2.
L'uomo grasso e flaccido della stazione radar gli offrì venti dollari, ma Isaac non voleva. Avrebbe continuato come al solito. Per cinque dollari aveva appuntamento una volta la settimana con l'uomo grasso nel bagno del Sir Igloo Inn Café e gli menava l'arnese finché non lo faceva venire. In questa occasione, tuttavia, l'uomo gli diede anche due sigarette arrotolate a mano. "E' un tabacco speciale, ragazzo. Se ti piacciono, e ne vuoi ancora, magari possiamo riparlare dell'altra offerta". Isaac non poteva spendere i suoi guadagni andando al cinema perché lì non c'era un cinema. Non c'era niente a Tulugaqtitut. Annoiato e stizzito, Isaac vagabondò per l'insediamento, maledicendolo. Si fermò al suo solito punto d'osservazione, da cui si godeva la vista della camera da letto dell'infermiera Agnes McPhee. Agnes non tirava quasi mai le tende, e più di una volta Isaac l'aveva guardata mentre lo faceva con uno dei piloti, con le gambe nude e tremanti che puntavano al soffitto. Ma quel giorno non era riuscito nemmeno a vederla mentre si spogliava. Così Isaac raggiunse la base commerciale della Hudson's Bay. Appena lo vide, Ian Campbell si mise subito sul chi vive e chiuse i registri per osservarlo. "Ehi, Isaac," gridò Campbell, facendo la scena davanti agli altri clienti "tuo padre ha deciso che barca prendere?". Tutti tranne Nialie sapevano che era pazzo. "Fatti gli affari tuoi" urlò Isaac. "Stavo solo chiedendo, ragazzo mio, perché mi sa che sta per piovere". Gli aerei postali portavano a Henry eleganti pacchetti che provenivano da costruttori di barche e di yacht. C. van Lent & Zonen Kaag, Abeking & Rasmussen, S.E. Ward & C., Hitachi Zosen. Ogni pacchetto era accompagnato da lettere di encomio scritte da clienti soddisfatti: sceicchi, trafficanti d'armi, magnati di Hollywood. C'erano fotografie a colori, complicati schemi del ponte e, invariabilmente, una lettera personale del progettista. Nessuno di loro capiva. Henry non chiedeva nulla di irragionevole. Non pretendeva una nave fatta di legname resinoso, lunga trecento cubiti, larga cinquanta e alta trenta. Non gli interessavano motori Twin M.T.U. o U.25 H.P. Caterpillar D-353. Non era così sciocco da pensare che, quando sarebbe venuto il momento, i suoi discendenti avrebbero mandato fuori una colomba - o, in maniera più appropriata per le generazioni di Ephraim, un corvo -, ma non sarebbe servita nemmeno una piattaforma per un elicottero Bell Jet Ranger Terzo. Con tutta probabilità non ci sarebbe più stato carburante, e la forma di energia su cui fare affidamento sarebbe stato il vento nelle vele. Così Henry era incline a scegliere un tre alberi modellato sugli schooner di fine Ottocento, o magari su un veliero mercantile o una nave con le vele quadre come quelle che un tempo si costruivano nelle Province Marittime. "Per piacere non farlo" lo supplicò Isaac. "Perché no, "yingele?"". "Non farlo!". "Dammi una ragione". "Già ci ridono dietro tutti. Non ti basta, come ragione?". "Ti vergogni di me?". "Magari per più di un motivo" disse Isaac scappando via. Seduto alla scrivania con i due fori di proiettile sulla serrandina, sommerso da preventivi e pieghevoli, Henry cercò sollievo nel suo Pentateuco, e prese a dondolare leggendo: "E il Signore disse: 'Sterminerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato, dall'uomo fino agli animali domestici, fino ai rettili e fino agli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti'". Naturalmente non sarebbe potuto accadere di nuovo. Dio aveva stretto un patto. Aveva posto il suo arco nelle nuvole. Ma le condizioni attuali, vista la malvagità degli uomini sulla terra, erano critiche come ai tempi di Noè. La punizione di Dio, Henry ne era convinto, sarebbe stata un'altra glaciazione. Poi sarebbero venute le inondazioni, e una nave con il giusto equipaggiamento sarebbe stata essenziale per la sopravvivenza. Nel frattempo, Henry continuava a studiare i visceri. Un rapporto della CIA prevedeva mutamenti catastrofici che avrebbero riportato il clima terrestre a uno stato simile a quello di cento o quattrocento anni fa. Il rapporto, rivelato dal "Washington Post", metteva in preventivo gravi carestie in un futuro molto vicino. "Il raffreddamento della terra condurrà a tentativi sempre più disperati, da parte di nazioni potenti ma affamate, di procurarsi grano con qualunque mezzo. Si assisterà a un progressivo incremento delle migrazioni di massa, talvolta sostenute dalla forza militare, e l'instabilità politica ed economica sarà generalizzata". L'archivio di Henry conteneva anche un articolo recente ritagliato dal "Journal" di Edmonton. "La tesi che il pianeta