3.

Ogni volta che Moses arrivava in quel punto, dove la 132 raggiungeva il fiume San Lorenzo e cominciava a seguirlo, torcendosi insieme alla riva, abbracciandolo - dopo Trois Pistoles, piegando verso Rimouski -, il suo spirito si innalzava. Con l'immaginazione cancellava i motor-home arrancanti e gli sciami di motociclisti in tute di pelle nera e i cartelli stradali: TARZAN CAMPING ICI... BAR BQ CHICKEN CHEZ OCTAVE... 10 DANSEUSES NUES 10... Tagliava fuori le squallide cittadine lungo il fiume, con i prefabbricati dove si vendevano souvenir e le finestre soffocate da pupazzi di cartone che raffiguravano simpatici abitanti barbuti. Ignorava le case incorniciate da luci multicolori, con le iniziali del proprietario incastonate nelle controporte di alluminio. Le renne di plastica impalate nei prati già adorni di aiuole di gerani, cresciuti dentro pneumatici usati verniciati di bianco, la corona nobiliare dei quebecchesi. Cercava di rendersi cieco a ciò che era stato creato dall'uomo, e di vedere la campagna quale doveva essere apparsa a Carrier e al suo equipaggio di pescatori stanchi di mare venuti da Saint-Malo nel 1534. L'anno in cui per la prima volta si erano avventurati oltre il golfo, avevano navigato nell'estuario e su per il fiordo, si erano ancorati all'xle-Verte per correre dietro alle lepri da mettere in pentola, avevano attraccato all'xle-aux-Coudres per scrollare gli alberi e far cadere le mandorle selvatiche. Erano entrati nel Regno del Saguenay e anche oltre, sfilando accanto a balene beluga e trichechi e a banchi incredibilmente numerosi di "salar il saltatore", come veniva un tempo chiamato il re dei pesci d'acqua dolce. Anche se il fiume non li avrebbe condotti alla Chine - senza dubbio una delusione per Francesco Primo -, i poveri ed emaciati bretoni saranno rimasti a bocca aperta davanti alle ricchezze presenti su entrambe le rive. L'abbondanza di foreste vergini verde scuro e la terra nera resa fertile dal fiume. Le alci e i cervi e i castori e le oche e le anatre. I merluzzi. I salmoni, i salmoni. Gli argentei salmoni che si gettavano nelle rapide e ne uscivano con un salto. A Mont Joli, per una volta felice di essere esattamente dov'era, anche senza di lei, girò a destra lungo la tortuosa 132 ed entrò nella penisola di Gaspé. Cominciò a salire e a scendere lungo la valle di Matepédia, dove le sponde si innalzano come pareti di canyon e gli abeti, i cedri e le betulle più che affondare le radici nel suolo si arrampicano sui dirupi aggrappati per la punta dei piedi. Quindi passò nel New Brunswick a Point-à-la-Croix, prese il ponte per Campbellton e poi proseguì diritto fino al Vince's Gulch, la riserva del Restigouche. Lì c'era un capanno per il ristorante, uno con le stanze da letto e varie costruzioni sparse, tra le quali una ghiacciaia. Mentre entrava sobbalzando nel parcheggio con la sua Toyota, alle cinque del pomeriggio, Moses notò due automobili con targhe del North Carolina già sistemate all'ombra: una Cadillac e una Mercedes 500 SEL con un coniglietta di "Playboy" sul paraurti posteriore. Il capo delle guide, Jim Boyd, un tipo alto e robusto, avanzò lentamente verso Moses, con la mano tesa e lo sguardo preoccupato. "Sono arrivati un'ora fa" disse. "Barney Gursky con la fidanzata Darlene Walton e Larry e Mary Lou Logan. I Logan hanno un figlio sui quindici-sedici anni. Un vero fenomeno. Non sapeva che qui non avrebbe trovato la T.V. e ha un sacco di allergie". Jim attese che la battuta andasse a segno prima di aggiungere: "Non sono mai andati a pesca di salmoni in vita loro. Hanno una fabbrica di mobili, molto grossa, e progettano di impiantarne un'altra, più o meno duecento posti di lavoro, o qui o nell'Ontario. Sono ospiti di quel coglione del nostro ministro del Commercio e lui vuole che si divertano come matti. Perciò niente casini, Moses. Dov'è Beatrice?". "Non stiamo più insieme". "Male, Moses, molto male: non combini niente di buono e morirai da solo in una baracca di carta catramata, come me". Moses gli porse i doni tradizionali: mezzo chilo di té Twinings Ceylon Breakfast e una bottiglia di Macallan Single Highland Malt. "Ti sono arrivate già due telefonate" disse Jim. "Una dall'Inghilterra". "Ma se non ero neanche qui". Moses aprì la valigia, sistemò le sue cose e poi uscì sulla veranda per guardare l'acqua. La zanzariera della camera accanto si aprì di scatto e ne uscì una Barbie a grandezza naturale, sui trent'anni, bionda, intrisa di profumo, con gli occhi azzurri non tanto truccati quanto sottolineati e messi in corsivo; tutto splendeva, luccicava, e tanta sicurezza di sé era in qualche misura riscattata dalle unghie malamente rosicchiate. Indossava un top di seta grezza color granturco, una collana che terminava con un pentacolo sospeso nel solco tra i seni alti e puntuti, e jeans aderenti, firmati. Era a piedi nudi, con le unghie dipinte di nero. "Ehilà," gridò la ragazza con una voce roca da bevitrice "io sono Darlene Walton. Di che ascendente sei, se posso chiederlo?". "Be', credo di avere un Mercurio stazionario ascendente Pesci" disse Moses. Poi cercò di prenderle il braccio per aiutarla a scendere dalla veranda, ma lei si ritrasse di scatto al suo tocco. "Manca un gradino" precisò Moses, irritato. Lei scrollò le spalle con civetteria, arricciò il nasino e roteò gli occhi, esagerando i segnali di allarme come le attrici del muto, tutto per avvertire Moses della presenza del tizio che li osservava dalla veranda del ristorante. Barney Gursky poteva avere quarant'anni come sessanta. Chi non lo conosceva già non avrebbe indovinato facilmente, perché Barney apparteneva a quel tipo di uomini che dopo i quarant'anni non invecchiano ma si stabilizzano. I capelli neri non erano tagliati ma scolpiti. Era alto e abbronzato, senza un filo di grasso, e aveva duri occhi azzurri e una bocca arcigna e calcolatrice. Se non l'avesse conosciuto, Moses l'avrebbe preso per un golfista di professione che non era riuscito a qualificarsi per il campionato, o per il presentatore di un programma del mattino su una T.V. locale ancora in attesa di quella famosa offerta da un network. Darlene gli presentò Moses affannandosi a spiegargli: "Ho aperto la porta della stanza e l'ho trovato lì". Barney o non ricordava Moses