28.

Foglietto volante, inserito nel taccuino n. 194 e datato 3.8.1936.

Perché mamma non mi ha chiamato prima? Quando sono arrivato, papà non poteva più parlare. Steso sul letto, agitava le mani e i piedi e scuoteva convulso la testa. Mia sorella cercava di accarezzargli una guancia, io gli ho preso una mano, me la sono portata alle labbra, la mano ha avuto uno scatto indietro, è stato un movimento coatto, lo so, io non c’entro, lui neanche sapeva che ero là... Mia madre in piedi, non diceva niente; lo guardava senza tradire alcun sentimento. A un certo punto papà si è scosso, ha alzato il busto, un suono rauco dalle labbra, è ricaduto sul cuscino con un rantolo e in quel momento sotto il lenzuolo il suo pene si è rizzato di colpo, come quel misirizzi con cui giocavo da bambino. Tiè, impara, tu così non ne sarai mai capace... Mamma ha guardato quel gonfiore sotto il lenzuolo, lui ha cessato di colpo di respirare, un ultimo respiro tronco, sordo, e lui, ancora una volta vittorioso nella guerra feroce per l’amore di mamma, immobile, mentre la sua asta si inchinava lentamente, come una bandiera che rende omaggio a un caduto.