1 Questo capitolo deriva in larga misura da I. Clarke, Great War. Cfr. anche, dello stesso autore, Tale of the Next Great War e Voices Prophesying War.
2 I. Clarke, Great War, pp. 129-139.
3 Childers, Riddle of the Sands, p. 248.
4 I. Clarke, Great War, pp. 326 sgg.
5 Ivi, pp. 139-152. Secondo una fonte, il libro vendette circa un milione di copie.
6 Ivi, pp. 153-166. Ma cfr. anche p. 225 dell’edizione rivista tedesca, nella quale questo finale è omesso.
7 Ivi, pp. 168-178.
8 Ivi, pp. 339-354.
9 Andrew, Secret Service, p. 77.
10 Le Queux, Spies of the Kaiser.
11 I. Clarke, Great War, pp. 356-363.
12 Ivi, pp. 377-381.
13 Du Maurier era ufficiale dei Royal Fusiliers; Andrew, Secret Service, p. 93.
14 Hynes, War Imagined, p. 46.
15 I. Clarke, Great War, pp. 179-180.
16 Saki, When William Came, pp. 691-814.
17 Ivi, in particolare pp. 706-711. L’idea che gli ebrei fossero filotedeschi, alquanto sorprendente per i moderni, era in Inghilterra una panacea della destra prima del 1914. Inutile dirlo, il movimento dei boy-scout si opponeva alle tendenze disfattiste.
18 I. Clarke, Great War, pp. 364-369.
19 Ivi, pp. 87-98.
20 Ivi, pp. 183-201, 390-398.
21 Ivi, pp. 399-408.
22 Ivi, pp. 385-390.
23 Ivi, pp. 408 sgg.
24 Ivi, pp. 29-71.
25 Ivi, pp. 72-87.
26 Andrew, Secret Service, p. 74. La conversione di Le Queux alla germanofobia avvenne solo quando (come Sir Robert Baden-Powell, l’«eroe» di Mafeking e il fondatore dei boy-scout) entrò in possesso di piani fasulli di un’invasione tedesca redatti da una banda di falsari in Belgio: ivi, pp. 83-84.
27 Andrew, Secret Service, p. 68.
28 I. Clarke, Voices Prophesying War, pp. 136-138.
29 Ivi, pp. 102-108.
30 Andrew, Secret Service, p. 69.
31 Ivi, pp. 233-247.
32 Ivi, pp. 259-275.
33 Ivi, pp. 276-277. Su Lockwood cfr. ivi, p. 84.
34 Hiley, Introduction, pp. IX-X.
35 I. Clarke, Great War, pp. 313-323. Ma il libro non vendette bene: Andrew, Secret Service, p. 78.
36 I. Clarke, Great War, pp. 282-292.
37 Ivi, p. 214.
38 Ivi, pp. 296-313.
39 Ivi, p. 233.
40 Ivi, pp. 202-225.
41 Steinberg, Copenhagen Complex. Nel 1801, con un attacco a sorpresa, Lord Nelson aveva distrutto la marina danese nel porto di Copenaghen.
42 I. Clarke, Great War, pp. 226-232.
43 Förster, Dreams and Nightmares, p. 4.
44 Ibid.
45 Bloch, Is War Now Impossible?.
46 Ivi, p. XXXVII.
47 Ivi, p. LX.
48 Ivi, p. LII.
49 Ivi, pp. LVI-LIX.
50 Ivi, pp. X-XI.
51 Ivi, p. XXXI.
52 Gooch e Temperley, British Documents, vol. I, p. 222. A detta dello stesso Bloch, «su mia sollecitazione il libro fu inviato dall’imperatore di Russia al ministro della Guerra, con la richiesta che fosse esaminato da una commissione di esperti». La loro opinione fu che «nessun altro libro potesse contribuire altrettanto al successo della conferenza». Bloch, Is War Now Impossible?, p. XIII.
53 Sul ruolo della stampa si veda Morris, Scaremongers.
54 Lasswell, Propaganda Technique, p. 192.
55 Innis, Press, p. 31.
56 Andrew, Secret Service, p. 73.
57 Morris, Scaremongers, pp. 132-139; Mackay, Fisher of Kilverstone, pp. 369 e 385. Cfr. Andrew, Secret Service, p. 81. Beresford era una delle persone alle quali Le Queux aveva mostrato un «discorso» fasullo in cui il Kaiser proclamava la sua presunta volontà di invadere l’Inghilterra.
