2.

Dopo l'arresto che fece seguito alla sua disgraziata avventura con le sorelle Sullivan, Ephraim finì a Newgate; e in quel buco fetido e tenebroso - come avrebbe raccontato a Solomon circa settant'anni più tardi, tenendo un corvo appollaiato sulla spalla, mentre si scaldavano a un fuoco da campo sotto il mutevole arco dell'aurora boreale, sulle coste del Gran Lago degli Schiavi - incontrò l'uomo che avrebbe condotto lui e poi Solomon in quel luogo. Ephraim era ormai tutto risecchito, ma ancora vispo quando diceva: "Era un vecchio marinaio delle Orcadi con un occhio spento e una barba grigia e spugnosa, e mi infiammò come mai nessuno prima di allora con il racconto del viaggio fino alle coste del Mar Glaciale Artico insieme al tenente di vascello - questo era allora il suo grado - John Franklin". Tutto cominciò per caso, spiegava Ephraim, quando lui insultò il carceriere che ancora una volta gli aveva servito salsicce rancide. La scena provocò un movimento in ciò che a prima vista sembrava un sacco d'ossa gettato in un angolo della cella comune nella sezione dei criminali; quell'ammasso indefinibile si mise a farfugliare e si tirò su, assumendo la forma di un uomo alto ed emaciato, con le labbra terree, i capelli arruffati e la barba ridotta a un lurido groviglio. "Giovanotto," disse il marinaio "davanti a te c'è uno che una volta ringraziava il cielo se trovava ossa imputridite e corna di cervo già rosicchiate dai lupi artici e dai corvi neri della tundra". "Racconta al ragazzo come mai sei finito qui, Enoch. Ehi, ti toccherà fare un bel salto nel buio". "Per colpa di una Gezabele di figlia, che ha detto falsa testimonianza contro di me". "Credevo che fosse la pesca di frodo nel Tweed" gridò un'altra voce. "C'entra il pesce," si intromise un altro "ma non del Tweed". "Un pesce nella figa dove poteva entrare solo suo genero". Il marinaio ignorò le risate lascive e succhiò la salsiccia con le mascelle prive di denti. "Ehi, quando non c'erano neppure i licheni da grattare dalle rocce bollivamo strisce di cuoio degli stivali e ringraziavamo l'Onnipotente. E faceva così freddo che il rum si ghiacciava nei barili. E tutto il tempo dovevamo fare attenzione ai viaggiatori canadesi, un branco di ladri, e a quel pagano irochese, l'infido Michel Teroahauté. Ma la cosa peggiore era che non sapevamo se il povero Mister Back, che sbavava dietro quella puttanella indiana, era morto lungo la strada o sarebbe tornato da noi con le provviste". Il vecchio afferrò Ephraim per un gomito e voltò la faccia per guardarlo bene con l'occhio sano; poi prese a spiegare come fanno i lupi artici ad abbattere i cervi. "Quei feroci predatori" disse "si radunano in gran numero dove pascolano i cervi. Strisciano senza far rumore avvicinandosi al branco, e solo quando sono sicuri di aver chiuso ogni via di fuga verso la pianura si mettono a correre e a ululare per spaventare la preda e spingerla nell'unica direzione possibile, verso il precipizio. Il branco di cervi, che ormai corre a tutta velocità, non si accorge nemmeno di saltare nella rupe. Poi i lupi, con la saliva che gli cola dalle fauci, scendono con calma a banchettare tra i corpi maciullati". A un tratto le palpebre del marinaio presero a tremolare, e un istante dopo lui rovesciò gli occhi e cadde addormentato, la bocca spalancata. Ephraim lo scrollò fino a svegliarlo. "Continua a raccontare" lo incalzò. "Hai del tabacco?". "No". "Gin?". "No". "Allora va' all'inferno". Il mattino dopo, l'unica reazione del marinaio alle domande di Ephraim fu un'occhiata biliosa. Era occupato a togliersi