Richard
Zoe sta facendo una scenata in giardino. La vedo dalla finestra della cucina e se ne accorgono anche gli agenti dalla sala da pranzo, perché uno dei due interrompe l’interrogatorio con Tessa e chiama la psicologa della polizia per dirle di andare fuori a dare una mano. Io e Grace fatichiamo per trovare qualche altra cosa che lei possa mangiare, ma poi ci affidiamo a un biscotto, che sembra apprezzare moltissimo, e poiché qualcuno ha messo nel frigo un biberon del suo latte, lo riscaldo come ho visto fare alla ragazza russa poco fa: una piccola pentola piena di acqua portata e ebollizione, con il biberon che fluttua dentro l’acqua. Mi sento piuttosto professionale quando mi faccio cadere qualche goccia di latte sulla parte interna del polso per controllarne la temperatura, sempre come ho visto fare.
«È perfetto, tesoro», dico a Grace e lei se lo infila in bocca ancora prima che ci sistemiamo in salotto, e beve avidamente con l’intensità ingorda e quasi snervante di un agnellino attaccato alla mammella della pecora.
Interrompiamo Lucas. Sta spulciando la mia collezione di DVD e salta su spaventato quando entriamo nel salotto, come se lo avessi sorpreso a frugarmi nel portafogli.
«Ne puoi prendere in prestito uno, se ti va», dico per tranquillizzarlo. «Cioè, non oggi, quando le cose si saranno un po’… ma se credi che guardare qualcosa adesso possa aiutarti, fallo pure».
«No, grazie. Stavo solo dando un’occhiata». Si rimette seduto, si infila le mani in tasca.
Non so che cosa dirgli, anche se provo una grande pena per lui. Probabilmente si era affezionato a Maria, forse l’amava addirittura, e dover sopportare questa tragedia in aggiunta alla morte prematura della sua stessa madre deve essere davvero dura, durissima. Ho difficoltà a trovare le parole anche perché parlo quasi solo con altri scienziati al lavoro, e con Tess quando torno a casa. I miei amici si sono da tempo perduti tra i miei sporadici tentativi di mantenere i contatti. Probabilmente dovrei trovare qualche parola rassicurante, di conforto, ma riesco solo a dire: «Quindi ti piace il cinema?».
Lui fa cenno di sì con la testa. Un movimento essenziale, il contatto visivo è fugace.
«Quale genere preferisci?».
Lui mi restituisce lo sguardo, poi fissa la porta, come se nemmeno lui fosse sicuro che sia il caso di fare una conversazione del genere, ma a mio parere è utile, soprattutto se lo aiuta a pensare ad altro per un po’, a ricordargli che qualcuno è interessato alla sua esistenza.
«Mi piacciono alcuni vecchi film».
«Ad esempio?»
«Apocalypse Now è uno dei miei preferiti».
Mi sorprende che gli abbiano lasciato vedere un film del genere nell’ambiente chiuso e conservatore della sua famiglia, ma mi sforzo di non lasciar trapelare il mio pensiero.
«Una delle mie sequenze iniziali preferite», commento.
Lui raddrizza la schiena e mi coinvolge nella sua straordinaria intensità. «Lo so, è incredibile. Nei primi minuti il montaggio crea una certa confusione ma contiene già tutto, all’inizio si sente il lento raspare delle pale dell’elicottero, che sembra avvicinarsi e poi allontanarsi come l’eco, e l’apertura in dissolvenza sulle palme sotto il cielo azzurro, e subito dopo il fiume giallognolo e l’elicottero che sbuca dalle palme e poi, boom!, l’esplosione, che è così intensa, e poi ci sono tantissime immagini che si sovrappongono l’una all’altra e quindi si vede il volto di lui nella camera d’albergo insieme alle scene dei suoi ricordi del Vietnam, e poi le pale del ventilatore sul soffitto diventano le pale dell’elicottero e inizia This Is the End che crea una grande intensità con l’immagine dei suoi occhi, le sue pupille sono come puntini, e infine la telecamera si sposta fuori della finestra e sei a Saigon. E parte la voce fuori campo. È incredibile».
Man mano che parla, la sua vitalità cresce, e io resto sbalordito perché non ho mai sentito questo ragazzo dire così tante parole in una volta sola. È vero che l’ho incontrato in pochissime occasioni, ma lui si è sempre comportato come se fosse muto; e anche Tess ha fatto la stessa osservazione.
«Adoro la scena in cui descrive il personaggio principale», commento con la speranza di far parlare ancora Lucas, perché penso che gli faccia bene.
Lui mi fissa con due occhi che sembrano lucidi e accesi, come melassa nera. Con un accento un po’ strano dice: «“Perché c’è un conflitto in ogni cuore umano tra il razionale e l’irrazionale, tra il bene e il male… Ogni uomo ha il suo punto di rottura”».
«Cosa?», chiedo con una certa ansia, poi mi rendo conto che stava citando le battute del film, anzi proprio della scena di cui ho parlato. A dire il vero, ne ho dei ricordi molto vaghi, ma non voglio scoraggiarlo, e così esclamo: «Oh, ma certo, scusa. Bravo, Lucas! Sì, molto bene. È un film molto duro, credo». Questo lo ricordo bene.
«Credo sia il suo film migliore», osserva il ragazzo.
«Quale?». Chris è arrivato furtivo alle nostre spalle ma non accenna a prendersi la figlia che tengo in grembo. Quel poveraccio sembra completamente a pezzi.
«Posso portarti qualcosa?», gli chiedo. «Una tazza di tè?»
«Continua pure a fare ciò che stai facendo». Con un gesto indica Grace, che non ha avuto alcuna reazione davanti alla sua presenza, perché è ancora troppo occupata a ciucciare dal biberon, che ormai è quasi vuoto. «Spero tu non stia rompendo, come al solito, con i tuoi film», dice a Lucas, in modo piuttosto brusco, mi pare, anche se siamo tutti, inevitabilmente, sotto pressione.
«No, per niente. Stava solo rispondendo in modo molto preciso a una mia domanda». Scaccio il pensiero dalla mia mente, e intanto Lucas ricomincia a fissare il pavimento.
Ci distrae la scena di Zoe che viene accompagnata nel corridoio e sostenuta lungo le scale. Si appoggia al braccio della psicologa della polizia, suo padre le segue. Salgono con estrema lentezza e noi osserviamo.
«È piuttosto turbata, credo», dico agli altri due, perché sento la necessità di spiegare il suo comportamento, forse perché lei apparteneva a noi prima di appartenere a loro; e anche se Grace sceglie proprio quel momento per finire il suo biberon e cercare di mettersi seduta con l’ultimo sorso di latte che le cola dalle labbra, non mi sfugge il fatto che Chris stia guardando Zoe con un’espressione che farei fatica a descrivere come amichevole o affettuosa.