9.
Isaac, che prima era sempre alle calcagna del padre, attaccato all'orlo del suo parka, adesso lo evitava. Saltava le lezioni di "Talmud", con la scusa del mal di testa. Non si univa a lui nella preghiera dopo i pasti. Rinunciava a studiare l'ebraico. "Chi lo parla qui? Solo tu". Nialie temeva che il comportamento di Isaac potesse ferire suo padre, ma Henry sosteneva di non essere addolorato. "E' una fase che attraversano tutti" disse. "Non ti devi preoccupare". A dodici anni, Isaac aveva già la faccia coperta di foruncoli rossi e purulenti. Si mangiava le unghie. Stava cambiando la voce. Prima era sempre insieme ai suoi compagni di scuola, pronto a combinarne qualcuna, ma adesso evitava anche loro. "Che fine hanno fatto tutti i tuoi amici?" gli chiese Nialie. Alzata di spalle. "Ti ho fatto una domanda". "Cioè?". "Rispondimi". "Sono sempre lì a chiedermi soldi". "Perché?". "Ne hai un sacco, dicono, no?". Quando puliva la sua camera, Nialie non sapeva che cosa pensare dei cambiamenti. Attaccate al muro, al posto delle foto dei giocatori di hockey (Guy Lafleur, Yvan Cournoyer, Ken Dryden), c'erano file di etichette della McTavish, staccate con cura dalle bottiglie preventivamente messe a bagno nel lavandino, e una fotografia del palazzo della McTavish sulla Quinta Avenue, ritagliata dall'ultimo rendiconto trimestrale. "Che cosa vuoi dire 'dividendo ragguagliato'?" domandò a tavola durante lo "Shabbat". "E a me lo chiedi?" rispose Henry. "'Ammortamento dell'avviamento e altre attività immateriali'?". "Ho paura che in queste faccende tuo padre sia un "klots" totale". "Un 'patto'?". "Ah. Qui parliamo di cose serie. Noi siamo "Am Haberit", il 'Popolo del Patto'. Un patto è quello che "Reboyne Sheloylem" ha stretto con noi sul monte Sinai, scegliendo gli ebrei fra tutti i popoli del mondo e liberandoci dalla schiavitù in Egitto. Allora: come si dice 'Egitto' in ebraico?". "Non me lo ricordo". "Su, dai". ""Eretz Mitzrayim"". "Sì. Ottimo. Ora, in ogni generazione ciascuno di noi dovrebbe sentirsi come se lui stesso fosse uscito da "Eretz Mitzrayim", perché sta scritto: 'Lo spiegherai al figlio tuo, in quel giorno dicendo: E' a causa di quel che il Signore fece per me, quando io uscii dall'Egitto'". Ipocrita, pensò Isaac, e la sua unica reazione fu un sorrisetto affettato. Ipocrita, ipocrita. "Non fare quella faccia a tuo padre". "E' la mia, di faccia. Mica posso cambiarmela". "Vai in camera tua". Henry aspettò un'ora, tirandosi distrattamente i cernecchi. Poi andò nella stanza di Isaac. "C'è qualcosa che non va, "yingele"?". "No". "Se hai qualche problema, io sono qui per aiutarti". "Ho detto che non c'è niente che non va". Ma quando Henry si piegò per dargli il bacio della buonanotte, Isaac sgusciò via. "Pensi che dovrei comprare un televisore?" chiese Henry. "Solo se possiamo permettercelo". Nialie trovò Henry in soggiorno. Gli portò una tazza di tè al limone. "E' stato di nuovo cattivo con te?". "No". "Hai un'aria tremenda". "Sto bene. S-s-sul serio". Qualche giorno più tardi Nialie sorprese Isaac intento a frugare tra le carte della scrivania di Henry. "Che cosa cerchi?" gli chiese. "Una matita" rispose lui, trasalendo e ritraendosi bruscamente. "Hai un sacco di matite in camera tua". "Lo sai quanti soldi da alle "yeshivot" di Gerusalemme, per non parlare di quello che da al Rebbe?". "Sono soldi suoi". "Milioni e milioni". "Vergognati". "Sì, va be'. Va' in camera tua. Non ti preoccupare. Adesso vado". Poi, tenendo l'orecchio premuto contro la porta, Isaac la sentì dire: "Di notte dovresti chiudere a chiave la tua scrivania". "Che cos'ho da nascondere?". Un sacco di roba, pensò Isaac. Se mia madre sapesse. Ma lui non glie'avrebbe detto. Non ne aveva il coraggio. Henry, che tutti consideravano un sant'uomo, anzi un vero santo, teneva foto sconce nella scrivania. Fotografie molto più rivelatrici di tutto quello che Isaac avesse mai visto su "Playboy". Erano arrivate in una busta marrone dall'Inghilterra e mostravano una donna nuda, magrissima, che faceva cose incredibili con un uomo e certe volte anche con due. Il mattino dopo Nialie affrontò Isaac a colazione. "Perché sei così sgarbato con tuo padre?" gli chiese. Perché è un ipocrita, pensò Isaac. Ma non lo disse. Si limitò a lanciarle uno sguardo di sfida.