Capitolo trentatré
Mentre pedalo verso casa, il livello di panico aumenta. Ogni uomo sposa la donna che gli ricorda sua madre, no? Non c’è niente di male in questo, niente di sconveniente. Non dovrebbe importarmi che somiglio così tanto alla madre di Jacob. Invece mi importa. Nei quattro anni che ho perso, sapevo di questa somiglianza? In tal caso, l’ho trovata strana, seccante?
Quando arrivo a casa Jacob non c’è, ma è tornato per un po’ mentre ero via – ha lasciato una tazza sul bancone. Gironzolo nell’orto, nonostante il vento. I cartellini bianchi con i nomi delle piante si sono moltiplicati. Oltre a quelli che ho trovato, Jacob ne ha aggiunti altri che ora segnalano le barbabietole, l’erba cipollina, l’aglio e una miriade di altre erbe e verdure. Ma le etichette sono vecchie, tutte scritte da sua madre. Tutte quante.
Mi giro e corro in casa. Il mare è molto mosso, preannuncia tempesta.
Nel mio studio, accendo il computer con le mani che tremano. Scrivo “Malinda Winthrop” nella barra di ricerca di Google e compaiono pochi risultati, ma tutti riguardanti altre Malinda Winthrop. Sulla madre di Jacob non ci sono informazioni. Niente di niente.
Nel salone, sfoglio di nuovo gli album. Le foto di Malinda sono state fatte da lontano, ma lo sapevo già. Cerco un primo piano, ma invano. È seduta sullo yacht con le gambe a penzoloni, ha una fascia per capelli, jeans a zampa di elefante e occhiali da sole. Il piccolo Jacob indica il mare. Il padre ha un aspetto molto simile a quello di Jacob ora: alto, bello, il naso leggermente storto e il sorriso sbilenco. Ma Malinda è sempre distante. Non ci sono foto di Jacob quand’era adolescente, o da adulto prima che lo conoscessi.
Guardo le nostre foto: io e lui sulla spiaggia, un selfie, mentre balliamo al matrimonio, fuori a cena con amici. La foto di Aiden sul sentiero scosceso mi fa ricordare di essere caduta tra le sue braccia. Solo che, stavolta, lo vedo davanti a noi. Si era girato per chiamarci. Forza, ragazzi. Quanto siete pigri. Io l’avevo rincorso, ma Jacob era rimasto indietro, determinato a non accelerare il passo. Avevo raggiunto Aiden, che mi aveva fatto l’occhiolino. Condividevamo un segreto. La foto è stata stampata dal computer di Jacob. C’era poco inchiostro rosso – i capelli di Aiden hanno una leggera sfumatura blu. Inchiostro blu.
Jacob, che raddrizza sempre i bordi e rifà il letto alla perfezione. Jacob, che ha sposato una donna che somiglia stranamente a sua madre.
Foto con sfumature blu. Photoshop, email di Linny.
Controllo le email sul mio computer e trovo una risposta di Linny.
Cara Kyra,
scusami se ci ho messo tanto a rispondere. Ero fuori per una ricerca. Questo posto è incredibile, ma mi manchi. Per quanto riguarda la giraffa, mi dispiace che non la trovi! Chiederò a mia madre di prendertene un’altra, ma non posso garantirti niente: potrebbe non tornare in Kenya, ha intenzione di visitare altri Paesi. Ma glielo chiederò. Non preoccuparti, ti faremo tantissimi regali.
Baci,
Linny
Spingo indietro la sedia. Le sue parole pulsano sullo schermo. No, non può essere. Un uomo così attento, così meticoloso. Non ne ha idea. Come avrebbe potuto rispondere? Non può sapere la verità. Ha seguito l’esca e ha abboccato. Se l’è bevuta. Fingendosi Linny, non poteva rispondere come avrebbe risposto lei. Io avrei fatto un lavoro migliore, d’altronde la conosco molto meglio di lui. Conosco il segreto che lei ha sempre nascosto riguardo a sua madre. Fingendomi Linny, avrei scritto:
Cara Kyra,
ma di cosa parli? Devi esserti dimenticata. Crescendo, ho deciso che, appena me ne fossi andata via di casa, avrei preso l’aereo. E così è stato. Mi sono ripromessa di volare ogni volta che ne avessi avuto la possibilità e di andare il più lontano possibile. Non volevo trovarmi intrappolata in casa come mia madre, bloccata nel suo piccolo mondo. Dicono che quando sei su un aereo, il sessanta percento dei passeggeri – sei su dieci – ha paura di volare. Le persone hanno paura che l’aereo cada, hanno paura delle turbolenze. La paura deriva dalla completa mancanza di controllo. Stai sfrecciando nel cielo a sei, settecento chilometri orari, a trentamila piedi. Un incidente sarebbe catastrofico. Su un aereo non esiste l’ammaccatura sulla fiancata: si muore di una morte immediata e orribile.
Mia madre non avrebbe mai sopportato tutto questo e non ha mai preso un aereo. Lo sai meglio di chiunque, visto che anche tu hai dovuto superare la paura di volare… Quindi, mi dispiace dirtelo, ma mia madre non è mai stata in Kenya e non ti ha mai portato una giraffa intagliata. Non ti ha mai portato niente di intagliato. Controlla i tuoi banchi di memoria e ti renderai conto che è vero.
Baci,
la tua migliore amica Linny