1 All’epoca non era naturalmente nota con tale nome: «guerra mondiale» o «guerra europea» erano le designazioni più consuete; «Grande guerra» si diffuse più tardi, e l’espressione prima guerra mondiale è di solito attribuita al corrispondente militare del «Times» Charles à Court Repington, il quale aveva compreso, già nel settembre del 1918, che l’ottimistica previsione di H.G. Wells – «la guerra che avrebbe posto fine alla guerra» – non si sarebbe avverata.
2 Spiers, Scottish Soldier, p. 314. Per una stima inferiore, cfr. Harvie, No Gods, p. 24. Si osservi che serbi e turchi persero probabilmente molti altri uomini a causa delle malattie.
3 PRO (Public Recond Office) WO (War Office) 99/1483, History of the 2nd Battalion, Seaforth Highlanders, 1916-1918, War Diary.
4 Così nel testo. La maggior parte dei soldati non fu smobilitata fino a quell’anno.
5 Si tratta semplicemente di un altro modo per dire «Il loro nome vive per sempre», la frase biblica proposta da Rudyard Kipling per le lapidi della Grande guerra erette dall’Imperial War Graves Commission.
6 Nella prima guerra mondiale morirono circa 723.000 militari britannici; nella seconda 264.443. Ma nella seconda guerra mondiale perse la vita un maggior numero di civili, circa 92.573; nei raid aerei e navali tedeschi sulla Gran Bretagna durante la prima guerra mondiale morirono 1.570 persone. Cfr. Davies, Europe, pp. 13-28; Banks, Military Atlas, p. 296.
7 Ferguson, Paper and Iron.
8 Ferguson, Food and the First World War, pp. 188-195; Ferguson, Germany and the Origins of the First World War, pp. 725-752; Ferguson, Public Finance and National Security, pp. 141-168; Ferguson, Keynes and the German Inflation, pp. 368-391.
9 Un utile resoconto è offerto da M. Gilbert, First World War. Altri manuali eccellenti sono Ferro, La Grande guerre, un’ispirata combinazione di strategia e storia sociale; Robbins, First World War, e Warner, World War One. First World War di A.J.P. Taylor rimane il manuale breve più leggibile, sebbene caratterizzato da interpretazioni molto personali.
10 Per un quadro ampio e ammirevole della guerra della Gran Bretagna si veda T. Wilson, Myriad Faces. Cfr. anche Bourne, Britain and the Great War; DeGroot, Blighty. Da ricordare anche gli importanti capitoli dedicati all’argomento da A.J.P. Taylor in English History, pp. 1-119. Great Britain di Woodward ha retto meno bene all’usura del tempo.
11 Si veda l’altrimenti eccellente Hardach, First World War, che non dice praticamente nulla sull’efficacia militare, e Kocka, Klassengesellschaft. Cfr. anche la brillante nuova sintesi di Chickering, Imperial Germany, e First World War di Herwig, che assegna la priorità alle questioni militari e intreccia con sapienza le esperienze tedesche e austro-unghariche. Più eccentrico, per quanto ricco di dettagli, è Moyer, Victory Must Be Ours.
12 Fussell, Great War; Hynes, War Imagined.
13 Fra i recenti saggi che mi sono stati utili vanno citati Liddle, Home Fires; Mommsen, Kultur und Krieg; Michalka, Der Erste Weltkrieg; Cecil e Liddle, Facing Armageddon. Si devono menzionare anche Becker e Audoin-Rouzeau, Sociétés européennes et la Guerre; Becker et al., Guerre et cultures; Hirschfeld, Krumeich e Den, Keiner fühlt sich mehr als Mensch.
14 Si veda l’acuta discussione in J.M. Winter, Great War, pp. 289-300.
15 Sassoon, War Poems, p. 22.
16 Hynes, War Imagined, p. 239.
17 Erano state pubblicate appena quattro sue poesie quando Owen fu ucciso, una settimana prima dell’armistizio; malgrado sette fossero apparse nel 1919 sulla rivista «Wheels» di Edith Sitwell, si dovette attendere l’anno successivo perché altre ventitré poesie fossero rivedute e pubblicate dallo stesso Sassoon. Cfr. W. Owen, Poems.
18 Blunden, Undertones, pp. 256-260.
19 Altri autori che scrissero poesie dichiaratamente contro la guerra furono, in Inghilterra, Herbert Read, David Jones e Isaac Rosenberg. Si veda un’antologia delle loro opere in Silkin, Penguin Book of the First World War Poetry.
