6.

1973. Dopo l'umiliante litigio con Beatrice al Ritz, con quell'insopportabile Tom Clarkson che si era comportato in maniera impeccabile, cosa che non aveva fatto altro che peggiorare la situazione, Moses si era concesso una bevuta. Dieci giorni più tardi si risvegliò sul pavimento di un bagno, scrollato da una donna delle pulizie nera. Era in mezzo a una pozza di qualcosa di schifoso, nel bagno di un sordido bar di Hull, con i capelli incrostati di sangue, la giacca strappata, il portafogli aperto sulle piastrelle crepate, ripulito di soldi e carte di credito. La Carleton lo licenziò. "Idiota. Cieco. Cornuto". Mentre tornava nei distretti orientali, Moses mancò l'uscita 106 e dovette proseguire sull'autostrada fino a Magog, e poi tornare indietro alla sua casa nel bosco, procedendo a bassa velocità con la Toyota carica di valigie riempite alla svelta e di tutti i libri accumulati a Ottawa. Sulla porta c'era un telegramma, fissato con una puntina da disegno. Di Henry. I corvi si radunavano. Be', all'inferno. Moses risalì subito in macchina e andò a recuperare la posta. Legion Hall, che la ritirava per lui, di solito la lasciava al Caboose quando non c'era. Legion Hall era un uomo ricco di immaginazione. A sentire Strawberry, Legion Hall e i suoi fratelli, Glen e Willy, si erano arruolati nell'esercito nella primavera del 1940. Stavano mettendo a posto il fienile per il padre, spalando letame, con i tafani che banchettavano su di loro e il sangue delle punture che gli colava sulla faccia, quando all'improvviso Glen aveva gettato via il forcone. "Stamattina il tizio della radio ha detto che la democrazia è in pericolo o una merdata del genere. Dice che il nostro sistema di vita è minacciato". "Era anche ora". "Io vado ad arruolarmi". "Anch'io". "Cavolo". La testa di Glen era stata staccata di netto da una granata a Dieppe e Willy era saltato su una mina in Italia. In compenso, Legion Hall aveva visto una sola volta una vera battaglia, in Olanda, decidendo che non faceva per lui. Il mattino dopo un colonnello lo aveva trovato che vagava a quattro zampe attorno al tendone della mensa da campo, con un martello e uno scalpello in mano. "Cosa stai facendo, soldato?". "Secondo te cosa sto facendo, testa di cazzo? Sto tagliando l'erba, no?". Era finito subito agli arresti. "E poi," raccontava Strawberry "un dottore ebreo gli ha fatto un mucchio di test, e l'hanno congedato con una pensione di invalidità mentale del venticinque per cento. Io gli davo anche il cinquanta, tranquillo". Adesso, per la festa dei caduti, Legion Hall girava tutti i bar sulla 243 e sulla 105, con un berretto militare messo di traverso, a vendere papaveri, e magari un po' di soldi li versava all'associazione dei reduci. La posta di Moses consisteva soprattutto in riviste: la "New York Review of Books", il "T.L.S.", l'"Economist", la "New Republic" e così via. La ritirò, tornò a casa, cadde sul letto sfatto e dormì per diciotto ore. Si risvegliò alle sette del mattino seguente. Dopo la seconda caraffa di caffè nero, corretto al cognac, si sedette alla scrivania. Mentre faceva ordine tra le carte, si imbatté in una lettera che cercava da settimane. Era stata scritta dalla signora con gli occhi di due colori diversi. "Dopo aver imperdonabilmente divagato tanto a lungo senza arrivare da nessuna parte (men che meno a una catarsi)," concludeva la sua lettera Diana McClure "mi sono presa la libertà di farle mandare da Mister Hobson un ricordo. Lo consideri una specie di riparazione: mi sono comportata in maniera tanto elusiva con lei che alla fine avrà pensato che sono una gran seccatura. Per caso lei è un lettore di narrativa poliziesca? Patricia Highsmith, Ruth Rendell, P.D. James? Io non posso farne a meno, ma ho sempre trovato i misteri molto più avvincenti delle soluzioni, e di sicuro questo è anche il caso delle mie tardive 'confessioni'. Il tavolo di ciliegio che le ho fatto mandare (la spedizione è già pagata, qualunque cosa le dicano) è quello che Solomon finì per me il venerdì in cui non riuscii a passare a prendere la libreria. Il riscaldamento centralizzato tende ad asciugare l'umidità naturale del legno. Bisognerebbe trattarlo regolarmente con cera d'api (la può trovare da Eddy's Hardware, 4412 Sherbrooke St W.). "Ancora oggi non so decidere se il fatto di non essermi presentata quel venerdì al tè con Solomon sia stata un'immensa sventura o, al contrario, una benedizione per entrambi. Naturalmente si tratta di una congettura oziosa, del tutto priva di scopo adesso, ma a forza di starmene qui seduta sulla sedia a rotelle, a guardare il giardino che non posso più curare, sono diventata alquanto incline alle congetture oziose. Sarebbe ora di spuntare le rose, i fiori appassiti si sono trasformati in frutti gonfi. E' appena passato un ragazzo con la canna da pesca, diretto al ruscello, e ha evitato con cura di guardare dalla mia parte. Come dargli torto? Il dottor