o non voleva ammettere che se lo ricordava. "Ti chiamano Moe?". "No. Nessuno mi chiama Moe". "Be', felice di conoscerti, comunque, amico". Barney era il basilisco dei Gursky. Una settimana dopo il primo matrimonio di Anita, si era comprato una Lamborghini, aveva messo la quinta ed era scappato prima in California e poi in Florida. Si diceva che avesse investito di volta in volta in una squadra di pattinatori, nel cinema, nella ricerca petrolifera, nel mercato internazionale delle armi, in una lega di pallacanestro femminile in maglietta bagnata (era proprietario di una squadra, le Dondolatrici di Miami), eccetera eccetera. Ricercato di volta in volta in Florida, in California, nello Stato di New York e nella Columbia Britannica, sulla base di accuse che andavano dalla frode al mancato pagamento di alimenti, non si era nemmeno presentato al funerale della sorella, nel 1963. Charna era stata ritrovata annegata in uno stagno, nella comune degli Amici della Terra nel Vermont nordorientale, alle quattro del mattino. Indossava solo un paio di stivali in pelle di serpente. I Logan erano già nel salone, che, con immensa meraviglia di Moses, era ornato di rose rosse e della presenza di un barista, cose mai viste prima. I Logan, entrambi di mezza età, sembravano una coppia male assortita. Mary Lou era grassottella e felice di esserlo. Portava occhiali variopinti con quelle lenti che insieme ingrandiscono e sfocano di occhi. Ma Larry era pelle e ossa, con la testa pelata che luccicava e la dentiera abbagliante. Fosse stato un ispettore doganale, avrebbe perquisito i bagagli di chiunque gli fosse sembrato sfacciato o più giovane o più privilegiato di lui. Rob, il loro immenso figlio, portava una maglietta dei Rolling Stones sopra un ventre immane e jeans scoloriti extralarge, e se ne stava seduto per conto suo. Aveva un naso minuscolo rosso ciliegia e teneva sulle ginocchia una scatola di Kleenex e due grosse tavolette di cioccolato al latte e nocciole Lowney's. I Logan erano vestiti in modo molto informale, ma Barney Gursky era perfino più alla moda dell'affascinante fidanzata: polo e pantaloni di tela Ralph Lauren e stivaletti Tony Loma. Convocò il barista facendo schioccare le dita curate e chiese a Moses: "Cosa ti posso offrire?". "Una soda, grazie". "Puah, credo che ci siamo beccati un astemio, Larry. Porta una soda a questo specchio di virtù, e alla ex Miss Spiaggia al Tramonto qui" disse Barney, indicando Darlene "una vodka con ghiaccio, ma solo una prima di cena. Lei sta attenta all'apporto calorico". I Logan erano di Chapel Hill, disse Barney, industriali del mobile, dei veri colossi, e il gruppo di investitori guidato da Barney era disposto a scommettere più di venti milioni su una fabbrica in Canada. "E, ragazzi, la pesca sarà grandiosa, perché Jimbo qui mica ci costringerà a rispettare il limite di due miseri salmoni al giorno, vero, garjon?". "Non possiamo fare niente di illegale, signore". "Ehi, non è stupendo?" esclamò Mary Lou. "Veramente stupendo. A Jim qui devono aver detto per forza che noi siamo vip molto ma molto importanti, eppure lui non ha intenzione di violare la legge per noi. E' una cosa che rispetto. E tu da dove piovi, Moe?". "Non gli piace essere chiamato Moe" disse Darlene, vagando a cerchi sempre più stretti attorno al bar. "Scordatelo, baby". "Santa polenta, volevo solo mettere giù il bicchiere". "Da Montreal". "Siamo stati allo Ch/teau Champlain, a Montreal" disse Mary Lou. Moses aveva appena cominciato a scartare un Montecristo che Rob scattò in piedi e gli puntò contro un dito grasso e tremante. "Se intendi accendere quella roba" disse Mary Lou "devi uscire fuori subito subito subito". Jim Boyd, che stava legando un'esca sul tavolo d'angolo, si punse un dito con l'amo. "E quale sarebbe" disse Barney "il tuo campo d'azione, Moe?". ""Lui vuole essere chiamato Moses". Penserà che siamo "orribili"". "Di questi tempi si potrebbe dire che non faccio proprio un bel niente".

"Be', qualcosa mi dice che l'ex seconda classificata a Miss Sanguinella in Fiore si è presa una cotta per te, Berger". "Oh, ragazzi," disse Darlene "dove siamo, all'asilo? Di nuovo con l'ambaradan ciccì cocco?". "Ambarabà". Di solito la cena al Vince's Gulch era una dolorosa necessità. Bistecca stracotta, grigia al centro, servita con patate bollite oltre il punto di sfaldamento, seguita da torta di mele "fatta in casa" comprata al supermercato Delaney's, in genere ancora congelata nel mezzo. Ma quella sera avevano fatto venire lo chef della Tudor Room del Queen Victoria Hotel di Chatham. C'erano granturco dolce e aragosta bollita. Barney si sporse per alleggerire Darlene del granturco - "Altra fibra avrebbe un effetto pessimo, baby" e poi chiese un secondo scotch. Larry si piegò in avanti affinchè Mary Lou potesse allacciargli il tovagliolo dietro il collo. ""Mèrci bocùp", mamma". E Rob fece un affondo per impadronirsi del cestino del pane, accatastandosi quattro pezzi accanto alle posate, poi scese in picchiata sul burro e se ne appropriò. Si riempì il piatto e piegò il braccio grasso sul tavolo in modo da proteggere ciò che era suo di diritto. Abbassò la testa, come per partire alla carica, disintegrò la prima pannocchia e cominciò a spolpare la seconda. Jim spiegò che al Vince's Gulch le guide uscivano la mattina e poi di nuovo la sera. Non si pescava nel pomeriggio. Durante i tre giorni di permanenza, disse, ognuno avrebbe provato a turno tutte le diverse postazioni. Gettò in un cappello dei foglietti ripiegati con i nomi delle guide e chiese a tutti di estrarne uno. Il primo fu Barney e prese il giovane Armand. Larry prese Len, o Lingua a Mitraglia, come veniva chiamato sul fiume, e a Rob toccò Gilles. "Bene, allora," disse Jim "a questo punto io vado con Mister Berger". "Avrà un bel vantaggio a uscire con il capo delle guide, non è vero, garjon?" chiese Barney. "Qui non chiamiamo 'garjon' né Jim né nessun altro. In più, non è una gara". Barney si servì un cognac abbondante e agitò il liquore nel napoleone. "So che non bevi, Berger, ma ti piace scommettere?". "Che cos'hai in mente?". "Io, tu e Larry firmiamo ognuno un assegno da mille e lo attacchiamo al bancone. Giovedì, chi ha pescato di più se li piglia tutti". "Sono un vecchio pescatore, Barney. E' più