Tessa

Mi sottopongo al prelievo del DNA, ma voglio sapere perché lo fanno e perché, poco prima, il mio interrogatorio è stato interrotto in modo così improvviso.

Non è stata un’interruzione proprio brusca, ma di sicuro è passato qualcosa, forse un’ansia repressa, tra gli agenti.

La mia mente corre come un levriero fuori della gabbia e penso di aver davvero bisogno di parlare con Sam adesso, più che mai, perché lui saprà interpretare la situazione meglio di me.

Quando Katya ha finito di parlare con la sua agenzia, Richard la accompagna al piano di sopra come se fosse la sua balia, e io ne approfitto per cercare di mettermi in contatto con Sam.

Ma lui non risponde. Si è preso un giorno libero oggi, quindi non capisco a cosa sia dovuto il suo silenzio. Ci riprovo un paio di volte e alla fine lascio un messaggio dicendo che proverò a raggiungerlo di nuovo più tardi.

Mi sforzo di non essere risentita per il fatto che non mi abbia risposto, ma una parte di me pensa che sarebbe stato carino da parte sua tenersi a disposizione, nel caso avessi avuto bisogno di lui. Di certo sa cosa sta succedendo.

Mentre rimetto a posto il ricevitore, noto che Richard è sulla soglia della porta.

«Chi stai chiamando?», mi chiede.

Le bugie migliori sono quelle più vicine alla verità. È un pensiero che mi salta nella mente, anche se non so da dove sia arrivato. Non mi considero una persona disonesta, nonostante la mia relazione. La mia infedeltà è l’unica cosa che nascondo; in tutte le altre cose della mia vita sono cristallina.

«Stavo chiamando l’avvocato di Zoe», rispondo. «Volevo chiedergli perché ci stanno facendo il prelievo per il DNA».

«Che cosa ha detto?»

«Non c’era. Mi hanno riferito che non è allo studio». Penso abbastanza in fretta da fare finta di aver digitato il numero dello studio di Sam, e non del suo cellulare.

«È stato molto duro con Zoe», osserva Richard. «Davvero duro».

«Si conoscono abbastanza anche per questo, sono sicura», replico. Richard imparò a consumare alcol in quantità prima inimmaginabili durante il processo a Zoe, perché aveva appena scoperto che il suo prestigio professionale si era fatalmente bloccato. Non venne nel Devon una sola volta per starci vicino. Non fu presente a nessuna seduta. E questo è, naturalmente, un’altra causa di risentimento da parte mia.

Prendo Grace in braccio mentre Richard preleva del cibo per lei dal frigo e inizia a scaldarlo.

«Katya mi ha detto che le piace questa roba», spiega mostrandomi un cucchiaino di una sostanza appiccicosa di un arancione intenso.

Grace lo osserva con attenzione. Lo vedo che gli è affezionata, e lui le fa delle smorfie che la divertono, ma non riesco a partecipare a quel momento perché non riesco a smettere di pensare al fatto che forse Grace non si ricorderà mai di Maria, e magari non farà parte nemmeno della nostra vita negli anni futuri.

«Spero riusciremo a vedere Grace», mormoro.

«Cosa?»

«Be’, andrà a vivere con Chris, giusto?».

Richard si blocca, sconvolto, e mi guarda. «Davvero?»

«È suo padre! Che cosa pensavi?»

«Non ci avevo pensato, in realtà». Si gira per mescolare la purea e noto che le sue spalle si sono incurvate.

«Be’, spero che potrà venire a stare con noi quando sarà più grande», osserva. «E come farà Chris a gestire la situazione?»

«Non lo so».

«Zoe andrà con loro?»

«Ne dubito molto. Perché dovrebbe farlo?».

Lui nota l’irritazione nel mio tono di voce.

«Dammi Grace», si offre. «Posso fare tutto da solo. Prenditi un po’ di tempo per te».

Mi sento irritabile perché bisognerà risolvere tutti questi problemi e sarà complicato e doloroso per i ragazzi, e probabilmente anche per noi, e adesso non posso nemmeno pensarci.

Non posso ignorare nemmeno i piccoli dubbi su Chris che hanno iniziato ad assalirmi. È pericoloso lasciare che la mia mente vaghi per questi sentieri, ne sono molto consapevole, ma sto cominciando a ripensare ad alcuni suoi comportamenti; in particolare al modo in cui ieri sera ha avvolto mia sorella nell’asciugamano e l’ha accompagnata fuori alla fine della serata. In quel momento mi è sembrato un gesto affettuoso, ma alla luce di ciò che è successo, adesso non posso che darne una lettura più sinistra: era affetto o strategia di controllo? L’aggressione nei confronti di Tom Barlow in casa, e il suo comportamento verso Lucas, il modo in cui l’ha rimproverato davanti a tutti noi, mi spingono inevitabilmente verso una interpretazione più negativa.

Vorrei chiedere a Richard cosa ne pensa, perché nonostante tutto è molto bravo quando si tratta di valutare un carattere, o almeno lo era, ma veniamo interrotti dal campanello di casa.

«Deve essere l’agenzia della ragazza alla pari», azzarda lui.

«Vado io».

Lui assaggia un minuscolo cucchiaino della purea di Grace e fa una smorfia. «È bollente», dice alla bimba, «dovremo aspettare un po’».

«Qual era il numero dello studio dell’avvocato?», grida mentre esco dalla stanza. «Potrei provare a richiamarlo, credo sia stata una buona idea chiedere il suo consiglio».

«Ah, non lo ricordo a memoria», rispondo.

«Non importa», risponde mentre raggiungo la porta di ingresso. «Rifaccio il numero dal tasto di ripetizione del telefono».

Prima di riuscire a fermarmi, mentre apro la porta, urlo: «No!», rivolta a lui, perché so che la chiamata sarà inoltrata al cellulare personale di Sam. L’incaricata dell’agenzia di ragazze alla pari di Katya mi guarda in modo interrogativo, proprio come Richard.

«Scusi», mormoro alla donna.

Lei mi tende la mano. «Tamara Jones, West Country Elite Au Pairs. Ci teniamo a rispondere immediatamente alle emergenze in ogni occasione».

Dietro di me, sento lo sguardo di Richard fisso sulla mia schiena e, mentre accompagno Tamara Jones al piano di sopra per parlare con Katya, lo vedo con la bimba su un braccio e il telefono nella mano libera.