Capitolo tre

Nikki sapeva che il commissario la stava cercando, ma, sospettando l’ennesimo cazziatone, era riuscita a evitarlo per la maggior parte della giornata. Adesso aveva esaurito le scuse, e si trovava ad andare di malavoglia verso il suo ufficio.

Il commissario Rick Bainbridge la scrutò da sopra i suoi occhiali sottili con montatura di metallo. «Entra. Siediti».

Il tono gelido la diceva lunga. Lei attraversò la stanza fino alla sedia che l’attendeva, facendo un lungo respiro lento e preparandosi all’assalto.

«Sai cosa sono queste?». Il commissario aveva in mano una grossa pila di rapporti, che appoggiò con cura, uno dopo l’altro, come gigantesche carte da gioco, sulla scrivania.

«Lettere di ammiratori?»

«Sai benissimo che non è così! E ormai non si sta più scherzando». Abbassò con violenza i fogli restanti. «Reclami, Nikki! Maledetti reclami!». Si appoggiò allo schienale della sedia e scosse il capo. «E questa volta, non sono sicuro di avere l’energia o la propensione per provare a tirartene fuori».

Nikki aprì la bocca per rispondere, ma decise di non farlo. Meglio lasciarlo inveire per un po’. Alla fine si sarebbe calmato, lo faceva sempre.

«Sarò sincero, Nikki, sto restando a corto di ispettori disposti a lavorare con te. E, tenendo conto che fai più arresti tu di tutte le altre cazzo di squadre messe insieme, questa è una situazione assurda».

«Io e Dave andiamo d’accordo, signore».

«Dave Harris è un agente, non un ispettore, e ti segue soltanto perché è troppo schifosamente pigro per alzare un dito e fare del vero lavoro di polizia».

«Be’, non è colpa mia se il sergente Salter ha deciso di trasferirsi nella West Country».

Il commissario la guardò di traverso. «Invece lo è, e lo sai benissimo! E ancora non è sicura che Truro sia davvero abbastanza lontano».

«Uno sfortunato scontro di personalità, signore».

Il commissario alzò gli occhi al soffitto. «Oh, per favore! Non è un gioco! Ora, falla finita con i commenti sprezzanti e datti una svegliata perché stavolta», sbatté un pugno sulla scrivania, «stavolta, la cosa è seria».

Nikki sbatté le palpebre, e sentì una scossa di preoccupazione. La situazione non stava seguendo lo schema consueto. Sollevò lo sguardo, e vide un insolito miscuglio di apprensione, rabbia e frustrazione su quel familiare volto spigoloso.

«Non c’è un modo semplice per dirlo, ma ai piani alti stanno parlando di prendere dei provvedimenti disciplinari».

«Che cosa?». Nikki rimase a bocca aperta. «Oh, signore! So che i miei metodi a volte sono un po’ estremi ma, Cristo, dobbiamo togliere gli spacciatori dalle strade! Lo sa che questa zona è invasa dalla droga, non si può andare con i piedi di piombo con certa gente. Io mi limito a fregarli al loro gioco, colpisco i loro punti deboli, e porto a casa dei risultati! Buoni risultati! Lei lo sa, signore».

«Certo che lo so! Sono anni che ti proteggo quasi a costo di rischiare lo spergiuro! E perché? Perché il caso vuole che ti consideri uno sbirro dannatamente bravo. E lo sai benissimo, ispettore, che ho bisogno di te. Ma non puoi continuare a comportarti da mina vagante, so che hai le tue ragioni, e questo è fantastico nei thriller e nei film polizieschi, ma non qui alla polizia delle Fens. Pur di arrestare qualcuno, fai scempio del regolamento e non ti curi di niente. Devi fare marcia indietro. Entra nell’ottica che esistono cose come i diritti umani, il politicamente corretto, il bullismo, le violenze razziali. Dio, l’elenco è infinito, e sono io quello che deve sgambettarti dietro per sistemare i casini».

Il commissario espirò rumorosamente, poi sospirò e aprì un cassetto della scrivania. Estrasse due bicchierini e una mezza bottiglia di scotch. Con un altro sospiro, riempì entrambi i bicchieri e gliene passò uno. «Siamo alla fine della giornata, e non ho mai avuto bisogno di bere come in questo momento».

Nikki fissò il liquido ambrato e si morse il labbro. Le possibilità erano due: o Rick Bainbridge puntava a una meritata candidatura all’Oscar, o erano davvero in un mare di merda. Le aveva fatto una lavata di capo in diverse occasioni, ma mai così.

Ripensò alle file ordinate di bottigliette di vino nel suo frigorifero, poi tornò a guardare il volto paonazzo del commissario e mandò giù il contenuto del bicchiere in un sorso solo.

«Quindi, qual è stata l’ultima goccia?». Il vecchio sapore familiare del whisky la colpì come un ricordo doloroso, di quelli che non potevi ignorare. «Quale delle mie molte trasgressioni ha fatto traboccare il vaso?»

«Niente di specifico, Nikki, è semplicemente la quantità». Lui indicò la pila di rapporti.

Nikki chiuse gli occhi e sperò che quando li avesse riaperti il commissario le avrebbe riempito di nuovo il bicchiere. Li socchiuse con fare speranzoso, ma il bicchiere rimase vuoto.