20 Willett, New Sobriety, p. 22.
21 Cfr. in generale Marsland, Nation’s Cause.
22 Silkin, Penguin Book of the First World War Poetry.
23 Per esempio Balcon, Pity of War; Hibberd e Onions, Poetry of the Great War.
24 Holroyd, Bernard Shaw, vol. II, pp. 348 sgg.
25 Hynes, War Imagined, pp. 83 sgg.
26 Ivi, p. 106. Aveva cambiato nome nel 1919; prima si chiamava Ford Madox Hueffer. Tra le vittime della guerra figura un elevato numero di persone con cognomi tedeschi.
27 Ivi, pp. 131 e 169.
28 Agnes Hamilton, Dead Yesterday, 1916; Rose Allatini, Despised and Rejected, 1918; l’opera di quest’ultima, che faceva un collegamento tra pacifismo e omosessualità, fu messa al bando.
29 Hynes, War Imagined, pp. 137 e 326. Cfr. anche pp. 347 sgg.
30 Ivi, pp. 286 sgg.
31 Ivi, pp. 318 sgg.
32 Ivi, pp. 432 sgg.
33 Ivi, p. 351.
34 Ivi, pp. 344 sgg.
35 Buchan, Prince of the Captivity.
36 Gibbon, Scots Quair, in particolare pp. 147-182.
37 Forester, General, in particolare i capitoli 16 e 17.
38 Herbert, Secret Battle. In realtà, del caso di Dyett si era già occupato uno dei giornalisti meno schierati contro la guerra, Horatio Bottomley.
39 Grieves, Montague, pp. 49 e 54.
40 Hynes, War Imagined, pp. 424 sgg.; H. Cecil, British War Novelists, p. 809. Cfr. Barnett, Military Historian’s View, pp. 1-18.
41 Céline, Voyage au bout de la nuit. Cfr. Field, French War Novel, pp. 831-840.
42 E. Weber, Hollow Years, p. 19.
43 Di quest’opera non esiste una traduzione integrale in inglese, anche se alcuni brani appaiono in Kraus, In These Great Times, pp. 157-258. Cfr. Timms, Karl Kraus, pp. 371 sgg.
44 Hynes, Soldier’s Tale, pp. 102 sgg.
45 Marwick, Deluge, p. 221.
46 Kahn, Art from the Front, pp. 192-208.
47 Cork, Bitter Truth, p. 171.
48 Ivi, p. 175.
49 Barker, Ghost Road, pp. 143 sgg. e 274.
50 Faulks, Birdsong, pp. 118, 132, 153. Cfr. in particolare la descrizione del primo giorno sulla Somme, pp. 184 sgg.
51 Danchev, Bunking and Debunking, pp. 281-287.
52 Ivi, pp. 263, 269, 279-282.
53 Winter e Baggett, 1914-1918, pp. 10 sgg.
54 Mosse, Fallen Soldiers, pp. 112 sgg. e 154; Cannadine, War and Death, p. 231.
55 Cfr. per esempio Holt e Holt, Battlefields of the First World War; R. Holmes, War Walks; O’Shea, Back to the Front.
56 «Sunday Telegraph», 1º giugno 1997; «Daily Telegraph», 28 luglio 1998.
57 «Guardian», 14 aprile 1998, 16 aprile 1998; «Daily Telegraph», 25 aprile 1998.
58 Danchev, Bunking and Debunking, pp. 263 sgg.
59 A.J.P. Taylor, First World War, pp. 11 e 62.
60 L. Wolff, In Flanders Fields; Tuchman, August 1914; Clark, Donkeys; A. Horne, Price of Glory. Per l’influenza indiretta esercitata su questi autori da Liddell Hart si veda Bond, Editor’s Introduction, p. 6; Danchev, Bunking and Debunking, p. 278.
61 Danchev, Bunking and Debunking, p. 268.
62 Macdonald, They Called It Passchendaele; Roses of No Man’s Land; Somme; 1914; 1914-1918; Voices and Images; 1915.
63 Laffin, British Butchers.
64 Ministère des Affaires Étrangères [Belgio], Correspondance diplomatique; Ministerium del k. und k. Hauses und des Äussern, Diplomatische Aktenstücke; Marchand, Un Livre noir; Auswärtiges Amt, German White Book.
