Capitolo trentaduesimo
Il suo talento specifico era molto apprezzato
Mentre stavamo parlando, si avvicinò un altro uomo. Era un pittore di Varsavia. Di media statura, aveva un naso aquilino e baffi incredibilmente neri sul viso livido. […] aspetto caratteristico si notava anche da lontano, ed era chiaro che il suo rango professionale era alto (nel campo il suo talento specifico era molto apprezzato). Chiunque l’avrebbe capito alla prima occhiata. Spesso lui mi parlava a lungo del suo lavoro.
– Dipingo quadri per i soldati tedeschi. Faccio ritratti. Hanno fotografie dei parenti, delle mogli, delle madri, dei figli… Tutti vogliono dei ritratti dei famigliari. I soldati di guardia mi parlano di loro con emozione, con amore. Mi descrivono il colore degli occhi, dei capelli. E io, basandomi su fotografie sfocate in bianco e nero, faccio i ritratti di quelle persone. Però, sa, non è dei famigliari dei soldati tedeschi che vorrei fare il ritratto. Io vorrei ritrarre in bianco e nero i bambini rinchiusi nel reparto di isolamento1, vorrei ritrarre le persone che quelli lí hanno massacrato, e portare quei quadri a casa mia, appenderli alle pareti. Maledizione!
L’artista in quei momenti aveva i nervi a pezzi.
Samuel Willenberg, Revolt in Treblinka2.
FINE LIBRO PRIMO
1. «Reparto d’isolamento» era il nome che veniva dato all’edificio per le esecuzioni capitali nel campo di concentramento di Treblinka.
2. Samuel Willenberg, Revolt in Treblinka. Copyright © Samuel Willenberg, 1984.