Domenica sera

Dopo il concerto

Zoe

Lo spinoso, irritabile, tipico silenzio che riempie la macchina mentre la mamma mi porta a casa mi dà l’occasione di ricompormi, perché a lei le lacrime non piacciono. È il tipo di silenzio che condividiamo spesso, mia madre e io. Lei guida stringendo il volante fino a farsi venire le nocche bianche. Quando cerco di parlarle, mi intima di tacere perché ha bisogno di riflettere.

Io rimango zitta, ma il silenzio viene squarciato quando svoltiamo nel vialetto, perché i muri di pietra della nostra grande e sontuosa casa sono scossi dal tipo di suoni che io e Lucas possiamo ascoltare praticamente solo di nascosto sui nostri iPod.

È musica pop, del tipo che ascoltavano i ragazzi del carcere minorile. Qui, in casa nostra, è spesso uno zuccherino severamente razionato, in modo che Lucas e io non interrompiamo la dieta di repertorio classico che ci permette di “sviluppare la nostra musicalità”.

La mamma corre dentro, e io la seguo. Il volume della musica impedisce a Katya, la ragazza alla pari, di accorgersi che siamo arrivate e di notarci finché non siamo in salotto, in piedi alle sue spalle.

È seduta sul nostro divano, con la mia sorellina neonata, Grace, su un ginocchio, mentre accanto a lei, tanto vicino da sembrarle incollato, c’è un ragazzo che conosco dalla scuola, di nome Barney Scott. Grace sta ridendo di gusto, perché Katya la tiene per le mani e la fa saltare su e giù, ma quando ci vede, allunga le mani verso la mamma, e Katya e Barney balzano giù dal divano, lisciandosi gli abiti spiegazzati con una capacità di recupero davvero impressionante.

«Ciao, Maria; ciao, Zoe», dice Katya, consegnando la bambina.

Mia madre rimane senza parole, davanti a quella palese trasgressione alle regole della casa: la musica, il ragazzo, la bambina alzata a un’ora in cui dovrebbe essere a letto. Afferra Grace come se le avessero appena detto che una frana sta per trascinarci in mare insieme a tutto il resto dell’umanità.

«Spero che non ti dispiace che ho chiesto a Barney di venire, ma suo padre è medico e Grace era molto agitata», abbozza Katya. Il suo forte accento russo e il suo volto impassibile, le guance come lastre di pietra calcarea, conferiscono alla frase un’istantanea solennità.

Guardo mia madre. Nemmeno lei è tanto folle da credere alla storia del padre medico, ma intuisco che Katya ha fatto assolutamente centro, con il commento sull’agitazione di Grace.

Grace è la figlia della seconda occasione, la figlia del miracolo: è un dono per tutti noi. È metà di mamma e metà di Chris, e quindi il prodotto di quella che Lucas chiama la loro perfetta unione. Come ha osservato lo stesso Chris al battesimo della bimba, Grace ha “un carattere adorabile e solare”, è una “gioia” e ha “aiutato tutti noi a ricominciare”.

In pratica, il commento di Katya ha abilmente manipolato la psiche di mia madre, facendole prendere la deriva che preferisce, vale a dire vivere in uno stato di costante timore per la salute di Grace.

Quindi mia madre sceglie di ignorare il fatto che Grace abbia un’aria estatica e quasi brilli per gli effetti della sovrastimolazione, e così la porta subito di sopra per addormentarla, con Katya che la segue a ruota, mentre io vengo lasciata nella stanza da sola con Barney Scott. È strano, per me, in quanto normalmente non rimarremmo mai insieme da soli, assolutamente in nessun caso. Questo perché, nella mia scuola, lui è uno dei ragazzi popolari.

Barney Scott fa una strana smorfia, e io immagino che stia cercando di sorridermi. E questo suo atteggiamento mi spinge a domandarmi cosa pensassero di combinare lui e Katya, perché solo il senso di colpa può spingerlo a essere simpatico con me.

«Ehi», dice.

«Ehi», rispondo io.

«E così siete tornate prima», continua.

«A quanto pare».

«Mmm…». Fa su e giù con la testa come un cagnolino di plastica su un cruscotto. «Hai… ehm… hai suonato bene?».

A Barney Scott non interessa come ho suonato, anche se sono colpita dal fatto che abbia fatto lo sforzo di chiederlo. È il genere di ragazzo che posta frasi del tipo: «Clifton Down. Otto di sera. Birra, bistecche e baldracche», pensando che siano divertenti; e probabilmente ha ragione, perché le ragazze come Katya o le ragazze popolari a scuola, poi, si presentano davvero, indossando pantaloncini microscopici con l’interno delle tasche che spunta da sotto, sopra le cosce abbronzate durante le vacanze all’estero, per ubriacarsi e farsi palpeggiare.

«Tutto bene», rispondo. Non c’è bisogno che Barney Scott sappia cosa è successo: voglio solo che se ne vada.

Ovviamente nemmeno lui vorrebbe essere qui con me. «Aspetterò fuori», suggerisce, indicando la porta del corridoio come se non sapessi dove si trova.

«D’accordo», concludo ma, mentre lo guardo allontanarsi, muoio dalla voglia di dirgli che forse, in un certo senso, ho più o meno avuto anch’io un ragazzo popolare innamorato di me, una volta, o almeno invaghito; quindi non sono tanto stupida o inutile come tutti pensano: non lo sono affatto.

Il mio ragazzo popolare si chiamava Jack Bell e si comportava come se gli piacessi. E molto. Sfortunatamente, c’erano degli ostacoli che ci impedivano di uscire insieme, e il più grosso era la gemella di Jack, Eva, la ragazza più popolare della scuola. Eva non perse tempo a mettere in chiaro che suo fratello non era innamorato, ma si stava invece dando da fare. La ragazza che gli piaceva davvero, quella che lui voleva al posto mio, a sentire Eva, era la sua migliore amica, Amelia Barlow.

Ma, nonostante la parola di Eva Bell fosse legge per la maggior parte delle persone che avevo attorno, a scuola, io non le credetti, perché mi ero accorta di come Jack Bell mi guardava e persino adesso, quando ci penso, mi sento sciogliere. Posso essere socialmente imbranata, so di esserlo, ma non sono una stupida.

Quello che devo fare, però, è sopprimere in fretta quella sensazione, perché Jack Bell è morto e sepolto, ormai, come Amelia Barlow, e il dolore è troppo intenso da sopportare.

La finestra del salotto è spalancata, ma il calore all’interno è ancora soffocante. Sento i passi di Barney Scott scricchiolare sulla ghiaia di fuori e lo vedo appoggiarsi al nostro cancello, in attesa di Katya.

Vorrei che mia madre scendesse, però non voglio disturbarla, mentre addormenta Grace. Sto cominciando ad avere la nausea per la paura al pensiero di ciò che accadrà quando Chris e Lucas torneranno a casa e vorranno sapere perché diavolo il signor Barlow stesse sbraitando in chiesa. E se non vogliamo che qualcosa rovini la famiglia della nostra seconda occasione, io e la mamma dobbiamo studiare bene ciò che diremo.