si stia raffreddando è stata avanzata nel modo più articolato da Reid Bryson, professore di meteorologia e geografia all'Università del Wisconsin. "Tra il 1880 e il 1940, la temperatura media globale è cresciuta di circa un grado Fahrenheit. Da allora è diminuita di circa mezzo grado. "Bryson sostiene che quello fra il 1930 e il 1961 sia stato un periodo contrassegnato da un clima straordinariamente benevolo, a torto ritenuto come la norma. La diminuzione della temperatura sulla terra e la documentazione storica lo hanno convinto che il clima nei prossimi anni sarà quanto mai imprevedibile, e molto probabilmente avrà effetti devastanti". Non appena i genitori andarono a letto, Isaac accese in camera sua la sigaretta arrotolata a mano e fece partire un nastro registrato. Un vento di burrasca ululava sull'Artide. "La scorsa settimana" disse il narratore "abbiamo lasciato il capitano Allan Cohol avvolto in una rete da pesca, a un passo dalla morte. Terrorizzati dallo straniero dai capelli dorati, fuggito dalla bara di ghiaccio dopo secoli di sepoltura, gli uomini del villaggio eschimese hanno avuto la meglio su di lui e sono pronti a scagliare un arpione dritto nel cuore di quel gigante". "No!" gridò Kirnik. "Lo porteremo su una slitta dal dottor Fantom. Il dottore ha cose che inducono il sonno. Quando si sarà addormentato, manderemo a chiamare la polizia". "Così gli uomini di Fish Fjord" continuò il narratore "trascinarono il potente signore della musica fino a una slitta, mentre la sua fantastica figura era sempre avviluppata nelle spire della rete. La loro destinazione era la sinistra dimora del dottor Fantom, un rinnegato del mondo della medicina, che metteva in opera la sua efferata abilità in un nascondiglio dell'estremo Nord. Fantom abbassò lo sguardo sul gigante nella rete". "Sono il capitano Allan Cohol, Intergalattica 80321. Esigo il rispetto dei miei diritti". Con una risatina malevola, Fantom disse: "Suvvia, si rilassi. Sono il dottor Frederick Fantom. Può chiamarmi Fred. Io la chiamerò Al. Be', non è divertente, signori? Vi presento il nostro nuovo amico, Al Cohol. E' un piacere davvero inebriante fare la sua conoscenza. E adesso, il suo braccio, mio caro amico. Non sentirà niente". "Non si azzardi a toccarmi con quella siringa, abominevole dottore. Queste sono lesioni volontarie gravi" protestò il capitano Al Cohol, già intontito. "Adesso la imbottiremo di uno stimolante. Rum ad alta gradazione. Solo quello che ha ordinato il dottore, Al. Su, da bravo, apra la bocca". Rumori di lotta. Gorgoglii, sputi, liquido inghiottito a forza. "Guardate" gridò Kirnik, allarmato. "Guardate gli occhi. Guardate come gli sta cambiando la faccia". Il capitano Al Cohol cominciò a ruggire. "Vi ucciderò! Vi ucciderò tutti quanti! A-a-rgh-h-h!". Rumori terrificanti di strappi e squarci. Gli eschimesi urlavano e strillavano mentre il capitano Al Cohol si gettava contro di loro. "Cosa succede?" chiese il narratore. "Il capitano Al Cohol, l'eroe della flotta intergalattica, condotto alla follia da un bicchiere di rum?". Poi un'altra voce proclamò: ""Le sventure del capitano Al Cohol" è un adattamento radiofonico di E.G. Perrault della serie a fumetti scritta da Art Sorensen per conto del Governo dei Territori del NordOvest, Programma di prevenzione contro i rischi dell'alcol".
Quando finì di ascoltare il nastro, Isaac allungò la mano sotto il materasso e tirò fuori la carrelletta di fotografie di New York che aveva ritagliato dalle pagine di "Time", "Newsweek" e "People". Fotografie del mondo di fuori, dove l'avvenimento principale non era l'arrivo di un Otter da Yellowknife e il sole non se ne stava sprofondato sotto l'orizzonte per mesi e mesi di gelo. Fotografie di attori, miliardari e modelle. Isaac aveva scritto allo zio Lionel per ricordargli la sua visita e invitarlo a tornare al Nord, firmandosi "Il tuo ammiratore, Isaac". In risposta alla sua lettera, aveva ricevuto un trenino elettrico con un biglietto firmato dalla segretaria particolare di Lionel. La sera dopo un Isaac insolitamente sicuro di sé rese felice Henry a cena, unendosi a lui nel recitare il ringraziamento e chiedendogli se potevano ricominciare a studiare il "Talmud". Avevano ripreso da una settimana quando Isaac scoppiò in lacrime a tavola. "Cosa c'è, "yingele?"". "Per piacere, non mandatemi a scuola a Yellowknife. Voglio andare alla "yeshivah" del Rebbe a Brooklyn". Con gli occhi scintillanti, Henry fece ballare il figlio per la stanza, cantando: ""Shteyt oyf, shteyt oyf lavoydas haboyre!". Alzatevi, alzatevi per servire il Creatore. Nialie li osservava senza espressione. La spaventavano entrambi.