Capitolo ventiquattro
Nikki trascorse più di un’ora nell’ufficio del commissario per aggiornarlo sugli eventi della notte precedente, ma, per tutto il tempo in cui parlarono, la sua mente continuò a tornare a Kerry Anderson e Mickey Smith. Trovare Kerry era d’importanza fondamentale, ma anche impedire che il ragazzino subisse altri danni risultava cruciale. Non sapeva come o perché, l’istinto le diceva che c’era una connessione tra i due. Non aveva nulla di concreto, però era sicura che Mickey Smith fosse l’unica persona in grado non solo di aiutarli a risolvere l’enigma delle maschere, ma anche di condurla a Frankie Doyle.
Il commissario aveva voluto ripercorrere tutto nel dettaglio, e per liberarsi Nikki dovette infine inventarsi la scusa che stava aspettando una telefonata urgente. Dopodiché percorse in fretta il corridoio che portava al suo ufficio, chiuse la porta e chiamò Joseph.
«È al sicuro», disse il suo sergente con notevole sollievo. «Il trasferimento è andato a meraviglia, signora. È riuscita a leggere il mio rapporto?»
«A chi servono i servizi segreti quando c’è il ragazzino di Carborough?»
«Oh, non sta zitto un attimo! Mi fanno male le orecchie! Ma valeva la pena di prendersi il tempo di separare il grano dalla crusca, no?»
«Certo. Più tardi passerò a trovarlo anch’io, quando avrà avuto tempo di sistemarsi».
«Perché non aspetta che io dorma un paio d’ore, così torno con lei. Quel ragazzino è un gusto acquisito».
A Nikki saltò la mosca al naso. «E cosa significa?»
«Significa solo che lei mi ha chiesto cosa pensavo di un assistente sociale, e io direi di mandare senza dubbio un maschio. L’ho visto con alcune delle infermiere, e non reagisce bene alle donne».
Nikki rimuginò in silenzio per un momento. Aveva sperato di seguire la pista di Frankie Doyle in privato, ma l’ultima cosa che voleva era turbare la loro principale fonte d’informazione.
«Giusto. Vedrò di occuparmi di quello, e non appena lei si sarà riposato andremo a parlare con il suo giovane oracolo». Fece una pausa e poi aggiunse: «Insieme».
«Fantastico». Joseph sembrava non aver notato la sua irritazione, oppure la stava magnanimamente ignorando. «Io allora tornerò un po’ nella mia stanza. Ci vediamo questo pomeriggio, signora».
«Joseph?». Nikki si ammorbidì. «È stato molto bravo con il ragazzo. Si prenda tutto il tempo che le serve per ricaricarsi, d’accordo?»
«Grazie, signora, ma qualche ora sarà sufficiente. Al mio risveglio vorrò tornare al lavoro». Lei sentì un sorriso farsi strada nella sua voce. «Non ha visto la mia stanza. Basterebbe la carta da parati a provocare una crisi epilettica».
Prima che Nikki potesse rispondere, squillò il telefono dell’ufficio. «Devo andare. E lei veda di riposarsi». Chiuse la chiamata e alzò la cornetta della scrivania. «Ispettore Galena».
«Sono Rory Wilkinson, il vostro sostituto anatomopatologo esausto e spompato».
«Professor Wilkinson! Be’, non ci siamo mai incontrati, ma devo dire che la sua reputazione la precede».
«Direi lo stesso di lei, ma sospetto che rischierei di essere redarguito, e forse frustato pubblicamente, ma ehi! È un piacere parlarle, signora».
Nikki sorrise. Quell’uomo era una gradevole novità, rispetto al loro noiosissimo medico legale. «Cosa posso fare per lei, professore?»
«Diverse cose. Partiamo dall’aggressione al giovane maschio non identificato nel campo giochi. Abbiamo individuato due diversi campioni di sangue e, anche se sto aspettando una conferma dalla scientifica, uno proviene quasi senza dubbio dall’adolescente morto che mi ha tanto gentilmente inviato tramite consegna notturna. Vediamo…». Ci fu un rumore di fogli. «Dovrebbe trattarsi di Marcus Lee. Il che sembrerebbe confermare che è stato aggredito nello stesso posto del bambino ferito, per poi essere trasferito nella casa di Carson Villas dove è in seguito deceduto».