diffìcile di quello che pensi". "Sono anni che pesca salmoni" disse Darlene. "D'accordo. Scommettiamo". C'erano nuvole gonfie e ostinate quando i Logan scesero lungo il sentiero verso il fiume, carichi di spray contro gli insetti, macchine fotografiche e attrezzature cinematografiche dall'aria costosa. Rob aveva una radio portatile, i Kleenex e un grosso sacchetto di caramelle. Barney si era portato dietro una bottiglia di cognac. Quando Darlene sollevò una delle sue lunghe gambe per salire nella canoa dal piccolo molo galleggiante - Armand aveva teso una mano per aiutarla, e teneva gli occhi fissi sul petto ansante di lei Barney le fece perdere l'equilibrio mollandole una pacca padronale sul sedere. "Ragazzi, quanto mi piacciono quelle chiappette!". Moses lasciò partire gli altri, si accese un Montecristo e si sistemò sulla canoa con Jim. "Cosa vuoi che ti dica, Moses?". "Non venire questa settimana, ecco quello che avresti potuto dirmi". Sopra il ronzio dei fuoribordo, sulle rive del fiume cominciarono a echeggiare i Rolling Stones, facendo scappare i corvi. Per fortuna Rob era diretto un chilometro e mezzo più in basso, alla pozza del bar. Quando Jim gettò l'ancora, lontano dalla vista degli altri, Moses cominciò con una Silver Doctor, passò a una Green Highlander e poi a una Muddler, senza far venir fuori niente. Le cose non andarono meglio alla seconda pozza. Alla terza videro un grosso salmone passare e un altro saltare, a una decina di metri di distanza. Moses lanciò sopra le loro teste tutte le esche che riuscì a trovare, ma non prendevano. Poi si sentì un grido e uno squittio dalla pozza della staccionata. "Ne avranno preso uno giovane" disse Jim. Passò mezz'ora e arrivarono i tafani e iniziò a piovigginare. Mentre sondava le acque più veloci con rapidi strappi di lenza, Moses fece centro. Un grosso pesce, forse sui quindici chili, abboccò con tanta forza che subito la canna si piegò in due e Moses non dovette nemmeno ferrare. Subito la lenza stridette e il pesce si lanciò lungo la corrente, prendendo gran parte della lenza prima di fermarsi. Moses allora mise mano al mulinello. Jim levò l'ancora e cominciò a pagaiare lentamente verso la riva, tenendo pronto il retino. Il pesce arrivò abbastanza vicino da guardare nella canoa e poi ripartì di nuovo seguendo la corrente, riemergendo una quindicina di metri più in basso. In volo nell'aria. Danzando sulla coda. "Attento lì, Moses. Attento". Il pesce si tuffò verso il fondo e Moses lo immaginò là sotto, offeso, a strofinarsi la mandibola dolente contro la ghiaia, cercando di sganciarsi dall'amo. Non ci riuscì, naturalmente, così diede libero sfogo al cattivo umore e schizzò fuori un'altra volta dall'acqua ribollente, scuotendo la testa infuriato. Poi si tuffò di nuovo e rimase sul fondo, magari a riflettere sulla tattica da scegliere. Dopo una lotta di venti minuti, il salmone cominciò a stancarsi, e Moses era sul punto di tirarlo fuori quando udì e poi vide gli altri che tornavano dalle loro postazioni con le canoe. Nei pressi di Vince's Hole, Gilles e Len spensero subito i fuoribordo, come richiedeva la cortesia, ma non Armand, a cui Barney aveva chiesto di accelerare verso la riva prima di spegnere il motore. Frank Zappa rimbalzava sull'acqua a Dio sa quanti decibel. Moses bestemmiò e tirò ancora più vicino il pesce. Adesso era sdraiato su un fianco, alla superficie, e boccheggiava disperatamente, ma era pronto per un'ultima corsa. Moses barcollò un istante prima di portare il pesce verso il retino. E fu allora che Mary Lou si alzò in piedi per fotografarlo e il flash lampeggiò ripetutamente. Distratto, Moses non si accorse che la lenza si stava attorcigliando attorno all'impugnatura della canna. Il pesce scattò di nuovo, tese la lenza e si liberò dall'amo. Gli altri restarono a bocca aperta, simulando un moto di solidarietà, mentre la canna di Moses si drizzava di scatto e la lenza pendeva mollemente. "Appunto," sentenziò Barney "come dicono i vecchi pescatori: è più difficile di quello che pensi". Alla base, Moses fu subito informato che Barney aveva preso due salmoni, per un totale di undici chili, Larry uno giovane da due chili e mezzo e Rob aveva perso un pesce. Siccome il barista se n'era andato a casa, fu Barney, al settimo cielo, a servire da bere: concesse a Darlene un'altra vodka e chiese a Moses se la sua soda la voleva liscia o con ghiaccio. Ah ah ah. Con il pretesto di essere esausto, Moses disse che avrebbe preso un bicchierino e poi si sarebbe ritirato in camera sua a leggere a letto. "Non te l'avevo detto, Mary Lou? Moses è un vero intellettuale" disse Darlene. "Be', anch'io ho letto un sacco di romanzi, quest'anno, sia di narrativa che di saggistica. La T.V. non mi interessa". "Secondo la mia umile opinione" disse Darlene "la T.V. è solo una gran perdita di tempo. Io guardo solo la P.B.S.". "Sì, come no," disse Barney "il "Muppet Show"". Rob si mise a tremare, scosso dalle risate, e si pulì il moccio che gli scendeva sul labbro superiore facendo saettare la lingua come una lucertola. "Adesso vado in camera" disse Darlene, sul punto di piangere. "Ne hai per molto, Barney?". "Non ne ho per molto qui, ma di sicuro ne avrò per molto quando vengo da te. Perciò stanotte non avrai bisogno di tirare fuori il vibratore, baby". Squillò il telefono, e Barney afferrò la cornetta prima che Jim riuscisse ad arrivarci. "E' per te, Moe". Jim si strofinò le mani sui pantaloni. "Puoi andare a rispondere in cucina" disse. C'era Londra in linea. "Lucy, sei tu?". "Sì" disse una voce impastata attraverso il crepitio. Erano le tre di notte a Londra, calcolò Moses. "Cos'è tutto quel fracasso in sottofondo?". "Sto traslocando". "A quest'ora?". "Quanto sei noioso, Moses". "Perché strascichi le parole a quel modo?". "Ho la bocca gonfia. Il dentista, ieri. Oh, tu e Henry riceverete delle foto. Che nessuno dei due apra le buste, mi raccomando. Dovete bruciarle subito. Hai capito?". "Sei di nuovo nei guai, Lucy?". "Per piacere, una volta tanto fai quello che ti chiedo e piantala con queste domande stupide". "Butto la busta nel fuoco senza aprirla. Hai già parlato con Henry?". "Ovviamente sei più preoccupato per lui che per me". "Lui è particolarmente sensibile". "E io no?". "No".

