Capitolo diciannove

«Bingo!». Cat allontanò la sedia dal computer e lanciò un gridolino di gioia.

«Questo suona più promettente», disse Dave, mettendo giù il telefono.

«Ho rintracciato Lyco». Lei si alzò. «Vieni con me? Un po’ d’aria fresca ci farà bene».

«Da quanto mi hai detto di quel viscido, l’aria sarebbe probabilmente più fresca nel cesso degli uomini».

«Allora portati una molletta per il naso. Andiamo a fargli una visitina!».

«Quale visitina?»

«Oh, salve, signora!». Cat calmò l’entusiasmo. Il capo non sempre impazziva per le frivolezze. «Ero a caccia. Nel ciberspazio. Ho localizzato il pervertito che ha progettato il videogioco».

«Quello con il Griffyx?».

Cat annuì. «Io e Dave stavamo per fare un salto da lui».

L’ispettore alzò una mano. «Prima di tutto, quale collegamento c’è con le maschere?».

Cat l’aggiornò nel modo più conciso possibile, poi aggiunse: «E questo Griffyx si diverte davvero a malmenare le belle donne». Fece una pausa. «Be’, in realtà gli piace fare cose molto peggiori che malmenarle, ma immagino che questo non sia il luogo o il momento adatto…».

«Precisamente». Il capo le lanciò uno sguardo torvo. «Ma scordatevi pure di affrontare quel maiale da soli. Non penso che tu ci abbia riflettuto fino in fondo, agente».

Cat si risedette e la fissò dal basso. Un piccolo “grazie, ottimo lavoro, Cat” sarebbe stato carino.

«Se questo tizio, come si chiama?»

«Terry James, signora».

«Giusto, be’, se questo James ha un collegamento diretto alle maschere, potrebbe essere molto pericoloso, oltre che un pervertito». Fece una pausa. «Dove vive?»

«A Rydell Street, signora. Dalle parti del negozio di alcolici».

«Okay, andremo tutti e porteremo con noi degli agenti. E mettete i giubbotti anti-coltello. Visto che non abbiamo idea di cosa ci sia dietro le maschere, non si può essere troppo prudenti». Si alzò, poi sorrise a Cat. «E ottimo lavoro, agente. È la prima pista decente che abbiamo su queste maledette maschere da topo».

Cat non disse nulla, ma non poté trattenere il sorrisetto soddisfatto che le si allargò lentamente sul volto.

La porta del 42 di Rydell Street fu aperta da una donna paffuta e di mezza età, con languidi occhi castani e un sorriso immediato. Il sorriso sbiadì di colpo alla vista degli agenti di polizia, e la signora si portò le mani alla bocca.

«Oh, no! È successo qualcosa al mio Terry, vero? Ha avuto un incidente!».

«La prego, signora James, non si agiti». Joseph avanzò di un passo e, con il suo sorriso più sincero, disse: «Dobbiamo soltanto chiedere aiuto a suo marito per una questione, ecco tutto. Non c’è stato nessun incidente, d’accordo?».

La donna fece un grosso sospiro. «Oh, cielo, be’, mi spiace, ma sta facendo visita a un cliente. È per quello che ho pensato…». Lasciò la frase in sospeso, poi aggiunse: «Dovrebbe tornare da un momento all’altro, farete meglio ad aspettarlo dentro».

Nikki rimandò in auto Dave e gli agenti in divisa, poi lei, Joseph e Cat entrarono in casa. Il soggiorno era grande e arioso, con ampie finestre a ghigliottina e un soffitto alto. Tutto era scrupolosamente pulito, ordinato e minimalista. Talmente immacolato che Nikki sentì l’impulso di controllare di non avere macchie di sporco sulla suola delle scarpe.

«Che lavoro fa suo marito?»

«È un web designer», annunciò con orgoglio la signora James. «Ed è molto bravo. Ha un sacco di clienti soddisfatti».

Nikki non osò guardare Cat, che stava dando degli strani colpi di tosse. Da ciò che le aveva detto riguardo al video-
game, le persone che lo usavano cercavano un genere di soddisfazione molto particolare.

«Quale sarebbe il problema, ispettore?». La signora James iniziava a sembrare preoccupata.