i pidocchi dalla barba e a gettarli sulla fiamma di una candela. Durante l'ora d'aria Ephraim ignorò i compagni di cella e percorse il cortile avanti e indietro, esaminando le mura, costruite con ruvidi massi di granito. Sospirò alla vista del filo spinato, a una quindicina di metri da terra. Gli sarebbe stato impossibile, calcolò, contorcersi al punto di riuscire a passare tra i cavalli di Frisia e il muro. E se anche ce l'avesse fatta, quei bastardi avevano perfidamente sistemato un'altra barriera, più in alto. Una fila di punte aguzze, inclinate verso l'interno, si levava in cima al muro scivoloso. Un'impresa disperata, pensò. Più tardi, quello stesso giorno, Izzy Garber, preoccupato, si precipitò a Newgate e prese accordi per incontrare due carcerieri al George Pub. Qui già lo aspettava il cappellano di Newgate, il reverendo Brownlow Ford, ubriaco fradicio, steso sul divano con il boia Thomas Cheshire. Il vecchio Cheese riconobbe Izzy e levò il bicchiere per un brindisi, con gli occhi intrisi di rancore: Per la campana di San Sepolcro, la forca e il cappio, ti auguro ogni bene finché non ti accalappio. Izzy lo ignorò e cominciò a raccontare ai carcerieri storielle sconce e a riempirgli le tasche di ghinee. Come risultato, quella sera stessa Ephraim ricevette un pagliericcio e scoprì di avere una linea di credito aperta alla mescita della prigione. La usò subito per sciogliere la lingua del vecchio marinaio con gin e tabacco per la pipa. Il marinaio delle Orcadi, con la sua voce roca, prese a lamentarsi con Ephraim del rovinoso attaccamento dei Cree agli alcolici, e di quanto si fossero degradati a causa della sete inestinguibile per la malefica bevanda, e fossero condannati a giungere alla fine dei loro giorni senza alcuna delle consolazioni che la religione cristiana non manca mai di accordare. Una razza presuntuosa, volubile, indolente, disse; gli uomini non facevano altro che sedurre le mogli altrui. Febbricitante, scosso da attacchi di brividi, il marinaio ogni tanto cadeva addormentato, per poi svegliarsi di scatto, chiedere altro gin e riprendere la storia come se niente fosse. "Ho visto immensi branchi di renne, che si estendevano fino all'orizzonte, e ho imparato a mangiare la loro carne cruda". Il cibo principale, durante il viaggio, era il pemmican, carne essiccata di bisonte, mescolata con grasso e compressa in tavolette. Ma in alcune occasioni, ammetteva il marinaio, c'erano pesce e selvaggina in abbondanza. Salmoni di fiume, lucci, gli strani ed eleganti quattrocchi, che in primavera si potevano catturare con le reti a Gumberland House. Fra gli altri uccelli, si trovavano anche pernici bianche, galli cedroni, germani reali e cigni selvatici. Ephraim, che non aveva mai sentito parlare di cose simili, era affamato di nuovi particolari, ma non osava interrompere il flusso del racconto del bizzoso marinaio. Se biasimava i selvaggi, questi tuttavia provava per loro anche pietà, mentre riservava uno sfrenato disprezzo ai viaggiatori canadesi, gente litigiosa, indolente e sempre pronta a lamentarsi; non ci pensavano due volte a svernare, nei forti costruiti per il commercio delle pellicce, con mogli indiane di dodici anni, spesso cedute per una stagione a uno dei loro rozzi compagni. "Quando il freddo diminuisce, cosa che tu - nella tua ignoranza - potresti considerare una benedizione, e il sole splende sulla tundra non solo di giorno ma per gran parte della notte, allora arrivano dappertutto gli sciami di minuscole zanzare che ti volano in bocca e nelle orecchie, un tormento infernale, e l'unica cosa