58 Andrew, Secret Service, p. 77.
59 D. French, Spy Fever, pp. 355-365; Hiley, Failure of British Counter-Espionage; Hiley, Counter-Espionage, pp. 635-670; Hiley, Introduction, pp. XVII-XXXVI; Andrew, Secret Service, pp. 90 sgg. Nel 1997 l’apertura degli archivi dell’MI5 (in origine MO5) antecedenti al 1919 ha fornito ulteriori particolari sul comportamento davvero farsesco tenuto dal controspionaggio britannico nei suoi primi giorni di vita.
60 PRO KV 1/7, Elenco delle persone arrestate, 4 agosto 1914. Cfr. anche PRO KV 1/9, Report, 31 luglio 1912; rapporto di Kell, 16 agosto 1912; Report, 29 ottobre 1913; PRO KV 1/46, Rapporti storici dell’MI5, rapporto di G. Branch, The Investigation of Espionage, vol. VIII (1921), appendice C; memorandum del maggiore R.J. Dake, 4 gennaio 1917. Cfr anche Andrew, Secret Service, pp. 105-116 per un sarcastico panorama dei vari casi.
61 Andrew, Secret Service, pp. 115 sgg. Anche in questo caso la minaccia rappresentata da questi uomini per la sicurezza nazionale era sostanzialmente nulla.
62 Ivi, p. 120.
63 Hiley, Counter-Espionage, appendici C e D.
64 Trumpener, War Premeditated?, pp. 58-85.
65 Hiley, Introduction, pp. XIX-XXI.
66 Andrew, Secret Service, pp. 89-90.
67 PRO KV 1/9, Rapporto di Kell, 7 novembre 1910. Cfr. Andrew, Secret Service, pp. 121 sgg.
68 Andrew, Secret Service, pp. 127-133. Cfr. anche D. French, Spy Fever, p. 363; Andrew, Secret Intelligence, pp. 12 sgg.
69 Andrew, Secret Service, pp. 133 sgg.
70 PRO CAB 38/4/9, W.R. Robertson, The Military Resources of Germany, and Probable Method of their Employment in a War Between Germany and England, 7 febbraio 1903.
71 Andrew, Secret Service, p. 88.
72 Morris, Scaremongers, p. 158.
73 PRO FO 800/61, Grey a Lascelles, 22 febbraio 1908. Cfr. D. French, Spy Fever, p. 363.
74 Andrew, Secret Intelligence, p. 13. Forse cercava anche di evitare accuse di filogermanismo da parte della stampa di destra: Andrew, Secret Service, pp. 92-93, 98-99.
75 Particolari sulla campagna per un tale ufficio in PRO KV 1/1, Organizzazione del servizio segreto: nota preparata per DMO, 4 ottobre 1908; PRO KV 1/2, Edmond a DMO, 2 dicembre 1908; nota del ministero della Guerra per il capo di stato maggiore generale, 31 dicembre 1909; documento di Edmond per lo stato maggiore generale, «Espionage in Time of Peace», 1909. Cfr. PRO, M.I.5.
76 PRO CAB 3/2/147. Rapporto del sottocomitato del CID: «The Question of Foreign Exchange in the United Kingdom», 24 luglio 1909. Cfr. anche PRO KV 1/3, memorandum sulla riunione per la costituzione dell’ufficio del servizio segreto, 26 agosto 1909.
77 Hiley, Introduction, p. 21. Cfr. Andrew, Secret Intelligence, p. 14.
78 PRO KV 1/9, rapporto di Kell, 22 novembre 1910; PRO KV 1/10, diario di Kell, giugno-luglio 1911; PRO KV 1/9, rapporto di Kell, 22 novembre 1911; rapporto di Kell, 9 aprile 1913; PRO KV 1/8, memorie di William Melville, 1917 (un documento involontariamente molto divertente). Melville, già sovrintendente della Special Branch, aveva cominciato a indagare su stranieri sospetti per il Foreign Office fin dal 1903.