«Combacia con la nostra ipotesi, professore.
Pensa di riu-
scire a isolare del DNA dalla scena
del crimine di Carson Villas?»
«Oh, in abbondanza, penso proprio di sì! Avrebbero avuto un gran bisogno dell’aiuto di Mastro Lindo, in quel posto! Non serve che veda la casa per poterle dire che era un lurido tugurio e, a giudicare dai campioni, che l’igiene personale dei coinquilini era ben poco meticolosa».
«Non era un granché, no. Ho passato qualche tempo seduta sulla moquette accanto a quel ragazzo sfortunato».
«Oh, poverina! Ma posso consigliarle una lavanderia a secco meravigliosa».
Nikki rise ad alta voce, e si meravigliò del suono insolito. «Grazie, ma penso che sopravvivrò. Cos’altro ha per me?»
«Oh, dunque, la prossima parte non è altrettanto allegra». La sua voce cambiò. «Quella ragazza incantevole, Lisa Jane Leonard? Purtroppo, chiunque l’abbia strangolata, e sono certo che lei abbia visto nel mio rapporto preliminare che dall’altezza e dalla forza dell’aggressore si è trattato quasi sicuramente di un maschio, non ha lasciato tracce di DNA, ma…», Nikki sentì che corrugava la fronte, «c’era della saliva sul lato del suo volto».
«Qualcuno l’ha baciata?», chiese lei sorpresa.
«Niente di così piacevole. Qualcuno le ha sputato addosso. E avendo accelerato i risultati del DNA, posso dirle che è stata una donna».
Nel suo cervello spuntò subito l’immagine degli occhi cattivi di Frankie Doyle.
«Quindi…», proseguì Rory Wilkinson, «se vi capita di imbattervi in una complice di omicidio, e sospettate che abbia un cuore freddo e duro come la pala di un becchino, sarò più che felice di confermare la cosa, ammesso che possa trovarmela sul tavolo per le autopsie, ecco».
«Se è la donna a cui penso, non mi viene in mente un luogo più adatto», borbottò Nikki a denti stretti.
«Detto con sincero veleno, ispettore. Approvo», commentò il medico legale in tono d’apprezzamento. «Infine, devo dire, e la prego di non prenderla come una rimostranza, ma non è che dovete sentirvi in dovere di riempire ogni momento della mia divertentissima giornata con nuove sfide giudiziarie, solo perché sono qui per sostituire il vostro eminente professore mentre lui è impegnato ad annoiare a morte chiunque sia ancora sveglio alla Corte Reale di Giustizia. Sarò strano, ma trovo che di tanto in tanto un paio d’ore di sonno siano un passatempo accettabile, e da quando sono arrivato qui ho potuto averne ben poche».
Nikki aveva sentito parlare in diverse occasioni di quel medico, aveva visto un paio di sue foto e anche letto qualcuno dei suoi pezzi su casi legati alla polizia. Era un uomo alto e dinoccolato con una frangia floscia, un naso a becco e occhiali sottili dalla montatura di metallo. Il suo bizzarro senso dell’umorismo era leggendario, e lui era ben felice di informare il mondo della propria omosessualità, ma negli anni aveva dimostrato di essere uno dei migliori medici legali del Paese. Nikki non si era mai accorta che, in qualche strano modo, l’umorismo nero con cui gestiva un lavoro tanto raccapricciante era quasi una boccata d’aria fresca. «Mi creda, non c’è niente che desidererei di più che concederle una vita tranquilla, professore, ma purtroppo la mia incantevole cittadina mercantile di Greenborough si è trasformata in qualcosa che somiglia più a un set del XXI secolo della Notte dei morti viventi!».
«Sono d’accordo, e per questo, cara signora, devo lasciarla proseguire, mentre io farò ritorno alla mia triste stanzetta degli orrori, la cui porta, a proposito, è sempre aperta nel caso volesse passare a trovarmi».