Forse era ora di testare le acque e magari smascherare il suo bluff.

«Mi dispiace dirlo, signore, ma se in quella pila di moduli ci fosse qualcosa in grado di reggere, l’investigatore dell’ufficio Affari Generali mi avrebbe già trascinato in una sala interrogatori, e il mio distintivo sarebbe nel suo cassetto, insieme a quella bella bottiglia di scotch». Spinse fiduciosa il bicchiere sulla scrivania.

«Non è un trucco, Nikki. Sei davvero nei guai, i pezzi grossi sono molto incazzati». Lui versò altro whisky nei bicchieri. «Ormai mi hanno messo tra l’incudine e il martello, quindi ti dirò le cose come stanno. Il messaggio che mi hanno dato è che o ti adegui, o te ne vai. Perciò devi aiutarmi, o non sarà più nelle mie mani».

«Forse dovrei andarmene». Lei riconobbe a stento la propria voce. Non si trattava di autocommiserazione, e non era per scena. C’era una desolazione profonda nelle sue parole; un’emozione che sorprese perfino se stessa.

«Oh, ma che cazzo!». Il commissario bevve un sorso di scotch e ignorò il suo commento. «Non ho nessuna intenzione di perderti, Nikki Galena, ma ho un’ultima proposta disperata». Appoggiò di nuovo il bicchierino sulla scrivania e la fissò intensamente. «Ho ricevuto l’offerta di un volontario».

Nikki socchiuse gli occhi. Nessuno si offriva mai di lavorare con lei.

«Il sergente Joseph Easter di Fenchester ha chiesto un trasferimento temporaneo, quindi…».

«Santo Joe! Oh, fuori discussione! Non potrei mai lavorare con lui».

«È un bravissimo ispettore!».

«Giusto! Con una grossa enfasi sulla parola “bravissimo”, senza dubbio». Nikki afferrò il bicchiere e inghiottì una boccata di whisky bruciante. «Volontario! Oh, sì, capisco qual è il suo gioco!».

«Cioè?»

«Conosce la mia reputazione e vuole evidentemente portare a un nuovo livello la dinamica del Poliziotto Buono/Poliziotto Cattivo! O forse punta alla conversione del secolo, e mi creda, farebbe concorrenza a quella di san Paolo sulla strada per Damasco!»

«Quindi sai qualcosa sulla Bibbia, giusto? Iniziavo a pensare che leggessi soltanto manuali come il Butterworths Police Law, o Zander on PACE».

«Molto divertente! Non sono una selvaggia, cavolo, è solo che come sergente preferirei un ispettore, non un predicatore laico».

Per la prima volta da quando era entrata nella stanza, Nikki notò l’accenno di un sorriso sul volto del commissario.

«Dagli un mese, d’accordo? E garantisco che scoprirai che Joe Easter è molto più di quello che farebbero credere i pettegolezzi della sala comune».

Nikki strinse i denti. Era un disastro, ma si rendeva conto che il commissario era stato abbastanza leale da lanciarle una fune di salvataggio, nonostante la quantità di pressione cui era sottoposto. Fece un respiro profondo. A quanto pareva, in quel momento non era lui l’unico a trovarsi tra l’incudine e il martello. «Un mese? Stiamo parlando di un mese di calendario o di quattro settimane? Perché, potendo scegliere, preferirei le quattro settimane».

«Non tirare troppo la corda, ispettore». Il commissario fece oscillare avanti e indietro l’alcol rimasto nella bottiglia piatta e inarcò le sopracciglia. «Torni a casa piedi, questa sera?».

Nikki spinse in avanti il bicchiere. Fanculo le bottigliette nel frigorifero. «Adesso sì».

Rick Bainbridge guardò Nikki andare via, ed emise un forte sospiro. Sapeva molto più di chiunque altro sul suo conto. La conosceva da quando era un’agente in prova giovane e impaziente, con tutte le carte in regola per diventare un’ottima poliziotta. Ma poi si era offerta di rispondere a una richiesta di soccorso, e si era trovata a cullare tra le braccia un’adolescente moribonda in un seminterrato infestato dai topi. Quell’evento le aveva cambiato la vita per sempre. Aveva distrutto sia il suo matrimonio sia la sua salute mentale, lanciandola in una faida personale che aveva portato avanti incessantemente dall’istante in cui era morta la ragazzina, fino ad allora. Se quel giorno fatale non avesse alzato la mano e non si fosse offerta volontaria per quel particolare lavoro, Rick era certo che Nikki Galena sarebbe stata ormai ricoperta di medaglie, galloni dorati e rispetto. Di certo non sarebbe stata la dura solitaria, l’enigma spaventoso, in cui si era trasformata negli ultimi anni.

Rick si alzò in piedi, prese la giacca e la valigetta e raggiunse con calma la porta. Gli sarebbe dispiaciuto molto perderla. In pratica, raggiungeva da sola la loro quota di arresti, ma il ghiaccio era diventato troppo sottile per sostenerla ancora a lungo. E arrivato a quell’ultimo stadio della carriera, lui non poteva permettersi di andare a fondo con lei. Spense la luce e chiuse la porta. La collaborazione con Joseph Easter era la loro ultima possibilità. Perché se fossero caduti entrambi in quel momento, non sarebbe rimasto nessuno che potesse lanciare loro una fune di salvataggio.