McAlpine dice che i capelli ricresceranno, ma dubito che ne avranno il tempo. Devo smetterla subito con quest'altra divagazione. Addio, Moses Berger, e la prego di aver cura del tavolo secondo le istruzioni che le ho dato. Forse potrebbe segnare un appunto sulla sua agenda o sul calendario". Moses continuò a frugare tra le carte sulla scrivania. Nell'ultimo cassetto in basso, pieno di lettere furibonde scritte al suo editore e mai spedite, ritrovò la fiaschetta d'argento per il cognac e un assegno di cento sterline da parte del "T.L.S.", il pagamento per una recensione, che ormai aveva dato per perso. Poi, sotto tutto il resto, trovò il memoriale manoscritto di Mister Morrie. Per indurlo a stenderlo, ricordava Moses, aveva dovuto fare i salti mortali. Il risultato era ridicolo, un capolavoro di evasività. Ma ci si poteva ricavare qualcosa, come i cremlinologi ogni tanto riuscivano a cavare una perla di verità dalla "Pravda". L'analogia piacque a Moses. Perché, alla fine, quello che se non altro lui era diventato, oltre che un degenerato ubriacone e un cornuto, era un gurskyologo. L'unico armato di un acciarino in mezzo a quella catasta di legna secca che erano gli agiografi. Moses si trasferì al tavolo di ciliegio, la cosa più preziosa che possedeva, scrollò via dalle pagine le caccole di topo e cominciò a sfogliare il memoriale. Nel paragrafo d'apertura, Mister Morrie aveva il coraggio di dichiarare che era sua intenzione passare in rassegna tutti i punti fondamentali nello sviluppo dell'impero Gursky, chiedendo in anticipo l'indulgenza del lettore per le eventuali omissioni, da addebitare alla memoria difettosa di un vecchio. Così, in centoventidue pagine fitte non c'era una singola menzione di Bert Smith. Mister Morrie cominciava raccontando che il padre, Aaron Gursky, aveva deciso di emigrare in Canada nel 1897 (con la moglie Fanny, al quinto mese di gravidanza, incinta di Bernard) "per poter vivere e crescere i suoi figli sotto la bandiera britannica, famosa per il suo senso della giustizia". Ma in realtà le cose non erano andate proprio a quel modo. Il whiskey, puro e di contrabbando, non aveva rappresentato solo la fonte dei miliardi Gursky; era stato anche, indirettamente, proprio ciò che aveva condotto gli eredi legittimi di Ephraim in Canada. Moses era riuscito a stabilirlo attraverso l'esame dettagliato del Rapporto della Commissione reale sul commercio dei liquori, che risaliva al 1860-70, e dando la caccia a tutte le storie disponibili degli anni di formazione della Polizia a cavallo nordoccidentale. Ciò lo aveva condotto a Ottawa, al quartier generale delle Giubbe Rosse, dove era riuscito a procurarsi l'accesso all'archivio sfoggiando la sua borsa Rhodes e la laurea con lode in storia al Balliol, con la scusa di dover scrivere un saggio su Fort Whoop-Up per "History Today". Dopo aver frugato tra vecchi diari, relazioni, ruoli giudiziari finché gli occhi avevano cominciato a dolergli, Moses era stato ricompensato dalla scoperta che, nel 1861, Ephraim aveva trovato rifugio in una capanna di tronchi ai piedi delle Montagne Rocciose, con una squaw Peigan e tre bambini. Si dedicava alla produzione del Tonico Naturale Whoop-Up, secondo una ricetta che prevedeva una o due manciate di peperoncino rosso, due litri di succo di zenzero della Giamaica, uno di melassa, mezzo chilo di tabacco da masticare e un litro di whiskey. La letale mistura veniva poi diluita con acqua di ruscello portata a ebollizione, e spedita a una tenda fuori Fort Whoop-Up, sul confine con il Montana. Ephraim la vendeva un tanto al bicchiere agli indiani Piedi Neri in cambio di pellicce e cavalli. Alla fine, era stata la sfortunata combinazione tra l'inestinguibile sete dei Piedi Neri e il loro bisogno di procurarsi sempre più cavalli per soddisfarla a far nascere un problema. Gli indiani avevano cominciato a rubare cavalli ai coloni e ai forti della Compagnia della Baia di Hudson. Ubriachi fradici, avevano anche incendiato per divertimento una o due stazioni commerciali. Rapinavano e stupravano, ed Ephraim, stando a uno dei documenti, aveva dovuto ucciderne un paio per dare l'esempio quando avevano avuto la sfrontatezza di pretendere whiskey non diluito, vale a dire acqua di fuoco che si può accendere con un fiammifero. C'erano state altre scaramucce, altre sparatorie e altri incendi, e alla fine la notizia dei tumulti aveva raggiunto il primo ministro (il primo che il Canada abbia avuto) nella lontana Ottawa. Sir John A. MacDonald, anche lui prodigioso bevitore, aveva creato un corpo chiamato Fucilieri a cavallo per risolvere la situazione. Il governo di Washington, tuttavia, alla vista degli aggressivi canadesi che schieravano una forza di trecento uomini tanto vicino alla frontiera, si era impermalito. Sir John A., uomo pieno di risorse, aveva dunque preso la penna e ribattezzato il corpo Polizia a cavallo. Erano nati i favolosi cavalieri delle pianure:

 

Ci raduniamo in non più di trecento

in questa Grande Terra Solitaria 

che si stende dal Lago Superiore 

alle imponenti Montagne Rocciose;

eppure non vacilla il nostro cuore, 

nessuna voce vile si lamenta, 

benché pochi di numero noi siamo,

i prodi Cavalier delle Pianure.

Alzare qui il Vessillo è la missione 

del valoroso Impero di Britannia;

reprimere il selvaggio senza legge 

e difendere l'ardito Pioniere; 

ed è fiero l'impegno e temerario 

di reggere un Dominio tanto vasto 

con sol trecento Uomini a cavallo,

i prodi Cavalier delle Pianure.

 

Prima ancora che la Polizia a cavallo nordoccidentale portasse a termine la punitiva lunga marcia di milletrecento chilometri fino a Fort Whoop-Up, i contrabbandieri di whiskey americani che imperversavano lungo la frontiera avevano massacrato un gruppo di Assiniboine a Battle Creek. Ephraim, a questo punto, si riforniva di whiskey scadente a Fort Benton. Invece di aspettare e dare spiegazioni al nuovo corpo di polizia, davanti al quale avrebbe forse dovuto rispondere anche della morte dei due Piedi Neri, aveva ritenuto evidentemente più saggio svignarsela. E per molto tempo Moses non era riuscito a scoprire dove fosse finito, e ne aveva perso le tracce. L'enigma si era risolto quando Moses si era imbattuto nel diario in cui Solomon raccontava le storie che aveva ascoltato da suo nonno durante il viaggio verso il Mar Glaciale Artico. Storie filtrate attraverso la memoria confusa di un vecchio e messe per iscritto da Solomon molti anni più tardi. Storie che, per Moses, con tutta probabilità erano state tirate a lucido per compiacere non uno, ma due ego smisurati. Comunque: secondo