«Me ne ricorderò, e grazie». Nikki mise giù il telefono e il suo divertimento si spense.
Frankie Doyle aveva contattato Lisa Jane qualche giorno prima che la ragazza fosse uccisa, e una donna aveva sputato sul suo corpo morto o morente. I suoi occhi si ridussero a poco più di due fessure. Doveva essere stata Doyle. Ma perché diavolo non riusciva a trovarla! C’erano metà delle forze di polizia e la maggior parte dei criminali della zona che la cercavano, e niente! Nikki imprecò. Non voleva caricare troppe aspettative sul ragazzino, ma Mickey Smith sembrava essere la sua ultima speranza. Fluke era collegato a Doyle, e Mickey conosceva Fluke, ergo era possibile che Mickey conoscesse anche Doyle.
Lanciò un’occhiata all’orologio. Quasi mezzogiorno, e Joseph non sarebbe rientrato ancora per un po’. Era molto tentata di limitarsi a ignorare il suo consiglio e andare a trovare il ragazzino da sola. Ma si azzardava a correre il rischio? Si lasciò cadere sulla sedia e fissò il rapporto del sergente. La risposta era probabilmente no. A parte la zappata sui piedi se il piano si fosse rivelato controproducente, non sarebbe stato corretto nei confronti di Joseph mandare all’aria tutto il duro lavoro che aveva fatto per conquistarsi la fiducia del ragazzino. Oh, ma trovare Frankie Doyle era un incentivo fortissimo. No, Nikki mise fine alla discussione che stava avendo con se stessa. Che le piacesse o meno, avrebbe aspettato, approfittandone per mettersi al corrente delle ultime novità sulla ricerca di Kerry.
Un’ora più tardi, Cat Cullen varcò a grandi passi la soglia del Dipartimento di Investigazione Criminale, con Dave Harris che la seguiva ansimando.
«Dalla tua espressione, deduco che il tuo “naso da poliziotto” aveva ragione».
«Come non mai, capo», disse Dave, accomodandosi su una sedia. «Ha un buon istinto, la nostra Cat».
«Quindi, dall’inizio, per favore».
«La brutta notizia è che i Terry non sono direttamente connessi al caso», Cat si grattò la guancia, «il che è un po’ una bidonata, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per ricondurre a loro il progetto delle maschere».
«Quindi com’è che avete l’aria tanto compiaciuta?», chiese Nikki in tono impaziente.
«Perché c’era un altro computer in casa, in una soffitta molto interessante», rispose Cat.
«Accidenti, capo! Non avevo mai visto niente del genere in tutta la mia vita!», disse Dave, gli occhi sgranati in un’incredulità quasi infantile.
«Io purtroppo sì», aggiunse Cat. «Quando lavoravo alla Buoncostume. Il punto è che, signora, la LycoRapture è frutto dell’ingegno dei coniugi Immacolati, solo che gli sporchi bastardi immacolati non lo sono per niente, e il gioco pervertito che abbiamo trovato noi è soltanto uno dei tanti. La graziosa attività di web design esiste davvero, ma la tengono in piedi solo come facciata».
«Quindi sono loro gli ideatori delle maschere da topo morto?». Nikki si sentì un filo confusa.
«No. Qualche schifoso ha scaricato il gioco, visto quelle creature orrende, fregato il disegno dei personaggi per le maschere, e l’ha chiamato Griffyx».
«Quindi è un altro vicolo cieco?»
«Non proprio». Cat si appoggiò alla parete. «Sia James che la moglie sono dei gran cervelloni in campo informatico. Ho dato un’occhiata, dopo che lei aveva detto di aver lavorato all’università, ed era vero: insegnava informatica di alto livello. Lui è un grafico, passato al web design, e l’altra cosa che hanno in comune è il sesso strano. Più pervertito è, meglio è».
Nikki rimase sbalordita. «Stai davvero parlando della stessa coppia che abbiamo conosciuto l’altro giorno?»
«Oh, sì, capo. I signori Perfettini hanno prodotto alcuni dei peggiori videogiochi pornografici che abbia visto in tutta la mia vita».