"Credi che io sia disgustosa?". "Sì" disse Moses e riattaccò. Poi tirò fuori un paio di pillole dalla tasca e le inghiottì senz'acqua. Un quarto d'ora dopo, mentre si avvicinava al capanno delle stanze da letto, Moses vide le falene che danzavano nel cono di luce proveniente dalla camera di Darlene. Darlene era in attesa dietro la zanzariera, con un accappatoio di un hotel Four Seasons allacciato largo sopra un sottile negligé nero bordato di pizzo rosso. "Non sei astemio" disse lei. "Hai dovuto rinunciarci, ma continui a covare un dolore segreto. Anche mio papà era alcolizzato". Moses scoppiò a ridere, divertito. Darlene stava fumando uno spinello. Aprì la zanzariera e glielo passò. Moses aspirò profondamente prima di ridarglielo, e non le lasciò la mano, ma la tirò a sé e le sussurrò una proposta. "Ehi, Moses Berger, sei un uomo "tremendo"" disse lei, tutta raggiante. "Ma se lui vede che non c'è neanche la tua macchina, capisce tutto e si incazza come una iena". La porta sbattuta del ristorante li avvertì dell'arrivo di Barney, che avanzava barcollando. Darlene ficcò lo spinello in mano a Moses, si sistemò in fretta e furia l'accappatoio e poi cominciò a spruzzare la stanza di deodorante. Moses si ritirò in camera sua e crollò sul letto, lieto di essere ancora capace di una cieca lascivia. Poi nella stanza accanto divampò un litigio. Darlene dichiarò con una certa veemenza: "Non ho voglia di alzarmi di nuovo a lavarmi i denti. Se è questo che vuoi, trovati una puttana". Moses lasciò la stanza e si diresse verso il sentiero per far sbollire la rabbia con una camminata. Arrivò fino alla deviazione per Kedgwick prima di tornare indietro. Poi non andò direttamente in camera sua. Si infilò nel ristorante e telefonò a casa Clarkson a Montreal. Sapeva che Tom Clarkson era a Toronto. Beatrice rispose al settimo squillo. "Sono al Vince's Gulch". "Moses, è l'una di notte". Beatrice sospirò. "Jim ha chiesto di me?". "Magari non me l'ha chiesto perché non mi ha ancora incontrato da solo". "Vuoi dire che c'è una donna con te? Era il nostro posto". "Salta in macchina e vieni subito qui. Arriveresti prima che faccia mattino". "Non umiliarti, Moses". Punto sul vivo, Moses rimase in silenzio finché non fu certo che la voce non l'avrebbe tradito. Poi disse: "Che cosa ci trovi in lui, in nome di Dio?". "Non ha l'ossessione di Solomon Gursky. Sono io la sua ossessione. Ah, e questo ti divertirà. Lui mi considera intelligente". "Beatrice, prima o poi lo troverai noioso". "Ne avevo abbastanza di non annoiarmi. Quella che per te è noia potrebbe essere una boccata di aria fresca. Per lo meno, se lui esce alle dieci di sera per andare a prendere un pacchetto di sigarette, posso contare sul fatto che non se ne starà via una settimana o dieci giorni senza farmi sapere niente, mentre io vado fuori di testa, e poi mi arriva la telefonata di uno che mi dice ciao, sono a Parigi, oppure di nuovo in clinica. E' una che conosco?". "Di cosa stai parlando?". "Quella che è lì con te". "Sì. E' una che conosci. Perché non potrebbe essere una che conosci?" le chiese e sbattè giù la cornetta. Barney stava aspettando nel bar, con un bicchiere mezzo pieno di cognac in mano e gli occhi luccicanti e persi nel vuoto. "Problemi di figa?" chiese. "Buonanotte, Barney". "Un piccolo consiglio, amico bello. Non ti saresti mai dovuto far diventare così grigi i capelli. Tingili. Stiamo insieme da due anni e lei ancora non sa quanti anni ho davvero. Tengo nascosto il passaporto". "Sei andato a trovare tuo padre quando eri a Montreal?". "Segui il mio consiglio e tingiti i capelli. Vai in palestra. Cura di più il tuo aspetto. Merda". Tutti stavano già facendo colazione quando si presentò Moses. "Be'," disse Barney finendo le uova nel piatto e tirando indietro la sedia "a me piace partire presto, baby". Aveva gli occhi rossi. "Stamattina non vengo con te. Sarà pieno di zanzare e altre bestie e non voglio passare il tempo a staccarmi gli ami dal maglione". "Ti preoccupi troppo che le tue tette abbiano una perdita". "Magari c'è qualcuno "che ancora non lo sa". Perché non metti un annuncio sul giornale o in televisione?".

Mary Lou gettò il tovagliolo sul tavolo. "Vieni con me, Rob". "Il rosso delle mie uova non era morbido come avevo chiesto io" disse Rob. "Mi hanno morso dappertutto". Sbattè la radio sul tavolo. "E c'è qualcosa che non va con questa Sony. Ve l'avevo detto che bisognava comprare una Sanyo". "In macchina ci sono le pile nuove" disse Larry. "Non sono le pile. E' che non funziona. E' rotta, cazzo. Merda. La mia asma. Non dovrei agitarmi". "A Campbellton c'è un Radio Shack dove possono aggiustartela" disse Moses. "Non è lontano". Quella mattina Rob perse un altro pesce nella pioggia. Larry non portò a casa niente e Barney, che si era dovuto accontentare di un salmone all'apparenza di quattro chili ma che sulla bilancia ne pesava cinque, aspettava impaziente sul molo per vedere cosa aveva fatto Moses. Tuttavia, quando Jim tornò alla base era solo sulla canoa. Moses, spiegò, era stato invitato a pranzo da un vecchio amico, Dan Gainey, al Cedar Lodge; quindi sollevò un salmone da dodici chili perché Barney potesse ammirarlo. Fu allora che li raggiunse Darlene, correndo giù dalla discesa. "Ho bisogno delle chiavi della macchina" disse. Barney la afferrò per le natiche e se la tirò addosso. "Lo so io di cosa hai bisogno, ma prima preferirei mangiare qualcosa". "Mentre ti fai il sonnellino io vado a Campbellton a far riparare la radio di Rob". "Va bene, va bene" disse Barney lanciandole le chiavi, agganciate a un pesante disco di ottone con le iniziali B.C. Moses era certo che non appena l'avesse spogliata le avrebbe trovato sulla schiena una cordicella con un anello all'estremità. Lui l'avrebbe tirata e lei avrebbe sbattuto le ciglia e cinguettato: "Mammina, ho fame". Nel frattempo si sedette ad aspettarla nella Marie Antoinette Room dell'Auberge des Voyageurs di Campbellton. Tre Micmac ubriachi fradici, seduti al bar, stavano guardando un incontro di wrestling in T.V. Passò un'ora. Moses era sul punto di rinunciare quando Darlene entrò di corsa nella sala, agitando le braccia, con gli occhi che segnalavano fuoco e diluvio e uscite di emergenza, e la bocca petulante che formava un'enorme O sbigottita. ""Sorpresa, sorpresa"" strillò. "Non indovinerai mai chi c'è qui, MARY LOU!!". Mary Lou inciampò, accecata dal buio, e sulle prime non riuscì nemmeno a trovare Darlene. Strizzò gli occhi e alla fine recuperò l'orientamento. "Guarda un po' se non è l'intellettuale" disse. ""Ma che" COINCIDENZA!" implorò Darlene, con gli occhi che dapprima saettarono dall'uno all'altra e poi si posarono su Moses. "Ha bisogno di lavarsi le mani, "subito"". Moses indicò la porta con la scritta Cortigiane