«Abbiamo solo alcune domande da fargli». Nikki la guardò in modo penetrante. «Per che genere di persone lavora suo marito?»

«Piccole attività, per lo più. Oggigiorno ci sono così tante persone che comprano online che, dal punto di vista economico, ha senso gestire una parte di ordini per corrispondenza, se conviene. Terry progetta siti per loro». Si alzò. «Posso mostrarvi alcuni dei suoi lavori, se volete».

«Ci sarebbe utile».

La donna li guidò nell’ingresso, lungo uno stretto corridoio e infine in una grande stanza usata come ufficio. C’erano due computer inattivi, e le pareti erano ricoperte di scaffali ordinati pieni di libri, CD-ROM e attrezzatura da ufficio.

«Ecco». La signora mosse il mouse di uno dei computer, su cui comparve un desktop vivace. Fece doppio clic su un’icona e si aprì un professionalissimo sito di pentole. Non esattamente il genere di cosa che Nikki si era aspettata di vedere.

«Questo è il suo ultimo progetto». Chiuse il sito e ne aprì un altro. «Questa è l’azienda con cui sta lavorando oggi. Offre un servizio di consegna di fiori a domicilio. Bello, no?».

Lo schermo si riempì di bouquet di fiori e mazzi dai colori allegri.

Joseph si chinò sul monitor. «Dev’essere un lavoro molto difficile, tra tutte le diverse opzioni, i carrelli d’acquisto, i check out eccetera».

«Oh, sì. Ma sono anni che Terry lavora con i computer».

«E lei, signora James, di cosa si occupa?», chiese lui.

«Io bado ai conti. Potreste dire che sono la sua tuttofare». Sorrise. «Lavoro più duro adesso di quando ero un’impiegata all’università».

«La Fenland University?»

«Esatto».

«Bella?». Una voce echeggiò nell’ingresso. «Che diavolo sta succedendo?». Un uomo alto, stempiato e occhialuto, accompagnato da Dave, si affrettava verso di loro.

«Non preoccuparti, caro, va tutto bene. Questi agenti vogliono solo parlarti. Torniamo in salotto». La signora James fece strada.

«Cosa volete?».

Nikki si sentì prendere dallo scoraggiamento. Quell’uomo con la giacca male abbottonata sembrava più un professore distratto che l’ultra tecnologico creatore di giochi pornografici.

«Il nome Lyco le dice qualcosa?», domandò Joseph.

L’uomo curvò gli angoli della bocca verso il basso e corrugò la fronte. «Lyco? Direi di no». Si voltò verso la moglie. «Bella? Abbiamo un cliente con un nome simile?»

«Decisamente no», rispose lei con enfasi.

«Signor James». Cat si alzò. «Le spiace se do un’occhiata al suo computer? Lei può venire con me, è chiaro».

«Si accomodi. Il più vecchio contiene i miei progetti di base, e Bella lo usa per le fatture e gli affari della banca. Il più nuovo contiene i prodotti finiti, e un database di tutti i miei conti aziendali. Non c’è nulla lì dentro che lei non possa guardare».

«Cripta mai qualcosa, signore?»

«Non ne ho bisogno. I computer li usiamo soltanto io e mia moglie, e non abbiamo segreti».

«Grazie, non ci metterò molto». Senza attendere Terry James, Cat sgusciò fuori dalla stanza.

«Allora, che tipo di azienda è Lyco?», chiese Bella James.

«Non è un’azienda, signora», disse Nikki. «È lo pseudonimo di qualcuno con cui vogliamo parlare».

I coniugi James si scambiarono uno sguardo perplesso, poi Terry James disse: «E pensate che questo Lyco abbia lavorato con noi?»

«Se l’ha fatto», s’intromise la moglie, «dev’essere stato con un altro nome».

Nikki fece un lungo respiro. Più passavano i minuti, più era portata a credere che Cat avesse preso un grosso abbaglio sul conto di quelle persone.

«Quanto è grande il vostro database di clienti, signor James?», intervenne Joseph.

James rifletté per un momento. «In tutto ne abbiamo circa una cinquantina. Venti sono clienti principali, che hanno richiesto la progettazione di un sito completo e la conseguente manutenzione. Gli altri sono aziende e individui che ci hanno assunti per consulenze o per operazioni di individuazione e risoluzione di errori».