«E fanno pagare somme esorbitanti per scaricarli, signora», aggiunse Dave. «Uno costa quasi cinquecento sterline!».
«E come può immaginare, capo, non è roba a cui si possa giocare in presenza di mamma e papà!». Cat arricciò il naso dal disgusto. «Li abbiamo entrambi in custodia al piano di sotto, e francamente penso che con questi giochi stiamo grattando appena la superficie. Se per lei va bene, vorrei passare il tutto a un’unità specializzata perché se ne occupino loro».
«Considerando quello che stiamo cercando di gestire al momento, approvo». Nikki si accigliò. «Ma hai detto qualcosa riguardo al fatto che non è un vicolo cieco?»
«Ah, sì, be’, prima che le maschere iniziassero a materializzarsi per strada, per mettere le mani su LycoRapture dovevi pagare, e i James saranno anche una coppia di pervertiti, ma sono estremamente precisi con i libri contabili».
«Hanno copie di tutte le transazioni degli ultimi tre anni», disse Dave.
«Questo come ci aiuta?».
Lui si chinò in avanti. «Perché alcuni dei loro clienti erano interessati a sapere se avevano altri giochi contenenti il Griffyx, e i James hanno preso nota della cosa. Quando hanno prodotto un seguito del gioco, hanno contattato gli interessati per avvisarli».
«E hanno tenuto i dati di recapito?». Nikki iniziava a capire.
«Già». Cat sorrise. «Ma quando poi hanno visto che i ragazzini di colpo indossavano le maschere di Griffyx, i cari Terry e Bella si sono cagati addosso! Non ci hanno messo molto a capire che le maschere sarebbero diventate un grosso casino, e che loro avrebbero potuto ritrovarsi coinvolti».
«Il che avrebbe distrutto la loro lucrativa attività secondaria», intervenne Dave. «Così hanno creato un blog, con un link da cui scaricare gratuitamente il gioco, poi si sono hackerati il computer per dare l’impressione che fossero loro le vittime di un furto informatico».
«E noi ce la saremmo bevuta, se non fosse stato per te, Cat. Ben fatto». Nikki le rivolse un raro sorriso. «Quindi, hai l’elenco di nomi?»
«Ho mandato il loro hard drive ai tecnici per il recupero dei dati. Terry James si era offerto di darceli di persona, ma non ho lasciato che si avvicinasse. Sospettavo che avesse installato qualche ingegnoso programma di auto-distruzione».
«Bella pensata». Nikki si appoggiò allo schienale della sedia e guardò Dave con aria interrogativa. «Quindi, puoi parlarmi di questa loro soffitta?».
Lui sgranò di nuovo gli occhi. «Be’, una parte ricordava uno studio fotografico o di registrazione super tecnologico, con dispositivi che sembravano pronti a lanciare un razzo nello spazio, ma il resto somigliava più a un sistema di home cinema». Deglutì rumorosamente. «Schermo grande, enorme, e una fila di posti a sedere, ma non erano poltrone normali, erano…». Arrossendo, guardò Cat con aria smarrita.
«Erano elettroniche, capo, con rivestimenti di gomma spessa. Permettevano all’occupante di rilassarsi e abbandonarsi al gioco. Erano reclinabili e dotate di un armamentario in grado di contribuire al raggiungimento del piacere. Devo aggiungere altro?».
Nikki rabbrividì. «Hai già detto anche troppo, grazie. Ma è colpa mia, sono stata io a chiederlo, no?».
Un bussare leggero alla porta le fece sollevare lo sguardo.
«Cosa mi sono perso?». Il sorriso cortese di Joseph entrò prima di lui, e fu accolto da un boato di risate.
«Ti sfido a dirglielo, Dave!», urlò Cat, e Dave arrossì in maniera ancora più evidente.
«Entri, sergente», disse Nikki. «E mi creda, non si è perso niente d’importante. Be’, niente che uno qualunque di noi sia pronto a condividere con lei al momento». Si rivolse agli altri. «Okay, voi due recuperate quei recapiti, e fatemi sapere cosa salta fuori. Io e il sergente usciamo per un po’».