e Mary Lou trotterellò obbediente verso il bagno. Le spiegazioni di Darlene arrivarono come un fiume in piena. "Stamattina si è portato via le chiavi della macchina: "avrei potuto morire". Quando è tornato, mi è sembrato UN SECOLO. Ho detto che venivo qui a far riparare la radio di Rob e lei ha insistito per accompagnarmi. Ma non farà la spia. Apparteniamo alla stessa congrega di streghe. In un'incarnazione precedente lei era mio figlio e, nell'antichità, quando io ero re dell'Egitto lei era la mia regina". "E' chiaro che ne avete passato di tempo insieme". "Direi anch'io. Ma cosa facciamo "adesso"?". "C'è una bottiglia di vodka nel secchiello del ghiaccio, nella camera che ho preso qui per il pomeriggio". "Oh, sei proprio un uomo "tremendo!"". Lei lo strinse in un rapido abbraccio. "Ma adesso non potrei proprio andare tanto in là. Ho troppa paura. Mary Lou è "molto" impressionabile da quando le hanno perso per posta il primo marito, Dio l'abbia in gloria". Moses credette di non aver capito bene. "E' stato un duro colpo, in un momento come quello. Avrebbe dovuto far causa all'ufficio postale per un sacco di soldi, le ho detto. "Proprio" un bel Natale. Tutta la famiglia riunita ma non era la stessa cosa aprire i regali senza Lyndon". "Come hanno fatto a perderglielo per posta?". ""Zittooo"" sibilò Darlene e, sotto il tavolo, gli diede un calcio nello stinco abbastanza forte da farlo sussultare. Mary Lou si sedette al tavolo. Si tolse gli occhiali e fissò Moses con uno sguardo vuoto come quello dell'orfanella Annie. "Posso capire che sei un uomo molto colto anche solo guardando il tuo terzo occhio. Se vuoi saperlo," disse increspando la bocca con aria sospettosa "tua moglie è una signora molto fortunata". "Per dire la verità non sono sposato". Moses si scusò e le indirizzò al Radio Shack. Recuperò il furgone di Gainey e andò alla capanna sul fiume che questi usava come punto d'osservazione delle pozze Shaunnessy. Poi tornò in canoa al Vince's Gulch. Jim, in piedi sulla riva, lo salutò con un rapido cenno del capo. "Cosa diavolo ci trovi in quella lì, Moses?". "Mi fa ridere. E' una dote da non sottovalutare". Quando entrò nella sala ristorante per prendersi un caffè, Moses trovò Barney e Larry in compagnia di un delegato del ministro del Commercio del New Brunswick, un giovane ossequioso che indossava una giacca scozzese e un paio di bermuda giallo canarino. Il delegato era arrivato munito di tutte le informazioni sui costi dei terreni e della manodopera. Larry, che prendeva appunti su un bloc-notes, voleva sapere quali facilitazioni potevano aspettarsi, in materia di investimenti e tasse, da parte del governo provinciale. Il delegato assicurò loro che il New Brunswick sarebbe stato generoso, ma affermò di non essere autorizzato a parlare di cifre. A Barney questo non piacque. "Il guaio con voi canadesi" disse "è che state a vedere cosa succede e non vi buttate mai. Mettiamola così, ragazzo: se te lo meni e basta, lo scolo non te lo becchi di sicuro, ma, accidenti, con la figa ci si diverte molto di più". "Riferirò la sua opinione al ministro" disse il delegato, e poi ricordò loro che al Country Club c'erano molte persone importanti che li stavano aspettando, ma se non partivano subito non sarebbero tornati in tempo per pescare. Barney ordinò un altro scotch. "Stiamo aspettando che arrivi la futura Miss Pancetta di Mezza Età". Ma quando Darlene entrò nella sala ristorante guidata da Mary Lou, si capì subito che non era in grado di andare da nessuna parte. "Credo che farò meglio a sdraiarmi" disse. "Merda". "Allora possiamo partire?" chiese il delegato. Barney lanciò un'occhiata feroce a Moses che sorseggiava il caffè nell'angolo in fondo alla sala. "Le prometto di riportarla indietro per le sei, signore". Moses rientrò in camera sua con un disperato bisogno di dormire, ma non appena le auto si allontanarono un picchiettare ritmico sul muro lo fece trasalire. "Bau" disse Darlene. Lo aspettava sulla veranda quando lui uscì. Di nuovo tutta raggiante, lo risospinse in camera sua e gli si strusciò addosso. Moses, perplesso, stava soppesando i pro e i contro della situazione, da un lato i duecento posti di lavoro a rischio e dall'altro la sua lussuria, fino a quel momento frustrata, quando la porta si aprì di scatto dietro di loro. Rob, sgranocchiando una tavoletta di Lowney al latte e nocciole, chiese: "Alla fine sei riuscita a fartela riparare?". "Il tizio del negozio ha detto che devi averla picchiata forte contro qualcosa perché dentro è tutta sputtanata, scusa la raffinatezza, e non ha potuto farci niente". "Zio Barney ha detto che ti sentivi poco bene e che dovevo stare con te in camera tua finché tornava, nel caso che dovevi vomitare o roba del genere". Quando se ne furono andati, Moses optò per il vecchio rimedio del collegiale, una doccia fredda, e poi decise di non andare a cena con gli altri. Mangiò un panino al roast beef in cucina con il brizzolato Lingua a Mitraglia. La moglie di Lingua a Mitraglia lavorava nel negozio di fiori che possedevano a Campbellton. "Sta andando bene l'estate?" chiese Moses. "Benone. Abbiamo una media di tre funerali a settimana". Coi nervi a fior di pelle, incapace di pescare con tranquillità, Moses perse un grosso pesce alla pozza del bar e non ebbe una seconda occasione. Barney tornò con un salmone che pareva al massimo di quattro chili e mezzo ma - secondo il giovane Armand - sulla bilancia arrivava a cinque e mezzo. Moses si ritirò presto in camera, ma era troppo inquieto per dormire. Si rivestì, uscì a dare un'occhiata all'acqua e poi tornò nella sala ristorante per vedere se c'era una Perrier in frigorifero. Barney era appoggiato al bancone. Di nuovo ubriaco. "Sto sviluppando un soggetto per la Warner. A Dustin piace da matti, ma io invece penso a Redford e Jane Fonda. E' una storia di baseball, la più grande storia di baseball mai raccontata. Non posso anticipare niente, ma ti descrivo la scena madre. Vedi, Redford è un lanciatore, il più grande lanciatore mancino dai tempi di Koufax. Solo che non ce la fa più a lanciare al massimo. Ha un problema al braccio. In questa stagione, ogni volta che è salito sul monte quelli delle altre squadre lo hanno bombardato. Così l'allenatore, Walter Matthau, l'ha messo in panchina. Adesso siamo all'ultima partita delle finali di campionato e il lanciatore è la giovane promessa della squadra, Nick Nolte. Ma all'improvviso è nei guai. La sua squadra sta ancora vincendo sette a quattro, ma siamo nella seconda metà del nono inning, i cattivi hanno le basi piene e al piatto arriva questo grosso toro negro, un tipo alla Reggie Jackson, "che ammazza i mancini anche quando sono al meglio". Cosa fa Matthau? Toglie la palla a Nolte e si volta verso la zona di