«Potrebbe stamparci un elenco di questi, per favore?».

Bella James rimase senza fiato. «Oh, no, sergente! Manteniamo la massima discrezione sui dati dei nostri clienti. Non penso che sarebbe molto etico fornire informazioni simili come se niente fosse, no?»

«Fallo, Bella». Terry James scrollò le spalle. «Non abbiamo nulla da nascondere. Soltanto i nomi e gli indirizzi, non sarà un problema».

«Be’, se lo dici tu, caro. Vado a prenderli».

Qualche minuto dopo sia lei sia Cat fecero ritorno nella stanza.

«Eccoli qui, agente». Bella porse un fascio di fogli a Joseph. «Ma apprezzerei se li distruggeste, dopo averli controllati».

«Certo, e molte grazie».

«Abbiamo finito, agente Cullen?», chiese Nikki in tono piuttosto gelido.

«Ho visto tutto quello di cui avevo bisogno, signora».

Nikki notò sul suo volto qualcosa di simile all’eccitazione ma, qualunque cosa Cat avesse scoperto, era evidente che non voleva condividerlo con i James.

«Allora ci scusiamo per avervi rubato del tempo», disse Nikki con un sorriso falso. «Siete stati utilissimi. Se avremo bisogno di qualcos’altro, vi contatteremo».

Tornati in auto, si voltò verso Cat. «D’accordo, sputa il rospo».

«Penso di sapere cosa è successo, signora. L’ho visto in un altro caso, quando abbiamo sgominato una banda di pedofili».

«Allora spiegaci, per l’amore del cielo!».

«Avete mai sentito parlare dei gemelli cattivi?»

«No. E cerca di usare la nostra lingua per spiegare di che diavolo stai parlando», disse Nikki in tono impaziente.

Cat si massaggiò le tempie. «D’accordo, be’, stiamo parlando di crimini informatici, giusto? Ora, la maggior parte della gente usa il Wi-Fi, cioè una rete wireless ad alta velocità, e per questo c’è bisogno di un hot spot che…».

«Mi sono già persa! Ho detto nella nostra lingua!».

«Funziona così: il gemello cattivo si finge un hot spot vero, e quando tu usi il computer, ti ruba i dati, i file personali, tutto».

«Giusto. Questo l’ho capito, ma cosa c’entra con Terry James e il videogioco di Lyco?»

«C’è un’altra frode, come quella che vi stavo spiegando, ma in cui il ladro informatico ti ruba il dominio. Se ha fatto qualcosa che non vuole far rintracciare, usa il dominio rubato, e la merda cade in testa a te, invece che a lui!». Cat scosse il capo. «Lyco ha hackerato uno di quei due computer. Sull’hard drive di James non c’è nulla di più spaventoso che una partita a Spider Solitaire».

«Fantastico, un altro vicolo cieco».

«Forse no». Cat sogghignò. «Se chiedo l’aiuto della sezione informatica, penso che potrei essere comunque in grado di rintracciare Lyco. A meno che il sergente Easter non se la senta di fare pressioni sul graffitaro, quello che gli ha dato la pista».

«Non penso che Petey Redfield abbia la minima idea di chi è Lyco. Sono sicuro che si tratta solo di un gioco sconcio in cui si è imbattuto un membro delle gang, e a cui adesso vogliono giocare tutti», disse Joseph.

«Allora seguiamo la rotta informatica. Cat, mettiti al lavoro appena arriviamo…». Il telefono la interruppe. «Pronto, parla l’ispettore Galena».

«Mi scuso per il disturbo, ispettore, sono la sorella O’Keefe del reparto di Terapia Intensiva di Greenborough».

«Salve, Leah. Come sta il ragazzo?»

«Mostra segni di miglioramento. Gli toglieremo presto il respiratore, e ci chiedevamo se vorreste essere presenti».

«Assolutamente sì. Grazie per averci avvisato. Arriviamo subito». Chiuse la chiamata e guardò Joseph. «Lasciamo Cat in centrale e andiamo dritti in ospedale. Vogliono provare a svegliare il ragazzo. Se dice qualcosa, voglio sapere cos’è, di prima mano».