da fare è accendere un fuoco, spegnerlo con l'acqua e riempire la tenda di fumo che brucia gli occhi. Senz'ombra di dubbio, quella è la terra che Dio assegnò a Caino", "Allora perché hai accettato di partecipare a un viaggio tanto difficile e pericoloso?". "Non avevo modo di saperlo, prima". "Giusto". "In punizione dei miei peccati, di tutti gli uomini presenti in casa di Mister Geddes il 14 giugno 1819, io sono stato uno dei quattro che si sono offerti per la spedizione, allettati dalla promessa di avventura e da una paga di quaranta sterline annue più il viaggio di ritorno gratis fino alle Orcadi. Ero rimasto colpito dalla condotta così cristiana di Mister Franklin. Ha portato con sé una traduzione del Vangelo di Giovanni in dialetto eschimese stampata dalla Società dei Fratelli Moravi di Londra. Era anche carico di doni per ingraziarsi i selvaggi che avremmo incontrato. Specchi, perline, chiodi, bollitori da té e così via". In quella cella soffocante che pullulava di pidocchi, scarafaggi e topi di fogna, puzzava di escrementi e di orina e rimbombava dei colpi di tosse degli uomini già assaliti dal tifo, Ephraim sognava una terra bianca e fredda dove d'estate il sole non tramonta e branchi di renne si estendono fino all'orizzonte. Si svegliò di colpo quando uno dei galeotti che tormentavano il vecchio marinaio gli si avvicinò, fìngendo di essere il banditore venuto ad annunciare la sua esecuzione per l'indomani. Ephraim si gettò contro di lui e gli afferrò una mano. Poi, mentre l'uomo gridava, Ephraim gli torse la mano con forza ancora maggiore, deciso, pareva, a sradicargli il braccio dalla spalla. "Dimmi come si chiama il tuo compagno là in fondo". "Larkin". "Bene, allora: lui era con me alla Steel, e può raccontarti tutto di me". Il mattino seguente, dopo un'altra scoraggiante ricognizione in cortile, Ephraim svegliò il vecchio marinaio offrendogli il gin e riempiendogli la pipa di tabacco. "Voglio le salsicce dei sodomiti quando arrivano" disse il vecchio. "Le avrai. Adesso va' avanti a raccontare". "Anche un paglierìccio sarebbe di grande benefìcio". "Prendi il mio". Dopo qualche colpo di tosse per liberare dal catarro i deboli polmoni, il vecchio gli spiegò che avevano avvistato i primi iceberg a una novantina di miglia dalla costa del Labrador. L'indomani era apparso loro il meraviglioso scintillio dell'aurora boreale. "Abbiamo incontrato le prime difficoltà solo dopo aver lasciato York Factory su una piccola barca, diretti verso l'interno. A vela non si riusciva ad avanzare su quel dannato fiume. La corrente era troppo veloce per poter usare i remi, così, maledizione, abbiamo dovuto cominciare la marcia a piedi". "Non capisco". "Beato te. Sto dicendo che dovevamo trascinare la barca con una cima, alla quale eravamo legati come bestie da soma. Già non è facile nelle migliori condizioni possibili, ma quelle erano le peggiori per chiunque non fosse una capra di montagna, se consideri la pendenza degli argini e la terra molle in cui i piedi sprofondavano. Ah, eravamo fortunati se avanzavamo di due miglia l'ora. Ti devono impiccare?". "Sono troppo giovane. E poi?". "E poi il fiume Hill era così basso che ci toccava saltare in acqua, anche se era gelata, e varie volte al giorno sollevare la barca e portarcela in spalla. E a un certo punto il fiume si divideva in un sacco di rami secondari, e noi non facevamo altro che saltare dentro e fuori dalla barca, con i vestiti fradici a temperature sempre più fredde. Tu sei un figlio di Giacobbe, vero?". "Sì". Il vecchio si mise a ridacchiare. "Gin. Tabacco. Bistecca