79 PRO KV 1/9, rapporto di Kell, 30 aprile 1914. Cfr. D. French, Spy Fever, p. 365; Hiley, Counter-Espionage, p. 637.
80 Hiley, Introduction, p. XXVII.
81 Bernhardi, Deutschland.
82 Searle, Quest; Searle, Critics of Edwardian Society, pp. 79-96.
83 Summers, Militarism in Britain, pp. 106 e 113.
84 Bond, War and Society, p. 75.
85 Summers, Militarism in Britain, p. 120. Cfr. anche Hendley, «Help Us to Secure», pp. 262-288.
86 Price, Imperial War. Cfr. anche Cunningham, Language of Patriotism, pp. 23-28.
87 E. Weber, Nationalist Revival in France.
88 Sumler, Domestic Influences, pp. 517-537.
89 Eley, Reshaping the German Right; Eley, Wilhelmine Right, pp. 112-135. Cfr. anche Chickering, We Men.
90 Eley, Conservatives and Radical Nationalists, pp. 50-70.
91 Coetzee, German Army Leage, p. 4.
92 Nella Germania sudoccidentale la Lega dell’esercito aveva legami con l’Esercito volontario della gioventù, la Lega tedesca contro l’abuso di bevande alcoliche, la Lega tedesca per la lotta all’emancipazione delle donne, la Lega contro la socialdemocrazia e l’Associazione generale della lingua tedesca, nonché, in modo improbabile ma rivelatorio, con l’Associazione del Württemberg per l’allevamento di cani da caccia di razza: ivi, pp. 55-58 e 65.
93 L’iscrizione alla Lega dell’esercito costava un marco, in cambio del quale si otteneva l’abbonamento a un giornale, «Die Wehr», la possibilità di partecipare a regolari proiezioni di diapositive e a escursioni, nonché a un raduno annuale della durata di tre giorni.
94 Coetzee, German Army League, pp. 76-104. Il tentativo di Coetzee di delineare un profilo sociologico della Lega attraverso l’esame dei ruolini conservati dei membri uccisi in guerra ha dato un analogo risultato: il 29,4 per cento erano militari di carriera, il 16,2 per cento funzionari dell’amministrazione pubblica, l’11,4 per cento accademici o insegnanti, il 7,7 per cento industriali, l’8,9 professionisti di vario genere e solo il 6,5 per cento impiegati (pp. 90-91). Purtroppo l’analisi di queste cifre è ostacolata da una difficoltà metodologica, in quanto per loro stessa natura sovrarappresentano i giovani, mentre un altro campione di 195 membri del periodo antecedente la guerra indica che il 90 per cento aveva più di quarant’anni!
95 Chickering, We Men.
96 Düding, Die Kriegsvereine im wilhelminischen Reich, p. 108. Cfr. anche Showalter, Army, State and Society, pp. 1-18.
97 Greschat, Krieg und Kriegsbereitschaft, pp. 33-35.
98 Leugers, Einstellungen zu Krieg und Frieden, p. 62. È significativo che, il 1º e il 2 agosto, la folla scesa nelle strade di Berlino cantasse non soltanto l’Ein’ feste Burg ist unser Gott protestante, ma anche il cattolico Grosser Gott wir loben Dich; Eksteins, Rites of Spring, p. 61.
99 Chickering, Die Alldeutschen, p. 25.
100 Bucholz, Moltke, Schlieffen, pp. 109-114, 217-220, 273.
101 Bruch, Krieg und Frieden, pp. 74-98. Max Weber aveva in mente prorio Dietrich Schäfer quando sollecitò gli accademici a lasciare la politica fuori dalla sala conferenze.
