29.
Sala n. 12 – Foto del suo viaggio di nozze, datata 1° ottobre 1933. Sullo sfondo un monte che sfuma nell’ombra; la moglie si appoggia a una pala, davanti a un mucchio di terra smossa, lui ha in mano un piccone, alle sue spalle una vanga, infissa nel terreno, e indica con l’altra mano, tutto sorridente nella faccia sudata, un elmetto bucherellato. Più in là si vede una carriola, evidentemente usata per trasportare i reperti. «Foto scattata da Ivo, l’oste di Doberdò che ci ha prestato la carriola», è scritto sul retro della fotografia. Il viaggio di nozze è stato dedicato agli scavi – ancora dilettanteschi, precisa lui nel diario – sull’Hermada, sul Sabotino e altri monti della guerra sul Carso nel ’15-18. Un anno dopo è nato Leopoldo, dunque qualcosa dev’essere successo, nonostante carriola vanga piccone e faccia sudata. C’è la foto (n. 414) di una feritoia, una fessura nella pietra, un orizzontale taglio osceno. Verticale dà la vita, orizzontale dà la morte; da quella fessura del Carso usciva la morte, bagliori, baleni di fuoco all’impazzata, un’intera compagnia è stata falciata per superare quei pochi metri di quota, sono arrivati in sei, di centocinquanta, e dentro la caverna, dietro la feritoia, c’era solo un soldato nemico e imbestialiti lo volevano fare a pezzi, il tenente ha dovuto puntar loro contro la pistola per fermarli.
La foto della feritoia è nell’album del viaggio di nozze, impudica...