riscaldamento dei lanciatoli "indicando il braccio sinistro". Il pubblico comincia a mormorare. No, no. E' impazzito? Sta facendo entrare Redford. Redford fa i suoi lanci di riscaldamento e poi Reggie va in battuta. Tensione? La si taglia col coltello. Reggie sputa e Redford gli fa un sorriso. Carica il braccio e lancia. Primo ball. Reggie esce dal box di battuta, guarda il coach in terza base e torna in battuta. Il ricevitore fa un segnale a Redford e lui fa segno di no. Lancia. Secondo ball. Il pubblico comincia a urlare. Stanno mandando affanculo Matthau. Caricamento. Lancio. Merda, merda, "terzo ball!" I tifosi danno fuori di matto perché sanno che adesso Redford deve fare uno strike. Magari in tutti questi anni gli ha vinto da solo duecento incontri, e ora ci sono dei bastardi che lo fischiano e gli fanno buu. Stacco sulle tribune, dove c'è Jane Fonda che piange. E' incinta di otto mesi, ma il figlio non è nemmeno del marito, Redford. E' di Reggie, cosa che sarà difficile da far passare ma darà al film un grande valore sociale. Stacco su Reggie in battuta. Questo negro presuntuoso imita fiabe Ruth e indica le bandiere in cima alle tribune. Adesso farà un fuoricampo. Stacco sugli occhi azzurri di Redford che dicono: ti sei scopato mia moglie. Adesso ti faccio vedere io. Il ricevitore esce dal piatto e passa a Redford un altro guanto e "lui se lo mette sulla mano sinistra, 'sto stronzo ha provato e riprovato un lancio segreto per un momento così". E' AMBIDESTRO! UN LANCIATORE AMBIDESTRO! IL PRIMO NELLA STORIA DEL NOSTRO PASSATEMPO NAZIONALE DA QUANDO ABNER DOUBLEDAY L'HA INVENTATO! Ma ce la farà? Settantamila spettatori nello stadio e potresti sentir cadere uno spillo. Redford carica. Lancia. STRRRIKE! Reggie chiama la sospensione e chiede un'altra mazza. Sai quanto gli servirà. STRRRIKE NUMERO DUE! Reggie chiede di vedere la palla. Ululati. Fischi. Risate. Torna in battuta e questa volta vuole mandarla in città, ma viene eliminato: STRRRIKE NUMERO TREEE! Fine del campionato". Barney, che aveva recitato tutte le parti, si accasciò esausto sul bancone e si versò di nuovo da bere. "Lo chiamerò "Gioco di mano"". "Quanti anni avevi quando è caduto l'aereo di Solomon?". "Ero grande abbastanza da sapere che era una cosa molto conveniente per qualcuno". Barney si stirò. Sbadigliò. "Sai, Berger, ti ho inquadrato benissimo. Lionel ti ha mandato qui quando ha scoperto che ci venivo io. Sei un ficcanaso prezzolato". "Buonanotte, Barney". Ma Barney lo seguì sulla veranda. "Aspetta un minuto. E' sotto copyright". "Che cosa?". ""Gioco di mano". E ricordati quello che ti ho detto. Tingiti i capelli". Moses prese la sua pastiglia e si infilò a letto. Non sentì Barney rientrare. E non si rese nemmeno conto di quanto profondamente avesse dormito finché Darlene, a testa bassa, non si presentò a colazione, per ultima. Aveva gli occhi pesti e il labbro inferiore gonfio. "Ci vediamo dopo" disse Barney. "Devo andare a prendere un bel pescione grosso". Fuori, Moses andò a sbattere contro Jim. "Un certo Harvey Schwartz ha chiamato tre volte da Montreal. Sa che sei qui e dice che è urgente". Non c'era una nuvola in cielo e il sole aveva già asciugato la nebbia lungo il fiume tortuoso quando Jim gettò l'ancora alla prima postazione, la pozza dell'incrocio. Moses prese due salmoni prima di mezzogiorno, uno giovane e uno grosso. Mentre Jim andava a pesarli, Moses si allontanò per scambiare qualche parola con Darlene. A pranzo Jim riferì che Moses aveva preso un salmone da due chili e mezzo e uno da undici. Barney era riuscito a pescare solo un pesce piccolo che alla pesa risultò comunque di quattro chili. Rob prese il suo primo salmone e Larry nulla. Così adesso Moses era in testa, anche se di poco. "Sì," disse Barney "ma lui per oggi ha esaurito la sua quota e stasera io voglio proprio prenderne uno enorme". Moses non si presentò a cena. "Dov'è il vecchio pescatore?" chiese Barney. "Come hai detto tu, non ha il permesso di pescare ancora. Gli ho prestato la canoa per andare a trovare il suo amico Gainey". "Be', speriamo che il suo assegno sia coperto". Moses la aspettò lungo la strada, esattamente dove aveva promesso; non appena lo vide Darlene rallentò, accostò e gli lasciò il volante. "Come hanno fatto a perderglielo per posta?" le chiese subito. "Ah, lui. Santa polenta!". Lyndon era rimasto ucciso in un incidente di caccia nel Vermont e Mary Lou aveva disposto che fosse cremato. Il teschio però era stato lasciato intatto, così che si potesse metterlo sulla mensola del camino durante le feste di Natale. "Se non altro per il piccolo Rob" disse Darlene. "Ma gliel'hanno perso per posta. I tizi delle pompe funebri hanno giurato e spergiurato che gliel'avevano mandato in una scatola fatta su misura, dato che le ossa non entravano nei pacchi standard della posta. Alcune non si erano incenerite col fuoco. Era battista, sai". Una lacrima le scivolò lungo la guancia. "Mary Lou ha scritto al direttore generale delle poste a Washington e ha telefonato al nostro deputato non so quante volte, ma finora nessuno è riuscito a trovarlo. Così il povero vecchio Lyndon se ne sta nella cantina di un ufficio postale chissà dove, in mezzo ai topi e all'umidità, dimenticato per tutti questi anni a causa di un'affrancatura insufficiente o una merdata del genere". Moses svoltò in un sentiero sterrato pieno di buche, guidò la Mercedes giù per una discesa ripida e la parcheggiò nascosta in mezzo agli alberi, dove non poteva essere vista né dalla strada né dal fiume. Poi portò Darlene nel punto in cui aveva steso la coperta. "Oh, sei un uomo "tremendo"" squittì lei mentre posava a terra la macchina fotografica. Moses estrasse la bottiglia di vodka dal cestello del ghiaccio, mise qualche cubetto in un bicchiere e le versò una dose abbondante. Si sedette e la guardò con invidia, con il dolore nel cuore, mentre lei se la beveva. Poi Darlene trovò il modo di cadergli in braccio, e il bicchiere rotolò via spandendo il resto della vodka sulla coperta. Mentre lui ancora si affliggeva per il liquore sprecato, lei si liberò dimenandosi dei jeans e si sfilò la maglia dalla testa. Moses cominciò ad accarezzarle e baciarle i seni. "Oh, ragazzi, come mi piace "questo"" disse Darlene ondeggiando da una parte all'altra, con il pentacolo che si impigliava nel naso di Moses mentre lei agitava i seni e tubava: "Non l'avresti mai immaginato, eh?". "Che perdessero Lyndon per posta?". "Nooo! Che me lo sono fatto come sorpresa di compleanno per i quarant'anni di Barney". "Il seno?". "Sono protesi, scemo". Moses, a disagio, si ritrasse da lei, scartò un Montecristo e se lo accese con le mani tremanti. "L'ha scelta lui la taglia?". "Non proprio, ma me l'ha fatto capire: mi faceva vedere delle foto sui