatica per tenerci lontani dal porto. Dovevano pur esserci dei metodi più semplici».

Nikki lo seguì lungo il corridoio fino alla stanza di custodia. «Penso che ci siano in ballo molte più cose di quante sappiamo, signore. Più tardi, forse, Frankie Doyle e i Fluke potranno aiutarci collettivamente a fare luce su alcune di esse».

Mentre il commissario parlava all’agente di custodia, Nikki si tenne in disparte. In qualunque stazione di polizia, quell’uomo era il re, e lo sapevano tutti. C’erano talmente tante regole e regolamenti che nemmeno qualcuno del rango di Rick Bainbridge poteva entrare e fare come voleva; tuttavia, in pochissimo tempo il commissario si voltò e le fece il segno di “okay”, formando un cerchio con il pollice e l’indice.

«È andato a controllare le sue condizioni, ma credo che ci siamo».

Nikki sospirò di sollievo. «Mentre aspettiamo, signore, potrei soltanto dirle che Dave Harris oggi è stato magnifico? Se non avesse agito con prontezza e di sua iniziativa quando è stato necessario, non sono certa che sarei qui con lei adesso, e sono assolutamente sicura che Joseph sarebbe all’obitorio a riallacciare i rapporti con il suo amico, il professor Wilkinson».

«Ne sono cosciente, Nikki. E ci ha anche fornito la targa delle auto di Cox e Doyle. Non appena sono entrati nella zona del porto con i documenti d’importazione stretti nelle loro zampette sudate, gli agenti della SO19 sapevano esattamente quali veicoli puntare».

«Il buon vecchio Dave! Vale molto più di quello che mostra, signore, e la sua vita personale è difficile, per usare un eufemismo». Guardò il capo. «Gli dia un po’ di tregua. Solo perché non parla molto dei suoi problemi, non significa che non ne abbia. Non dica che gliel’ho detto io, ma sua moglie ha un inizio di Alzheimer precoce. Ha molte cose a cui pensare».

«Perché diavolo non l’ha mai detto? Avremmo potuto dare una mano!». Il commissario sembrò sbalordito.

«Mai sentito parlare di orgoglio, signore?»

«Gli parlerò, Nikki. In privato e senza accennare a quello che mi hai appena detto. Mi complimenterò semplicemente con lui per il lavoro di oggi, e forse si aprirà un po’».

«Forse, ma non ci conti troppo». Nikki gli rivolse un sorriso stanco. «Quello che potrebbe fare è assicurarsi che i giovani agenti in prova sappiano quanta professionalità ha dimostrato oggi. Non fa bene escludere i vecchi: la loro esperienza vale più dell’oro».

«Hai ragione, mi assicurerò che lo sappiano. Ah, guarda!».

L’agente di custodia stava facendo loro cenno di avvicinarsi.

«Te la senti, Nikki? Dopo quel che è successo poco fa, non c’è bisogno che tu sia presente». Di colpo, il commissario parve preoccupato per lei.

«Sto bene, signore, e voglio andare fino in fondo. Per Joseph, e per Kerry. Andiamo, d’accordo?».

L’interrogatorio richiese pochissimo tempo, e terminò con un Rick Bainbridge furioso che si precipitava fuori dalla stanza ringhiando. «Abbiamo idee molto diverse su cosa significa sapere dove si trova qualcuno!».

«Almeno questa volta abbiamo una zona più definita da perlustrare, signore».

«Hai sentito quel commento insolente sulle cazzo di paludi che non hanno i codici di avviamento postale?».

Nikki annuì. «Sì, ma conosco bene l’area che ha menzionato. Organizzo una squadra, signore?».

Il commissario scosse la testa. «Non essere sciocca, Nikki! Lo sai che non possiamo uscire per almeno altre quattro ore. Siamo nel cuore della notte! È buio pesto, e sta di nuovo diluviando! Doyle ha indicato un punto insidioso in mezzo alle paludi. Sarà già abbastanza brutto dopo l’alba, figurarsi adesso. Non possiamo mettere a repentaglio altre vite».

Tutto questo Nikki lo sapeva, ma valeva la pena di tentare.

«Torna a casa, e di’ ai tuoi di fare lo stesso. Dormi un po’. Dio sa se ne avete tutti bisogno. La troveremo, Nikki, appena sarà sicuro uscire, la troveremo».

«Lo so, signore. È solo che preferirei fosse ancora viva».