Il Giappone e l’Occidente

Siamo ormai giapponesi da un secolo e mezzo esattamente, almeno nel modo di vedere e di immaginare. Lo siamo da cinquant’anni nell’ascolto delle radioline e dell’alta fedeltà, e da pochi decenni se guardiamo alle automobili che girano per strada. Col Giappone imperiale l’Italia fu tristemente alleata e l’America in guerra. Il fungo atomico della grande paura moderna s’è per la prima volta innalzato lì. Eppure il Sol Levante rappresenta oggi ancora un luogo di curiosa alternativa al nostro modo di vedere. Loro ci depredano il tonno nel Mediterraneo, lo ingrassano e lo sacrificano ad alto prezzo per quei sushi che mangiamo volentieri anche dalle parti nostre. I nostri architetti costruiscono da loro, i loro “da noi”. Ci scambiamo designer e stilisti. Abbiamo letto i loro romanzi e loro ci forniscono importanti pianisti e direttori d’orchestra. L’Occidente ha offerto loro occasioni eccellenti per i commerci e trappole letali per il risparmio. Hanno comprato il Rockefeller Center e pagato poi la parte principale per il conto economico della prima guerra del Golfo. Siamo parenti stretti, nelle università e nelle borse. Il segno della loro calligrafia ha contribuito non poco alla nostra ricerca del gesto nell’astrazione visiva. La concettualità di Gutai ha mutato la nostra concettualità già negli anni Cinquanta. Eppure non sappiamo quasi nulla dello spirito profondo che li anima, e loro ben poco di noi. Dunque il rapporto Giappone-Europa è importante per capire meglio quanto di loro si ritrova nella trasformazione dell’estetica pittorica durante gli ultimi decenni del XIX secolo anche in un momento così particolare come quello che stiamo vivendo, quando dopo un decennio in cui si è creduto in una globalizzazione definitiva ci si è accorti invece, da pochi mesi, che il percorso sarà ben più complesso, che le identità del mondo andranno invece verso un consolidamento utile ai confronti. La crisi mondiale finirà pure per passare e ci troveremo dinnanzi a un panorama sostanzialmente mutato, negli equilibri e nelle prospettive. È tanto più utile prepararsi, informarsi e ricercare.

(da “Art e Dossier” n. 254, aprile 2009)