e pasticcio di rognone. I secondini che scattano sull'attenti. Dovevo aspettarmelo". "Cambia qualcosa?". Il vecchio allungò il bicchiere per avere dell'altro gin. "Ne hai bevuto abbastanza". "Va' avanti a versarmelo, ragazzo". "Allora tu va' avanti a raccontare". Era stato il lungo viaggio di ritorno dall'entro terra a mettere davvero alla prova il marinaio: un periodo in cui avevano dovuto vedersela con la fame e un freddo spaventoso, con il furto delle razioni da parte dei viaggiatori canadesi e con l'inimmaginabile perfidia di Michel Teroahauté. "Mangiavamo la pelle e le ossa dei cervi e le tempeste infuriavano, fuori e dentro di noi. Non capisci? Mister Franklin ha dovuto farlo". "Fare cosa?". "Separarli. Hood e Back. Così ha assegnato a Back quella lunga marcia". "Perché?". "Ma come fai a essere così idiota?". "Io non c'ero". "Hood aveva già messo incinta una selvaggia a Fort Enterprise e adesso moriva dietro una puttanella, un'indiana Copper -che poi sarebbe diventata Lena Calze Verdi - di non più di quindici anni. Ma anche Back, che come puttaniere era pure peggio, era innamorato. Quella spudorata faceva il bagno nell'acqua gelata dei fiumi, e mostrava la passera agli ufficiali sulla riva per eccitarli. Lei era stata con tutti e due, a turno. La prendevano da dietro, come una cagna in calore". "E tu come lo sai?". "Ehi, se non era per me quei due cadetti si sarebbero battuti a duello. Mi sono consultato con il dottor Richardson e poi gli ho tolto la carica dalle pistole. E' stato allora che Mister Franklin ha fatto partire Back per l'inverno". "Tu spiavi di nascosto la ragazza". "Io certe cose non le facevo. Guarda, li ho trovati per caso una volta che fornicavano nella boscaglia. Ah, che vista disgustosa. Non per te e per quelli della tua razza, magari, voi che avete rinnegato Cristo. Ma devi capire che la mia educazione cristiana mi sosteneva perfino in quelle terre tanto lontane dalla civiltà". "Anche se non necessariamente quando ci sei tornato". "Sono stato falsamente accusato da mia figlia e il tribunale mi darà ragione. Adesso devo dormire un po'". Il mattino dopo, mentre si aggirava per il cortile come una belva in cerca di preda, maledicendo i cavalli di Frisia, Ephraim indugiò di nuovo a osservare la cisterna per l'acqua che sporgeva appena sotto il filo spinato, in un angolo. E di nuovo si accorse che i carcerieri non la sorvegliavano con un'attenzione costante. Tornato in cella, svegliò il vecchio marinaio offrendogli gin e tabacco e lo pregò di riprendere il racconto. "Dov'ero rimasto?". "Mister Back era stato mandato in cerca di provviste e voi eravate costretti a mangiare la pelle dei cervi". "Ah, perché il vile Akaitcho e la sua banda di pagani ci avevano abbandonati. E intanto il povero Mister Hood era stato colpito da abbassamento della vista, vertigini e altri sintomi del peccato, e dovevamo fare continue soste. Ti ho detto che Belanger e Ignace Perrault, ormai incapaci di proseguire, erano stati lasciati indietro in una tenda, con una pistola e quarantotto pallottole?". "No, non me l'hai detto". "E' andata proprio così. E poi, una mattina, Michel Teroahauté dice di aver sentito un cervo passare accanto a dove dormiva lui, e va a cercarlo. Non riesce a prenderlo. Però dice di aver trovato un lupo sventrato da un cervo, e porta all'accampamento dei pezzi di carne. Solo dopo averla mangiata ci siamo resi conto che doveva essere la carne di Belanger o Perrault: il selvaggio aveva sgozzato entrambi, e poi smembrato con un'accetta i loro corpi congelati". Il marinaio moribondo era sempre più