65 Hynes, War Imagined, pp. 47 e 278.
66 Edmonds, France and Belgium. Esistono corpose storie ufficiali di tutti i teatri di guerra in cui combatterono soldati britannici, tra cui l’Africa orientale, l’Egitto e la Palestina, l’Italia, la Macedonia, la Mesopotamia, il Togo e il Camerun. La più importante di queste opere sono i due volumi di Aspinall-Oglander su Gallipoli. L’Ammiragliato pubblicò i cinque volumi delle Naval Operations (1920-1931) di Corbett e Newbolt. La parte svolta dal Royal Flying Corps è dettagliatamente descritta in War in the Air (1922-1937) di Raleigh e Jones, in sei volumi. Esistono anche storie ufficiali dei trasporti sul fronte occidentale, della marina mercantile, del commercio marittimo, del blocco, e una storia in dodici volumi del ministero delle Munizioni. Inoltre, la Carnegie Endowment ha pubblicato alcuni volumi semiufficiali di grande valore per gli storici dell’economia: British Food Control di Beveridge e Taxation during the War di Stamp sono particolarmente utili.
67 Reichsarchiv, Weltkrieg. L’equivalente austriaco è l’Österreichisches Bundesministerium für Heereswesen und Kriegsarchiv, Österreich-Ungarns letzter Krieg.
68 Anonimo, Documents diplomatiques secrets russes; Hoetzsch, Internationalen Beziehungen im Zeitalter des Imperialismus.
69 Montgelas e Schücking, Die deutschen Dokumente zum Kriegsausbruch. Ma si vedano i documenti prodotti dagli ex leader militari tedeschi: Ludendorff, Urkunden; Tirpitz, Deutsche Ohnmachtspolitik.
70 Fischer, Bloch e Philipp, Das Werk.
71 Lepsius, Mendelssohn-Bartholdy e Thimme, Grosse Politik. Cfr. anche per il versante austriaco Bittner e Übersberger, Österreich-Ungarns Aussenpolitik.
72 Gooch e Temperley, British Documents.
73 Commission de publication, Documents diplomatiques français.
74 Inoltre Haig pubblicò i suoi Dispatches nel 1919; in quello stesso anni Jellicoe pubblicò The Grand Fleet, 1914-1916, seguito, un anno dopo, da The Crisis of the Naval War.
75 Ludendorff, Kriegserinnerungen; Tirpitz, Erinnerungen; Falkenhayn, Oberste Heeresleitung.
76 Bethmann Hollweg, Betrachtungen.
77 Wilhelm II, Ereignisse und Gestalten. Di solito i monarchi non spodestati rimanevano zitti; una parziale eccezione è Galet, Albert King of the Belgians.
78 Seguito molto tempo dopo da Men and Power.
79 Di solito questi libri vendevano bene: Twenty-Five Years di Grey vendette circa 12.000 copie nel primo anno di pubblicazione, mentre quasi altrettante copie del primo volume di World Crisis di W.S. Churchill furono stampate a un mese dalla sua pubblicazione. Nel 1937 erano state vendute circa 55.000 copie di tutti i sei volumi delle memorie di Lloyd George: Bond, Editor’s Introduction, p. 7.
80 Lloyd George, War Memoirs, vol. I, pp. 32, 34-35, 47-48.
81 Churchill, World Crisis, vol. I, pp. 45, 55, 188.
82 Hitler, Mein Kampf.
83 Grey, Twenty-Five Years, vol. I, pp. 143, 277; vol. II, pp. 20, 30.
84 Hazlehurst, Politicians at War, p. 52.
85 Trevelyan, Grey of Falloden, p. 250.
86 Jarausch, Enigmatic Chancellor, p. 149.
87 Hobsbawm, Age of Empire, pp. 32-33; Barnett, Collapse of the British Power, p. 55; Davies, Europe, p. 900.
88 Joll, Origins, p. 186.
89 Cfr. per esempio Oncken, Das Deutsche Reich, e più di recente Calleo, German Problem.
90 Fay, Origins of the World War. Più propenso a criticare Russia e Francia era Barnes, Genesis of the World War.
91 Lenin, Imperializm. Cfr. J.A. Hobson, Imperialism. Per una buona trattazione dell’adattamento intellettuale della sinistra alla guerra si veda Cain e Hopkins, British Imperialism, vol. I, pp. 454-455.
92 Si veda, per un esempio recente, Hobsbawm, Age of Empire, pp. 312-314, 323-327.
93 A.J.P. Taylor, First World War; A.J.P. Taylor, War by Timetable.
94 Mayer, Persistence of the Old Regime. Si veda anche Mayer, Domestic Causes of the First World War, pp. 268-300; Gordon, Domestic Conflict and the Origins of the First World War, pp. 191-226. Per un giudizio critico cfr. Loewenberg, Arno Mayer’s, pp. 628-636.