giornali di tette che lo eccitavano. Io sono una tale testa vuota. Non poteva succedere niente -lo sapevo, me l'aveva garantito il dottore -, ma per i primi mesi non me le lasciavo strizzare troppo forte e non avevo il coraggio di sedermi vicino al caminetto della casa in montagna, perché avevo paura che magari... Be', lo sai. "Il calore"". Moses inspirò profondamente, desiderando di essere altrove, altrove da solo. Darlene, imbronciata, si accorse che con la mente lui era lontano e allora gli tolse la camicia e gli mise una mano tra le gambe, frugando. "Ho letto tutti i manuali" sussurrò. "Di' le porcherie che vuoi. Ordinami di fare delle cose". Gli morse un orecchio. Moses guai e le ricambiò il morso. "Ehi ehi ehi! Calma. "Ahia!"" gridò Darlene e lo spinse via con una forza sorprendente. "Cosa c'è che non va?". "E' colpa mia. Dovevo dirti subito niente graffi o morsi e nemmeno pizzicotti troppo forti, tesoro, perché tutte le sere lui mi controlla per vedere se ho segni o lividi". Adesso lei l'aveva aiutato a togliersi i pantaloni, ma si fermò di scatto mentre stava per piegarsi su di lui, rabbuiandosi. "Quante volte ce la fai a venire alla tua età, tesoro? Avrei bisogno di saperlo, per non rischiare di rovinarmi i miei orgasmi multipli". Forse, pensò Moses, a Chapel Hill, dove c'era un'industria del mobile così sviluppata, lei faceva indagini di mercato porta a porta. "Ci sei ancora?". Allungando la mano per tirargli fuori i testicoli, Darlene scoprì con costernazione che Moses ne aveva uno solo. "Santa polenta!" disse, con l'aria di una che in un negozio sia stata fregata sul resto. "Cosa ti aspettavi? Un grappolo?". "NEANCHE PER IDEA!" esclamò Darlene, facendogli scorrere la lingua dal ventre alla gola, come se Moses fosse una busta da chiudere. Ma intanto la macchina fotografica gli si era dolorosamente conficcata nella schiena. Moses la afferrò. "Perché te la sei portata?" le chiese tenendola in mano. "Stupido, l'ho portata perché pensavo che di sicuro volevi fare qualche foto porno per ricordarti di me. Guarda!". Darlene saltò in piedi, voltò la schiena a Moses e si chinò fino a prendersi le ginocchia, con il culo ben levato in aria, e poi piegò un dito e lo infilò nelle mutandine nere del bikini, tirandole giù. Si rimise dritta, sempre voltandogli la schiena, e gli lanciò un'occhiata maliziosa da sopra la spalla, si leccò le labbra, si infilò il pollice in bocca e cominciò a succhiarlo. A Moses tornò in mente il calendario degli Autoricambi Goldberg appeso al muro della stazione di rifornimento Texaco in Laurier Street. Non riuscì a trattenersi e fu scosso da una risata di sincero apprezzamento. "Oh, Darlene, sei la perfezione fatta donna. Sul serio". "E allora perché non mi fotografi?". Scelse un'altra posa da playmate, che la costrinse a rivestirsi almeno in parte. "Su, fai tutte le foto che vuoi, anche tutto il rullino, ma per piacere ricordati di toglierlo dalla macchina e portartelo via". Solo allora si rese conto che lui si era rivestito. Per lei, si augurò Moses, più che passione frustrata o amore respinto, sarebbe stato semplicemente come la cancellazione dell'ora di ginnastica. "Magari è meglio così," disse Darlene "rimanere... be', lo sai, amici platonici... però davvero pensavo che eravamo venuti qui per scopare come disperati e io prima non l'avevo mai fatto con un vero intellettuale". "Sarà meglio avviarci". "Dai, aspetta. Jim Boyd dice che tu sei capace di far ballare un salmone sulla coda. Fammi vedere" disse, provocandolo con lo sguardo. "Fammi vedere". "Va bene, ma solo a titolo dimostrativo: lo prendo e poi lo   lascio andare". "Come me" disse lei, cogliendolo alla sprovvista. Lui la guidò giù per l'argine ripido fino al punto in cui aveva tirato in secca la canoa di Gainey, accanto a una delle pozze Shaunnessy. "Se adesso passa di qui Barney e ci vede insieme," disse Darlene "ci pesta a sangue tutti e due". "Lui è dall'altra parte della riserva, a monte". "Per tua fortuna". Moses prese dalla canoa la canna di Gainey e nel lancio mise tutta la sua rabbia, gettando la lenza molto più in là del necessario, fino all'altra riva, invece di coprire l'acqua vicina. Nel giro di pochi minuti abboccò un grosso salmone, che però non schizzò a valle e non riemerse. Puntò verso il   fondo e si fermò lì. Moses tese la lenza e fece dondolare la canna, prima verso destra e poi verso sinistra. "Non riesci mai a finire quello che incominci?". "E' un salmone depresso. Passami le chiavi della macchina". "Che cosa vuoi fare?". Agganciò alla lenza il grosso portachiavi con il pesante disco di ottone. "Dargli una botta in testa". ""Ma poi come fai" CON LE CHIAVI?" chiese Darlene con gli occhi sbarrati, mentre le chiavi scivolavano lungo la lenza. "Non ti devi preoccupare". Le avrebbe recuperate al momento di liberare il pesce nell'acqua bassa vicino alla riva. "Ehi, eccolo qua". La lenza stridette. A una ventina di metri di distanza, il grosso salmone argenteo uscì dibattendosi dall'acqua, volando verso l'alto. Si contorse, si agitò. Strappò la lenza. Le chiavi, libere, luccicarono per un istante, illuminate da un raggio del sole al tramonto, poi caddero nell'acqua profonda e scomparvero. "Ho paura che abbiamo un problemino" disse Moses, riavvolgendo la lenza con il mulinello. "Un "problemino"? Santa polenta! Razza di stronzo! Non posso crederci. Non sta capitando a me. E' un "sogno". Lo sai cosa mi farà Barney? Mi ammazza "e poi mi blocca di nuovo tutte le carte di credito"". "Ma non necessariamente in quest'ordine". "Se fossi in te ora come ora non farei proprio lo spiritoso. Pregherei il cielo di avere una bella assicurazione sugli infortuni. Eccome se lo farei!". "Ora come ora non è di me che mi preoccupo ma di Jim". Non gliel'avrebbe mai perdonata. "I duecento posti di lavoro. La fabbrica di mobili". "Non solo sei completamente pazzo, ma per essere un intellettuale vinceresti il premio di testa di legno dell'anno" replicò lei. ""E adesso che facciamo, Moe?"". Moses non rispose subito. Scartò lentamente un Montecristo, staccò la punta con un morso e le sorrise. "Ti spiego cosa devi fare, punto per punto". Barney avrebbe dovuto essere al settimo cielo. Aveva vinto la gara. Il salmone che aveva preso, anche se non era certo enorme, gli era bastato per superare Moses di due chili e mezzo. Ma solo i Logan e le guide furono testimoni del suo trionfo alla pesa fuori della ghiacciaia, e Jim sembrava un po' turbato per questo. Barney non era sorpreso che Moses, ovviamente ferito dalla sconfitta, non fosse ancora tornato dalla casa del tizio che era andato a trovare, ma cominciava a preoccuparsi per la sua macchina. Si era scordato che Miss Calcolatrice aveva ancora le chiavi. Non avrebbe mai dovuto prenderla senza il suo permesso.

