Il testimone della sposa
Aurora gli aveva fatto trovare aperta sulla scrivania la lettera scritta a mano con una bella calligrafia senza svolazzi, accanto al cartoncino che in corsivo inglese annunciava le nozze per il giorno tale, ora, luogo…
«Che significa?»
«Mi sembra chiaro, avvocato. Questa Elena Clerici di Garbagna si sposa e le chiede di farle da testimone, l’ha anche scritto… Olga è la mia migliore amica…»
«Olga, accidenti a me. Me n’ero dimenticato! Siamo stati a trovarla una volta, non me la ricordo neppure. Soltanto la casa, su e giù per molte scale con una torretta che dominava tutta la valle. Questo, mi ricordo. E questa sposina deve avere più o meno l’età di Olga: che le salta in testa?»
Aurora si sedette di fronte a lui e gli fece scivolare sul piano della scrivania altri fogli recuperati da internet.
«Vediamo… Elena Clerici di Garbagna ha quarantadue anni. È stata campionessa nazionale di equitazione, medaglia d’argento alle Olimpiadi, qui dice la specialità. Questa è la fotografia…» Le diede un’occhiata, prima di passarla a Gilardi. «Carina, direi. Molto sorridente… qui è con Olga all’Università di Urbino. Su internet ho letto che ha una protesi alla gamba destra, per una caduta da cavallo. Vive in questa villa tutta scale…» Altra fotografia presa da internet… «Villa Dubeca, è questa la villa che lei ricorda?»
«Sì, mi pare. Molto barocca… e quello è il terrazzino dal quale siamo andati a guardare il fiume, che non è così vicino, ma passa sotto. Mi ricordo che c’erano le trote».
«Ci sono le trote» confermò Aurora, sperando di vederlo sorridere. «E ora si sposa…»
«Con chi?»
Aurora sollevò un altro gruppo di fogli. «Vediamo… Tale Carlo Orsi, trentanove anni, abitante in una frazione appena sotto, proprietario di una piccola ma florida azienda di moda sportiva maschile, La Freccia».
«E questi?» Stava guardando un paio di fogli dove erano stampati un bosco, una casa, una costruzione di tipo industriale con furgoni allineati sotto un tendone. «Questi?»
«La casa di Orsi, molto diversa da quella dei baroni Clerici, ma grande e solida, con quella bella terrazza sul bosco, tutto di Orsi. E l’altra è la fabbrica… ci lavora una trentina di operai tra uomini e donne. Ho letto che serve negozi in tutta Italia, in America e in Giappone. Insomma, non ha attaccato il cappello, forse è più ricco di lei».
Gilardi riprese in mano il cartoncino con l’annuncio del matrimonio.
Elena Clerici di Garbagna e Carlo Orsi
«Non ho ricordi del genere, per il mio matrimonio» sorrise. «Chiesa della Santissima Gemma dei Padri Passionisti… Ma non potevano sposarsi in Comune? C’era bisogno di tutta questa messinscena, a quarant’anni? E magari si veste pure di bianco?» Sembrò persino scandalizzato.
«Sì, lo scrive. Carlo Orsi in mezzo tight. Anche lei, avvocato, per i testimoni è la regola. Ora si chiama dress code». E rise, immaginandoselo all’altare, in mezzo tight e l’espressione assente che assumeva nei momenti difficili.
Con la mano Gilardi mescolò le carte e le spinse verso Aurora. «Grazie, buon lavoro come sempre. Ne parlerò con Olga e non le dirò di essermene completamente dimenticato… In questo momento ho altro per la testa, sono preoccupato per il processo Cuotto, non ne stiamo uscendo bene… Grazie, Aurora».
«’No cafè
«Sì, mi ci vuole, grazie. Poi penserò anche a questa che si sposa».