95 McNeill, Pursuit of Power, pp. 310-314.
96 Per alcuni esempi recenti cfr. Eksteins, Rites of Spring; Wohl, Generation of 1914.
97 Kaiser, Germany and the Origins of the First World War, pp. 442-474.
98 Jarausch, Enigmatic Chancellor, p. 149.
99 Asquith, Genesis, p. 216.
100 Lloyd George, War Memoirs, vol. I, pp. 43-44.
101 Cfr. per esempio A.J.P. Taylor, Struggle for Mastery, p. 527; Joll, Europe since 1870, pp. 184 sgg. Cfr. anche Brock, Britain Enters the War, pp. 145-178.
102 Churchill, World Crisis, vol. I, pp. 202-203.
103 Ivi, vol. I, pp. 228-229.
104 Grey, Twenty-Five Years, vol. II, pp. 202-203.
105 Ivi, vol. I, pp. 77 e 312.
106 Ivi, vol. I, p. 28.
107 Ivi, vol. I, pp. 355 sgg.
108 K. Wilson, Entente, in particolare pp. 96-97 e 115. Cfr. anche T. Wilson, Britain’s «Moral Commitment», pp. 382-390.
109 French, British Economic and Strategic Planning, p. 87.
110 Cfr. per esempio Howard, Europe on the Eve, p. 119; Martel, Origins, p. 69; Thompson, Europe since Napoleon, p. 552.
111 Kennedy, Rise of the Anglo-German Antagonism, in particolare p. 458.
112 T. Wilson, Myriad Faces, pp. 12-16.
113 F. Fischer, Kontinuität des Irrtums, pp. 83-101; F. Fischer, Germany’s Aims.
114 Sulla storiografia dedicata alla «controversia di Fischer» si veda Moses, Politics of Illusion; Droz, Causes de la première guerre mondiale. Cfr. anche Jäger, Historische Forschung, pp. 135 sgg.
115 Kehr, Der Primat der Innenpolitik.
116 F. Fischer, War of Illusions. Si veda anche Schulte, Europäische Krise.
117 Cfr. Erdmann, Zur Beurteilung Bethmann Hollwegs, pp. 525-540; Zechlin, Deutschland zwischen Kabinettskrieg und Wirtschaftskrieg, pp. 347-458; Jarausch, Illusion of Limited War, pp. 48-76. Cfr. anche Zechlin, Krieg und Kriegsrisiko; Zechlin, July 1914, pp. 371-385; Erdmann, War Guilt 1914 Reconsidered, pp. 334-370.
118 Kaiser, Germany and the Origins of the First World War.
119 Berghahn, Germany and the Approach of War; Steiner, Britain and the Origins of the First World War; Bosworth, Italy and the Approach of the First World War; Lieven, Russia and the Origins of the First World War; S. Williamson, Austria-Hungary and the Coming of the First World War.
120 Turner, Origins of the First World War; Remak, 1914. The Third Balkan War; D. Lee, Europe’s Crucial Years; Langhorne, Collapse of the Concert of Europe; Barraclough, From Agadir to Armageddon. Ancora valido Albertini, Origins.
121 Cfr. per esempio Hildebrand, Julikrise 1914; Hildebrand, Vergangene Reich, pp. 302-315.
122 Geiss, Juli 1914. Si veda anche Geiss, Das Deutsche Reich; Geiss, Die Vorgeschichte des Ersten Weltkrieges; Geiss, Das Deutsche Reich und der Erste Weltkrieg.
123 Geiss, Der lange Weg, in particolare pp. 23-24, 54 e 123.
124 Ivi, pp. 123 e 128.
125 Ivi, pp. 128 e 187.
126 Ivi, p. 214.
127 Schöllgen, Introduction, pp. 1-17; Schöllgen, Germany’s Foreign Policy in the Age of Imperialism, pp. 121-133.
128 P. Parker, Old Lie, p. 203.
129 «The Lion: Hampton School Magazine» (1914), p. 23. Sono grato a Glen O’Hara per questa segnalazione.
130 Per una buona descrizione di un memoriale britannico si veda Inglis, Homecoming, p. 583.
131 Prost, Monuments aux Morts, p. 202.
132 Si veda in generale J.M. Winter, Sites of Memory.
133 Ferguson, Virtual History, in particolare pp. 1-90.