agitato, e il resto del racconto tanto confuso che Ephraim faceva fatica a seguirlo. Arrivò a capire che nei giorni seguenti la bufera non aveva dato tregua. Teroahauté, rimasto solo in una tenda con Mister Hood, a quanto pareva lo aveva ucciso con un colpo di pistola. Il priapico Mister Hood era morto presso il fuoco, e accanto al suo corpo era stata trovata una copia di "Un aiuto per la Scrittura" - il manuale per "imparare a leggere la Bibbia con profitto" del reverendo Bickersteth - che doveva essergli caduta dalle mani al momento del trapasso. Teroahauté, scatenato, si era messo a rovesciare insulti sul resto della compagnia. Il dottor Richardson, preoccupato alla vista di Teroahauté armato di due pistole e di una baionetta indiana, aveva approfittato di un istante favorevole e l'aveva ucciso con un colpo di pistola alla testa. All'improvviso il marinaio si aggrappò a Ephraim, rantolando, con l'occhio buono che quasi gli usciva dall'orbita, e alla fine cadde all'indietro, morto, senza riuscire a concludere il racconto. Ephraim lo frugò e trovò un disegno lacero e macchiato di una bella ragazza indiana, nuda, che, anni dopo, scoprì essere Lena Calze Verdi, figlia di Kesharrah, l'ambito trofeo che aveva trasformato Hood e Back in nemici implacabili. E in seguito, quando lui stesso arrivò a conoscere a fondo il mondo della tundra, Ephraim scoprì anche che era stato il vile Akaitcho con il suo gruppo di indiani a salvare la spedizione di Franklin, ormai ridotta alla fame, distribuendo carne di cervo essiccata, un po' di grasso e qualche lingua. Prima di lasciare i superstiti, Akaitcho, a cui erano state negate le merci promesse come ricompensa, aveva tenuto il seguente discorso: "Il mondo va male, tutti sono poveri, voi siete poveri, i mercanti a quanto pare sono poveri, e io e la mia tribù siamo parimenti poveri; e dato che le merci non sono arrivate, noi non possiamo averle. Non rimpiango di avervi regalato le nostre provviste, perché un indiano Copper non può permettere che degli uomini bianchi patiscano la fame sulle sue terre senza correre subito in loro aiuto. Confido, tuttavia, di ricevere ciò che ci è dovuto il prossimo autunno, come avete detto; e in ogni caso è la prima volta che i bianchi sono in debito con gli indiani Copper". Poche ore dopo la sua morte, il cadavere del marinaio delle Orcadi fu gettato su un carro e portato all'ospedale di San Bartolomeo, per essere sezionato a fini scientifici sul tavolo anatomico. Il mattino dopo, in cortile, Ephraim si accorse che il muro accanto alla cisterna dell'acqua non era sorvegliato. Appoggiandosi con la schiena al ruvido granito, cominciò a salire con fatica su per il muro, come gli aveva insegnato un giovane spazzacamino. Si aggrappò alla cisterna e giunse in cima. Aveva la schiena straziata e insanguinata. Afferrò la sbarra arrugginita che sosteneva i cavalli di Frisia e proseguì lungo il bordo fino ad arrivare sopra il cortile dove veniva amministrata la tortura del torchio. Lì azzardò un salto di tre metri fino al tetto. Si storse una caviglia, ma riuscì ugualmente, zoppicando, a lasciare Newgate e le costruzioni addossate. Si ritrovò sul tetto in pendenza di una casa che dava su una strada vicina; prese brevemente fiato, nascosto dietro un comignolo, e si strinse fra le mani la caviglia dolorante. Poi scivolò lungo una grondaia fino alla strada e si diresse all'appartamento di Izzy Garber in Wentworth Street, dove potè contare su un unguento lenitivo per la schiena, sul tepore di un fuoco, pasticci di carne, vino, e una quantità di storielle sconce.