102 Berghahn, Germany and the Approach of War, pp. 230-231.
103 Geiss, Juli 1914.
104 Bruch, Krieg und Frieden, pp. 85-86.
105 Coetzee, German Army League, pp. 85-86.
106 Ivi, p. 52; F. Fischer, War of Illusions, p. 194.
107 Coetzee, German Army League, p. 116.
108 Mann, Betrachtungen eins Unpolitischen.
109 Cfr. Hildebrand, Opportunities and Limits, p. 91; Hillgruber, Historical Significance, p. 163.
110 Mommsen, Max Weber.
111 Cfr. F. Fischer, War of Illusions, pp. 4-7, 30 sgg., 259-271, 355-362; cfr. Meyer, Mitteleuropa.
112 Kroboth, Finanzpolitik, p. 278; Eksteins, Rites of Spring, p. 91.
113 Förster, Der doppelte Militarismus, p. 279.
114 Coetzee, German Army League, pp. 45-50; Chickering, Die Alldeutschen, p. 30.
115 Coetzee, German Army League, pp. 119-120.
116 Geiss, Juli 1914; Berghahn, Germany and the Approach of War, p. 144.
117 Eksteins, Rites of Spring, p. IV; Geiss, Juli 1914.
118 Cfr. in generale Nicholls e Kennedy, Nationalist and Racialist Movements.
119 Cfr. in particolare Chickering, Imperial Germany.
120 Bentley, Liberal Mind, pp. 11-15; Barnett, Collapse of the British Power, pp. 24 sgg.
121 Weinroth, British Radicals, pp. 659-664.
122 Angell, Great Illusion. In origine era stato intitolato, fin troppo acutamente, Europe’s Optical Illusion.
123 Ivi, p. 259.
124 Ivi, pp. 137 e 140.
125 Ivi, pp. XI-XIII.
126 Ivi, p. 229.
127 Ivi, pp. 268 sgg.
128 Ivi, p. 361; il corsivo è mio.
129 Offer, First World War, p. 261.
130 Ivi, p. 250.
131 Morris, Scaremongers, p. 266.
132 Hynes, War Imagined, p. 80.
133 Marquand, Ramsay MacDonald, pp. 164 sgg.
134 Mackenzie e Mackenzie, Diary of Beatrice Webb, vol. III, pp. 203-204.
135 Holroyd, Bernard Shaw, vol. II, pp. 341 sgg.
136 Hynes, War Imagined, pp. 74-75.
137 Graves, Goodbye, pp. 11-12, 25-31.
138 T. Weber, Stormy Romance.
139 J.M. Winter, Oxford and the First World War, vol. III, p. 3.
140 Pogge von Strandmann, Germany and the Coming of the War, pp. 87-88.
141 Ferguson, World’s Banker, cap. XXX.
142 Groh, Negative Integration.
143 Winzen, Der Krieg, p. 180.
144 Geiss, Der lange Weg, p. 269.
145 Si confrontino le testimonianze in Eksteins, Rites of Spring, pp. 55-63, 193-197 con quelle in Ullrich, Kriegsalltag, pp. 10-21.
146 Dukes e Remak, Another Germany, specialmente pp. 207-219. Nel tentativo di ritrarre il Reich come «Ein Land wie andere auch», Remak si spinge ben oltre le opinioni di parecchi altri critici dell’idea di un Sonderweg tedesco; cfr. Blackbourn ed Eley, Peculiarities of German History.
147 Liebknecht, Militarismus und antimilitarismus.
148 Oltre a Ritter, Sword and the Sceptre, specialmente vol. II: The European Powers and the Wilhelmine Empire, 1890-1914, si veda Vagts, History of Militarism; Berghahn, Militarism. Più recentemente Stargardt, German Idea of Militarism.
149 Zilch, Die Reichsbank, p. 40.
150 F. Fischer, War of Illusions, pp. 13-25; F. Fischer, Bündnis der Eliten.
151 Wehler, Deutsche Kaiserreich; Berghahn, Germany and the Approach of War, pp. 4, 41, 213.
152 Cfr. Mayer, Domestic Causes of the First World War, pp. 268-300; Groh, «Je eher, desto besser!», pp. 501-521; Gordon, Domestic Conflict and the Origins of the First World War, pp. 191-226; Witt, Innenpolitik und Imperialismus, pp. 24 sgg. Si veda anche F. Fischer, War of Illusions, in particolare pp. 61, 83, 94, 258; Wehler, Deutsche Kaiserreich. Cfr. la critica in Mommsen, Domestic Factors in German Foreign Policy, pp. 3-43.
153 Eley, Army, State and Civil Society, pp. 85-109.
154 Sul sempre più ampio divario tra governo e destra radicale si veda Eley, Reshaping the German Right, pp. 316-334; Mommsen, Public Opinion and Foreign Policy.
155 Bülow, Denkwürdigkeiten, vol. II.
156 Geiss, Juli 1914.
157 Davies, Europe, p. 895.
158 Ferro, La Grande guerre.