17.
Tutti finiscono per trovare una donna comprensiva, disse fra sé Luisa, mentre chiuso il grande portone – era già tardi, non c’era più nessuno – tornava a casa. È il contrario che è difficile. Anche lei, per esempio, a furia di comprendere... era stanca, quelle carte l’avevano frastornata. Un delirio coatto da cui balenava ogni tanto qualcosa che le sfuggiva. Tutta quella carta, confusa, proliferante – carta assorbente, come quella di scuola, che prosciuga le macchie di inchiostro e il cuore. La carta fa sete, fa sudare, un sudore acido. Le dava un senso di stordimento e la percezione di un’impalpabile sgradevolezza, come l’emicrania.
Sì, capiva sempre di più perché quell’uomo aveva detestato il mare, risucchiato com’era dalla carta, disceso in quell’interiorità cavernicola con le sue pareti viscide, i suoi angoli e sottoscala dove si raggrumavano tenaci fobie e ossessioni, i rimasugli di ogni fissazione. Il mare scioglie, la carta con i suoi scombinati fantasmi si accartoccia in una barchetta che svanisce all’orizzonte tra le spume delle onde. Quando lei usciva dall’ufficio, invece, dopo ore passate su quelle carte, quelle pagine le si incollavano addosso come biancheria sudata.
Il mare – abbandono, spogliarsi, fare all’amore, perdersi. Non riusciva a immaginarlo spogliato, nudo, ancor meno cullato dalle onde. E lei? Si chiese spogliandosi e infilandosi a letto. Anche se sotto le coperte, come sempre, era quasi nuda, solo una leggerissima camicia da notte, non si sentiva liberata dai vestiti, come quando se li toglieva sulla spiaggia o sulla scogliera di Barcola. La nudità è un modo di essere e le donne, anche se avidamente autorizzate e anzi incitate, quasi obbligate a spogliarsi, non potevano essere mai veramente nude, mai solo sé stesse. Questo vuol dire essere una donna comprensiva: capire il vestito che si deve indossare per la necessità dell’uomo, capire cosa lui ha bisogno che tu sia e diventarlo, senza cambiare mai più e dimenticandoti di cosa, una volta, avevi desiderato essere. E aiutare le altre donne a dimenticarlo anch’esse. Specialmente – se sei madre – tua figlia, le tue figlie.
Così fan tutte. O almeno lo facevano una volta. Forse non proprio tutte. Luisa aveva talora l’impressione che sua madre avrebbe voluto tenerla sempre in fasce, quasi a proteggerla da chissacosa. Forse dal diventare una donna comprensiva. Forse per sua madre c’erano troppe cose orribili a comprendersi – meglio non capirle, neanche tentarlo, chiudersi a riccio dentro di sé, restando avvolta nelle fasce, senza permettere che nessuno ci infili la mano dentro e arrivi a toccare il cuore. Talvolta le fasce stringono, fanno male. Pure le scarpe strette fanno male. Chissà cos’era che stringeva quando veniva l’emicrania.