Richard

C’è un’immagine che sembra essere a un passo dal poter vedere con chiarezza: è un’idea che sta per prendere forma, ma che vacilla, minaccia di sparire, come se fosse un miraggio che vaga nell’aria calda della sera.

Non ho bevuto nemmeno un goccio oggi, e ciò significa che l’idea è reale, anche se non riesco a metterla a fuoco.

L’idea è questa: io e Tessa ci prenderemo cura di questi ragazzi. Ho parlato con Philip Guerin e lui vuole tornare nel Devon senza sua figlia. Ha una nuova compagna, di una cittadina limitrofa, vicina alle famiglie che hanno perso i figli a causa di Zoe. La loro relazione non potrebbe funzionare con Zoe al loro fianco; e Philip non ha nessuna intenzione di trasferirsi lontano e ricominciare daccapo.

Immagino che potremmo cercare di convincerlo, ma perché dovremmo farlo visto che esiste un’alternativa?

Elimino la sua presenza dalla scena che ho davanti e la ricompongo.

C’è Tessa, e ci sono io, sulla panchina. Ho appoggiato un braccio sulle sue spalle e lei è rimasta ferma, non si è divincolata per liberarsi dal mio abbraccio, come fa sempre. Davanti a noi ci sono tre ragazzi sopra un tappeto: due principesse bionde e un ragazzo moro e intelligente.

Sono due adolescenti problematici e una neonata meravigliosa che non ricorderà mai sua madre, e noi ci stiamo prendendo cura di loro. Riempiranno le nostre notti e i nostri giorni; e noi riempiremo le loro. Cucinerò per loro e li guiderò, accompagnerò i più grandi alle lezioni di musica mentre Tess lavorerà come sempre. Li seguiremo con paziente attenzione, con amore e dedizione, e la loro vita sarà il più possibile serena. Daremo loro il necessario, non ci faremo sedurre dal talento che hanno né abbattere dai loro errori.

C’è solo una cosa che fa sbiadire questo miraggio e minaccia di farlo dissolvere nell’aria.

È quello che mi pare di aver sentito mentre Zoe faceva il bagno a Grace poche ore fa.

Era Lucas che diceva: «È stato un incidente», e poi: «Racconterò tutto alla polizia». Sembrava una confessione, ma forse stava solo parlando della scena a cui avevano assistito. Deve essere così.

Non ne parlerò a Tessa, ma immagino che se lo facessi lei mi direbbe: “Cosa vuoi che significhi? Sei sicuro di aver sentito bene? Avevi bevuto?”. Quindi non lo farò.

Ho già buttato via il modellino distrutto che ho trovato nel mio capanno. Se l’ha frantumato uno di loro, non ha fatto nulla di peggio di ciò che ho fatto io in passato, quando tutta la tristezza che avevo dentro talvolta mi faceva commettere atti simili.

Per essere sicuro di potermi assumere la responsabilità di questi ragazzi, perlustrerò tutta la casa, prenderò tutte le bottiglie e le svuoterò in uno scarico. Non comprerò mai più un goccio d’alcol. Andrò in un centro di alcolisti anonimi. Sarò un padre perfetto per loro. E se Lucas non vuole stare con noi, sarà sempre il benvenuto se vorrà vedere sua sorella Grace.

Oggi non è il giorno adatto per parlare di queste cose con i ragazzi. Né lo sarà domani, e forse nemmeno la prossima settimana, ma è la proposta che farò quando loro saranno pronti a sentirla.

Se Tessa sarà d’accordo.

Proporrò un patto.

Se lei accetta, non le chiederò come facesse a conoscere, a memoria, il numero del cellulare personale dell’avvocato di Zoe. Non chiamerò le sue amiche per controllare se abbia passato la notte con loro, perché credo di sapere dove fosse. Credo che fosse con lui. È stata lei a dirmelo, il suo atteggiamento sulla difensiva quando gli ho telefonato. Non ne sono sicuro al cento percento, non riesco a immaginare come possa essere successo, ma posso vivere con un piccolo dubbio. È un demone più debole di quelli con cui ho vissuto negli ultimi anni. L’infedeltà di Tess è qualcosa che probabilmente meritavo, e di sicuro non è peggio di quel che l’ho costretta a subire.

È questo che voglio dire ai ragazzi, è questo che mi fa sentire pieno di energie, forte, ottimista: «Restate con noi. Ci prenderemo cura di voi. Faremo in modo che non dobbiate più soffrire. Possiamo essere la vostra famiglia».

Lo squillo del telefono di casa ci raggiunge e sento che Tess si irrigidisce accanto a me.

«Rispondo io», dico.