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Sala n. 12 – Una grande tavola sotto vetro, attaccata verticalmente alla parete. Al centro, riproduzione della banconota di taglio più grande al mondo. Una banconota ungherese del 1946, in pengö. Intorno altre banconote. 220 milioni di marchi indica il prezzo di mezzo chilo di pane in Germania nel 1923; dollari, lire, fiorini, corone, dinari, yen, yuan, dirham, leva, leu, rubli, assegnati della rivoluzione francese, enormi sacchi di carta si rovesciano in appositi cassonetti subito pieni, ne straripano, si spargono a terra come immondizie, il vento li sbatte qua e là.

Le armi più potenti del mondo – dice un suo appunto. «Le V2 o il napalm mi fanno ridere. Già Bernardino de Mendoza scrive che la vittoria va a chi possiede l’ultimo escudo. Gli zeri si moltiplicano, le file delle persone si assottigliano; quella carta spopola le città, scaccia moltitudini dalle loro case, migrazioni bibliche di sfollati sfrattati esiliati. Guerra senza fine, scrivono i due geniali strateghi cinesi degni di Sun Tzu, Qiao Liang e Wang Xiangsui. Il banchiere Soros muove molti zeri e fa crollare un intero paese asiatico, più di quanto farebbero mille bombardieri. Dalle città distrutte, dalle campagne devastate, dai mari sconvolti e ribollenti si leva un enorme fungo di carta; la carta fluttua si sparge ondeggia lieve nel vento attossicato.»