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GLI SVILUPPI DELLO SCANDALO DEI METALLI PREGIATI
«Como, venerdì sera.
Nessuna indiscrezione trapela dalla Questura o dalla Procura della Repubblica di Como circa il corso delle indagini sul clamoroso scandalo internazionale rappresentato dal contrabbando di ingenti quantità di metalli di interesse strategico andati a finire oltrecortina. Delle indagini si occupa direttamente il ministero dell’Interno; esse vengono condotte – in cooperazione con l’Interpol – da alti funzionari della Direzione generale della polizia. Le autorità di Como stanno attentamente vagliando la posizione dei sei arrestati italiani e dei due latitanti stranieri, lo svizzero Adolfo D’Aujourdhui e il romeno Jacob Magura, allo scopo di stabilire le rispettive responsabilità nell’azione criminosa da essi compiuta.
Attivissime ricerche vengono compiute dai funzionari del ministero dell’Interno su varie persone sospette, allo scopo di giungere all’identificazione di tutti i colpevoli, e specialmente dei capi dell’organizzazione. Gli arrestati non sono che modeste pedine di un gioco gigantesco, di cui essi forse ignoravano esattamente la portata e le finalità occulte.
L’attività della banda consisteva nel falsificare, con rara abilità, i permessi che il ministero del Commercio estero rilascia per l’importazione di merci.
Essi segnavano sui falsi permessi ingenti quantitativi di metalli pregiati che interessano l’industria bellica del nostro paese nel quadro della NATO: appunto a tale scopo l’Italia viene fornita di acciaio, rame elettrolitico, cobalto, volframio, tungsteno, uranio. Ottenuto il quantitativo di metalli – che apparentemente risultava acquistato per conto dell’industria italiana – essi lo imbarcavano dando alla nave la destinazione di un nostro porto. Ma durante la navigazione la rotta veniva mutata, e la nave raggiungeva un porto da cui la merce veniva scaricata per farla proseguire verso un Paese situato al di là della cortina di ferro.
Criminosa attività, perché oltre a distogliere dalla difesa europea merci pregiatissime, indebolendone il potenziale produttivo, venivano ad esserne forniti Paesi ai quali, non facendo parte della NATO, tali forniture non spettano. Infatti la riesportazione dei metalli che l’Italia riceve per i suoi fini strategici è rigorosamente vietata; ma in particolar modo lo è nei confronti degli Stati dell’Europa orientale.
Il quantitativo delle merci così sottratte agli usi nazionali viene valutato intorno al miliardo e mezzo di lire. Qual è l’utile che i capi dell’organizzazione ne hanno tratto? Ciò che principalmente conta di stabilire, ed è appunto la parte più difficile e delicata delle indagini, è se la banda ha agito semplicemente per bassa speculazione – praticamente un colossale affare di borsa nera – o per altri scopi. Scopi nei quali sull’economia potrebbe innestarsi la politica. In altre parole, potrebbe trattarsi di una vicenda di spionaggio, in cui alcune potenze straniere, invece di informazioni segrete, hanno ottenuto merci proibite.
Se questa ipotesi si rivelerà esatta, il reato commesso dai colpevoli non è soltanto quello di falsificazione di documenti, non è il traffico illecito di merci controllate, non è il lucro indebito, non è nemmeno la corruzione ad opera di cittadini stranieri. È qualcosa di più grave e infamante, e che può compromettere la vita del Paese e i rapporti internazionali.
Si aspettano rivelazioni sensazionali circa la partecipazione di alte personalità del mondo industriale e finanziario internazionale alla losca impresa.» (Stampa Sera, 13 giugno 1953)
UN GROSSO AFFARE DI TRAFFICO ILLECITO VERSO L’EST SCOPERTO A COMO.
IL CONSIGLIERE ECONOMICO DELLA LEGAZIONE ROMENA A BERNA DIRIGEVA LE OPERAZIONI
«(ANSA.) – La polizia italiana ha scoperto tre settimane fa a Como un grosso giro di trafficanti. L’inchiesta ha stabilito che questo affare è molto più rilevante di ciò che si era supposto in un primo momento.
Le perquisizioni e gli arresti operati hanno condotto alla scoperta di documenti dimostranti che si è in presenza di una potente organizzazione, che dispone di numerose ramificazioni specializzate nell’acquisizione e nel trasferimento di materiale strategico dall’altro lato della cortina di ferro. Il valore delle merci trasferite raggiunge i 13 milioni di dollari. In totale, 1700 vagoni di merci strategiche sono stati tradotti illegalmente nell’Est.
Dai documenti ritrovati risulta che il capo dell’organizzazione altri non è che monsieur Jacob Magura, consigliere economico della legazione romena a Berna. Alcune persone residenti in Svizzera sono implicate in questo affare.
A seguito di rivelazioni ottenute da fonte affidabile, monsieur Magura avrebbe lasciato la Svizzera da più di tre settimane. È probabile che egli non tornerà a Berna. Nell’ambito di questo affare, alcuni arresti sono stati operati in territorio svizzero e sono stati ordinati dei sequestri di beni. Sembra che il materiale strategico trasferito all’Est non sia transitato per la Svizzera.» (Gazette de Lausanne, 4 luglio 1953)