Solomon, il nonno si era spinto fino in Russia, aveva venduto una partita di pelli di castoro a San Pietroburgo, e aveva poi proseguito per Minsk, da dove erano fuggiti i suoi genitori. Fuggiti all'inizio del regno di Nicola Primo, quando, fra gli altri decreti, si era stabilito che i bambini ebrei dovessero essere strappati alle famiglie all'età di dodici anni e costretti a servire nell'esercito dello zar per venticinque. Entrando nella sinagoga di Minsk in tempo per la funzione del venerdì sera, Ephraim aveva scoperto che suo padre era ancora ricordato con affetto. "Il miglior cantore che abbiamo mai avuto" gli aveva detto un vecchio. Una settimana dopo Ephraim aveva fatto da cantore per i riti dello "Shabbat", e la congregazione era rimasta sbalordita di fronte alla voce cristallina di quell'ebreo che non portava un caffettano, ma vestiva piuttosto come un principe russo e si diceva che frequentasse le "loro" taverne, dove pretendeva di essere servito. Pur diffidando del suo carattere impetuoso, gli avevano ugualmente offerto il posto del padre alla sinagoga. Ephraim aveva declinato l'onore, ma si era trattenuto abbastanza a lungo a Minsk da sposare, in maniera del tutto avventata, una certa Sarah Luchinsky, che gli diede un figlio di nome Aaron. Poi era scoppiato un incidente in una taverna ed Ephraim era stato costretto a fuggire di nuovo. Aveva sistemato più che decorosamente la moglie e il figlio in uno "shtetl" nella Zona di residenza e presto, stanco di entrambi, aveva abbandonato la Russia, seguitando però a mandar loro denaro dalla Francia, dall'Inghilterra e infine dal Canada. Ephraim aveva continuato a vagabondare. Come raccontò a Solomon, aveva contrabbandato fucili a New Orleans durante la guerra di secessione, e poi era uscito di scena fino agli ultimi anni del secolo. La sua bisbetica moglie era provvidenzialmente defunta, Aaron si era sposato, e alla fine Ephraim aveva mandato a quel buono a nulla di suo figlio i biglietti del piroscafo e i soldi necessari per arrivare in Canada con Fanny. Ma non si era curato di Aaron adulto più di quanto avesse fatto quando era un bambino smorfioso, e nemmeno si era entusiasmato per Fanny. Li aveva abbandonati in un terreno che aveva acquistato nella prateria ed era sparito di nuovo. "Il mio caro padre" scriveva Mister Morrie "non era stato avvisato della durezza del clima canadese, e aveva portato con sé alberelli di ciliegio e di pero e semi di tabacco". Erano arrivati in aprile, accolti dalla neve e dal freddo, e costretti a rifugiarsi fino al disgelo in un hotel nella più vicina città lungo la ferrovia. Poi Aaron aveva costruito uria casupola d'argilla, acquistato una coppia di buoi e una vacca, e fatto la sua prima semina di grano. Le piantine erano gelate immediatamente. Così Aaron aveva passato il primo inverno canadese nella foresta a tagliare tronchi e a venderli come legna da ardere. Aveva anche lavorato in una segheria, e comprato all'ingrosso pentole e padelle, tè, cherosene e specialità farmaceutiche per rivenderle ai contadini. Era nato Bernard, e poi Solomon e Morrie. Nel frattempo Ephraim aveva scalato il Chilkoot Pass fino al Klondike. "Mi raccontò" scriveva Solomon nel diario "che aveva trovato lavoro come pianista in un saloon di Dawson, dove faceva anche il cassiere. I cercatori ubriachi pagavano l'alcol e le ragazze con polvere d'oro, e di solito era Ephraim a maneggiare la bilancia: scherzava con gli uomini, li distraeva, e intanto si passava le dita sul ciuffo imbrillantinato. E ogni notte, prima di andare a letto, si lavava la polvere d'oro dai capelli. Alla fine aveva messo insieme una somma di venticinquemila dollari, persa poi in gran parte in una partita a poker al Dominion Saloon". Era già primavera quando Ephraim era tornato alla prateria e si era sistemato in una baracca di carta catramata nella riserva con Lena Calze Verdi. Di tanto in tanto andava a dare un'occhiata ad Aaron e alla sua famiglia, prendendosi gioco di lui, venditore ambulante ebreo, punzecchiando Fanny e stuzzicando i bambini. Solomon raccontava nel diario che le sue visite erano temute. Al contrario Mister Morrie scriveva: "Mio nonno era un uomo molto pittoresco, più interessante di tanti dei quali avrete letto nella mia rubrica preferita del Reader's Digest, "Il personaggio più indimenticabile che abbia mai conosciuto". Non vedevamo l'ora che si unisse a noi alla tavola dello "Shabbat"! La sua era stata una vita molto dura, piena di avversità. Il pover'uomo aveva perso l'adorata moglie quando era ancora nel fiore degli anni e non aveva mai più trovato un'altra donna capace di rimpiazzarla nel suo cuore. Conosceva la lingua degli indiani e degli eschimesi e aggiustava le ossa meglio di qualunque medico. Purtroppo, benché sia giunto a un'età molto avanzata, non è vissuto abbastanza per assistere al successo dei nipoti, superiore alle sue più sfrenate aspettative. Di certo ne sarebbe stato molto fiero". Durante le visite Ephraim rimproverava ai nipoti la loro ignoranza, e riservava il sarcasmo più accanito a Solomon, perché aveva i suoi stessi capelli, i suoi stessi occhi, il suo stesso naso. Ephraim aveva atteso, e quando aveva ritenuto che Solomon fosse pronto, si era presentato davanti alla scuola del ragazzo, mentre questi si precipitava fuori sotto la neve che cadeva fitta; era in piedi sulla sua lunga slitta, puzzava di rum, aveva gli occhi infuocati. Invece di svoltare a destra alla ferrovia, aveva imboccato il bivio a sinistra, la pista che portava alla prateria. "Non dovevamo andare nel Montana?". "Puntiamo a nord". "Dove?". "Lontano".