"Magari qualcuno dovrebbe andare a cercarla" disse Mary Lou. Rob si pulì il moccio strofinandosi il naso con la manica. "Larry fuma" disse. Larry spense la sigaretta sulla ghiaia. "Dov'è che dobbiamo cercarla?" chiese. "Al bar più vicino" disse Barney. "Se torna ubriaca può andare a sbattere contro un albero. Sapete quanto mi è costata quella macchina?". Larry passò a Barney la sua fiaschetta. I suoi occhi si illuminarono. "Mi sa che è da qualche parte con Berger". "Tu sei impazzito, Larry". "E' esattamente quello che hai detto l'ultima volta". "Va bene, va bene. Prendiamo la tua macchina". Jim era in attesa sulla riva quando arrivò Moses per tirare in secca la canoa. "Come hai potuto farmi questo, Moses?". "Non è ancora tornata?". "Certo che è tornata. E con una storia assurda, per di più". "Che cosa ha raccontato?". "E' andata a fare un giro e ha parcheggiato sulla strada per Kedgwick, lasciando le chiavi in macchina, ed è scesa sulla riva del fiume per fotografare il tramonto. Quando è tornata indietro dei disgraziati di Micmac erano scappati con la macchina. Maledizione, Moses, spero che ti sia divertito, perché questa storia potrebbe costare il posto a me e magari ad altri duecento, qui intorno". "I duecento posti non ci sarebbero stati comunque. Non avevano nessuna intenzione di costruire una fabbrica né qui né nell'Ontano, ma così si sono procurati una bella gita gratis in una riserva di pesca e tutto il resto. L'anno scorso hanno fatto lo stesso per una settimana di pesca d'altura in Messico senza spendere un centesimo. Dove sono adesso?". "Ciccio e la mammina sono nella sala ristorante e gli uomini sono fuori a cercare la macchina. Darlene è andata con loro". "Sulla strada incontreranno Gainey che gli indicherà dove quei disgraziati di Micmac l'hanno abbandonata dopo averci fatto un giro. Comunque, c'è un problema. Non ci sono le chiavi. Barney dovrà avviarla facendo contatto con i cavi". "Ah, dimenticavo. Ha vinto lui. Il figlio di puttana ti ha battuto per due chili e mezzo". "Dobbiamo andare a controllare?". "Dannazione, certo che sì". Così entrarono nella ghiacciaia, dove i pesci di Barney erano in fila sulla neve ormai gocciolante dell'inverno precedente, e Jim si inginocchiò per tastare le pance, un pesce dopo l'altro. "Dovrò licenziare Armand" disse. Poi le macchine rientrarono al parcheggio, prima la Cadillac e subito dietro la Mercedes. Darlene saltò giù senza guardare né a destra né a sinistra, ma correndo difilato in camera sua, inseguita da Barney. "Adesso la picchia?" chiese Jim. "No, controlla solo se ha segni o lividi". Nel ristorante, Mary Lou si era versata una birra. "Non hanno rubato niente e non hanno fatto nessun danno. Addirittura, sul sedile davanti c'era ancora la macchina fotografica di Barney. Non è bellissimo?". L'attenzione di Moses si rivolse alla radio. Le ultime notizie. Di nuovo il Watergate. Il nastro era stato misteriosamente cancellato. Durante una conferenza stampa, il generale Haig aveva lasciato capire che c'era un'influenza sinistra all'opera alla Casa Bianca. Moses stava ancora riflettendoci su, e si sforzava di liquidare come folle la sua prima reazione d'istinto - be', quantomeno improbabile -, quando Barney fece irruzione nel ristorante. "Ha vinto il migliore" disse "o non te l'hanno ancora detto?". "Congratulazioni". "Vaffanculo anche tu" disse Barney, e quando squillò il telefono si tuffò a rispondere. "Sì, va bene. Certo che è qui. Sono giorni che è qui. E' per te, Moe. Il tuo capo vuole che gli mandi il rapporto su di me. Ragazzi, ditemi un po' se non avevo capito subito". Moses andò a rispondere in cucina. "Moses, sono Harvey Schwartz. Naturalmente sai che è morto Mister Bernard. A prescindere da quello che pensi tu, era un grande essere umano. Lo dico non per il rapporto unico che da sempre mi lega alla famiglia, ma perché lo penso davvero. Nel profondo del cuore". Harvey gli raccontò cos'era successo. Il corvo, l'arpione. "Secondo te, potrebbe essere opera di Henry?". "Henry non si abbasserebbe mai a fare una schifezza simile".

"Se non è stato Henry, allora chi è stato?". "Henry ti citerebbe Ben Sira: 'Non cercare cose che sono troppo difficili per te, e non cercare cose che ti sono nascoste'. C'era una "gimel" incisa sull'arpione?". "Sì. Adesso dimmi un po' per quale motivo uno dovrebbe compiere un atto così osceno". "Non capiresti, Harvey" disse Moses e riattaccò. Poi, con il cuore che gli martellava nel petto, andò a fare le valigie. "I corvi che si stanno radunando. Un 'influenza sinistra all'opera alla Casa Bianca, Una "gimel"". Sono pazzo, pensò Moses. Ma aveva già deciso di andare a Washington. Cos'altro poteva fare? Il mattino seguente Jim e Moses erano in piedi alla finestra della sala ristorante a sorseggiare il caffè. Osservavano Barney mentre posava per una serie di fotografie con le sue prede. "Fa parte di una specie di club sportivo a Chapel Hill" disse Jim. "Si riuniscono una volta al mese, e quando torna gli fa vedere le diapositive. Questa volta si vanterà di come è venuto qui, a pesca di salmoni per la prima volta in vita sua, e ha pescato più di tutti. Il minimo che puoi fare è annullare il tuo assegno". Moses lasciò il Vince's Gulch dopo la colazione, e si fermò all'ufficio postale di Campbellton per mandare una piccola scatola a Chapel Hill. "Deve riempire una dichiarazione doganale" disse l'impiegato prendendo la scatola. "Ehi, pesa come un accidente". "Dovrebbero essere esattamente due chili e mezzo". "Che cosa c'è dentro?". "Ciottoli". "Ciottoli?". "Ciottoli".